Il bello degli scienziati è che sono le uniche persone disposte a cambiare idea. Ma è ancora più straordinario che molti test sostengano quello che quasi tutti ritengono irrealistico: gli umani sono fondamentalmente buoni. Siamo stati programmati per collaborare, aiutarci anziché farci fuori, costruire gruppi sociali stabili e perfino innamorarci. Merito dell’evoluzione, la scoperta che rovina il sonno a tanti uomini e donne di fede che bollano Darwin come un’anima perduta.
Di sorpresa in sorpresa, la scienza mette il naso nella filosofia, nell’etica e nella religione e costruisce una provocatoria immagine dell’essere umano, buttando all’aria alcune migliaia di anni di meditazioni tutt’altro che scontate. E lo fa rimettendo in gioco anche le proprie interpretazioni. Tra gli Anni 70 e poco tempo fa, seguiva il «mainstream» del biologo evoluzionista Richard Dawkins (ancora evoluzionismo!) e sosteneva che gli organismi – noi compresi – sono preda del cosiddetto «gene egoista». La sua frase preferita diceva: «La qualità predominante di un gene che ha successo è l’egoismo senza scrupoli. E’ questo gene alla base della cattiveria nei comportamenti individuali».
Oggi non è più così. Le tecnologie di ultima generazione che osservano il funzionamento del cervello in diretta, insieme con l’esplosione delle neuroscienze che si divertono a sezionarne aspetti e abilità sempre più specifici, sostengono l’opposto: i principi etici, invece che un prodotto delle religioni, preesistono a queste, come un circuito innato, parallelo al «software» del linguaggio (teorizzato dal prof del Mit Noam Chomsky). Una prova è il test di Marc Hauser, lo psicologo evoluzionista di Harvard, che ha ideato la formula delle «menti morali» (ecco di nuovo comparire Darwin). Come una smentita postuma di Dawkins, la spiega così: «Mi vengono dati 10 dollari per fare un’offerta a un estraneo che non rivedrò mai più. Dovrò consegnargli la cifra pattuita e tenermi il resto. Ma, se rifiuta, nessuno dei due avrà niente».
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L’articolo completo di Gabriele Beccaria è consultabile sul sito de La Stampa
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Diciamo che la teoria del “gene egoista” di Dawkins viene un po’ troppo semplificata e usata in questo caso in maniera forzosa e polemica come pietra di paragone (in maniera quasi manichea, seppure stemperata dall’ironia). In realtà, le cose sono molto più sfumate e le teorie di Dawkins non cozzano in maniera irrisolvibile con le nuove acquisizioni. D’altra parte, considerare l’etica come caratteristica umana che prescinde dalle religione e che per certi versi si ricollega all’evoluzione, per i non credenti è un po’ come scoprire l’acqua calda. Infatti lo stesso Dawkins, verso la fine del suo documentario ‘Root of All Evil?’, intervista uno studioso (Oliver Curry), il quale afferma che i comportamenti etici hanno una base evolutiva, e che l’etica umana è proprio una versione più elaborata di una sorta di “software” presente anche negli animali. Ciò proprio per contrastare l’inveterata idea che l’etica sia necessariamente legata alla religione. Personalmente – per quanto possa valere la mia opinione e sulla base delle mie limitate conoscenze in materia – penso “banalmente” che l’essere umano non sia geneticamente programmato per essere solo “cattivo” o solo “buono”, ma che questi caratteri siano indissolubilmente legati fra loro ed egualmente presenti, declinati poi in modi diversissimi e complessi, al di fuori dei semplici schematismi religiosi o di altro tipo.
Se qualcuno si fosse dato la briga di leggere Dawkins e il così tanto bistrattato “Gene Egoista”, si sarebbe imbattuto in una lunga e dettagliata sezione dedicata ai modelli comportamentali (EMS, se ricordo bene l’acronimo…) basata sulla teoria dei giochi. Possono esserci gruppi in cui prevalgono gli altruisti (“colombe”) o gli egoisti approfittatori (“falchi”), entrambi i gruppi sono fondamentalmente instabili. I gruppi più stabili però sono quelli del “pan per focaccia”, cioè quelli che non si fanno prendere per fessi 2 volte (per banalizzare, ma vi consiglio la lettura diretta di Dawkins…).
Oltre agli studi originali analizzati da Dawkins, negli ultimi anni la psicologia evolutiva ha analizzato e portato ottimi argomenti sia per i vantaggi evolutivi forniti dalla bontà (che aumenta la coesione del gruppo) che per quelli forniti dalla malvagità (che aumenta il vantaggio del singolo).
