Bocca: Benedetto Silvio

Ogni volta che un papa di Roma chiede al Cesare di turno privilegi e sussidi per la chiesa, i vaticanisti al servizio della Santa Sede esortano a “non appiattire il discorso”, a non “usare la logica del mondo per la sfera religiosa”. Che è una bella pretesa in un paese come il nostro dove il sommo pontefice è anche il vero e riconosciuto monarca, ripreso dalle televisioni a ogni sua comparsa in pubblico, citato da ogni fonte d’informazione qualsiasi cosa dica, considerato un maestro di laicità anche quando, e accade di continuo, antepone la religione alle istituzioni.

Lo dico da italiano cattolico apostolico romano, cioè da uno nato e cresciuto nella millenaria cultura dei compromessi tra Dio e Cesare, che ci ha fatto così come siamo, latini e malleabili, furbastri ma non feroci, scettici ma superstiziosi, e tutto il resto che ognuno di noi, passato per parrocchie e catechismi, conosce benissimo.

Va però detto che questo modo di essere papisti, questa volta ci sorprende per la sua totale, aperta impudenza. La chiesa ha bisogno dello Stato per finanziare le sue strutture e i suoi servizi? Vuole tornare in forza nelle scuole pubbliche e private? Vuole un fisco che la esenti dai tributi? Vuole un’economia in crescita esente dalla lotta di classe? E lo dice con estrema franchezza.

Le elezioni hanno riportato al potere Silvio Berlusconi, e l’alleanza di centrodestra che da sempre, con le buone o con le cattive, chiede ai cittadini la pace sociale a fini produttivi, che, in pratica, come sappiamo, vuol dire ricchi sempre più ricchi e privilegiati e poveri che contano sempre di meno. E il papa tedesco approva senza perifrasi, esprime “gioia per il nuovo clima politico”, invita i vescovi “a dare il loro specifico contributo a questa fase di concordia, a rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù delle percezioni più vive delle responsabilità comuni per il futuro della nazione”.

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L’articolo completo di Giorgio Bocca è consultabile sul sito de L’Espresso

14 commenti

Bruno Gualerzi

Il “Lo dico da italiano cattolico apostolico romano, cioè da uno nato e cresciuto ecc. ecc.” di Giorgio Bocca, è da intendere alla lettera o semplicemente come denuncia di una eredità che comunque, come italiani, tutti ci portiamo, volenti o nolenti, in dote?
Credo (spero) – anche alla luce di questo e di tanti altri suoi articoli, oltre che di tutta una scelta di testimonianza pubblica – nella seconda ipotesi… in caso contrario mi lascia sempre perplesso questa reticenza di certi personaggi insospettabili a dichiararsi, senza se e senza ma, atei a tutti gli effetti.
In quanto all’abbandono di ogni diplomazia da parte della chiesa nel dire esplicitamente cosa si attende da questo governo, come sempre Giorgio Bocca vede chiaro.

Aldo

Giorgio Bocca resta una delle ultime voci a denunciare l’ intreccio clericofascioberlusconvaticano….

è evidente il progetto mostruoso tra le forze reazionarie della destra e il Vaticano

Valentino Salvatore

Penso sia per la questione dell'”eredità culturale” (leggi indottrinamento fin da tenera età). In fondo soprattutto le altre generazioni ci sono passate, in maniera quasi totale: la situazione sta cominciando a cambiare, in Italia, solo da queste ultime generazioni.
Comunque è vero che c’è una generale reticenza da parte degli intellettuali o di personaggi noti nel dichiararsi schiettamente non credenti pur essendolo di fatto, o ad allargare a seconda delle proprie esigenze concetti elasticizzati come “cristiano” o “cattolico”: difatti, proprio come dice lo stesso Bocca (e anche Guerri), molti italiani sono abituati al compromesso, ad evitare di prendere decisioni chiare in merito, dato che ciò implica anche coraggio e senso di responsabilità, ed ha certi costi a livello sociale – poi, non sia mai, si potrebbero “offendere” i credenti…

Il Filosofo Bottiglione

l’articolo di Bocca è molto preciso e lucido e mette in evidenza quanto è esautorato il cittadino italiano in questa fase politica.
io, però mi voglio soffermare ed analizzare l’abbraccio diabolico tra papa e berlusconi.
berlusconi è andato là a fare il buffone davanti alla figura sacra del papa, di fatto dissacrandolo. gli ha promesso qualsisi cosa, sapendo di non avere a disposizione gran che (visto che gli deve dare i soldi degli italiani e questi già li deve sperperare nelle varie alitalie, non penso che gliene restino granchè. di certo non gli dà i suoi).
l’abbraccio può essere, non dico mortale, ma dannoso per uno dei due o per tutti e due; dipende sempre da quanto sono pecoroni gli italiani, ovviamente.

