Scalfari: Il bene di vivere e il diritto di morire

QUANDO Emanuele Severino e Umberto Galimberti segnalarono l’irruzione della tecnica nel mondo dell’etica sembrò ai più che la questione avesse un contenuto esclusivamente filosofico e quindi astratto e di scarsa importanza pratica.

Se ne erano del resto già occupati scrittori e filosofi americani e, in Europa, tedeschi, inglesi, francesi, spagnoli, greci. Era insomma una questione posta dall’attualità e dall’evidenza: la tecnica, la “tecné”, aveva conquistato una vera e propria egemonia che incideva nel mondo dei comportamenti sociali, determinava lo sviluppo dell’economia, accresceva ma al tempo stesso vulnerava i territori della libertà.

Le reazioni più preoccupate da quell’egemonia provennero dal campo religioso, sia di parte cristiana sia di parte islamica sia dalle numerose credenze asiatiche: le religioni denunciavano lo squilibrio tra il progresso tecnico e quello morale e vedevano la propria autorità sempre più insidiata dai progressi delle scienze che non ammettevano limiti alla ricerca né si preoccupavano che i risultati di volta in volta raggiunti fossero compatibili con le verità rivelate delle quali le religioni ritenevano di avere esclusiva rappresentanza. La discussione investì tutte le culture e divenne tanto più intensa quanto più si avvicinava alla fine del secolo e del millennio, con l’inevitabile carica apocalittica che i grandi eventi portano con loro. Sul bordo del XXI secolo e del terzo millennio dell’era cristiana il tema era ormai chiaro in tutta la sua importanza.

[…]

Le religioni – e quella cattolica in particolare – hanno assunto un atteggiamento dogmatico e ideologico sul tema della vita, trasformandolo in una vera e propria ideologia. Per quanto riguarda la nascita la Chiesa ha rigorosamente vietato la contraccezione respingendo ogni strumento tecnico che potesse limitare le nascite; sul tema della morte al contrario la Chiesa difende il ricorso agli strumenti che la tecnica è in grado di fornire per prolungare artificialmente una pseudo-vita al di là dei limiti segnati dalla natura.

Questo duplice e contraddittorio atteggiamento che vieta la tecnica limitatrice di nascite non volute e invoca invece la tecnica capace di mantenere una vita artificiale, ha ideologizzato la discussione facendo irruzione nella politica, nei governi, nei parlamenti. Si è arrivati al punto di far votare dagli elettori e dai loro rappresentanti parlamentari questioni di estrema privatezza, con tutte le torsioni politiche ed etiche che queste intrusioni comportano nelle coscienze e nella libertà individuale. La privatezza della morte è diventata argomento pubblico non solo come indirizzo generale ma perfino nei casi specifici di questo e di quello. Di conseguenza, mettendo in discussione alcuni diritti fondamentali degli individui, anche la magistratura è stata chiamata in campo.

La discussione sui principi si è incattivita e imbarbarita. Attorno alle camere di rianimazione si svolgono polemiche interminabili; le Corti di giustizia emettono verdetti contrapposti e sentenze inaccettate. Nel caso attualmente aperto di Eluana Englaro le Camere sollevano addirittura conflitti di competenza tra potere legislativo e potere giudiziario. La Corte costituzionale è ora chiamata a sciogliere una questione a dir poco imponderabile, al solo dichiarato intento da parte della maggioranza di centrodestra di guadagnare qualche settimana o mese di tempo lasciando l’esistenza di una persona tecnicamente già morta da 16 anni, agganciata ad un tubo che le somministra sostanze capaci di ossigenarle il sangue, come si trattasse d’una pianta e non di una vita umana.

[…]

L’articolo integrale di Eugenio Scalfari è consultabile sul sito di Repubblica

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38 commenti

Mifepristin

Questo duplice e contraddittorio atteggiamento che vieta la tecnica limitatrice di nascite non volute e invoca invece la tecnica capace di mantenere una vita artificiale[…] secondo me la contraddizione si spiega con l’avversione della chiesa verso il principio dell’autodeterminazione individuale, il singolo non può disporre della vita, che non viene concepita neppure come qualcosa di “suo”, ma come una entità oggettivata a lui sovrastante, è una nuova forma di alienazione della vita rispetto al vivente

Mifepristin

anche la capacità riproduttiva ossia dell’individuo di creare nuova vita viene concepita dall’ideologia cattolica come qualcosa di oggettivo di cui l’individuo non può disporre, ma cui può soltanto essere incondizionatamente disponibile, cioè asservito, da qui nasce il divieto di tecniche per limitare la creazione di nuove vite ma anche per creare nuove vite(vd divieto della fecondazione medicalmente assistita)…insomma queste sono le abberrazioni con disastrosi e disumani effetti pratici cui si arriva quando la vita viene oggettivata e concepita come un valore assoluto e indipendente dalla soggettività del singolo individuo vivente. inoltre, considerare la vita umana come valore oggettivo ed inderogabile porta alla irragionevole conclusione che non si può disporre di una altrui vita neppure quando ciò non produce danno a nessuno perché il soggetto individuale, la persona più non esiste o non esiste ancora, per questo alla bioetica andrebbe contrapposta l’etica utilitaristica fondata sulla massimizzazione della felicità degli individui viventi

gigetta

più chiaro di così non si può. nessuno avrebbe saputo esporre meglio il problema.

