Gianfranco Galan, il governatore del Veneto, difende il guardiasala che al museo di Cà Rezzonico ha impedito l’accesso ad una donna islamica perché aveva il niqab: “Bene ha fatto quel guardasala quando ha deciso di chiedere informazioni sul da farsi di fronte ad una donna ‘invisibile'”. Afferma che esistono “leggi e circolari ministeriali che, tra il 1975 e il 2000, hanno con spirito di tolleranza comunque normato una questione assai delicata”, accettando qualsiasi tipo di indumento purché lasciasse il volto scoperto. La sua posizione è sostenuta da altri esponenti del governo come Giovanardi e Castelli.
Il direttore dei musei civici veneziani dice però che il custode del Cà Rezzonico “non aveva alcuna autorità per decidere da solo l’allontanamento dalla sede espositiva della turista con il velo: se lo ha fatto mi aspetto dei provvedimenti”. Il guardiasala però si difende, dicendo di aver chiesto al suo superiore: “ho fatto semplicemente il mio lavoro nulla di più”. La cooperativa in cui lavora il custode non ha intenzione di licenziarlo, “perché si è attenuto scrupolosamente alle regole e alle leggi”, ma chiarisce di voler predisporre un’apposita stanza per l’identificazione delle turiste col velo.
Caso niqab a Venezia, Galan: “Guardiasala ha fatto bene”
68 commenti
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Il direttore dei musei civici veneziani dovrebbe essere licenziato per totale incompetenza e ignoranza.
Ecco quanto riportato sul sito internet dei musei civici veneziani nella pagina sul regolamento di visita:
“non è inoltre consentito l’accesso a viso coperto”
Per chi non si fida:
http://www.museiciviciveneziani.it/frame.asp?pid=663&z=2&tit=regolamento
Il custode è stato molto più professionale del direttore.
Grazie Mauro per il tuo intervento tra l’altro Galan non è neppure un integralista cattolico al contrario ha espresso diverse posizioni laico-liberal.
Sono contenta che la legge italiana vada fatta rispettare.
Mi spiace soltanto che venga fatta rispettare al secondo piano del museo, quando uno è già entrata e ha già pagato il biglietto, e non all’ingresso.
@Sole
I soldi del biglietto possono essere restituiti; comunque una migliore organizzazione e chiarezza nei confronti dei visitatori è auspicabile. L’importante è che in questo paese, tutti quanti dovrebbero saper distinguere tra quello che è un pensiero filosofico ed etico (tra cui sono comprese le religioni) ed il problema dell’ordine pubblico. Rispetto chi và a messa pur non condividendolo ma se venissi a sapere che il prete, dal pulpito, esorta i fedeli ad uccidere gli atei, lo denuncerei chiedendo che venga processato per istigazione a delinquere. Dovremo rivedere certi passi degli indottrinamenti religiosi ed i comportamenti relativi a certi insegnamenti. Non vorrei che la mia tolleranza venisse scambiata per mollezza autorizzando religiosi integralisti a mettermi i piedi in testa. Il velo è nato per proteggere il viso delle donne dal sole del deserto e dalla sabbia portata dal vento; solo in un secondo tempo vi è stata la strumentalizzazione odiosa del velo come sottomissione. Onde per cui il sottoscritto si è ampiamente rotto le gonadi del calabraghismo culturale del popolino italiano, sempre pronto alla sudditanza verso tutti, per paura e/o per interesse.
Speriamo quel custode venga spostato al piano terra allora :D.
se non rispetti la legge ne paghi le conseguenze, indi per cui il custode ha fatto bene a buttarla fuori
Chi allontana Galan?
meno male che abbiamo questa legge che vieta il viso coperto! sono d’accordo che la donna avrebbero dovuta bloccarla all’ingresso, ma il custode ha comunque fatto bene a farla uscire; se in nome di un becero comunitarismo accettassimo anche il burka o niqab che sia, siamo fritti 🙁
e non mi vengano a raccontare ipocritamente che sono libere scelte delle donne, e anche se lo fossero vanno contro una LEGGE GIUSTA, finalmente, e spero la si applichi sempre
Dirladada, hai qualche commento di Galan alla notizia precedente (quella sulle sale di commiato)?
ups, ho dimenticato la faccina 😀
Beh, io, in nome di un pieno liberalismo, accetterei burqa, niqab, passamontagna, maschere di carnevale, etc…
@ antonietta
“e non mi vengano a raccontare ipocritamente che sono libere scelte delle donne, e anche se lo fossero vanno contro una LEGGE GIUSTA, finalmente, e spero la si applichi sempre”
La donna non è mai stata libera di scegliere. Nemmeno nel meraviglioso e razionalista Occidente la donna è libera di scegliere. Altrimenti non si spiegherebbero Zara, Promod, Intimissimi, i mille Yogurt, le mille creme, i mille balsami, i mille prodotti per essere donna oggi. Non ci saranno gli schiaffi dei mariti, la reclusione forzata ed in sostanza la sofferenza fisica, ma c’è quella psicologica alimentata dal consumo. Ma una donna in niqab è stata ieri cacciata dal museo, non importa nient’altro, la maggioranza silenziosa applaude.
