La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dal giudice Luigi Tosti contro il provvedimento di ammonizione ricevuto dal CSM per via delle sue iniziative anti-crocifisso. Il motivo: il ricorso sarebbe stato presentato in ritardo.
Il giudice ha replicato sostenendo di aver presentato due ricorsi, davanti a due cancellieri diversi, l’ultimo giorno utile per farlo, e ha definito l’errore commesso dalla Cassazione “parificabile a quello del chirurgo che lascia la garza nella pancia del paziente”.
La Cassazione: “inammissibile il ricorso del giudice Tosti”
19 commenti
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Ma quanti anni hanno i matusalemme della reverenda corte?
Perche’ non vanno in pensione?
Rifiutato per un formalismo che forse nemmeno c’è. Ecco come va.
La Corte di Cassazione dovrebbe decidere anche sul caso di Eluana Englaro. In che mani!
Si può fare, per questo, ricorso alla corte Europea? Così, tanto per dire “sono vivo e non mi arrendo”.
“Il motivo: il ricorso sarebbe stato presentato in ritardo.”
sembra piu un improvviso attacco di coda di paglia…
Non sanno più a che attaccarsi pur di non ammettere che quell’uomo ha tutte le ragioni del mondo!!!!
D’altronde l’Italia non è Paese dove si guarda alla sostanza delle cose ma ia cavilli.
E i cavilli sono il pane (e il companatico) dei tanti “dottor azzeccagarbugli”.
D’altronde l’Italia non è Paese dove si guarda alla sostanza delle cose ma ia cavilli.
E i cavilli sono quegli animalilli che trottillano e galippano.
(così va meglio?)
Io c’ero in tribunale, ho visto le carte con i miei occhi, e vi garantisco che il ricorso è stato presentato in tempo. Sono dei BUGIARDI E DEI DISONESTI, e ora mi denuncino pure che ci facciamo due risate !
Mi pare strano che un giudice non tenga conto della scadenza dei termini nella presentazione di un ricorso. Mah!
Neanche si trattasse dell’ultimo praticantuccio in uno studio legale!
Intervengo nella discussione per chiarire, soprattutto ad Elettra, perché ho depositato il ricorso il 6 febbraio 2008 contro una sentenza del 7 dicembre emessa dalla CSM (il cui genere maschile mi permetto di tramutare in femminile, dopo il recente ribattezzo da parte dell’On.le Gasparri).
Ebbene, l’art. 24 del Decreto legislativo n. 109 del 2006 prevede che le sentenze della CSM debbano essere depositate entro 30 giorni e che il ricorso debba essere proposto entro i successivi 30 giorni (30 + 30).
Dal momento che la legge prevede, come criterio per il computo dei termini, che non si debba tener conto del giorno iniziale, ma si debba però tener conto del giorno finale (dies a quo non computatur in termine, dies ad quem computatur in termine), la CSM doveva depositare la sentenza entro il 6 gennaio 2008 (chiedo conferma dei miei calcoli).
Dal momento, però, che esiste altra disposizione di legge che stabilisce che il termine che scade in un giorno festivo è prorogato, di diritto, al giorno non festivo immediatamente successivo, il termine in questione andava a scadere il 7 gennaio 2008: infatti, il 6 gennaio 2008, oltre ad essere la festa dell’Epifania, cadeva di domenica. Pertanto, l’ulteriore termine di 30 giorni per la proposizione del ricorso per cassazione cadeva il 6 febbraio 2008 (il mese di gennaio ha infatti 31 giorni). Ebbene, per dirimere qualsiasi questione in merito alla legittimazione a proporre il ricorso, io ho depositato il 6 febbraio 2008 due distinti ricorsi: il primo, a titolo personale, dinanzi al Cancelliere della Cancelleria penale del Tribunale di Rimini (e per poterlo depositare, dal momento che questo Cancelliere non conosceva neppure la legge n. 109/2006 e si rifiutava di accettarne il deposito, gli ho dovuto prospettare una denuncia nei suoi confronti per omissione di atti di ufficio).