Otto Permille

Obbligare uno a nascere a qualsiasi costo, e impedire poi a qualsiasi costo ad una persona di morire. E’ il culmine del sadismo religioso.

piersky

L’articolo e’ ineccepibile, tranne l’ulttima parte: una sorta di difesa d’ufficio ad oltranza del partito Democratico: dire che il documento del senatore Zanda approvato al senato sia una grande vittoria e’ piuttosto puerile. Questi ordini del giorno non vincolano nessuno: ne giuridicamente, ne politicamente….il PD non affrontera’ mai la questione: questo significherebbe spaccarsi o scontentare i Cattolici e/o i laici..Scalafari dice, giustamente, che su questa questione il PD si gioca la sua stessa esistenza, ma Scalfari dovrebbe avere il coraggio di dire che la laicita’ e’ solo una dei mille diversi fattori che rendono il PD un aborto politico

Bruno Gualerzi

La seconda parte dell’articolo proposta, quella riguardante il caso Eluana (purtroppo ormai è così che viene chiamato) è da condividere senza riserve e da apprezzare per la solita chiarezza ed efficacia con cui Scalfari affronta, sia pure da giornalista, le questioni.
Qualcosa mi pare di dover porre alla riflessione circa la prima parte – quella di carattere, diciamo così, filosofico – non perché contenga valutazioni errate, anzi, ma per il problema che il rapporto tecnica-religione pone nel mondo attuale.
Le religioni, più o meno tutte (ma con quella cristiana, per sua natura più disponibile avendo ‘un piede in cielo e uno in terra’, ai compromessi col mondo), denunciano, come si dice nell’articolo, lo squilibrio tra il progresso tecnico e quello morale. E in questo modo, di fronte alla minaccia, ormai tutt’altro che teorica, di una ‘apocalisse’ resa possibile proprio dal grande progresso della tecnica anche per quanto riguarda strumenti di distruzione, ecco che le religioni rialzano la testa contro il loro nemico di sempre, cioè la scienza, considerata responsabile, direttamente o indirettamente di questa catastrofe sempre più annunciata.
Ebbene – questo è il nocciolo della riflessione che propongo, in merito ad una questione per altro tante volte dibattuta sul blog – perché lasciare alle religioni questa sorta di monopolio di una critica alla scienza il cui vero scopo tutti sappiamo qual è, e lasciarle esercitare in questo modo una specie di ricatto nei confronti di una cultura atea la quale spesso, nel timore di portare acqua al mulino degli integralismi religiosi, difende sempre e comunque la tecnica anche quando non si possono nascondere gli usi aberranti che se ne possono fare? Un pensiero ateo maturo non può più solo limitarsi alla denuncia dell’oscurantismo implicito nelle religioni, ma – anche, e direi soprattutto, in questo campo – deve affrontare ‘in proprio’ la questione dei risvolti tecnicamente (cioè concretamente, non più solo come spauracchio biblico) catastrofici per l’umanità resi possibili dalla tecnica.
E’ anche in questo modo che diventa molto più efficace la denuncia della doppiezza cattolica messa bene in evidenza da Mifepristin.

Lucia

Alla costituzione italiana manca un principio che è invece presente nelle costituzioni degli stati degli USA: il DIRITTO ALLA FELICITA’.
Tutti abbiamo il diritto di essere felici e di realizzarci, abbiamo il diritto di scegliere la direzione da dare alla nostra vita e la direzione da dare alla nostra morte.
Io faccio sesso se mi va, e uso contraccettivi se mi va, abortire o partorire è una mia scelta, curarmi o no è una mia scelta, essere una persona o una pianta è una mia scelta. Nessuno può arrogarsi il diritto di fare queste scelte al mio posto. NESSUNO.