@ watchdogs
Io non ci vedo nulla da ridere stai dimostrando di essere ossessionato dall’ideologia politica. Non ho sctitto che Galan è un laico-liberal è non ho invitato nessuno a votarlo, sto semplicemente dicendo che non è il classico leghista contro l’islam perché pro – chiesa. Galan ha avuto delle posizioni coraggiose in materia dei diritti dei gay per esempio, questo non significa che se abitassi in Veneto voterei per lui. Mamma mia siete peggio di un tribunale dell’inquisizione, ma scusate qui mi sembra che ci sia un po’ troppa gente che ha passato troppo tempo con i preti per prenderne le abitudini. 😉
Il mio commento non è passato.
@ magar
anche magliette con simboli nazisti?
Mi dispiace, e ciò la dice lunga sullo stato confusionale del paese e sulla sua impossibile tenuta, che nessuno mai faccia notare come siamo ancora a discutere se una norma sia da rispettare o no, se le norme esistano o no…chi debba fare rispettare le norme e chi no…basta, sono stufo!
@ watchdogs
Io non ci vedo nulla da ridere stai dimostrando di essere ossessionato dall’ideologia politica. Non ho sctitto che Galan è un laico-liberal è non ho invitato nessuno a votarlo, sto semplicemente dicendo che non è il classico leghista contro l’islam perché prochiesa.
Ha avuo alcune posizioni laico-liberal coraggiose e mi fa piacere ricordarlo senza per questo votare per lui se fossi in Veneto.
@ Guatemala
Non mi risulta che vi siano stati occidentali che impongano gli intimissimi (che tra l’altro sono molto diffusi anche in medioriente) o le diete. Comunque se la donna in occidente non è libera allora tanto vale lasciamo ritornare l’integralismo cattolico, visto che la secolarizzazione non serve nemmeno a liberare la donna a questo punto.
Poi se c’è un paese dove le persone (donne comprese) in sovrappesso sono a completo agio sono proprio gli USA, il simbolo del capitalismo. Le diete sono un’ossessione soprattutto francese appunto lo stato meno capitalista e più socialista dell’occidente.
@ Dirladada
Certo, ma la questione non verte sulla contrapposizione tra socialismo/capitalismo, ma sulla democrazia. Carmelo Bene, un “becero reazionario dionisiaco” come veniva definito tacitamente da buona parte della stampa dell’epoca, nel ’94 all’Uno contro tutti di Costanzo disse “Cosa garantisce la democrazia rispetto alla dittatura? La democrazia garantisce l’invivibilità della vita”. Un regime democratico non necessita di imposizioni in quanto ogni individuo è parte di una simbolica catena di montaggio (In Debord e Deleuze questo concetto prende forma politico-rivoluzionaria). Catena di montaggio che si riproduce e attecchisce nel lavoro, nella famiglia, negli affetti. Il singolo non subìsce più imposizioni perché è cullato dai sacrosanti diritti, ma soprattutto doveri del cittadino.
Ma la mia è un’opinione pericolosa, una sega mentale per intellettualoidi della domenica. Non ascoltatemi.
complimenti al custode bravo ad applicare la legge.
il viso è fatto per essere guardato, burqa e chador in italia non devono essere ammessi.
sopportiamo già i tonaconi ornati di ermellino ed è già troppo.
@ Guatemala
Io non mi sento parte di una catena di montaggio, le pressioni sociali ci sono ma non bisogna confonderle con le pressioni psicologiche. Piuttosto se si hanno subito pressioni psicologiche si è più disarmati rispetto alle pressioni sociali. Ma alla fine superare le pressioni sociali è un buona scuola di vita. Del resto sono tra l’altro diverse in base all’ambiente in cui sei nato. Diverso è invece rischiare la lapidazione per essere uscita in minigonna.
@Dirladada
Beh, un simbolo nazista su una maglietta non mi sembra, in generale, un esplicito incitamento a commettere atti di violenza o altri reati, quindi sì, per me può essere indossato liberamente da chiunque sia così disgustoso da volerlo fare: quegli aspetti della Legge Mancino che lo proibiscono non mi piacciono affatto.
@ Dirladada
Certamente, bisogna farsi il pelo sullo stomaco per affrontare le pressioni sociali. Ma esiste una linea di confine che in ogni stato democratico (anche se io preferisco chiamarlo stato demagogico – rubo da Hobbes:)) in cui non c’è la lapidazione, ma c’è l’indifferenza.
E l’indifferenza uccide più di ogni pena capitale.
Se tu sei qui sul sito dell’UAAR significa che comunque sei impermeabile all’indifferenza, perché stai qua a far valere le tue ragioni e a perdere il tempo con un tizio che nemmeno conosci. Il classico uomo della strada mi manderebbe a quel paese con un “ma chissene”.
x Dirladada
vabbè la svastica è un simbolo antico di millenni che rappresenta il sole, il fluire della vita ecc. ma purtroppo un uomo di nome adolf hitler lo adottò, seppure capovolgedone il significato, come simbolo del nazismo (ricordo che lo stesso gp II° considerava il nazismo male assoluto ed il comunismo solo un male necessario)…forse a qualcuno, me compreso, potrebbe dare fastidio vedere un cretino che indossa una maglia con una svastica specie se quel qualcuno (come me) ha avuto 2 nonni partigiani che hanno combattuto il nazifascismo (e uno per poco non lo accoppavano).
E’ evidente che la signora è stata buttata fuori più per amor di polemica che per amor di legge.
Se infatti fosse stato per una legge, non la si faceva entrare.