clarence.darrow

“Lo dico da italiano cattolico apostolico romano, cioè da uno nato e cresciuto nella millenaria cultura dei compromessi tra Dio e Cesare, che ci ha fatto così come siamo, latini e malleabili, furbastri ma non feroci, scettici ma superstiziosi, e tutto il resto che ognuno di noi, passato per parrocchie e catechismi, conosce benissimo.”

anche io sono passato tra parrocchie e catechismi, mi rendo conto anche io dell’influenza della millenaria cultura dei compromessi tra dio e cesare, li vedo anche io i malleabili, i furbastri e i superstiziosi. ma io li aborro, e non mi considero affine a loro: ne malleabile, ne furbastro, ne superstizioso. io non sono cattolico apostolico romano. e speravo non lo fosse neanche bocca…

Stefano Grassino

@Il Filosofo Bottiglione

Per me l’abbraccio non è mortale né dannoso: gli Italiani son fin troppo pecoroni. Aggiungiamo quanto siano opportunisti, voltagabbana, pronti a correre immediatamente in aiuto del vincitore, giurarti fedeltà e nello stesso tempo studiare il modo per fregarti…….
Alla maggior parte di questo popolo, la religione non interessa un beneamato accidente ma gli serve soltanto in quanto può creargli situazioni di favore e visto il potere politico ed economico del Vaticano, il giuoco è fatto. Idem per parrucchino aggiunto.
Adesso se ti riesce, smentiscimi. Ciao Stefano

Dino Licci

A me piace la storia perché mi fa guardare la realtà odierna con occhi diversi, mi fa entrare nella psicologia di personaggi della cronaca, meditare sul fatto che gli avvenimenti di oggi saranno la storia di domani. Così, nel leggere gli interventi che mi precedono, ho pensato ai nostri politici, agli attuali politici che non esitano ad inchinarsi davanti a papa Benedetto XVI che pure li condiziona e li influenza. Ma forse è tutto un sottile calcolo politico. Probabilmente quando Leone I, armato della sola croce, riuscì a fermare il flagello di Dio Attila, quello che gli sussurrò nell’orecchio fu proprio una minaccia di una dannazione eterna, ma avvenimenti relativamente più recenti, a mio avviso, presentano invece le caratteristiche del calcolo politico. Così Costantino, quando nel 313 promulgò il famoso editto di Milano, non fu mosso solo da una religiosità trasmessagli dalla madre, la cattolicissima Elena, ma anche dal calcolo numerico degli adepti del cristianesimo nel manifestare tanta tolleranza ed ho i miei dubbi che anche l’incoronazione di Carlo Magno nella notte di Natale dell’800 ad opera di papa Leone III, nascondesse qualcosa di analogo e preludesse a quel politichese che ancora alligna nei rapporti tra grandi. L’imperatore, figlio di Pipino e nipote di quel Carlo Martello che avrebbe fermato i mori a Poitier e più noto al pubblico attraverso la canzoncina di DeAndrè, avrà pensato che gli conveniva tenersi buona la Chiesa che a sua volta trasse grande beneficio nell’accaparrarsi il diritto di investitura nel Sacro Romano Impero. Anzi fu in quell’occasione che fu inventata la bufala nota agli storici come “benedetto imbroglio” secondo il quale Costantino avrebbe donato l’Italia intera al papa Silvestro I perché questi lo avrebbe guarito dalla lebbra. L’umanista Lorenzo Valla cercò di dimostrare le falsità dei fatti con l’opuscolo “De falso credita et ementita Constatini donatione declamatio” scritto nel 1440 ma pubblicato e solo in ambiente protestante solo nel 1517 perché la Chiesa cattolica difese e forse difende ancora l’originalità del documento. E c’è poco da ridere: l’influenza della Chiesa negli affari di Stato italiani è veramente considerevole.

Stefano Grassino

@Dino Licci

Anche a me piace la storia e sono convinto che il successo della chiesa, stà proprio nella mancanza di conoscenze da parte della popolazione italiana sui fatti passati. E’ lì che dovrebbero lavorare le forze laiche ed in effetti è ciò che fanno, ma sai che battagli contro l’oscurantismo.

fresc ateo

84x cento mai letto la bibbia ;
perche’ italiani siete cosi pigri?? leggela e divverrete
in massa non credenti.

Flavia

Trovo Bocca il classico manicheo “aut aut”. Certo è che cmq in qst particolare caso,
non ha torto, ma non è caratteristica della destra il servilismo alle sottane porporate. Non scordiamo Togliatti quando re-stipulò i Patti Lateranensi… O più recentemente Rifondazione in occasione della visita del Papa a La Sapienza….
Purtroppo la politica ha bisogno del Vaticano e tornaconto da parte di esso. Se solo noi cittadini ci svegliassimo DAVVERO…..

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