«Se uno colpisce un altro con uno strumento di ferro e quegli muore, quel tale è omicida; l’omicida dovrà essere messo a morte. (…) O se lo colpisce con uno strumento di legno che aveva in mano, atto a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l’omicida dovrà essere messo a morte. Sarà il vendicatore del sangue colui che metterà a morte l’omicida: quando lon incontrerà, lo ucciderà». Così dice l’Antico Testamento (Numeri, 35, 16-19) e così decise nel 1998 la giuria del Texas che processava Khristian Oliver, un giovanissimo rapinatore che aveva ucciso la vittima della rapina colpendolo con il calcio di un’arma. Oliver doveva essere giustiziato. Così hanno deciso venerdì 14 agosto tre giudici texani per la Corte d’Appello del Quinto Circuito, con sede a New Orleans.
Nel corso di una serie di procedimenti legali successivi alla prima sentenza, gli avvocati di Oliver scoprirono che numerosi giurati avevano con sé la Bibbia durante le deliberazioni in camera di consiglio e che alcuni di loro avevano letto il passaggio dal libro dei Numeri agli altri nella fase di decisione sulla pena da applicare. Uno dei giurati, Michael Brenneisen, dichiarò in una intervista che usò la Bibbia per essere certo di raggiungere la decisione giusta, chiedendosi: «Cosa deciderebbe il Signore in questo caso?» Sempre Brenneisen disse a un giornalista straniero che, in caso di conflitto fra la legge civile e la legge biblica, a suo parere, l’Antico Testamento doveva prevalere.
Gli avvocati di Oliver avevano chiesto alla Corte d’Appello del Quinto Circuito di annullare la condanna sulla base di una sentenza della Corte Suprema che vieta ogni «interferenza esterna» nelle deliberazioni della giuria (Parker v. Gladden, 1966). In particolare, sostenevano che la lettura di un passo della Bibbia che sembrava descrivere i fatti del processo («Se lo colpisce con uno strumento di legno che aveva in mano, atto a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l’omicida dovrà essere messo a morte») era stata ovviamente un danno per l’imputato.
Che la Bibbia sia una «interferenza esterna» alla legge dello Stato dovrebbe essere palese, ma la giurisprudenza americana è invece divisa: vari tribunali hanno deciso che, poiché la Bibbia fa parte del bagaglio culturale del cittadino comune, non c’è nulla di male se un giurato cerca «conforto e ispirazione» in essa, anche in camera di consiglio. Altre corti sono state di parere opposto e il giudice Prado (nominato da Reagan e promosso alla Corte d’Appello da Bush nel 2003) ha riconosciuto che, leggendo ad alta voce il passo del libro dei Numeri che sembrava applicarsi perfettamente ai fatti del processo, il giurato responsabile aveva «oltrepassato il segno». Tuttavia, poiché l’imputato non aveva concretamente dimostrato che una corte di grado inferiore aveva sbagliato nel valutare che la giuria aveva emesso il proprio verdetto senza influenze esterne il carattere decisivo dell’interferenza non era sufficientemente provato. La sentenza di morte va quindi confermata. Probabilmente gli avvocati di Oliver ricorreranno alla Corte Suprema ma se, come spesso è accaduto in questi anni, la Corte rifiuterà di riesaminare il caso la sentenza diventerà definitiva e Oliver, 31 anni di cui 10 passati nel braccio della morte, sarà giustiziato.
Condannato a morte in base alla Bibbia
66 commenti
Commenti chiusi.
E con questo, chiunque continui a sostenere che la bibbia insegna l’amore ed è una lettura edificante, è servito per sempre.
Non trovo altre parole. Provo solo un indicibile disgusto.
senza parole 🙁
Tutti i mangiatori di gamberi a morte, subito.
Se “un giusto” uccide un assassino c’è un morto in più, non un assassino in meno.
Segnalo Il “sì” cattolico alla pena di morte… che potrebbe benissimo essere il “sì” biblico.
@ Massi
Aggiungerei che non solo c’è un morto in più, ma c’è anche un assassino in più.
e poi venitemi a dire che gli USA sono laici.
Ci si scandalizza della sharia, ma è il caso di sistemare prima le faccende di casa, giusto per essere coerenti.