faidate

Propongo per la discussione un possibile scenario:
In un lontano futuro, che gli atei gli augurano lontano, Benedetto XVI va in coma. Con appositi sondini, cateteri e sonde in tutti gli orifizi il papa viene mantenuto in vita per i successivi 15 anni. La suora che aveva curato papa Lucani si è dichiarata indisponibile a prendersi cura del pontefice. L’intera comunità cattolica, priva di guida, è allo sbando, i siti di pellegrinaggio sono deserti, ma nessuno pensa neppure lontanamente di proporre la rimozione di una sola sonda. Rutelli, Binetti e Bindi, in mancanza di istruzioni superiori, pregano perché la mano che ha deviato la pallottola di Giovanni Paolo II risvegli Joseph dal coma. Intanto i medici del Bambin Gesù, con gli scienziati di Scienza e vita, prospettano un trapianto cuore polmoni che garantirebbe una prosecuzione del coma per almeno 5 anni. Alla camera il PD si astiene preventivamente. (da cosa? Sarà precisato nella prossima manifestazione.)

gigetta

@faidate
Benedetto XVI va in coma. Con appositi sondini, cateteri e sonde in tutti gli orifizi il papa viene mantenuto in vita per i successivi 15 anni.

impossibile. la regola vale solo per noi comuni mortali (anzi immortali con sondini e sondetti) il papa deve morire perchè va rimpiazzato alla svelta. perciò finche dura perfetto come entra in coma neanche lo intubano lo lasciano tornare comodo nella casa del padre suo.

Asatan

@Lucia

La CCAR è un sistema di potere assolutistico e lo è sempre stato. Il libero pensiero e l’autoderminazione sono i peggiori nemici di qualunque assolutista.

Paolo Garbet

@faidate

Hai appena suggerito una buona trama per il prossimo libro di Dan Brown!

Alessandro S.

faidate scrive:
4 Agosto 2008 alle 14:01

Propongo per la discussione un possibile scenario:
In un lontano futuro, che gli atei gli augurano lontano, Benedetto XVI va in coma.

Non sei andato troppo lontano dalla cronaca: http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/eluana-eutanasia-2/pannella-eluana/pannella-eluana.html

ROMA – Marco Pannella irrompe nella polemica su Eluana Englaro con parole che sembrano destinate ad aprire un caso. […] E mette sul campo un parallelo tra Eluana e Giovanni Paolo II, per attaccare chi contesta la scelta di staccare la sonda alla ragazza. E lo fa ricordando le parole che il Pontefice, gravemente malato, disse a chi gli stava vicino poche ore prima della sua morte: “Lasciatemi tornare al Padre”.
Da quella scelta parte l’attacco di Pannella: “Ora sarebbe vivissimo se si fossero usati contro di lui solo un decimo delle ‘cure’ che vengono imposte dai potenti, che impongono a tutti torture indicibili e inedite con l’uso diabolico delle scoperte scientifiche, ai genitori e alla civiltà costituzionale italiana e internazionale avendo preso in ostaggio il corpo di Eluana” afferma Pannella. Che, polemizzando, pone un interrogativo: “Wojtyla venne ascoltato, perché Eluana no?”.

gigetta

@ Alessandro S.
il paragone è perfetto peccato che i soliti noti ci ricamino sopra mille e una fessacchionata. per esempio che anche intubato giovanni paolo non sarebbe sopravvissuto ora dico perchè fare una simile affermazione col senno di poi no…dovevano fare la prova anche perchè la morte con i sondini conficcati dappertutto è più cristianamente dolorosa. e poi se con i tubi si “tiene in vita” un organismo dal quale si devono estrappolare gli organi a maggior ragione si tiene in vita un malato terminale. (fino a che l’elettroencefalogramma del nostro papa non era bello piatto andava intubato e lasciato così fino alla fine dell millennio il rispetto della vita vegetativa impone questo oltre all amputazione coattiva degli arti nello stadio terminale di certe forme finali di diabete mal curato e oltre alla ventilazione forzata nella sclerosi laterale amiotrofica).

Sole

In realtà la chiesa si è sempre pronunciata contro l’accanimento terapeutico.
Lo stesso Giovanni Paolo II rifiutò di proseguire nelle cure prima di morire.
La chiesa condanna invece chi desidera morire sospendedo delle cure già iniziate (non rifiutandole a priori, qui sta la sottile differeza) o chi desidera lasciar partire una persona cara trattenuta tra i vivi artificialmente: la vita è vista come un dono divino e irrinunciabile, non come qualcosa di cui ogni essere umano può disporre intimamente e liberamente.
Ma poi, quella che stanno vivendo tanti malati terminali in maniera artificiale, può essere tranquillamente chiamata vita? La chiesa dovrebbe interogarsi su questo.

vito

“la vita è vista come un dono divino e irrinunciabile, non come qualcosa di cui ogni essere umano può disporre intimamente e liberamente”

Ma hai letto la sentenza della cassazione?: tanto più che, alla luce di disposizioni
normative interne e convenzionali, la vita è un bene supremo, non essendo configurabile
l’esistenza di un “diritto a morire” (come ha riconosciuto la Corte europea dei diritti dell’uomo nellasentenza 29 aprile 2002 nel caso Pretty c. Regno Unito)