Il secondo ricorso, dopo aver raggiunto Camerino in auto, l’ho fatto sottoscrivere dal mio avvocato che, poi, lo ha depositato nell Cancelleria penale del tribunale di Camerino: il Cancelliere ha rilasciato una copia del ricorso, in mio possesso, in cui si attesta che il deposito è avvenuto il 6 febbraio 2008 ad opera dell’Avv. Fabio Pierdominici.
Il 1° luglio 2008, però, il Giudice relatore e il procuratore Generale della Cassazione hanno affermato, in pubblica udienza, che il mio ricorso era inammissiible perché depositato l’8 febbraio 2008.
Pertanto, se è lecito definire un praticantuccio di studio colui che commette errori circa la scadenza dei termini, vorrei sapere quali appellativi dovrebbero essere appioppati ai ben NOVE GIUDICI della Suprema Corte di CASSAZIONE e al PROCURATORE GENERALE della Suprema Corte di Cassazione che hanno commesso quello che a prima vista mi sembra un errore parificabile a quello del chirugo che lascia le pinze e la garza nella pancia del paziente. Io ho scritto un ricorso di circa 100 pagine, col quale ho fatto a pezzi la sentenza con la quale la CSM, accogliendo la delirante incolpazione mossami dall’Eccellentissimo Ministro di Giustizia Clemente Mastella, istigato da un’interpellanza dall’ancor più Eccellentissimo On.le Francesco Storace, mi ha irrogato la sanzione dell’ammonimento per aver scritto, in una lettera inviata al Mastella, quello che avevo già scritto, altre 14 volte, in altri scritti indirizzati al precedente Ministro Castelli e a svariati giudici, senza che alcuno fosse stato così deficiente o delinquente da muovermi incolpazioni disicplinari: e cioè che, se non fossero stati rimossi i crocifissi o non fossero stati aggiunti, in alternativa, altri simboli religiosi e il logo dell’UAAR, mi sarei rifiutato di presenziare alle udienze che si sarebbero tenute, di lì a poco, dinanzi al GIP dell’Aquila e dinanzi alla Corte di Appello dell’Aquila: cosa che avevo già fatto e che rientrava nell’ambito del mio diritto costituzionale (non esiste, infatti, l’obbligo dell’imputato di presenziare al processo).
Ebbene, la CSM, presieduta dall’Eccellentissimo Avvocato Nicola Mancino, notoramente ateo e quindi “ben disposto” nei miei confronti, per supportare la mia condanna ha affermato che il mio “rifiuto” era un “rifiuto aprioristico” equiparabile a quello posto in essere, ad esempio, dai brigatisti o da altri criminali politici nei confronti dell’intera magistratura dello Stato: dunque, io avevo “offeso i giudici dell’Aquila” con questo “rifiuto aprioristico”, dimostrando di essere un magistrato “smodato e squilibrato”.
Ebbene, per annichilire e polverizzare in un attimo questa “motivazione”, frutto di una caparbia e intenzionale volontà persecutoria, basterebbe una sola considerazione, intuibile facilmente anche da una persona decapitata: e cioè che io ho IN REALTA’ manifestato la PIENA DISPONIBILITA’ ad essere processato dai giudici dell’Aquila e da qualsiasi altro giudice della repubblica Pontifica, purché venissero rimossi i crocifissi o aggiunti tutti gli altri simboli ideologici. Il che dimostra, in modo inconfutabile, che il mio “RIFIUTO” era tutt’altro che APRIORISTICO” e tutt’altro che oltraggioso nei confronti dei giudici dell’Aquila, quasi che io li ritenessi “indegni” di processarmi. Questa RIDICOLA SCUSA è stata in realtà inventata, come nella favola del lupo e dell’agnello, per condannarmi a tutti i costi, cioè per commettere intenzionalmente un abuso al fine di recarmi danno.
L’unica soddisfazione l’ho avuta, il 7 dicembre, da un usciere della CSM il quale, avendo assistito al processo e alla lettura della condanna, mi ha spontaneamente manifestato il suo disgusto, affermando che “la mia condanna era la prova che la giustizia in Italia non esiste, tantomeno al CSM” (oggi: la CSM).
In compenso, però, sono intervenute le Sezioni Unite della “Suprema” Corte di Cassazione con questa sagace sentenza, che non ho ancora potuto leggere.