Scommetto che questi stessi giurati mangiano carne di maiale. Secondo il Levitico, dovrebbero essere messi a morte pure loro. Come la mettiamo?
In base al codice penale vigente in Texas, direi che bibbia o non bibbia, il verdetto sarebbe stato lo stesso.
Bisogna lottare contro la pena di morte, non contro i giurati religiosi…
@ Stefano Bottoni
Grazie per la correzione, condivido l’integrazione (il senso volevo fosse quello).
@ Lucia
Certo che bisogna lottare contro la pena di morte… ma quale etica, se non quella ‘religiosa’ (cioè quella che – bibbia o non bibbia – persegue una giustizia astratta, in nome dello Stato o di qualche altra entità che ‘trascende’ l’individuo, quindi ‘sacra’) la legittima?
Qui
http://crime.about.com/od/deathrow/ig/Texas-Death-Row-Inmates/Khristian-Oliver.htm
dicono che Oliver ha sparato in faccia alla vittima con una calibro 38
e che la vittima è stata a n c h e colpita con il calcio di un fucile.
Il Manifesto, come al solito, ci ricama sopra un romanzo, tacendo pero’ il punto cruciale e determinante, ossia il mortale sparo in faccia.
In Texas per omicidio volontario, Bibbia o non Bibbia, è prevista la pena di morte
(a mio parere, giustamente, ma questa è un’altra questione).
@ Bruno Gualzieri
Io non penso che la pena di morte sia una ideologia strettamente religiosa. Ci sono molti atei favorevoli alla pena di morte come ci sono molti cristiani contrari.
E’ una questione di coscienza individuale, non soltanto di diktat che vengono dall’alto.
scusa Gualerzi
se gli ha sparato vuol dire che l’ ha colpito con del piombo e non con ferro o legno, quindi per la bibbia non va’ giustiziato
@ Bruno Gualerzi & Lucia
La pena di morte esiste o è esistita anche in Paesi che praticavano l’ateismo di stato. Certo al giorno d’oggi è praticata soprattutto (e spesso in maniera orribile) nei paesi religiosamente fondamentalisti.
Tuttavia ritengo che una differenza fondamentale ci sia.
Un ateo (di stato oppure no) che condanni a morte una persona, se ne assume la piena responsabilità.
Un credente che pronunci questa condanna perchè “così è scritto”, se ne lava le mani, e ritiene che la sua coscienza sia pulita: ha solo obbedito alla parola divina.
Una differenza importantissima a mio avviso (ma non sono certo il primo ad esprimere questo concetto sul blog dell’UAAR).
Chi di spada ferisce di spada perisce(Gesù Cristo), il vero Cristiano fra l’ altro non dovrebbe nemmeno impugnare armi nemmeno per difesa personale e partecipare a conflitti perchè questo è in palese contraddizione con la rivelazione neotestamentaria e fare questo vuol dire violare la legge di Dio, l’ unica legge a cui il Cristiano deve obbedire.
La religiosità fanatica vari gruppi di evangelici di destra come vengono definiti degli USA non ha nulla a che fare con il Cristianesimo, è piuttosto una cozzaglia di elementi che mischiano delirio religiso. estaticità isteriforme e pattriottsimo e il tutto si espica in chiese azienda gestite da pastori in cerca di facili guadagni, è una profanazione del messaggio di Cristo, come se non bastasse poi questa interpretazione errata del messaggio di Cristo e di Dio viene applicata in ogni campo possibile, dalle guerre umanitarie fatto perchè Dio lo vuole, all’ ostruzionismo nella ricerca scientifica, ai diritti civili negati, fino a dir che Dio vuole la pena di morte, in troppi casi l’ uomo si arroga il diritto di dire ciò che Dio vuole mentre a parlare è solo l’ uomo, semplicemente l’ uomo.
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@Rolling Stone
Sei a favore anche alla pena di morte applicata nei paesi Islamici e in Cina o sei solo a favore della pena i morte applicata dagli yankee?,…….. è una curiosità, perchè ho già sentito molti che dicono di essere favorevoli o contrari alla pena di morte in base al paese che la applica e in base al concetto che esiste una pena di morte giusta(quella USA) e altre pene di morte sbagliate in base al motivo per cui vengono applicate, è solo una curiosità che ho.