Sole

intendevo la vita è vista DALLA CHIESA come un dono divino etc etc…

Sole

Per un sistema laico invece la vita non è vista come un dono divino. Intendevo questo.

faidate

Un punto che si voleva evidenziare è il seguente:
Politici, scienziati, medici, giornalisti di matrice cattolica mettono in primo piano l’obbedienza alla gerarchia ecclesiastica, a costo di rinunciare alla propria ragione, ai propri sentimenti, alla normale coerenza impiegata in tutte le attività della vita. Basterebbe che dessero un’occhiata alla storia per rilevare quante contraddizioni e ambiguità sono venute dal sacro soglio. Se domani il Papa dicesse che è consentito abortire e staccare la spina, tutti i medici obiettori si accalcherebbero nelle cliniche, tra un fuggi fuggi di giovani donne incinte, e si noterebbe un picco di decessi anche tra le persone malate che non hanno mai chiesto di interrompere le cure. Il punto è quindi sempre lo stesso: la chiesa cattolica vuole imporre le proprie regole, e le sue truppe operative eseguono. Quante lo facciano in buona fede e quante per opportunismo richiederebbe un sondaggio, dopo somministrazione del siero della verità.

Giuseppe Murante

@Bruno Gualerzi

…naturalmente non potevo fartela passare cosi’… 🙂

Allora, Scalfari dice (riferendosi alle religioni):
“vedevano la propria autorità sempre più insidiata dai progressi delle scienze che non ammettevano limiti alla ricerca né si preoccupavano che i risultati di volta in volta raggiunti fossero compatibili con le verità rivelate delle quali le religioni ritenevano di avere esclusiva rappresentanza”

Il punto – e tra le righe lo ammetti anche tu – e’ che l’attacco alla scienza portato dalle religioni quando parlano di squilibrio tra progresso tecnico e progresso morale (?) e’ assolutamente strumentale. Il loro problema non e’ che la scienza ha portato alla costruzione della bomba atomica: la loro posizione sui preservativi ha ucciso molte piu’ persone della bbbomba, non e’ questo che gli interessa; e’, dal 1630, che la scienza ha dimostrato che la terra gira attorno al sole quando i loro libri dicono o almeno sottointendono il contrario (e’ solo un esempio, e’ chiaro).

Vedi bene il buon vito, qui: quando attacca la decisione di staccare il sondino ad Eluana, mica scrive “non potete, la vita e’ di dio!” ma scrive “a che morte orribile volete condannarla, morire di sete!”. Sa bene che se dicesse la prima cosa farebbe una figura barbina, perche’ il suo dio non e’ il nostro, e chiunque puo’ dire lo stesso e rifiutare imposizioni fatte in nome di una credenza, non dimostrata, di qualcun altro. L’attacco alla scienza muove sulle stesse linee ipocrite.

Quindi sono in radicale disaccordo con quanto dici quando sostieni che una cultura atea debba criticare la scienza per non lasciare questa carta in mano alle religioni. Alla stessa stregua, allora, dovremmo difendere la vita in un caso come quello di Eluana Englaro per non lasciare neanche quella carta in mano alle religioni!

Il fatto e’, secondo me, che la scienza, ovvero la ricerca dei meccanismi che sottendono ai fenomeni naturali, non deve avere alcun limite. Non c’e’ niente che non valga la pena di sapere!
Al piu’ ci sono delle conoscenze che si puo’ decidere di non applicare, ma il discorso e’ completamente diverso. Delicato, ma diverso, ed a mio avviso non riducibile ad un a banale critica nei confronti di alcune (o tutte le?) direzioni di ricerca, che porterebbe al concetto di conoscenze da considerare proibite. Concetto, questo, che per qualche motivo mi causa un profondo disagio….