Quello che viene sempre frainteso nel concetto del gene egoista è che l’egoismo non consiste nella cattiveria, ma nel massimizzare la diffusione del gene attraverso la modulazione delle strutture fisiche e dei comportamenti: questo non passa forzatamente da comportamenti egoisti, a volte (ed è dimostrato sperimentalmente) passa da comportamenti altruisitici, per esempio attraverso il sacrificio di una madre per il figlio o – in altre specie – attraverso la rinuncia alla procreazione diretta per favorire le sorelle (vedi il caso delle formiche, che essendo apodiploidi assomigliano geneticamente più ad una sorella che ad un’eventuale figlia).
Personalmente – in estrema sintesi e per quel che può valere – ritengo l’etica niente più (come se fosse poco!) che quanto di più RAZIONALE possa elaborare l’uomo per vivere meglio (o comunque per sopravvivere invece che autodistruggersi) il rapporto con gli altri e con la natura… E in quanto alla razionalità (cioè la facoltà di pensare, di ragionare) non vedo altra origine che l’evoluzione, come per tutto ciò che riguarda l”animale uomo’.
I ‘modi’ in cui ciò si è venuto articolando, li dirà (li sta cercando e via via dicendo) la scienza, mentre io mi limito a citare due antichi filosofi (uno più antico, l’altro più ‘moderno’):
Aristotele: “l’uomo è ‘un animale razionale'”.
Hobbes (libera traduzione): “Sì, ‘homo homini lupus’, cioè l’uomo vede nell’altro uomo un nemico, un concorrente… ma si rende anche conto che vivere in questo modo è un gran brutto vivere, per cui si studia di superare questa condizione. Come? Ragionando, pensando”.
Per concludere: l’uomo veramente etico è l’uomo veramente razionale, cioè quello che si studia di rendere – come tutti gli esseri viventi – la propria ‘esistenza la meglio vivibile possibile secondo la propria natura. Ed essendo l’uomo, per natura (intesa come prodotto dell’evoluzione) un ‘animale razionale’…
L’acronimo è ESS (cioè strategie evolutivamente stabili) e il punto del libro “Il gene egoista” era proprio spiegare come l’altruismo reciproco si potesse evolvere a partire da unità della selezione che hanno successo (evolutivo) solo se aumentano la probabilità di essere ereditate a spese di altri alleli (e in questo unico senso sono “egoiste”).
E’ però evidente che la maggior parte della gente non ha mai letto oltre il titolo.
LA citazione «La qualità predominante di un gene che ha successo è l’egoismo senza scrupoli. E’ questo gene alla base della cattiveria nei comportamenti individuali» è semplicemente inventata di sana pianta nella seconda parte.
In Italia i “giornalisti” sono romanzieri frustrati?
ottimo silvia.
e’ che agli atei e’ stata sempre appiccicata l’idea che – siccome sono senza dio, che nella nostra civilta’ equivale ad un simbolo din integrita morale/etica – essi stessi sono senza morale. cio’ non e’ *vero*, semplicemente.
certo, il testo di dawkins aiuterebbe (come tu ben testimoni)… se avesse avuto un titolo diverso 🙂 … o se fosse stato letto invece che strumentalizzato.
in ogni modo, la morale/etica si e’ affermata nella civiltà su base evolutiva (in base a che altro sennò?) e non c’e’ nessun bisogno di chiamare in causa un ente terzo per spiegarla; come per l’amore o i sentimenti… anzi – a differenza dei teisti – gli atei riconoscono e trovano in *loro* il motivo della propria morale.
e in questo – e perdonate la blasfemia – io ci vedo qualcosa di profondamente spirituale… :o)
x Ernesto
Non sapevo che la “citazione” di Dawkins fosse stata inventata, altrimenti l’avrei scritto nel commento in calce. Evidentemente, negli ambienti giornalistici e simili, ne girano molte di storielle su Dawkins (come ne giravano su Darwin, d’altronde).
@ Silvia e Roberto
Infatti! Il titolo di Dawkings può fuorviare, ma solo se ci si limita al titolo e non si legge il libro. Così come fuorvierebbe “L’orologiaio cieco”.
In “L’illusione di Dio” Dawkings spiega molto chiaramente come l’essere umano (ma del resto ogni animale sociale) abbia sviluppato a causa dell’evoluzione un istinto altruista. Il quale serve anche a proprio vantaggio e non è dunque fine a se stesso: da qui la parola “egoista” che facilmente può essere male interpretata.