@ Marcolfo
Dimentichi una cosa fondamentale: la bibbia va applicata alla lettera quando fa comodo, altrimenti può essere interpretata… E spesso i “credenti” fanno entrambe le cose contamporaneamente… Poi danno a NOI dei relativisti!
@ Lucia
Esattamente. Questione di coscienza individuale, cioè di cultura, di mentalità.
E chi è ‘per la pena di morte’ – che si rifaccia alla bibbia o che si professi ateo – lo fa manifestando una mentalità che fa comunque riferimento ad entità metafisiche (la Giustizia astrattamente intesa, lo Stato, la Società ecc.) nessuna delle quali legittima RAZIONALMENTE che si ‘bilanci’ una morte con un’altra morte. E che la pena di morte sia un ‘deterrente’, è a sua volta sostenibile in tanti modi, ma non certo razionalmente.
In questo senso (e in tanti altri che qui non ho richiamato) parlavo di mentalità (cultura, ideologia) ‘religiosa’.
@ Stefano Bottoni
E’ evidente che non sono d’accordo nemmeno con te, perché – e proprio in questo blog – quante volte si è sostenuto (e credo anche da parte tua) che un ‘ateismo di stato’ non si differenzia in niente da una religione di stato… per cui è sempre perché in qualche modo ‘sta scritto’ che si legittima la pena di morte?
A parte questo aspetto sinceramente ridicolo di giurati che si portano dietro la muffa Bibbia (invece che la dichiarazione dei diritti dell’uomo) dobbiamo però notare che il fatto in sé appare irrilevante ai fini della condanna. Nelle legislazione del Texas questa tipologia di delitto (omicidio aggravato) comporta sempre una condanna capitale.
@ Bruno Gualerzi
La differenza sta in questo: pur essendo d’accordo che l’ateismo di stato non si differenzia molto da una religione imposta, una legge iscritta nel codice è un prodotto umano, di cui ha piena responsabilità colui o coloro che la hanno scritta. Piena responsabilità personale. Chi applica questa legge deve farlo perchè “così è scritto”, ma ciò che è scritto è un prodotto della mente umana, e se ne è perfettamente consapevoli.
Ben diverso è il caso in cui si applica una legge che si ritiene scritta (o meglio dettata) da una presunta divinità. Qui si abdica da ogni responsabilità, perchè è “parola divina” e dunque mai da discutere. Responsabilità zero: è dio che lo vuole, sia fatta la sua volontà, io sono solo uno strumento della giustizia divina etc. etc.
Ammetterai che una certa differenza c’è. Una legge umana può essere emendata o cancellata. Ma una “legge divina” no, in nessun caso.
Spero di essermi chiarito meglio.
Apprezzo comunque ogni tua replica, anche e forse soprattutto quando non sei d’accordo con me.
Altro che l’Iran con i suoi ayatollah. Questi sono alla stessa stregua!
nessun rispetto per gli animali, anche se qualcuno la interpreta a modo suo, nessun rispetto per gli esseri umani.
la Bibbia è il libro degli orrori e delle nefandezze un codice delle ingiustizie in piena regola. non potrei mai riconoscermi in un libro simile.
Caro Stefano, non per fare il pignolo, ma anch’io – come hai fatto tu con chiarezza – provo a spiegarmi meglio.
Quando un principio – chiamiamolo ideologico in senso marxiano, cioè quando lo si ricava di fatto da una ‘costruzione mentale’ (ciò che vale – immagino anche per te – pure per chi ha scritto la bibbia) come risposta astratta, teorica, ad un problema concreto, ‘storico’ – diventa punto di riferimento per una norma giuridica, agisce di fatto come ‘legge divina’, sacra, metastorica, valida in assoluto. E tanto più deresponsabilizzante, quanto più, distorcendo il significato del termine, ritenuta ‘razionale’.
In quanto alla emendabilità – proprio perché poi di ‘divino’ non c’è niente – la CAAR, ad esempio, è maestra nell’adattare il ‘testo sacro’ a ciò che ritiene più conveniente per la propria capacità di presa sulle coscienze… e infatti, sia pure in modo non sempre chiaro, è ufficialmente ‘contro’ la pena di morte.
