Il calcio secondo mons. Giordano

E’ stato per 13 anni segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa: sabato scorso il Papa lo ha nominato inviato speciale, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo: stiamo parlando di mons. Aldo Giordano, 53 anni, nativo di Cuneo, in Piemonte. […]

D. – Mons. Giordano, in questi giorni si giocano gli Europei di calcio, un’occasione di unità tra Stati e persone…

R. – Certamente, è un fattore di unità. Lo si vede nel fatto che attorno a questo evento europeo si radunano i gruppi, si radunano le culture diverse, si radunano le nazioni. C’è la presenza negli stadi oltre le ideologie, oltre gli schieramenti. Quindi, certamente lo sport in genere, e così anche questo evento, è un fattore di incontro tra i popoli. Bisogna riconoscerlo. Perchè questo? Uno, perché appartiene all’uomo il fatto del giocare. Quindi, questo aspetto di gioco, questo aspetto di festa legato al gioco appartiene all’umanità. E’ una dimensione della vita. Noi uomini abbiamo bisogno di crearci questi spazi di illusione, di sogno, di magia, [si capisce che è un professionista della materia, NDR] di leggerezza che probabilmente richiama in noi l’infanzia. Sono i bambini che giocano e questa dimensione dell’infanzia è dentro la persona umana e quindi è importante che ci siano degli spazi, dove in qualche maniera ritroviamo questa infanzia, che è più libera anche rispetto agli altri. C’è un aspetto educativo, naturalmente, nello sport, perchè richiede allenamento, richiede gioco di squadra, richiede conquista, richiede capacità di perdere anche. D’altra parte, dobbiamo riconoscere che lo sport attuale ha anche molte malattie che vanno radicalmente curate. Io mi domando, quando in questi giorni vedo il campionato europeo, come si concili la mole di denaro che viene usata qui per i giocatori e così via con il problema della fame che discutiamo in questi giorni. Non so se ci sia una sensibilità e una capacità di poter legare anche i temi. Se fossimo capaci di dare delle testimonianze, degli esempi in questo senso, saremmo capaci di girare parte del denaro per le persone che soffrono a tal punto da morire di fame. Oppure pensiamo allo scandalo legato alla salute, ai fenomeni di doping, ai fenomeni delle sostanze proibite che secondo me, sono soprattutto pericolosi per i ragazzi e i giovani, perché i ragazzi e i giovani vedono un modello in questi protagonisti dello sport. Ed è triste pensare che anche i giovani, i ragazzi che non fanno sport per lavoro, poi però siano influenzati anche da questi capitoli. Oppure pensiamo a tutto il capitolo della violenza. Questa è un’altra malattia che va curata. Lo sport dovrebbe essere il luogo dove l’umanità è oltre la violenza, perché è in una dimensione di gioco e di leggerezza. Invece, purtroppo, dobbiamo dire che abbiamo questa dimensione. Attorno ad un evento come il campionato europeo si parla anche di altri commerci molto tristi. Possiamo citare ancora una volta il commercio sessuale. Fossimo capaci di contribuire a liberare il gioco e a renderlo veramente gioco, allora credo sarebbe un enorme contributo per le persone e un enorme contributo per l’incontro tra le persone.

Dal sito di Radio Vaticana

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10 commenti

AnderA.ntichrist

Auguro al Monsignore un pomeriggio in curva!

una litanìa di bestemmie gridate a squarciagola accompagnerà quella esperienza mistica..

gianluca

Panem et circenses. Popolo godi della tua ignoranza e mancanza di giudizio critico.

Sergio

Da ex tifoso (oggi del calcio e dello sport in genere non m’interessa più niente e trovo stupido e grottesco tutto questo straparlare di calcio in questi giorni). Tutti, dal presidente della repubblica persino al papa, si sentono in dovere di accennare ai circenses e di salutare i tifosi. Ma possibile che esistano ancora i tifosi (18 milioni di spettatori per Olanda – Italia)?