Luigi Tosti – RIMINI
@ Luigi Tosti
Egregio giudice Tosti, come avrà ben capito l’affermazione di elettra non aveva contenuto offensivo e non metteva in dubbio la sua competenza giuridica che in questo frangente non è disgiunta da un notevole coraggio laico. A Elettra e anche a me sembra strano che il suo ricorso sia stato bocciato per un cavillo procedurale quantomeno discutibile.
Trovo ingiusto che lei sia stato equiparato ad un brigatista solo per aver richiesto il pieno rispetto dei suoi diritti di cittadino della repubblica e mi auguro che quello che è capitato a lei apra gli occhi ai troppi ciechi in circolazione.
Per il resto aggiungo che se in questa nazione ci sono uomini come lei, disposti a battersi per i diritti civili e politici di una massa che in gran parte è amorfa e disinteressata al proprio sviluppo socio-culturale, una massa che ha perso se mai l’ha avuto il gusto dell’impegno civile vale ancora la pena di definirsi italiani e voler bene a questa nazione.
bravo giudice Tosti!
siamo tutti con lei. come si può fare per sostenerla?
Luigi (perdona il tu che vuole essere assolutamente di vicinanza)
esprimo tutta la stima per la dovuta ostinazione con cui difendi il tuo ideale di “laicità” della giustizia, nonché tutto il rammarico possibile per la malafede dimostrata da alcuni dei tuoi colleghi asserviti alla politica clero-integralista che ormai pervade tutte le istituzioni pubbliche. Chiaro… sono incollati agli scranni e per far tutt’uno con essi, si foderano occhi orecchie e bocche nonappena la parola “laicità” risuona nell’aria.
Non ti scoraggiare Luigi, continua nella tua strada, sicuro che qualche altro tuo collega prima o poi vorrà unirsi nel cammino che stai tracciando.
Per Valdez. Non intendevo affatto redarguire Elettra ma, al contrario, volevo prendere lo spunto dalla sua critica nei confronti dell’ autore dell’ipotetico errore materiale nel deposito di un ricorso per cassazione (cosa che peraltro avviene) per porre questa domanda provocatoria: come dovrebbero, allora, essere definiti i DIECI magistrati d cassazione (dieci magistrati hanno 20 occhi, mentre io ne ho solo due) che hanno commesso questo errore che, ci tengo a precisare, non è “un cavillo procedurale quantomeno discutibile”, ma un vero e proprio errore materiale? Per emendare questo errore e costringere i giudici della Suprema Corte di Cassazione a pronunciarsi dovrò proporre altro ricorso ex art. 391 bis del codice di procedura civile (ricorso per “revocazione”) con la speranza di ottenere una risposta. In caso di mancato accoglimento adirò la Corte europea dei diritti dell’uomo per chiedere la condanna della Repubblica Pontificia per la violazione dei miei diritti di difesa e di libertà di opinione ed espressione. E’ infatti un deliquio che io sia stato sanzionato perché in una lettera al Mastella, dopo avergli ribadito che “come giudice mi rifiutavo di calpestare il diritto degli imputati di essere giudicati da giudici visibilmente imparziali, che cioè non si identificavano in simboli partigiani come il crocifisso”, ho espresso lo stesso identico concetto dal punto di vista dell’imputato, e cioè che “come imputato mi rifiutavo di essere processato da giudici visibilmente parziali, che cioè accettavano di far parte di un’amministrazione giudiziaria connotata di cristianità cattolica”. E’ un deliquio che la prima frase, quella da me scritta nella qualità di giudice, sia stata ritenuta del tutto legittima, e la seconda frase, che esprime, in modo speculare, lo stesso identico concetto, sia stata ritenuta offensiva della casta dei giudici. Solo degli idioti integrali o, in alternativa, dei disonesti, possono far finta di non accorgersi che le due frasi esprimono lo stesso concetto, peraltro con una coerenza logica inconfutabile: se io, infatti, mi ero già rifiutato, come magistrato, di violare il dirito degli imputati di essere giudicati da giudici visibilmente imparziali, era inevitabile che, come imputato, mi sarei rifiutato di essere giudicato da giudici visibilmente parziali. E allora come può l’Eccellentissma CSM giustificare che SOLO la seconda frase sia stata ritenuta “oltraggiosa”?