Mi sa che è per questo che nella querra tra Stati Uniti e Al qaeda ho sempre più difficoltà a distinguere i contendenti….
a RedGod: quindi il generale Angelo Bagnasco non è un cristiano, bensì è un criminale: ma perché non c’è un solo cristiano che glielo dica apertamente e lo faccia sapere anche a noi per potere finalmente apprezzare il Cristianesimo (nota La c maiuscola come piace a te)?
@ Bruno Gualerzi
In verità la pena di morte può essere usata anche solo per eliminare un soggetto considerato in modo grave socialmente pericoloso. Laddove cioè si reputa ragionevolmente impossibile una sua reintegrazione.
Anche perché metafisica e religione (vale sempre la pena ricordarlo) in questioni pubbliche sono spesso dei meri alibi. Su questo punto, chiedersi quanto fosse effettivamente credente quel giudice è inutile…
Caro Manlio mi pare proprio di sì, lui e tutta la collezione di cappellani militari, caspita come si fà ad affermare che i Cristiani si devono riconoscere dal fatto che amano il loro prossimo e da questo si riconoscono mentre questi prendono armi e bagagli per andare ad esportare la democrazia in Iraq , Afghanistan, sono Cristiani part-time?
Non posso giudicare Bagnasco perchè avrà una sua coscienza ma in base al comandamento di Cristo che VIETA di uccidere il prossimo e al fatto che ogni Cristiano deve obbedire prima a Dio che agli uomini anche se si dichiarono portavoci dell’ Eterno faccio fatica a considerare Cristiano chi và ad ammazzare nei vari teatri di guerra e i i militari Evangelici Usa che hanno brutalizzato le donne irachene e hanno sganciato fosforo bianco su Falluja, certo la storia del Cristianesimo apostata fà paura, eppure sempre pochi fedeli discepoli hanno provato a seguire il Comandamento di Cristo e non per niente sono stati massacrati dalla chiesa ufficiale che con gran superbia e spirito anti evangelico continua a definirsi l’ unica Vera seguita a ruota dalle varie aziende pentecostali a loro volta uniche vere , l’ unica cosa vera è che calpestano il comandamento di Cristo.
Io poi essendo molto giovane ho forse uno sguardo utopico ma credo di essere in buona fede e dico quello che penso
@Manlio
@ Alessandro Bruzzone
Se una società, per rendere inoffensivo un suo componente ritenuto (tra l’altro, in base a cosa?) irrecuperabile, non ha la possibilità di ‘difendersi’ in altro modo che con la pena di morte, è, lei sì, gravemente pericolosa. Sappiamo tutti come sia stato, e sia, facile, in regimi totalitari, accusare un oppositore come ‘socialmente gravemente pericoloso’.
Poi esistono i ‘regimi’, non totalitari, ma basati su una legislazione che si ispira a certi principi religiosi che contemplano – senza giungere ai casi estremi di cui riferisce la notizia – la pena di morte come, oltre che socialmente utile, eticamente non riprovevole, prestandosi così da supporto a tutte quelle spinte irrazionali di cui ho cercato di parlare. In questo caso – sempre da preferire agli altri, ovviamente – contano molto gli avvocati. Diciamo pure il potere economico.
Solo chi crede di conoscere la “Verità” si prende il lusso di giudicare una persona “socialmente gravemente pericolosa” in assoluto, senza nessun dubbio sulla effettiva colpevolezza della persona, sulla possibilità di un suo cambiamento, sull’eventualità di un cambiamento dei costumi sociali, della morale, di una sua possibile utilità sociale, ecc.
La mia ragione mi dice che la pena di morte è stupida, pericolosa, inutile e controriproducente.
@ Bruno Gualerzi
L’altro modo c’è, ed è il carcere a vita. Ma anche questa, come qualsiasi soluzione “correttiva”, è di fatto repressiva.
Il tema politico (mettere in scacco l’oppositore al regime) va tenuto senz’altro presente, ma tra una protesta civile e sparare in faccia a qualcun altro, la vedo ben diversa.
