L’anima: pubblicate le FAQ sul sito UAAR

Curate da Francesco D’Alpa, responsabile dell’Osservatorio UAAR sui fenomeni religiosi (osservatorio@uaar.it), sono ora disponibili sul sito UAAR le risposte alle domande più frequenti su natura, origine e destino dell’anima. Per gentile concessione dello stesso autore abbiamo pubblicato anche Oltre l’anima cristiana, capitolo del libro “Dov’è finita l’anima cristiana?” (Laiko.it 2007).

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8 commenti

Massi

Il conoscere si produce dalla tensione fra ciascun corpo (per questo vivente) e ciò che lo circonda: fra il suo sistema interno in contrasto con l’esterno.
Perciò è un effetto (che si esurisce ogni volta nel suo stesso prodursi) e non un'”esistenza”.
Per questo quando si disfa la struttura composita di quel corpo vivente che ciascuno è per se stesso si disfa anche l”anima”.

Guastardo III di Puglia

@ Massi

io sarei del parere che o non si crede nell’esistenza dell’anima e quindi la questione non si da proprio… o altrimenti se la s’intende così come la stai intendendo tu semplicemente non si sta parlando dell’anima.

Guastardo III di Puglia

@ Massi

Personalmente sarei del parere che o non si crede nell’esistenza dell’anima e dunque la questione non si da proprio… o altrimenti se la s’intende così come la stai intendendo tu semplicemente non si sta parlando dell’anima.

Qualora ci sia, ti ringrazio dell’attenzione.

Silesio

In realtà nessuno è mai riuscito a stabilire il punto in cui finisce il corpo e incomincia lo spirito. Anima, corpo, spirito, materia, sostanza ecc. sono oncetti primitivi, confusi e da tempo eliminati dal linguaggio della scienza. Quindi non ha senso utilizzarli per costruirvi delle teorie.

matteo

molto interessante! alcune risposte le ignoravo completamente.

nasoblu5

C’e’ qualcosa che mi sfugge malgrado le FAQ ma è una materia cosi “intricata” e se Francesco D’Alpa dovesse leggere queste mie osservazioni, spero in suo intervento esplicativo.

Da quanto ho capito le anime alla morte dell’individuo va al cospetto di dio per essere giudicate per tutto quello che hanno fatto, detto e pensato, (ma quello già non sapeva tutto essendo onnisciente ?) e dio nella sua infinità bontà e nel suo infinito amore ne danna al fuoco eterno la maggior parte anche perchè non si sembra ci sia molto spazio in paradiso.
Il problema che si pone allora è questo essendo le anime puro spirito e non potendo come tali soffrire punizioni corporali basate sulle allegre torture dell’infinità bontà dovrebbero aspettare la “resurrezione della carne” il giorno del giudizio universale, (ma non erano già state giudicate ? ma forse il corpo non lo sapeva!!), in modo che ricostruita l’unità anima e corpo, questa unità possa finalmente soffrire letteralmente le pene dell’inferno….

Non fa una piega, direi logicamente inattaccabile dalla massa di boriosi blasfemi che frequenta questi lidi ma siccome io sono un pò tonto di natura non ci sarebbe qualche “anima pia” che potrebbe spiegarmi dove vanno le anime in attesa del giudizio universale ?

P.S.

E poi Piergiorgio per tutto questo e molto più di tutto questo non ha ragione a chiamarvi “cretini” ?

Il problema è che la popolazione italiana nella sua sublime ipocrisia ignora o volutamente ignora che “deve” credere a tutto questo caravan-serraglio solo per consolarsi in un nauseante conformismo identitario.

Contenti voi!!

Massi

@ Guastardo III di Puglia
…la questione non si darebbe proprio solo se nessuno la ponesse.
Ma poiché viene posta è ancor più paradossale discuterne rimanendo nei limiti dei presupposti fuorvianti di chi la pone, senza altro argomentere in proposito.
E’ questa suggestione culturale che crea stati di dipendenza anche di quel che si vuol porre come critica.
Perciò, prima di tutto, occore uscire da questo stallo (a)culturale.

Massi

Occorre, forse, che chiarisca il concetto di a-culturalità delle questioni poste “religiosamente”. Quale loro capacità di oscurarne altre, rifacendomi al concetto crociano per il quale “l’uomo non può non giudicare”. Per la qual cosa uno spazio culturale comunque occupato dai pensieri comuni non si limita al solo proprio “giusto” o “sbagliato”, ma (nel contempo) toglie “spazio” ad altre ipotesi di essere poste e verificate. In questo senso le religioni “ponendo le loro risposte a monte delle domande”, sulla base dei desideri e delle paure umane (cioè facendo divenire l’ego individuale “senso comune”) assorbono fatiche intellettuali (non cert inesauribili) e si pongono quali devianze da indagini più razionali.

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