La legge deve servire a qualcosa (evitare che malintenzionati approfittino del volto coperto, possibilmente non al secondo piano, grazie, altrimenti che senso ha) non per rompere le palle al prossimo (discriminare una persona in base al modo di vestire).
@Sole
E se ti dicessi che io mi sento profondamente offeso dalla visione di donne che indossano simili indumenti , che , per me, rappresentano un segno distintivo di discriminazione e sottomissione, cosa mi risponderesti?
Vale , forse, molto di più la sensibilità di persone di una cultura (?) molto diversa dalla mia, o , forse, vale molto di più il ricattatorio comportamento di facinorosi che minacciano ritorsioni o attentati?
Un plauso ad amministratori come Galan. Spero ve ne siano sempre più in futuro e sempre più determinati.
@leo55
E se ti dicessi che io mi sento profondamente offeso dalla visione di donne che indossano abiti succinti , che , per me, rappresentano un segno distintivo di mercificazione del corpo della donna, cosa mi risponderesti?
a)che le donne hanno diritto di vestirsi come vogliono
b)che ho ragione
c)che sono il solito integralista catt, mus….
il regolamento vieta l’ingresso al museo in abiti succinti.
a proposito sono interessato ai vostri pareri su questo caso che presenta analogie senza coinvolgimenti religiosi:
Gb,su bus con ragazza al guinzaglio
Dark allontanato dall’autista
Teneva la fidanzata al guinzaglio come se fosse un cagnolino e così un dark di 25 anni è salito su un autobus. Ma l’autista del pullman non ha gradito e li ha fatti scendere. E’ successo a Dewsbury, città nel nord dell’Inghilterra. La coppia ha protestato con la compagnia dei trasporti pubblici per la “discriminazione”. La compagnia ha aperto una inchiesta.
Il conducente li ha ricacciati sul marciapiede dicendo: “Non permetto di salire a freak e a cani come voi”. A questo punto sono volatre parole grosse. La ragazza, Tasha, vestita sempre di nero al pari del boyfriend con cui fa coppia fissa – è orgogliosa di andare in giro con un collare e una catena metallica tenuta saldamente in mano dal fidanzato.
“Io – ha dichiarato al tabloid “Daily Mail’ – sono un animale domestico e in genere agisco come un animale e faccio una vita semplice. Non cucino, non faccio le pulizie, non vado da nessuna parte senza Dani. Può sembrare strano ma siamo entrambi felici così. E’ la mia cultura, è la mia scelta. Non facciamo del male a nessuno”.
La compagnia di trasporti, Arriva Yorkshire, pur aprendo un’inchiesta sulla vicenda (“Prendiamo sul serio tutte le denunce per discriminazione”, ha detto un portavoce) ha difeso il suo conducente che avrebbe agito “al fine di garantire la sicurezza dei passeggeri a bordo”.
La ragazza – ha sottolineato il portavoce – potrà salire “sugli autobus soltanto se rimuove il guinzaglio che potrebbe rivelarsi pericoloso per lei e per altri passeggeri in caso di brusca frenata”
Da tgcom
Caro Vico, le tue affermazioni, i tuoi argomenti si commentano da soli.
Di fatto, seguendo la logica alla base dei tuoi discorsi, viene ad essere annullati completamente tutta una serie di valori e costumi ( intesi in senso di usi, non di vestiario) che costituiscono la base su cui si fonda la cultura di un popolo.
Non ti cito Wikipedia, ma un mio ricordo universitario di studi di sociologia: per cultura si intende l’insieme di usi, tradizioni, valori etici, che in un determinato tempo ed in un determinato ambito territoriale contraddistinguono i comportamenti di una popolazione e ne determinano i valori etici e la morale.
Ora a cosa serve, come fai tu, presentare le cose in un quadro di relativismo assoluto, se non a voler significare, ad ogni costo che tutti hanno il dirito di vestirsi, ostentare appartenenze e comportarsi di consequenza, senza minimamente preoccuparsi dell’effetto che certe manifestazioni potrebbero avere nei riguardi degli altri. La tua è un’analisi che non tiene in nessuna considerazione i rapporti sociali tra gli individui che devono convivere in porzioni di territorio organizzate e per il cui scopo esistono le leggi ed i regolamenti.
Se qualcuno è amante del nudismo avrà il buon senso e la sensibilità di esercitare questa pratica in appositi ambiti frequentati da persone che, come lui, non si sentono offese ed imbarazzate da ostentazioni di genitali all’aria. Faccio questo paragone perchè nel nudismo esiste un’implicazione di carattere etico che contrasta con i modelli che , a torto od a ragione, ci vengono imposti dall’educazione corrente e formano il nostro personale senso del pudore e della morale. Lo stesso ragionamente mi appare più che valido se applicato ad abbigliamenti come il Burqua che sono molto strettamente correlati ad un modo di sentire i valori (o i disvalori) profondamente diversi se non opposti ai miei: se devo essere tollerante ad ogni costo verso simili ostentazioni, che ritengo essere , per me, offensive ed odiose, allora , di consequenza si deve consentire anche qualsiasi altra ostentazione, sia di nudo negli ambiti pubblici più svariati, sia di stranezze di cattivo gusto come quella che citavi.
@Vico
Scusa, mi dimenticavo di rispondere al tuo questionario.