@nrc
Non esiste solo la Verità (assoluta), esiste anche la più umile verità (o se preferite “certezza”) statistica. Il fatto che spessissimo i criminali siano recidivi, ovvero una volta liberati tendano a ripetere i reati commessi, dovrebbe far riflettere.
Se consideriamo tutte le possibilità di cambiamento, persino quelle più remote (assieme a quelle concernenti i cambiamenti sociali, che non capisco che c’entrino… forse supponi che in un prossimo futuro si possa uccidere liberamente?), allora tanto vale sciogliere lo Stato e darsi allo stato di natura.
@nrc
Immagino che gli studi di psicologia clinica e scienza compomortamentale su stupratori, pedofili e serial killer non siano scienza ma “il lusso di pretendere di sapere la Verità”, visto che dicono che ci sono criminali sempre recidivanti e quindi non recuperabili.
E che tutto il varo tecnico e scientifico per rendere i mezzi della polizia scientifica sempre più raffinati siano “lusso di pretendere di conoscere la Verità” e non scienza. Trovare lo sperma con dna dello stupatore all’interno del corpo della vittima non è una prova schiacciante, è “lusso di pretendere di conoscere la Verità”, perchè bisogna sempre NON ammettere la colpevolezza di un mostro…. i suoi diritti vanno tutelati, non quelli della vittima.
E poi, con questa mentalità buonistae perdonista, ci s stupisce di cose come la “sentenza dei jeans”!
@ alessandro bruzzone
che la pena di morte possa essere un deterrente è tutto da dimostrare.
negli stati u.s.a. dove non esiste la pena di morte il tasso di crimini punibili con la stessa è più basso che in quelli dove viene applicata.
http://www.deathpenaltyinfo.org/article.php?did=168
Uccidere un essere umano in nome di una statistica per me non è per niente razionale, nè giusto.
Non scherzerei nemmeno sui cambiamenti morali, sociali, culturali, dato che qualche secolo fa si condannava a morte le persone per il furto di una mela, perché affette da disturbi del comportamento, perché atei o perchè nate con le lentiggini e i capelli rossi.
E quando un giorno sarà abrogata la pena di morte negli USA, cosa dirai delle centinaia di persone già giustiziate? Che sono state “sfortunate”? …davvero molto razionale.
E’ evidente che la pena di morte NON è un deterrente. Anzi, in certi casi spinge alla recidività: una volta che sei spacciato, non fa più differneza uccidere 20 persone o una sola (ragionamento non valido in caso di pena detentiva). Senza contare che, in generale, nessuna punizione è mai veramente deterrente, così come il proibizionismo non ha MAI e sottolineo MAI scoraggiato i comportamenti che si era prefisso di scoraggiare. Credo che valga universalmente.
@ Asatan
Forse per fare una multa di diveto di sosta posso fidarmi dell’occhio anche un po’ miope di un vigile urbano di provincia, ma qui si parla di pena di morte, e dalla morte non si torna indietro, questo lo sanno sia gli atei che i credenti.
Proprio grazie agli strumenti tecnici di cui parli si è potuto evitare che alcune persone innocenti fossero giustiziate. Questo ci dovrebbe insegnare che future scoperte possono mettere in dubbio quello che noi oggi riteniamo sia la verità; nella scienza come nella vita.
Tante persone sono state uccise ingiustamente nel passato perché la scienza o “i raffinati mezzi tecnici” di cui si disponeva in quel periodo affermavano una erronea verità.
E omettere “questo è quanto sappiamo fino ad ora” quando oggi parliamo di conoscenze scientifiche è cieca arroganza.
@ asatan
se il problema è la recidività di certi soggetti criminali li si condannino all’ergastolo e si butti via la chiave, di certo non mi metto a piangere se stupratori e pedofili passano il resto della loro vita in galera, anzi. ma a che serve ammazzarli?
Solo chi non dubita di se stesso ha certezze e si inventa entità come dio o lo stato di cui non dubitare.
Il problema è sempre quello: “chi controlla chi?” e, in subordine: “quanto vantaggio vogliamo concedere a chi controlla chi?”