Popinga

Concordo pienamente con la bellissima riflessione di Bruno Gualerzi. Non è possibile lasciare alle religioni il monopolio della critica a certi aspetti aberranti della tecnica, non dobbiamo sempre e comunque dichiararci suoi difensori “a prescindere”. L’unico appunto che ti muovo, Bruno, è che non chiarisci a sufficienza la differenza, oggi quasi impercettibile ma comunque esistente, tra la scienza come desiderio e metodo di conoscenza e la tecnica come applicazione delle conoscenze scientifiche.
Personalmente ritengo che i pericoli della tecnica non derivano dal suo statuto ontologico, ma dall’uso che ne viene fatto dalle classi dominanti. Se rischiamo l’olocausto nucleare, se l’aria che respiriamo è sempre meno salubre, se la biodiversità è a rischio, il motore è il modello di sviluppo capitalistico. E’ lo stesso motore che, in nome del profitto, ha portato negli ultimi dieci anni da 800 milioni a un miliardo le persone al di sotto della soglia di sussistenza. Sarò un inguaribile marxista, ma mi ricordo ancora un libro di Dario Paccino uscito nel 1972 per Einaudi: L’imbroglio ecologico. Lo lessi qualche anno dopo, quando ero laureando in Geologia. Mi rimase impressa subito una “avvertenza” in prima pagina, divenuta poi famosissima e ripresa in tante occasioni. “Questo libro è dedicato a coloro che per guadagnarsi il pane devono vivere in habitat che nessun ecologo accetterebbe per gli orsi del Parco nazionale d’Abruzzo e gli stambecchi del Parco nazionale Gran Paradiso: gli operai di fabbriche e cantieri.”
Paccino (1918-2006) è stato partigiano, poligrafo eclettico (dall’ambiente, alla Cina, ai manuali per i campeggiatori, scrisse di tutto), marxista convinto e mai compromissorio. Dalla lettura del suo libro capii che non è una generica umanità sorda e cieca a rovinare l’ambiente e a mettere in pericolo la nostra stessa sopravvivenza come specie, ma il sistema di potere, di produzione e di accumulo capitalista. I fatti di Seveso confermarono la sua idea, diventata anche la mia.

Bruno Gualerzi

@ Giuseppe
Intanto che l’attacco alla scienza da parte delle religioni sia del tutto strumentale, non solo non lo dico per niente ‘fra le righe’, ma è la chiave di tutta la questione come la vedo io. Inoltre, proprio riferendomi all’articolo di Scalfari, si parlava di ‘techné’ che – con tutte i distinguo di questo mondo – oggi come oggi non puoi non collegare alla scienza.
Ora, fino a che si continua in questa – scusa, ma non mi viene altro aggettivo – schizofrenica separazione tra scienza e tecnica in nome di una sorta di ‘sacralità’ della ricerca scientifica, e di fronte nello stesso tempo alla CONCRETA, REALE, NON FANTASCIENTIFICA O VISIONARIA, possibilità di un botto in grado di far sparire ogni essere vivente sul pianeta (non l’ho scelto io, ma sono nato, per così dire, con Hiroshima), avranno sempre buon gioco le religioni a demonizzare ciò che – senza questo possibile esito reso possibile dalle scoperte scientifiche – li ha sempre messi all’angolo. Quindi, o la scienza come tale si difende e contrattaccare, partendo però da una netta presa di coscienza di quanto si prospetta INVECE DI RIMUOVERLO, oppure…
Ma questo ce lo siamo già raccontato tante volte. Magari di nuovo c’è il collegamento alla vicenda di Eluana che, scusa di nuovo, ma non credo proprio che vada inserito nel nostro discorso nel modo incui lo fai tu. Forse che denunciare la posibilitò reale di una guerra atomica che cancellerebbe la vita sul pianeta, vuol dire difendere una vita che… intanto è diritto di ognuno decidere come viverla… e poi, nel caso di Eluana, per come intendo io la vita – e credo anche tu – se ne è andata da un pezzo?
Se mai, come sottolineava Mifepristin, è proprio da questa vicenda che emerge tutta la doppiezza e la strumentalità della chiesa nei confronti della scienza.
Alla prossima…

Giuseppe Murante

@popinga
…sono parzialmente d’accordo.
Di aspetti aberranti la tecnica, al servizio delle classi dominanti, ne ha sicuramente molti.
Non per questo si deve a mio avviso cadere nella trappola di criticare il progresso – e intendo quello tecnico, ora – in quanto tale. La reazione che certa parte della sinistra cosiddetta “radicale” ha al termine “nucleare” ne e’ un’esempio.

@bruno
Sono ovviamente d’accordo con quello che dici su Eluana! Pero’, ecco, prendi proprio questo caso.
Allora, siccome la “scienza” ha sviluppato le conoscenze e la “tecnica” (eh, no, non e’ schizofrenia, se hai mai visto un teorico alle prese con una gomma a terra – me, per esempio – lo capisci subito 🙂 ) ha consentito la loro applicazione nella forma di sondini nasogastrici e quant’altro, questo e’ male perche’ ha portato alla situazione di Eluana?
Eh, no. E’ un problema della societa’ il fatto che la volonta’ esplicita della povera ragazza di non avvalersi di questa tecnica se fosse finita nella situazione in cui si trova ora non venga tenuta in alcun conto.
Ma… meno male che i sondini nasogastrici esistono, per la miseria! Mica servono solo a torturare le persone. Di solito servono a salvarle.