Tutto perfettamente compatibile con una visione darwiniana dell’evoluzione non solo biologica, ma anche sociale e psicologica. Ha tutto perfettamente senso, e senza scomodare interventi soprannaturali esterni.
Questo istinto esiste da milioni di anni: altro che “insegnato” da una divinità rivelatasi da poche migliaia di anni!
Oltretutto, appunto, questo istinto è facilmente rilevabile in ogni animale sociale. Ma non mi risulta che scimpanzè, oranghi, delfini, orche, balenottere azzurre etc… abbiano una bibbia che abbia loro insegnato come comportarsi. Nè che adorino un delfino crocefisso, figlio del grande delfino che ha creato tutto l’oceano.
Chi vuole intendere intenda…
“EMS” sono gli ESS, evolutionary stable strategies
ciao
Pensavo che i post fossero in ordine inverso, ho poi visto che gia’ era stato precisato l’acronimo (ESS; se il post che ho appena mandato non viene pubblicato, bit inutili in meno…).
Gia’ che ci sono, per scusarmi, ne approfitto per precisare che la descrizione di quali siano le strategie “migliori” o “emergenti” in un contesto di giochi evolutivi ripetuti non e’ facilmente riassumibile in due parole. C’e’ in rete da tempo un intervento alquanto caustico di Binmore riguardo a questo ed in particolare all’eccessivo credito che le strategie tipo “pan per focaccia” hanno ricevuto:
http://jasss.soc.surrey.ac.uk/1/1/review1.html
riciao
Forse basterebbe riflettere meglio sul fatto che l’unica differenza fra l’amor proprio e l’egoismo è che l’egoismo è un amor proprio mal riposto e per questo ottiene l’effetto contrario a quello desiderato.
@ V.Salvatore
Che ti devo dire? I giornalisti italiani non solo non sanno nemmeno di cosa stanno scrivendo, ma se lo inventano serenamente, senza inutili preoccupazioni. Un basso livello di stress gli donerà una lunga vita.
Cmq la prima parte “La qualità predominante di un gene che ha successo è l’egoismo senza scrupoli.” è autentica (anche se il senso è stato del tutto travisato).
Perchè dall’uso della ragione possa emergere un’etica condivisa da tutti si deve presupporre che esiste un “bene” che vada bene per tutti? e che, debitamente e razionalmente cercato, questo “bene” (e i modi per ottenerolo) può essere individuato e perseguito portando a una società più “buona” per tutti?
“Una prova è il test di Marc Hauser, lo PSICOLOGO evoluzionista di Harvard”
Io pensavo si trattasse di scienza…
Gabriele Beccaria, come molti, fa semplicemente confusione tra il concetto di “gene egoista” e quello di “egoismo individuale” però, essendo giornalista, farebbe meglio ad informarsi accuratamente prima di mettersi a scrivere!
L’autore di questo articolo evidentemente non ha letto il libro di Dawkins. Si fissa sul termine “egoista” senza inquadrarlo nel contesto scientifico specificato Dawkins.
@ myself
Una perplessità, o, se vogliamo, una curiosità: un psicologo ‘evoluzionista’ evidentemente per te non ha nessun titolo ‘scientifico’ per dire la sua su una questione come quella dibattuta nel post… ma se non ha titoli scientifici, in quanto psicologo EVOLUZIONISTA, quale altri ‘titoli’ potrebbe avere?
Non è una domanda polemica (da tempo si ritiene che le cosiddette ‘scienze umane’ abbiano usato abisuvamente il termine ‘scienza’), ma siccome io mi sono permesso di dire la mia non da scienziato, e per la verità nemmeno da psicologo, ma da qualcosa che potrebbe avvicinarglisi, cioè – presunzione a parte – da filosofo che crede nell’evoluzionismo, ho abusato anch’io del concetto di evoluzione?
Direi che – oggi come oggi – una psicologia di stampo scientifico può avere senso se si ricollega ai dati dell’evoluzionismo. Non che Freud e compagnia siano stati inutili, sia chiaro (per Jung fate un po voi…). Questo dovrebbe valere un po’ per tutte le scienze umane, che dovrebbero comunque fare i conti con i dati scientifici (cosa che in certi ambienti, e non a caso anche in Italia, non va tanto per la maggiore).
Sarebbe bello scoprire i geni di papa Benny XVI!!!!