Secondo me in questo caso specifico la bibbia, che è la parola del signore, è solo una scusa per perpetrare un atroce delitto in nome della giustizia. Il giurato poteva portarsi qualunque libro ma doveva sentirsi libero di poter dormire sonni tranquilli. Questo mi spaventa, che le persone si rifugiano in qualcosa, o in qualcuno, per poter commettere delle azioni veramente cattive e avere la “coscienza apposto”.
Questa va proprio Oltre, mai letto, visto o sentito qualcosa del genere, qualcosa di Uber :|. Disgustosamente Uber.
@ tomaraya
Mica ho detto che è un deterrente.
@ nrc
Le statistiche sicuramente non sono il motivo in sé per applicare la pena. Se vogliamo discutere seriamente è un conto, se vogliamo fare a chi è più furbo un altro…
Per il resto: fa piacere saperti più razionale di me, purtroppo però ti contraddici vistosamente. Da un lato fai affermazione di relativismo totale (qualunquismo, nel mio lessico); dall’altro pretendi di assolutizzare un non ben specificato valore della vita umana. Deciditi: o ci sono valori assoluti, o c’è il relativismo totale. E’ difficile far discendere un valore assoluto dal relativismo totale.
Scritta risposta per nrc, in attesa di approvazione.
@ Denton
infatti – ripeto – non ne faccio una questione di deterrenza. Trovo tuttavia assurdo la tua osservazione, secondo cui addirittura la pena di morte spinge all’omicidio.
Provo a sintetizzare il commento per nrc:
Ti contraddici: affermi una forma estrema di relativismo, e nel contempo riconosci alla vita (quale?) un valore assoluto. Come può la seconda cosa derivare dalla prima?
Sarò ingenuo, ma non mi aspettavo di trovare sul sito UAAR pareri favorevoli alla pena di morte. Non si fa parte dell’associazione umanista internazionale? Non è che si vuol mettere la ratio prima dell’uomo (che non è solo quella)? Concordo sempre più spesso con gli interventi di Bruno Gualerzi, che esprime con lucidità i pensieri che a volte io affido all’ironia, allo humour o al sarcasmo.
Tra le RAGIONI (da ragione, razionalità… il buonismo e il perdonismo lascamolo per favore ai bravi cristiani) che dovrebbere orientare ogni essere ragionevole contro la pena di morte, oltre a quelle da più parti qui richiamate, non vogliamo mettere anche un possibile movente psicologico che spinge tante persone a desiderare con tutto se stessi la morte di qualcuno che a noi personalmente non ha fatto niente? Non è una verità sceintifica assoluta, d’accordo, ma non credo sia poi così sorpassata la teoria freudiana secondo la quale si vuole punire senza alcuna pietà chi si è macchiato di una grave colpa perchè così si punisce inconsciamente un impulso analogo che c’è in noi ma che il nostro codice morale (il famoso Sper-io) impedisce di fare pervenire a coscienza? Chè, se venisse a coscienza, ci troverebbe ben più in grado di ‘capire’ e di ragionare, invece di desiderare e, ma sì, provare piacere, nel vedere morire un nostro simile per quanto ignobile.
A scanso di equivoci, questo discorso vale eventualmente (ripeto, eventalmente) per chi è a favore della pena di morte come principio, non certo per chi, coinvolto direttamente in una scena di omicidio, e tanto più quanto più la vittima è una persona cara, nutre, e magari anche dà seguito al più che legittimo impulso di pagare l’assassino della stessa moneta. Personalmente però, nell’ipotesi, vorrei sempre ci fosse qualcuno a trattenermi.
@ alessandro bruzzone
sorry
@ Bruno Gualerzi
Secondo la stessa ottica, dietro a qualsiasi cosa si può vedere sempre qualcos’altro. Ad esempio molti partecipanti del sito (me in primis) possono essere visti come eterni adolescenti in continua sfida all’autorità paterna (riconosciuta nella Chiesa, nello Stato, in determinati partiti, ecc…).
E’ una prospettiva da tenere presente, ma presa troppo alla lettere (come il riduzionismo scientista di cui parlammo altrove) si rischia di girare a vuoto inutilmente.