Ovviamente anche il monsignore deve dire la sua e dare tanti buoni consigli. Non dico niente di nuovo ricordando che le gare sportive sono guerre ritualizzate, in genere non cruente (ma mica sempre). I guerrieri si affrontano per prevalere, e lo fanno talvolta con un impegno che rasenta la ferocia: l’avversario deve andare al tappeto, deve riconoscere la nostra superiorità. Osservare giocatori di scacchi è impressionante: uccidono il re avversario, lo scacco matto è il massimo, si sentono onnipotenti.

Per quanto non cruente (in genere) le gare sportive sono dunque lotte vere. E se non lo fossero sarebbero ridicole. Il fair play! La stretta di mano (obbligatoria nel tennis) dopo il match! Ma prima legnate.
Ricordo tuttavia che anche Konrad Lorenz riconosceva l’utilità dello sport: meglio menarsi in campo che fare una vera guerra. Ma guerra vera è anche quella sul campo (se no non sarebbe una cosa seria).

Comunque il popolo gradisce i circenses. Non hanno o non sanno cos’altro fare. Potrebbero andare a spasso, giocare a carte. Sempre meglio che guardare l’Italia (che gioca oltre tutto sempre malissimo. Solo ai mondiali in Spagna nel 1982 mi divertii parecchio a vederli vincere, anche se Gentile era un killer e Zoff perdeva apposta tempo nelle rimesse).

ppe eye

“Io mi domando, quando in questi giorni vedo il campionato europeo, come si concili la mole di denaro che viene usata qui per i giocatori e così via con il problema della fame che discutiamo in questi giorni”. Il solito moralismo da quattro soldi, la solita ipocrisia nel vedere sempre i “peccati” altrui e mai i propri. Io mi domando invece come si concilia il fiume di denaro che transita ogni giorno nelle banche vaticane, quello vergognosamente regalato dai nostri amministratori, il lusso sfrenato che circonda il papa e tutta la gerarchia vaticana, con il predicozzo della povertà evangelica. Povero è sempre il popolo bue che deve rimanere sempre in uno stato di soggezione mistica nei confronti dei padroni “spirituali”.

Giovanna

“Lo sport dovrebbe essere il luogo dove l’umanità è oltre la violenza, perché è in una dimensione di gioco e di leggerezza. Invece, purtroppo, dobbiamo dire che abbiamo questa dimensione. Attorno ad un evento come il campionato europeo si parla anche di altri commerci molto tristi.”

Esatto, proprio come per le religioni!!!

strangerinworld

non me ne importa nulla del pallone. però se Vaticalia perde non mi dispiace. se la Espana di Zapatero vince son contento.

Stefano Bottoni

Domanda a mio avviso non del tutto fuori luogo:
COSA C’ENTRA LA RELIGIONE CON LO SPORT???
Sì, lo so, spesso il tifo diventa una sorta di fede (e lo posso ben dire, essendo stato per anni vicino agli ultras).
Tuttavia poi leggo la seguente frase:
“Io mi domando, quando in questi giorni vedo il campionato europeo, come si concili la mole di denaro che viene usata qui per i giocatori e così via con il problema della fame che discutiamo in questi giorni.”
E allora IO mi domando:
“Davanti al problema della fame della quale state discutendo in questi giorni, come si concilia la VOSTRA ininterrotta fame di soldi?”

Mi immagino questa discussione fra alti prelati:
-Signori, siamo qui per risolvere il problema del mezzogiorno!-
-Per me un filetto ai ferri, grazie!-
-Spaghetti al tonno e una tartara col limone!-
-Pennette all’arrabbiata e carpaccio!-
-Branzino al sale, oggi non ho troppo appetito-

Perchè la chiesa non fa nulla per risolvere il problema della fame nel mondo?
Perchè poi bisognerebbe risolvere il problema della digestione nel mondo!!! 8)

Focaral

…A proposito… La CEI ha comprato qualche mese fa l’Ancona Calcio. Quale utilita’ avrebbe l’acquisto di una squadra di pallone, se non il puro lucro?

Aldo

I Vescovi della C.E.I. se ne intendono di palle nel senso di Romperle

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