Dunque………vediamo……………
Ti risponderei che le donne hanno il diritto di vestirsi come vogliono………beninteso se il loro modo di vestirsi non è contrario alla legge, al comune senso del pudore, non crei imbarazzo ed offesa in un determinato ambito territoriale e culturale.
Ti faccio notare che questo modo di comportarsi vale per tutti gli individui, maschi e femmine, dato che per me, ateo e razionalista, la donna è , prima di tutto persona e non ci sono differenze di genere che possano influire su una diversa considerazione tra le persone.
Riporto la risposta di un amico (impiegato del comune di Milano addetto ai musei) sulla possibilità di accedervi a volto coperto.
“Qui a Milano non abbiamo nessuna restrizione in merito, fatto salvo comunicati da parte delle forze di pubblica sicurezza.ciao”
NO COMMENT
@leo55
il comune senso del pudore? non crei imbarazzo ed offesa in un determinato ambito territoriale e culturale?
Applicando questi criteri in Iran saresti contrario alle donne che girano a volto scoperto, av resti vietato le manifestazioni delle suffragette in inghilterra e proibito slogan come la f. è mia e me la gestisco io ecc.
Per me, altrettanto ateo e altrettanto razionalista uomini e donne non solo hanno pari diritti, ma hanno diritto a superare le barriere del conformismo, del moralismo e del comune senso del pudore.
Si può fare un intervento fuori centro? Non so davvero se quella signora potesse o non potesse entrare col viso occultato. E onestamente non credo che su questo ci si spacchi fra liberisti e oscurantisti. Men che meno fra tolleranti e intolleranti. A mio parere la risposta non è così netta. Puoi entrare in banca col burka? Non lo so, ma penso che ciò ponga dei problemi (alla banca). Puoi entrarci in questura? Temo proprio di no. E d’altra parte, viso coperto per viso coperto, perché non consentire pure libero accesso a chi vuole entrare col casco della moto o col cappuccio calato fino al mento? Non sarà una scelta culturale o religiosa, ma potrebbe esserlo e comunque pure quella sarebbe una legittima scelta. O no?
A proposito di magliette prenderei a calci nel sedere chiunque porti una maglietta con svastiche celtiche o fasci nello stesso modo in cui tratterei chi portasse una maglietta con scritto le donne sono essere inferiori.
Ma a parte Ilvo Diamanti su repubblica non vedo nessuno indignato davanti a negozi pieni di souvenir del ventennio (consiglio a tutti di visitare predappio per vedere i supermarket) e l’apologia del fascimo è un reato non un regolamento di polizia usato in maniera strumentale, in un paese in cui vige l’obbligatorietà dell’azione penale.
Il mio personale livello di libertarismo è parecchio elevato, e, come già detto, consentirebbe tanto passamontagna, burqa e caschi da moto (beh, forse non proprio in banca) quanto croci celtiche, svastiche e souvenir del ventennio. E “usi e costumi” del Paese andassero pure a remengo, l’individuo è sovrano su se stesso.
Ma mi pare proprio di essere in nettissima minoranza, ahimè…
Beh io credo che abbiano fatto bene a sbatterla fuori.
Il velo integrale – oltretutto e qua lo sappiamo molto bene – non è prescritto da nessuna sura del corano! Si parla solo di velo e senza obbligo chiaro e preciso. Il resto sono solo interpretazioni maschiliste dei credenti musulmani che impongono la sacra ignoranza alle femmine. Purtroppo tocca alle donne (e non a NOI) alzare la testa e dire “no io questo non lo faccio”. NOi abbiamo una splendida legge da far rispettare, punto.
In questo, posso aggiungere che a me il velo (il semplice velo) non mi arreca alcun fastidio. Non potrò mai appurare se la scelta è stata razionale e personale, però non mi urta: è come una catenina col crocifisso, un simbolo dell’identità culturare di un popolo e io lo devo rispettare.
Aggiungo – inoltre – che velo integrale (burka o niqab o dir si voglia) e pizzi/lazzi/tette/culi/tanga in vista/creme/etc non sono altro che due facce della STESSA MEDAGLIA.
La virtù sta nel mezzo, non agli estremi.
Ovvero, nemmeno noi occidentali siamo libere. Vedi veline.
Ieri, nell’altro thread, avevo dato per scontato che il custode avesse pisciato fuori dal vaso, improvvisandosi sceriffo per applicare una legge dello stato. Ringrazio Mauro Ghislandi (primo post in questa pagina) per la precisazione e chiedo scusa al custode, che ha semplicemente fatto rispettare il regolamento del museo (quindi non si è improvvisato né sceriffo, né baluardo cristiano contro la minaccia islamica). Immagino che la pecularietà della regola del volto scoperto abbia a che fare con il carnevale veneziano: in quel periodo la città è piena di gente in maschera, e i musei se ne tirano in qualche modo fuori …
Leggo oggi che Cacciari ha dichiarato che il guardiano non sara’ licenziato, perche’ in fondo e’ stato solo “uno stupidino”. Ma a nessun giornalista italiano sara’ venuto in mente di fare quello che ha fatto Mauro Ghislandi, cioe’ leggere il regolamento dei musei veneziani in fatto di abbigliamento, e dare invece degli stupidini a tutti questi pseudo politici – leghisti, antileghisti, tolleranti e compagnia mostrando loro le poche righe in cui qualche autorita’ ha deliberato gia’ in merito? E dire che Cacciari sembra uno dei piu’ intelligenti….
da un lato la libertà di indossare il velo, se è una libera scelta, dall’altra le esigenze della sicurezza del museo. Suppongo che in caso di dolo, le videocamere consentano l’identificazione dei colpevoli, ecco perchè il velo sarebbe vietato. Una questione di priorità, che certamente si può risolvere in altro modo che vietando l’ingresso, come la stanza per l’identificazione delle donne col velo, appunto.