E poi, Bruno.. consentimi una critica amichevole, anche se forse un po’ dura.
Non puoi scrivere una cosa come “la possibilita’ reale di una guerra atomica che cancellerebbe la vita sul pianeta”.
In questa frase c’e’ veramente un accenno di fobia. Una guerra atomica sarebbe una catastrofe ed un orrore, e cancellerebbe la nostra civilta’. Full stop. Probabilmente neanche la nostra specie e di sicuro non la vita sulla terra Ripeto, non lo dico certo per augurarmi un conflitto nucleare o sminuirne la natura di orrore assoluto.

Ma da qui alla fine della vita sul pianeta c’e’ un abisso! Ed e’ sintomatico che una persona colta come te scriva una cosa del genere, sintomatico di una paura della scienza e della tecnica che secondo me, questo si, come persone che dicono di avere una visione naturalistica del mondo dobbiamo combattere.

Popinga

@ Bruno Gualerzi
Avrei scelto un esempio diverso. Il nucleare presenta tuttora molti aspetti irrisolti, a partire da quello delle scorie (fattelo dire che ci ho lavorato). E il nucleare nelle mani di Scajola è ancora più pericoloso. La critica che tu rivolgi alla “sinistra radicale” andrebbe indirizzata invece a quella “sinistra” ecopacifista e zuzzurellona, macrobiotica e buddista tibetana, che si cura con l’acqua distillata delle preparazioni omeopatiche e che crede che gli OGM facciano nascere figli bicefali.

Giuseppe Murante

@popinga
il tuo ultimo commento era per me, lo rivendico! 🙂

No, l’ho fatto apposta.
Perche’ intendevo la ricerca sulla fusione…
Era una bieca trappola.
Nelle mani di scajola e’ pericoloso pure un fiammifero, su questo non discuto…

D’accordo completamente, assolutamente e totalmente sulla seconda parte del tuo intervento.. purtroppo.

Daniela

Scienza e tecnica sono due cose separate e chiunque faccia scienza e/o si occupi di materie tecnoligiche lo sa benissimo. La ricerca scientifica è basilare per ampliare e migliorare le conoscenze che abbiamo di noi stessi e del mondo, mentre la tecnica è l’applicazione delle conoscenze ottenute tramite la ricerca, invenzioni e sistemi per migliorare la vita delle persone.
Le tecnologie letteralmente ci circondano, hanno fatto parte della nostra vita fin dall’alba dei tempi.
Non capisco perchè dovremmo seguire la religione sul terreno della critica alla tecnica, ma poi quale tecnica? Quella sulla procreazione assistita, quella sulla ricerca genetica? E perchè mai? Tutt’al più che la critica che muove la religione è totalizzante, completamente irrazionale.

Severino e Galimberti hanno, poi, scoperto l’acqua calda, la tecnica e l’etica sono sempre state indissolubilmente legate proprio perchè la tecnica manipola la natura, il nostro rapporto con la stessa e non ultimo l’uomo medesimo.
Come sono irritanti questi pseudo filosofi che di scienza e tecnica non sanno un bel niente

Bruno Gualerzi

@ giuseppe
Ti illustro la mia ‘fobia’. La scienza, tra le altre cose, mi ha reso consapevole di quanto siano complesse le condizioni che rendono possibile la vita sul pianeta, il quale pianeta vive una sua ‘vita’ di cui la nostra costituisce poco più di un casuale accidente, cioè quanto di più precario e aleatorio si possa immaginare… Ora, di fronte a questa prospettiva – resa evidente, ripeto, dalla scienza, non da far risalire ad una qualche profezia biblica – si può:
a – ignorarla;
b – puntare su una dimensione trascendente nella quale ci ‘trasferiremo’ comunque;
c – puntare sulle possibilità offerte dalla ricerca scientifica nella speranza ‘fantascientifica’ di scongiurare questo ‘destino’.
Personalmente non mi va nessuna di queste tre prospettive. Preferisco sfruttare al meglio ciò che posso ottenere anche con la scienza per vivere nel modo migliore possibile un presente da non sacrificare troppo per un futuro così poco rassicurante… e soprattutto non mi va che si ignori come l’uomo con il suo ambiguo ingegno si sia dotato di strumenti in grado di ANTICIPARE questa fine.
Questo, a mio parere, deve essere il senso dell’ateismo oggi.