@ Alessandro Bruzzone
Concordo col tuo ultimo intervento (non sono un fanatico della psicanalisi). Volevo solo aggiungere un tassello, a mio parere troppo trascurato, alle motivazioni che possono far desiderare la pena di morte. Niente da prendere alla lettera, naturalmente… tanto è vero che ho usato tutti gli ‘eventualmente’ che tenevo in riserva.
PS. Non sono un fanatico del dottor Freud, ma certi meccanismi messi in luce dalla psicanalisi – soprattutto quelli che possono gettare luce sulle motivazioni dell’odio per ‘il diverso’ – credo siano stati troppo lasciati alla ricerca accademica per un verso o alla psicologia da fotoromanzo per altro verso e troppo poco ‘volgarizzati’ con quel tanto di rigore scientifico necessario.
A cominciare dalla scuola.
@tamoraya
Io NON sono favrevole alla pena di morte perchè:
1) essendo una facile scappatoia come deterrente non serve a nulla (morire fà meno paura che pagare per i propri crimini)
2) la società e le vittime non ricevono riparazione alcuna
Io sono per i lavori forzati a vita. Così non solo si evitano le recidive, ma la società viene almeno parzialmente risarcita.
Quello che mi ha stufato è la cultura garantista e perdonista che mette i diritti dei mostri al di sopra di quelli delle vittime.
Il test del dna, le impronte digitali, analisi delle fibre… non bastano come prove per questa mentalità, che accetta la scienza solo se conforta una favolistica visione del mondo. Non importa cosa gli studi SCIENTIFICI dimostrano, se non confortano la visione favolistica del buonista o vengono ingorati o ci si rifugia nella pura mitologia.
Lo ripeto con questa mentalità c’è poco da stupirsi di sentenze come quella “se indossi i jeans nonè stupro” o ” se non sei vergine è meno grave e quindi il mostro ha diritto a tutte le attenuanti”.
…intanto pare che l’UE, col trattato di Lisbona ratificato unanimente dai nostri governanti (zitti zitti, quatti quatti) nel bel mezzo delle ferie estive, rafforzi ed estenda anche a casa nostra la possibilità di ricorso alla pena di morte già presente di soppiatto nella defunta (poiché superata da un documento “superiore”) costituzione italiana. Vedi http://sauraplesio.blogspot.com/ per maggiori delucidazioni.
ma con una giuria del genere se per caso l’imputato è ateo allora è spacciato comunque.
Personalmente sono contrario alla condanna a morte, tuttavia distinguerei tra esecuzione capitale di persone giudicate colpevoli di omicidio volontario, come avviene in molti casi negli Stati Uniti(in effetti anche sotto l’influsso del fondamentalismo cristiano) ed eliminazione “legale” di persone “colpevoli” di omosessualità, adulterio, apostasia, come avviene in molti paesi islamici: nel primo caso mi limiterei a dissentire, nel secondo caso ritengo si debba parlare di pura e semplice barbarie.
@ Bruno Gualerzi
Alla luce della tua replica (che solo ora ho potuto leggere, insieme a tutti gli altri post successivi), mi domando cosa ci sia di divergente nelle nostre opinioni. A mio avviso nulla.
C’è solo una cosa a cui devo replicare, in un tuo post successivo. Questa frase:
“A scanso di equivoci, questo discorso vale eventualmente (ripeto, eventalmente) per chi è a favore della pena di morte come principio, non certo per chi, coinvolto direttamente in una scena di omicidio, e tanto più quanto più la vittima è una persona cara, nutre, e magari anche dà seguito al più che legittimo impulso di pagare l’assassino della stessa moneta. Personalmente però, nell’ipotesi, vorrei sempre ci fosse qualcuno a trattenermi”.
Ho avuto in passato il porto d’armi (ho poi rinunciato io personalmente a rinnovarlo). Ti posso assicurare che quel qualcuno che mi trattenesse sono sempre e solo stato io. Nonostante ciò che riferiscono i giornali e i TG sensazionalisti, portarsi dietro un’arma è una responsabilità enorme. Chi ha un porto d’armi non è un pazzoide pistolero (salvo pochi psicopatici che lo ottengono perchè conoscono un medico compiacente).
Un conto è pensare: -Accidenti, a quello sparerei se solo avessi con me una pistola!-.