Ma una bella indagine interna al museo per capire perchè alla biglietteria non erano a conoscenza delle norme di Legge che da tempo in Italia è vietato andare in luoghi pubblici a volto coperto e c’è pure indicato sul sito dei musei veneziani?
Comunque quello che mi sconcerta è come il direttore, pur a conoscenza della legge, come un fine giurista ha subito affermato che le norme vanno interpretate dando quindi un giustificativo alle religioni per aggirarle.
E se sotto il prossimo niqab, che si abbina ad un’ampissima tunica, c’è un uomo anzichè una donna, ben imbottito di esplosivo in nome di dio, chi lo salva il direttore??
Secondo me questo episodio dimostra soprattutto quali livelli di squallida e desolante mediocrità ha ormai raggiunto l’informazione nel nostro paese. Non c’è più nessun rispetto ne’ per i fatti ne’ per le persone. Chiunque può trovarsi suo malgrado, come il malcapitato custode del museo, ad essere trasformato da zelante impiegato in macchietta da reality in base al principio per cui tutto deve essere subordinato alla rissa politica.
@leo55
fermo restando che apprezzo i toni pacati della discussione che stiamo tenendo, vorrei farti notare che le tue osservazioni, purtroppo,alla voce relativismo, hanno pericolose attinenze con quelle di B16.
L’asticella del comune senso del pudore, deell’etica, della morale non si fissano arbitrariamente. E non credo esista una sola cultura nel nostro paese. Perchè i miei e ,spero, anche i tuoi parametri di riferimento siano diversi da quelli della Binetti, che non ha votato la fiducia a Prodi su una norma contro l’omofobia. Ciò non toglie che, pur ritenendela un idiozia , non le vieterei l’uso del cilicio. Capisci, secondo me, fermo restando evidentementi alcuni limiti oggettivi di alcune leggi, e non di regolamenti aopplicati strumentalmente non credo di poter imporre qualcosa ad alcuno.
Vorrei farti un esempio, ho partecipato al gay pride, e ricordo un ragazzo vestito da suora con un cartello riportante suor carfagna dell’ordine di santa omofobia. Per la morale corrente è un offesa alla religione. X me no. Se la cultura vigente in italia è omofoba gli vieti di sfilare? O come la carfagna lo fai sfilare in giacca e cravatta? Vietiamo anche i piercing? A proposito come fai a dire che il velo urta il comune senso del pudore o la morale e l’etica corrente? Nel nostro piccolo tra atei che dovremmo essere abbastanza iconoclasti riguardo ai simboli religiosi non mi sembra che tu sia così maggioritario, se lo chiediamo ai ferventi osservanti ci tocca cuccarci veli, croci in scole e seggl ecc.
Per un ulteriore chiarezza:
A) visto il regolamento a meno che non fosse stata fornita una specifica interpretazione (chessò vale per le maschere e non per gli occhiali da sole grandi e per i veli) il custode ha fatto il suo lavoro e non è responsabile di questo casino finito oggi pure su repubblica.
@angel
hai ragione e credo che le donne araba sapranno affrancarsi come le nostre madri da forme brutali di oppressione maschile. E sono pure d’accordo con te che veline e burqa siano due facce della stessa medaglia. Ma proprio per questo trovo che emarginare gli islamici porti anche le donne musulmane più che ad affermare i loro diritti a sentirsi rifiutate dalla nostra cultura e a reagire con una difesa delle loro tradizioni culturali a discapito della loro libertà.
Per capirci un’immigrata italiana negli USA degli anni 30, abituata ad essere trattata come una schiava dal marito, fosse stata rifiutata culturalmente, oggi avremmo uno speaker democratico che si chiama Nancy Pelosi?
Personalmente ho deciso di diventare un Sith.
Oltre a farmi crescere una bella barba, dovrò NECESSARIAMENTE portare con me un pugnale. Bello lungo ed affilato. Dovunque vado, dovunque entro.
Ovviamente non avrò problemi qui in Italia.
@nemo
i sith sono quelli con la spada laser, i sikh quelli con il pugnale. La legge italiana consente il porto di coltello per giustificato motivo, sarebbe interessante chiedere ad un giudice cosa ne pensa. come sicuramente sai, oltre al pugnale e la barba i sikh devono portare il turbante, un bracciale e le mutande. In india vige l’obbligo del casco ma i sikh sono esentati.
Ma nessun sindacato difende il custode che colpevole di aver fatto rispettare il regolamento è stato così vergognosamente insultato e minacciato di licenziamento dal direttore del museo?
Cos’è, hanno paura di passare per razzisti, islamofobi e fautori dello scontro di civiltà agli occhi dei soliti benpensanti?
@Nemo
E poi se Lei va in Inghilterra potrà girare col motorino senza casco perchè, essendo Sikh, non hai l’obbligo del casco ( contrario ai dettami della religione loro ! ).