La verità è quella, antica, della favola del lupo e dell’agnello: e cioè che i prepotenti trovano tutti i pretesti per dare sfogo alla loro protervia e ai loro desideri di vendetta. Chi si comporta in questo mdo, però, non è un amministratore dellol Stato, ma un delinquente nel senso tecnico della parola.
Luigi Tosti
piena solidarieta al giudice Luigi Tosti,e l italia che e una vergogna in europa, io vivo a berlino e vi assicuro che negli edifici pubblici( scuole , ospedali,comune ,ed anche nella scuola pubblica dove ho studiato il tedesco) non esistono simboli religiosi di nessun genere nel rispetto delle fedi di tutti,ed anche degli atei che qui sono tantissimi,i posti e le istituzioni pubbliche sono di tutti e quindi laiche.
E la germania e europa ed e paese cristiano solo che con tutti i paesi civili d europa mette le cose al posto giusto, e l italia che e una dittatura e non rispetta la costituzione, non si puo impore un solo simbolo religioso di una religione a tutti, a meno che l italia non e di fatto una dittatura.
i simboli religiosi devono stare nei templi tipo chiese moschee sinagoghe ecc ecc .un saluto.
giuseppe galizia berlino
@ Luigi Tosti
Egregio giudice Tosti, sono d’accordo su ogni punto da lei espresso e preciso che l’espressione che ho usato “cavillo procedurale quanto meno discutibile” nasce dal fatto che non essendo io un giurista, non posso esprimere pareri tecnici che abbiano i crismi della correttezza giurisprudenziale sia dal punto di vista della tecnica che dal punto di vista procedurale.
Confesso che prima di leggere il suo ultimo post, da profano, non immaginavo le traversie a cui andrà incontro per riaffermare i suoi diritti di cittadino e servitore dello stato e confesso che sono rimasto colpito dal fatto che una magistratura dello stato possa adoperare espressioni di una pesantezza inaudita nei confronti di coloro che ogni giorno sono in prima linea nella difesa dei diritti della collettività,arrivando addirittura a produrre un errore materiale che colpisce gli interessi oggettivi di un popolo, ma riaffermo che se in questa nazione ci sono cittadini della sua levatura vale ancora la pena di essere orgogliosi di essere italiani.
Penso inoltre che sia arrivato il momento di riaffermare l’indipendenza della magistratura, da troppo tempo messa in discussione da chi ne ha il soggettivo interesse, proprio per evitare che il lupo continui a mangiarsi l’agnello e per evitare che possa accadere quello che paventava Corrado Alvaro, ovverosia che il cittadino possa pensare che vivere in uno stato di diritto, quando questo è assente è perfettamente inutile.
Ringraziandola per quanto sta facendo per tutti noi le porgo i miei saluti e i sensi del mio rispetto e della mia ammirazione.
Juan Valdez
@ GIUSEPPE GALIZIA
io invece ho avuto la sfiga di vivere in Italia tutta la vita. dico almeno fossi in Trentino avrei una via d’uscita ogni tanto andrei che ne so in Austria a respirare. il crocefisso l’ ho visto appeso dal primo anno di asilo nido all’ultimo di liceo classico lo vedo appeso ogni volta che entro in un ospedale (quando esco c’è la statuetta di padre pio) lo vedo appeso ovunque tanto che a volte penso di averci fatto la muffa. io credo lo appendano per fare una sorta di “terrorismo psicologico” la regola è questa se non sei “dei nostri” allora sei in errore. quì tra crocefissi e statuette di ogni tipo ogni luogo al chiuso o all aperto sembra una chiesa. non so nelle altre regioni italiane ma quì è una cosa assurda.
p.s. se chiedi di toglierli ti prendono per i fondelli mi ricordo come fosse ieri la lotta tra una mia professoressa di filosofia (che non voleva assolutamente il crocefisso in classe sostenuta da quattro gatti contati) e il professore bigottissimo di matematica che lo voleva a tutti i costi alla fine questo qui ha fatto coalizione con gli altri e l’hanno fatto ripristinare. era una lotta impari una contro dieci.
@ Luigi Tosti
non si arrenda giudice Tosti continui a combattere, per quanto può servire ha tutto il mio sostegno e la mia ammirazione per il grande coraggio e la determinazione che sta dimostrando in questa situazione.