La Chiesa del futuro, neppure troppo lontano, si affiderà ai laici. In meno di dieci anni, ha messo in guardia il vescovo Ovidio Poletto, «saremo senza nuovi preti», pertanto maggiori responsabilità ricadranno sul “popolo di Dio”. Che non sarà sprovveduto né improvvisato: dall’autunno, infatti, sarà avviata la scuola biennale per coordinatori pastorali, che avranno il compito di supportare i sacerdoti nella vita delle parrocchie.
Per accedervi sarà necessario, tra i requisiti, essere muniti di diploma di scuola superiore. Nascono i “parroci laici”, che naturalmente non potranno celebrare messa, ma saranno d’importanza fondamentale assieme ai diaconi permanenti. Il biennio di formazione per coordinatori pastorali inizierà a ottobre per concludere il primo ciclo di corso a maggio 2009.
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L’articolo integrale di Enri Lisetto è consultabile sul sito de Il Messaggero Veneto
Se non possono celebrare messa la chiesa, nel giro di un decennio, è spacciata.
Ma come mai un giorno affermano che il 99,99% degli italiani sono cattolici, e il giorno dopo dicono che non ci sono più preti?
Forse un altro Mistero della Fede?
cya
Le vie del signore sono infinite!
Vuoi vedere che il dio dei cattolici sta minando il vaticano dalla base?
quante divisioni ha il papa?
Si va forse verso la laicizzazione delle amministrazioni parrochiali? Presumo, pure, per facilitare nelle parrocchie il protagonismo della comunità dei credenti, da non vedere, cioè, come pura emanazione curiale l’attività di culto. Il fedele deve essere coinvolto nel ministero! E’ funzionale anche per propagare l’evangelizzazione laica (per contrastare la concorrenza di evangelici, testimoni di geova ecc.). Il solito Vaticano: trasformare uno svantaggio in un vantaggio.
Una buona occasione per l’Uaar
Una precisazione per Paolo Garbet: il problema che poni è stimolante, ma a mio avviso occorre tenere distinti i due piani: quello del numero dei cattolici, e quello del numero dei sacerdoti, che riguardano problematiche molto diverse. In questo articolo si affronta il problema della riduzione delle vocazioni: il fatto che siano in calo è incontestabile; altro discorso è se questo sia un elemento intrinsecamente positivo, neutro o negativo. Ad avviso di molti cattolici non esiste un problema del “numero di sacerdoti”, e anzi possono esservi elementi positivi nella loro diminuzione: per esempio maggiore responsabilizzazione dei laici, migliore qualità dei sacerdoti stessi (qualora si presuma che se siano di meno siano anche più sinceri e motivati), e anche un senso di povertà e di minor “potere” della Chiesa, che non può che giovarle, riavvicinandola alla sua missione iniziale.
Ovviamente si tratta di problematiche apertissime alla discussione.
“La Chiesa del futuro, neppure troppo lontano, si affiderà ai laici”.
Speriamo che, subito dopo, si affidi a una ditta di traslochi… 😀
Le vie del signore stanno finendo!
La versione ecclesiastica degli ausiliari del traffico?
Ma vadino… al mare!
Se calano i sacerdoti dovrebbe essere dovere di chi ci governa ridurre l’8×1000, che fu istituito proprio in sostituzione della congrua, lo stipendio che lo stato dava ai preti.
La legge 222/85, istitutiva dell’8×1000, prevedeva proprio una commissione triennale per adeguare il gettito a quanto si spendeva prima, con la congrua.
Roberto Grendene
@ Roberto Grendene
Evidentemente il vaticano nell’84 fu lungimirante, forse riteneva, in chiave futura, più conveniente l’8×1000. Il fatto poi che la legge italiana abbia ratificato le modifiche del concordato, è pura formalità.
@ Aldo
Una sola, ben addestrata, ma sempe una sola (e senza marina nè aeronautica).