E poi se diventi Testimone di Genova puoi fare a meno della trasfusione, cosi puoi praticare una forma di eutanasia senza avere grandi problemi …
@Vico
Gli immigrati italiani in USA della prima metà del ‘900 sono stati culturalmente e fisicamente ghettizzati. L’integrazione è avvenuta con la seconda\terza generazione, quando ormai di italiano avevano solo il cognome. Hanno dovuto americanizzarsi.
Ora io non pretendo che gli immigrati si italianizzino completamente rinunciando in toto alla lor cultura di origine, ma che rispettino la legge si. Ergo:
– niente niqab e burqa che sono un rischio per la sicurezza (niente da ridire sui veli che laciano vedere il viso)
– macellazione degli animali in linea con lenorme igenich e deontologie UEE
– niente incitazione all’odio e a delinquere
– niente infibulazione
Poi per dirla brutalmente saranno le figlie e le nipoti, cresciute nella nostra cultura liberale, ad affrancarsi non le attuali immigrate (per buona parte analfabete e con seri problmei ad imarare la lingua).
Chidere che si rispetti la legge non è discriminazione. Concedere deroghe alla legge in favore di questa o quella religione è discriminazione.
Oltetuttu il continuo piegare la legge ai fanatismi religiosi in nome di distorto senso di integrazione non può che portare a degenerazioni in stile inglese, dove addirittura si parla di applicare la sharia.
Se in nome della religione è lecito infrangere le leggi sulla riconoscibilità, sull’istigazione a delinquere, sull’inquinamento acustico… a quando la liceità per le lesioni personali e le mutilazioni? Per l’omicidio? Dopotutto è la loro cultura e religione che prevede l’infibulazione e la lapidazioone, non vorrette mica discriminarli?
La legge DEVE essere uguale per tutti, senza deroghe e senza eccezioni, altrimenti si che si discrimina.
Il guarda sala non è stato insultato da nessuno e per legge, quando viene meno il rapporto di fiducia col datore di lavoro, può venire licenziato.
Il direttore del museo in casi gravi (poiché di caso grave si tratterebbe se volessimo dare ragione al guarda sala) deve essere avvertito, in quanto responsabile.
E’ la stessa cosa che avviene ogni giorno in banche, ospedali, etc: un dipendente assunto sotto la responsabilità di qualcuno, può agire di sua iniziativa, purché questo qualcuno sia informato.
Se proprio volessimo che fosse stato tutto regolare per legge, allora:
1) una persona a volto coperto, che quindi può essere considerata come una persona che viola la legge, doveva essere fermata all’ingresso del luogo pubblico.
2) se opponeva resistenza i custodi dovevano:
a) avvertire il direttore del museo
b) il direttore del museo avrebbe dovuto far intervenire l’autorità competente (polizia e carabinieri: dato che sono queste le perone titolate ad applicare le leggi, non i custodi).
Dato che tra i commenti leggo tanto amore sfegatato per la legge, allora non potrete che essere s’accordo con me.
Riporto da “La Repubblica”: “Il nostro dipendente si è limitato a dire che l’abbigliamento della turista islamica non era in linea con quanto prescrive il regolamento dei musei veneziani. Il guardia-sala si è quindi consultato con il suo supervisore ricevendo l’indicazione di accompagnare la signora, che era con marito e figlioletto, nell’ufficio informazioni per chiarire la questione. Quindi è stata invitata a continuare il percorso espositivo – conclude Curti – ma a quel punto la famiglia ha preferito interrompere la visita”.
Mi permetto di riportare due brevi interventi di Daniela Santanchè ed Emma Bonino che mi trovano sostanzialmente daccordo, sperando , con questo di non essere accusato di essere filo……..qualcosa.
Daniela Santanchè, si dice «completamente d’accordo» con il guardiasala. «Si tratta di far rispettare la legge italiana – ha spiegato la Santanchè – e mi spiace che qualcuno in questa occasione si sia tirato indietro nella difesa dell’usciere o abbia invocato la tolleranza religiosa». L’espenente de La Destra si dichiara, inoltre, contraria alla creazione nei musei, come avverrà alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, di una saletta per consentire alle turiste di togliersi il velo davanti ad una addetta per l’identificazione. «Non sono d’accordo – ha detto – perchè non è giusto retrocedere dalle leggi italiane, ma anche per evitare ghetti. Se vogliono entrare in un museo usino un velo che lasci il volto scoperto».
Bonino. Sulla vicenda, ad essere sorprendentemente vicina alle posizioni di Daniela Santanchè è Emma Bonino. «Non è una questione religiosa, ma di ordine pubblico. La nostra società si fonda sul principio in base al quale l’individuo è responsabile e nei suoi atti pubblici è riconoscibile». Poi il vicepresidente del Senato spiega: «Ognuno fa quello che vuole, però nei luoghi pubblici non ci si vela, e non è il punto di vista religioso o il simbolismo che va chiamato in causa. Non è un problema d’intolleranza, è come se accettassimo le mutilazioni genitali femminili perchè fanno parte di una cultura. Noi ci siamo dati delle regole di fondo, e tutto ciò è spogliato di qualsiasi elemento religioso o di giudizio di valore. Non si gira nudi per strada – ha concluso la Bonino – ma soprattutto non si gira irriconoscibili. Valgono le nostre leggi.