@ popinga
I buddisti, tibetani o altro, così come certo ambientalismo fanatico (ti rimando a quanto rivolto qui sopra a Giuseppe), rientrano per me nella categoria di chi si illude di ‘salvare il pianeta’ non si sa bene se con le preghiere o con il recupero di una sorta di ‘naturalità’ da età dell’oro in realtà mai esistita… in sostanza puntando su una alternativa non molto diversa da quella proposta dalle religioni trascendentaliste.
Però li considero meno pericolosi di chi – Scajola o altri – si affida ad uno sviluppo capitalistico indeterminato che pensa di potersi avvalere di qualsiasi ritrovato della tecnica come se fosse la pietra filsofale di alchimistica memoria.

gigetta

@ ottopermille
eh si! hai mai pensato una cosa: i crisantemi che vedi in cimitero e i cipressi hanno il significato di immortalità la nostra società non accetta la fine oggi più che mai con tutti questi nuovi mezzi “crediamo” di poter spadroneggiare a nostro piacimento sulla natura ma sai a volte si costruisce una diga e l’acqua esce con più violenza e distrugge il doppio di quanto avrebbe distrutto normalmente. penso che siamo stati un pò sfortunati negli anni venti queste diavolerie tecnologiche non esistevano saremo morti naturalmente, certo ci sarebbero mancate tante cose ma avremo vissuto per il tempo stabilito e non di più oggi abbiamo allungato la vita a dismisura se da un lato è una cosa positiva dall’altra è terribile: arrivare a settant’anni spesso vuol dire arrivare a beccarsi il morbo di alzeimer e di tutte le malattie del mondo non ne conosco alcuna peggiore di questa sembra una punizione perchè siamo andati contro natura (allungare la vita con penicillina e compagnia è abbastanza contronatura anche se la chiesa non lo dice), questa malattia disgraziata è l’ideale per i cattolici perchè da demenza e col demente puoi fare tutto quell che vuoi. è il mio incubo ti giuro, tutto posso perderci tutto ma il cervello spero che la vita me lo risparmi integro come ce l’ho adesso quantomeno perchè se mi trovo in certe situazioni abbia la possibilità di mandare tutti al diavolo lucidamente.
io non capisco perchè debba esserci per forza qualcosa dopo, se non riusciamo a non morire anche ridotti ai minimi termini per forza ci dev’essere qualcosa dopo. la vita è così bella anche perchè effimera fosse infinita sarebbe noiosa dobbiamo accettare che ha un inizio e una fine come termina una vacanza bella e divertente e ci dispiace tanto così è la nostra permanenza sulla Terra ma è la natura e io sono felice anche se sento che quello che c’era prima della mia esistenza ci sarà dopo cioè il nulla.

Giorgio Ceruti

per parlare di papi e di tecnica che cambia la morale, vale la pena di ricordare che Leone dodicesimo nel 1826 o giú di lí proibí la pratica della vaccinazione perché rendersi immuni da una malattia voleva dire opporsi alla volontá divina. Fino ad allora la medicina aveva avuto solo una funzione lenitiva delle sofferenze. Leone 12 era formalmente abilitato a trasmettere il Verbo di Dio ai popoli quanto lo é oggi Benedetto 16, con la differenza che quest’ultimo comanda tutto l’opposto, cioé di opporsi alla naturale conclusione della vita con tutti i mezzi forniti dalla scienza e dalla tecnica. Ven quasi da pensare che non sia in gioco tanto la volontá di Dio quanto il potere terrestre dei suoi legittimi rappresentanti.
Vale anche la pena di riflettere sul fatto che la proibizione che Leone 12 emise contro la vaccinazione fece sí che nei paesi cattolici la gente continuó a morire di vaiolo ancora per molti decenni, e che la posizione attuale della CCR sull’eutanasia causa e continuerá a causare per chissá quanto tempo sofferenze evitabili.

Bruno Gualerzi

@ Daniela
Non credo sia il caso di irritarsi così tanto! Non voglio fare la difesa d’ufficio della filosofia (anche perché ad esempio personalmente diffido dei filosofi ‘ufficiali’, accademici), ma vogliamo o no ricordare come la scienza moderna abbia avuto tra i suoi veri fondatori scienziati che erano anche fior di filosofi (parlo dei vari Newton, Pascal, Leibniz, Cartesio, lo stesso Galileo, per arrivare ai giorni nostro ad Einstein… e solo per citare i più noti)… certamente – ed è questo che, chissà perché, molti uomini di scienza che circolano sul blog considerano con fastidio – aprendo una sorta di rapporto conflittuale tra filsofia e scienza, il quale però è tutt’altro che risolto e che richiede tutta l’urgenza che merita. E che, per venire al punto, si riflette – altro che se si riflette! – sul rapporto scienza tecnica implicando questioni etiche che – ecco l’altro punto in questione – vedono impegnate con la loro carica oscurantistica soprattutto le religioni.
(Non ho l’abitudine di citarmi, ma un discorso un pò più approfondito sul rapporto scienza filosofia l’ho proposto, gentilmente accettato da UAAR, nella sezione ‘contributi’)

Bruno Gualerzi

@ Popinga
Ho letto solo ora (perché presumo ‘approvato’ da poco) il tuo intervento delle 18.20 di ieri. Tralasciando altre questioni, rimando anche te – per i problemi etici che il rapporto scienza-tecnica comporta – ad un testo (già proposto a Daniela) che compare nella sezione contributi di UAAR. Un pò lungo e noioso (nel blog tutto è più diretto, sia pure col rischio della approssimazione e della superficialità), ma è lì che puoi trovare la mia risposta al tuo più che legittimo appunto.