Un altro è avere veramente una pistola. Ti posso assicurare che la prima cosa che pensi è: -No! Calma! Non fare cavolate!-
Non mi è mai capitato di essere stato minacciato direttamente, nè io nè persone a me care, ma confermo come avere un’arma con sè cambi totalmente la prospettiva.
Poi certo esiste la legittima difesa, che è tutt’altra cosa. Ma per fortuna non ho mai avuto bisogno. Ho sparato migliaia di colpi in vita mia, ma solo per sport e allenamento al poligono. E dico: -Per fortuna!-.
Essendo la pena di morte senza ritorno e senza possibiltà di errore, richiede certezze assolute che non credo sia possibile raggiungere.
Anche un solo innocente assassinato renderebbe la collettività responsabile di un omicidio.
E anche se non credo esistano divinità non vuol dire che la vita per me non ha nessun valore. Non voglio avere nemmeno la minima parte di responsabilità in un omicidio.
Gli strumenti tecnici, sono importanti nella attività di indagine ma non ci danno la dinamica esatta di un delitto, non ci dicono niente sui moventi, sui problemi e sullo stato psicologico delle persone. E possono sbagliare anche sui fatti dato che sono usati da esseri umani (fallaci). Osannare una presunta infallibilità della tecnica è sbagliato, perché gli strumenti tecnici, per quanto sofisticati, sono tutt’altro che “precisi” e “certi”.
Oltre a questo aspetto c’è da dire semplicemente che la pena di morte è inutile.
Esistono altri strumenti repressivi e rieducativi più umani, utili, con più successo nella lotta alla criminalità che il biblico “occhio per occhio”.
@ nrc
Capisco il tuo punto di vista, e apprezzo la passione con cui lo animi.
E’ tuttavia una visione densa di aporie, anche se non mancherò di rifletterci sopra.
Su you tube vi consiglio di vedere il video: Come sarebbe il mondo se tutti fossimo Testimoni di Geova?, un organizzazione quella dei TDG che a parte i difetti e gli eccessi su alcuni punti è fra le poche a mettere in pratica il Vangelo di Cristo cioè non usare armi nemmeno per difesa personale, non partecipare a conflitti, non votare , non prendere parte alle cosidette missioni di pace in cui si ammazzano persone
Come sarebbe il mondo se fossimo tutti Testimoni di Geova?
@ RedGod
Pieno di campanelli.
Certo sono d’ accordo con te caro Alessandro che suonano troppo ai campanelli, io non appartengono ai TDG ma rispetto la loro coerenza con l’ insegnamento di Cristo che VIETA di uccidere il prossimo,
@Alessandro Bruzzone
Propongo la pena di morte per tutti i politici alti meno di 1,65 m. E che si parta dal più basso. Torna qui, Brunetta!
@ Asatan
Il garantismo è un diritto che solo i regimi, comunque strutturati. non praticano… e non c’entra proprio niente col predonismo!
Nelle tue ragioni ‘contro’ la pena di morte, ne hai dimenticata significativamente una che richiama, appunto, il garantismo, cioè l’errore giudiziario. Vigente la pena di morte, il ‘giustiziato’ in seguito ad errore giudiziario (la casistica non manca certo), cosa verrebbe ad essere, una sorta di ‘effetto collaterale’ come i morti civili nelle guerre che si sono combattute e si stanno combattendo attualmente?
In altre parole, tu che parli di favole e miti, in realtà stai mitizzando una Giustizia astratta, ideologica, come se non fosse una pratica relativa ad una infinità di situazioni che bisogna affrontare di volta in volta applicando il più possibile la ragione.
Che, ripeto, col perdonismo non ha niente a che fare.
(Questo intervento era stato abbozzato ieri, poi tralasciato per motivi relativi ad un altro post. Penso sia ancora valido, mentre nel frattempo ho apprezzato molto l’intervento di ‘nrc’ che in parte tratta gli stessi temi)
Errata corrige. ‘PERdonismo’, non ‘PREdonismo’. Lo so che si tratta di un semplice refuso (uno fra i tanti)… ma il termine che ne è saltato fuori potrebbe essere inteso come voluto per una sua curiosa attinenza col tema.