@asatan
incredibile ad eccezione del primo punto (quello del velo) siamo d’accordo su tutto.
come ho gia detto e come puoi facilmente verificare la legge (che è solo un regolamento) vieta di girare con il volto “travisato” e prevede, in caso di un rifiuto di identificarsi una ammenda di qualche euro. quindi se la persona acconsente all’identificazione, togliendosi il velo piuttosto che il casco si è perfettamente in regola. Questo regolamento è stato usato per multare trans e islamiche in maniera strumentale (ovviamente se i fermati si facevano identificare) vedi repubblica.
NON ESISTE IL DIVIETO NELLA GIURISPRUDENZA ITALIANA A INDOSSARE VELI, BARBE FINTE, VESTIRSI CON ABITI DEL SESSO OPPOSTO, COPRIRSI IL VOLTO CON UNA SCIARPA ECC. A CONDIZIONI DI FARSI IDENTIFICARE DALLA FORZA PUBBLICA.
riporto la “legge” di cui stiamo parlando
Ecco il testo dell´articolo 85 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza e quello dell´articolo 151 del regolamento attuativo:
“È vietato comparire mascherato in luogo pubblico. Il contravventore è punito con la sanzione amministrativa da euro 10,00 ad euro 103,00. È vietato l’uso della maschera nei teatri e negli altri luoghi aperti al pubblico, tranne nelle epoche e con l’osservanza delle condizioni che possono essere stabilite dall’autorità locale di pubblica sicurezza con apposito manifesto. Il contravventore e chi, invitato, non si toglie la maschera, è punito con la sanzione amministrativa da euro 10,00 ad euro 103,00”.
L’articolo 151 del regolamento dello stesso Testo Unico:
“Tra le condizioni da stabilirsi nel manifesto di cui all’art. 85 della Legge per l’uso della maschera nei teatri e negli altri luoghi aperti al pubblico, sono comprese: il divieto di portare armi o strumenti atti ad offendere, di gettare materie imbrattanti o pericolose; di molestare le persone, nonché l’obbligo di togliersi la maschera ad ogni invito degli ufficiali ed agenti di pubblica sicurezza. I progetti di mascherate collettive ed allegoriche devono essere preventivamente approvati dall’autorità di pubblica sicurezza”.
@leo55
non discuto che tu sia d’accordo con la santanchè o la bonino ma anche con riferimento al post che ho pubblicato sopra mi si vuole spiegare qual’è la legge che citano che vieta il velo, o l’uso di un abbigliamento non coerentemente al proprio sesso biologico se ci si fà identificare? mi sembra grave che due eminenti politiche non conoscano le normative vigenti.
Breve annotazione: nella morale, relativismo e qualuquismo sono 2 cose diversissime. Il relativismo è la consapevolezza che usi e costumi sono costruzioni culturali, consapevolezze che (in genere) dovrebbe portare a una umile mentalità critica e autocritica, senz’altro caratterizzata da apertura mentale ma NON per questa da apertura a tutti e tutto (la prima discriminante, in genere, è fare attenzione se e quanto ciò che viene proposto lede o meno la dimensione individuale della persona).
Qualunquismo è quanto corrisponde all’ultima parte della mia definizione di relativismo: apertura a tutto e tutti, in base a una cieca visione della “sovranità individuale”, che poi non è nient’altro che una sopravvalutazione estrema del “libero arbitrio” di cristiana memoria. Io parto invece dal presupposto (un po’ più realistico) che l’individuo è determinato culturalmente, cioè condizionato da usi e costumi locali che ne minano l’individualità (che quindi resta per lo più un fatto “potenziale”, se mi passate la terminologia aristotelica). Solo a valle di un lungo e periglioso processo di emancipazione l’individuo si realizza come tale.
A proposito della questione trattata in questa notizia: dubito altamente che la donna avesse scelto autonomamente di portare il niqab o come diavolo si chiama… poi fate vobis, bello illudersi che la libertà sia fatto acquisito per tutti.
Postilla: che poi la realizzazione dell’individuo va presa con le molle; ci si può emancipare solo sino a un certo punto, non parlo di anarchia totale che non comprenderebbe neanche più un concetto umano di libertà, ma sarebbe pura aleatorietà esistenziale (cosa del resto puramente teorica).
Penso francamente che la libertà abbia bisogno di determinati appoggi, che sono le leggi. Il problema quindi si riduce (sticavoli) a come produrre queste leggi.
In base al presupposto che “l’individuo è determinato culturalmente” si giustificano i peggiori atti di paternalismo. L’educazione e le consuetudini sociali e familiari non sono mica un lavaggio del cervello, chiunque può ragionare sulle proprie azioni. Ogni individuo capace di intendere e di volere ha la sovranità su se stesso, e ha il dovere di non ledere quella altrui: se poi sfrutta male la propria libertà, facendo azioni autolesive per seguire i modelli culturali che gli sono stati proposti fin dalla nascita, beh, peggio per lui o lei, nessuno ha il diritto di sostituirsi alla volontà di quella persona per imporle il “vero bene”. La vita è sua.
Allora, se è avvenuto come ha riportato ElanS, il discorso può assumere tratti più razionali.
Beh vico in senso lato volendo si può considerare “mascherato” anche chi indossa un velo integrale, in fondo il velo maschera completamente il viso, le leggi possono dare luogo a parecchie interpretazioni, in fondo possiamo considerare quel velo come un simbolo religioso, oppure laicamente semplicemente come una stupida ed anacronistica maschera che cela il volto delle donne.
