La Carta delle volontà anticipate: tavola rotonda a Milano

La volontà del malato terminale tra etica, morale e norma al centro della tavola rotonda promossa da Politeia, il nostro Centro per la ricerca e la formazione in politica ed etica che da circa vent’anni riunisce economisti, filosofi, giuristi e politologi impegnati sul tema dell’etica pubblica e dell’equità sociale.
L’incontro “Cure di fine vita e dignità del morire: quanto conta la volontà del malato” sarà l’occasione per parlare di uno dei temi che maggiormente divide la società italiana e non solo, a partire dalla recente pubblicazione della “Carta delle volontà anticipate” a cura del CEF – Comitato per l’etica di fine vita.
Il tema dell’incontro dimostra l’impegno del Centro studi Politeia per la promozione di una cultura pubblica fondata sulla conoscenza approfondita e consapevole dei problemi – innumerevoli e spesso di difficile e non univoca soluzione – posti dalle moderne società complesse.
Introduce i lavori la professoressa Patrizia Borsellino, presidente del CEF, mentre conducono il dibattito Alberto Bondolfi dell’Università di Zurigo, Mario Riccio dell’Ospedale di Cremona e Giulio Giorello dell’Università di Milano.
Presiede il dibattito il professor Mario Jori.
Lunedì 16 giugno, ore 16.30, Sala Napoleonica, Via Sant’Antonio 12.
Ingresso libero.

Dal sito dell’Università di Milano

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2 commenti

franz

W l’eutanasia l atto d’amore piu bello che si possa fare ad una persona in condizioni irreversibili di fine vita. Non se ne può piu delle p…e mentali dei cattolici.Ciao franz

Stefano Bottoni

“Cure di fine vita e dignità del morire: quanto conta la volontà del malato”

La volontà del malato deve contare tutto!
Certamente chi decide di porre fine alle proprie inutili sofferenze (perchè certo, se una minima probabilità di guarigione esiste, lui stesso sarà il primo a volerla provare) ha pensato alla sofferenza di chi gli vuole bene.
Ma chi gli vuole bene, pensa alla sua sofferenza.
Tutte cose ignote a lorisgnori monsignori.
Quasi a tutti.
Infatti, un paio di settimane fa, vi ricorderete, vi fu quel caso in cui una donna applicò il proprio diritto di rifiutare cure ormai inutili, e morì (per meglio dire: pose fine a sofferenze ormai inutili).
Su “La Stampa” furono intervistati due lorsignori monsignori (perchè non anche un filosofo agnostico o uno ateo?…)
Il primo disse chiaramente: -Va bene così. Davanti alla sofferenza umana, la dottrina passa in secondo piano-.
Il secondo disse: -Assolutamente no! Così l’uomo pensa di poter disporre della propria vita, che invece è di dio!-
Tante fuono le risposte dei lettori… “Casualmente”, tutte diedero ragione al primo.
Meditate, preti, meditate…

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