RedGod

L’origine dei vostri doveri sta in Dio.La definizione dei vostri doveri sta nella sua legge.
Dio esiste.Noi non dobbiamo ne vogliamo provarvelo:tentarlo ci sembrerebbbe bestemmia, come negarlo follia.
Dio esiste perchè noi esistiamo
Dio vive nella nostra coscienza, nella coscienza dell’ umanità, nell’ universo che ci circonda
La nostra coscienza lo invoca nei momenti più solenni e di gioia.L’ umanità ha potuto trasformare, guastare il carattere di Dio ma non potrà mai sopprimere il suo santo nome.
L’ universo lo manifesta con l’ ordine con l’ armonia, con l’ intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi

Tratto da “Dei doveri dell’ uomo” Giuseppe Mazzini

Lucia

@ RedGod

Hahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahaha

Popinga

Mazzini chi? il papà di Mina? O è quello che voleva mettere le bombe per fare l’Italia? Io di un terrorista non mi fido.

Mi accorgo di essere stato troppo serio e intellettuale in questa discussione. Cercherò di rimediare:

Umberto Galimberti
diffidò della Technè
quando ruppe il meccano
ad anni quarantatre.

Saluti.

Bruno Gualerzi

Umberto Galimberto
diffidò della Technè
quando ruppe il meccano
ad anni quarantatrè.

Ma poi trovò
chi glielo aggiustò…
e gli fece un bell’inchino
perché così poteva
ritornare bambino.

Ciao a tutti

Giuseppe Murante

@Bruno
…la finisco qui, le nostre posizioni sono inconciliabili.
Ti segnalo solo che esiste una quarta posizione di fronte alla prospettiva da te descritta:
d – accettarla
che e’ quella, secondo me, piu’ ragionevole.

Quanto ad una critica alla scienza di stampo catastrofista, che ne vede soltanto le possibili applicazioni distruttive, peraltro esagerandole, e sostanzialmente ignora, sminuendoli (“,, al meglio che posso ottenere anche con la scienza”) tutti i suoi effetti positivi, sia pratici che culturali – dato che il razionalismo ateo moderno ha profonde radici nella cultura scientitica – mi spiace, ma la trovo molto simile a quella di stampo religioso e, personalmente, non posso che rifiutarla recisamente.

Daniela

per bruno,
la scienza è stata sicuramente fatta da scienziati che erano anche fior di filosofi , ma non certamente da filosofi che parlano a sproposito di scienza e tecnica senza capirci una emerita mazza (se mi si passa il termine). Cerchiamo di intenderci su questo, l’unico conflitto esistente è tra pseudo folosofi da strapazzo(che sono una maggioranza schiacciante dei filosofi di oggi- Severino e Galimberti sono solo alcuni nomi) e religione da una parte e scienza dall’altra, e questo si che è un conflitto insanabile per ovvi ed evidenti motivi che non sto qui ad elencare.

Bruno Gualerzi

@ Daniela
Lascio a te la responsabilità dei giudizi sprezzanti su Severino, Galimberti e quanti altri.
Mi viene solo da obiettare, in modo per altro scontato: se tanti filosofi non capiscono una mazza di scienza e parlano di ciò che non sanno… non potrebbe valere anche l’inverso, e cioè che tanti scienziati non capiscono una mazza di filosofia e parlano a loro volta di ciò che non sanno?
Al di là della facile polemica, esiste, indipendentemente dalla validità dei suoi rappresentanti, una ‘filosofia della scienza’, che personalmente interpreto come riflessione più che legittima, per non dire doverosa, sui presupposti, sui procedimenti e sulle finalità della scienza. Che può essere condotta, come per ogni riflessione, con le dovute pezze d’appoggio argomentative o senza, ma – non riesco a capire perché non dovrebbe esserlo – assolutamente legittima e assolutamente utile.

Popinga

Molti filosofi non sanno di scienza. Molti ricercatori non sanno di filosofia. E molti “uomini e donne della strada” vedono questi due mondi come assolutamente contrapposti. Non è così. Le persone di cultura superano la distinzione tra umanesimo e scienza, perchè entrambi possono servire alla conoscenza, arricchendola con il proprio contributo e il proprio metodo.

Tengo a precisare che la mia poesiola su Umberto Galimberti con inficia la grande stima che ho nei suoi confronti. I suoi libri sono leggibili e avvincenti, cosa che non posso dire di quelli di Severino (il suo “Tornare a Parmenide” è uno dei pochi libri che ho lasciato a metà)

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