Ad ogni modo molto probabilmente lo spirito originario della legge era
semplicemente quello di vietare che la gente potesse celare in pubblico la propria identità (altrimenti non ne capirei il senso), ma purtroppo è una legge d’altri tempi, tempi in cui certe problematiche attuali non si verificavano…
Di certo il legislatore ora dovrebbe darsi una mossa ed intervenire.
@ Magar
“In base al presupposto che “l’individuo è determinato culturalmente” si giustificano i peggiori atti di paternalismo.”
“L’educazione e le consuetudini sociali e familiari non sono mica un lavaggio del cervello, chiunque può ragionare sulle proprie azioni.”
Due frasi strane, che insieme sminuiscono e intensificano il problema.
Il fatto che l’individuo sia determinato culturalmente non è un “presupposto”, è un dato di fatto su cui le scienze umane sono quasi unaninamente concordi, e di cui le neuroscienze stanno indagando anche i fondamenti neurali. E penso sia anche evidente dall’esperienza (parlando più terra terra) che ognuno di noi dipende in buona parte dall’educazione che ha ricevuto. Anche lo stesso atto di emancipazione dipende, seppur per opposizione, all’educazione ricevuta. Non vivessimo in un paese di tradizione cattolica, non staremmo qua a interrogarci su problemi di laicità e religione.
Che ognuno possa ragionare sulle proprie azioni è vero, ma dipende come: la cultura plasma il modo di ragionare, determina le credenze attraverso cui si interpreta la realtà. Non è una bazzecola, e non esiste in noi un “homunculus” avulso dalla cultura personale, che pensa liberamente distaccato da tutto il resto.
La cultura è quello che siamo, come pensiamo, come ci rapportiamo agli altri. Il modo in cui “demonizziamo” chi pensa e agisce diversamente da noi, dipende da una mancanza di comprensione più profonda di quanto si voglia ammettere.
Il “vero bene” (espressione comunque tua, non mia) e la “sovranità individuale” appartengono al medesimo livello di astrazione. Sono la stessa roba metafisicheggiante e illusoria, che cambia solo nome in base al “tutto” (umanità o individuo) cui si fa corrispondere.
Postilla x Magar (in attesa che il grosso del commento venga pubblicato): l’uomo che fa paternalismo sulla base di una determinazione culturale, cmq dipende da quella determinazione. Quindi non esiste cmq una vera e propria giustificazione.
@ Vico – Il suo post di oggi 00.22 h
Ho effettivamente estratti di giornali francesi in merito a ragazze non musulmane messe in pericolo per il fatto che non si mettono il velo . Questo è accaduto in città del nord della Francia .
Inoltre alcuni negozi della catena Franprix sono stati minacciati di attentati o agressioni se non ritiravano la carne di maiale dal loro sortimento . Franprix è un negozio come possono esserci Conad Superstore o Upim etc .
Stessa musica per un negozio vicino allo Stade de France a Parigi . Il negozio e il gestore sono stati sotto la protezione della polizia per parecchio tempo .
Devo riesumare questi articoli che ho assieme a tanti altri ho tenuto da parte .
Ci sono 2 commenti miei in attesa di approvazione, in risposta a Magar: succo della questione, comunque, è che il “vero bene” e la “sovranità individuali” sono tutte e due invenzioni metafisiche.
@Alessandro Bruzzone:
In attesa dei tuoi 2 post, preciso il mio punto di vista: la “sovranità individuale” per me non è il riflesso di qualche “scintilla divina”, un must scritto nella pietra: è un semplice principio di rispetto per chi è maggiormente esposto ad un certo danno.
Se vado a sbattere contro un muro, chi sente dolore, io o tu?
Se mi sfregio il volto e giro per strada, chi sente disagio, io o tu?
Se, per espiare – puta caso- la “colpa” di essere ateo, mi copro di pece e piume di gallina, chi prova umiliazione, io o tu?
Io. Dunque nessun altro all’infuori di me ha diritto a decidere l’opportunità di compiere gesti simili. Che io sia autenticamente emancipato e libero o meno (l’importante è essere capaci di intendere e di volere, ovviamente).
@ Magar
Pare che la quarantena dei miei post sia lunga…
Riletta così la “sovranità individuale” è un po’ meno astratta di prima. Ma anche come mero principio pratico è insufficiente: non siamo esseri isolati, ma parte di una comunità (se non altro perché lo spazio è quello che…), e spesso le nostra azioni, anche se in partenza individuali, finiscono con il coinvolgere terzi.
Un tempo, letto Stirner (che sicuramente conosci, credo), ero di idee simili alle tue, poi ho abbandonato per irrisolvibilità di molte aporie.
Cmq nei suddetti post scrivevo anche che la determinazione culturale dell’individuo non è un presupposto, io lo intendo piuttosto come un dato di fatto che deriva dall’esperienza ma soprattutto dalle scienze umane (con oggi nuovi e interessanti apporti dalle neuroscienze, che stanno indagando le basi neurali anche dei processi morali). Noi siamo la nostra cultura, bene o male che sia è un fatto che ci plasma: non penso sia tanto facile emanciparci.
Tutte queste discussioni mi fanno pensare a Bisanzio che discuteva a non finire sul giusto o non giusto di un pensiero, si discuteva a lungo, litigava, e nel fratempo i barbari minacciavano l’impero…
@ Gérard
Non rimpiango troppo Bisanzio…