Anthony Clifford Grayling, filosofo esponente di punta del laicismo inglese (di cui, per la cronaca, abbiamo recensito alcuni libri come Il significato delle cose, La ragione delle cose e Una storia del bene), in un editoriale apparso qualche giorno fa sul quotidiano britannico “The Guardian” espone in maniera chiara e decisa perché “ci sono molte ragioni per cui sarebbe un grande vantaggio per tutti avere un ateo come primo ministro” in Gran Bretagna (paese ormai molto secolarizzato). Lo spunto viene dal fatto che la maggior parte degli esponenti del governo sono dichiaratamente non credenti, tra cui il possibile successore di Gordon Brown, l’attuale ministro degli esteri David Miliband.
Così Grayling snocciola le sue ragioni. I leader atei non pensano “di ricevere messaggi dal cielo che gli dicono di andare in guerra” e al contrario di Blair “non si nasconderebbero dietro giustificazioni sovrannaturali”. Sarebbero quantomeno dubbiosi “riguardo la pretesa dei gruppi religiosi di essere più importanti delle altre organizzazioni della società civile per fare del bene, ottenere fondi pubblici, meritarsi speciali privilegi ed intangibilità rispetto alle leggi, e avere prerogative nella protezione legislativa e legale dalle critiche, dalla satira e dalla discussione”. Leader non credenti sarebbero molto dubbiosi “sull’opportunità di inculcare credenze settarie nei bambini ghettizzati nelle faith schools finanziate con fondi pubblici, col rischio di divisione sociale e possibile conflitto futuro”. Sarebbero tendenzialmente “neutrali” rispetto ai vari gruppi di pressione religiosi; inoltre, potrebbero considerare in maniera più realistica i bisogni e gli interessi della gente, da una “prospettiva concreta, e non sarebbero influenzati dalla credenza che le sofferenze e le diseguaglianze odierne saranno risarcite da qualche postuma compensazione”. Gli atei non si considererebbero portatori di una qualche “buona novella dall’alto”, o “gli agenti di un qualsiasi altro proposito più elevato sulla Terra”.
Grayling afferma che un primo ministro di questo tipo prenderebbe in considerazione la questione dello smantellamento degli enormi privilegi che tuttora detiene la Chiesa anglicana, perché altrimenti le altre minoranze sarebbero propense a richiederne di simili (“auditori presso i ministeri, esenzioni delle tasse, fondi pubblici per le loro faith school settarie, e il grosso premio dei seggi nell’assemblea legislativa”). La Chiesa anglicana ha infatti un’influenza “assolutamente sproporzionata rispetto ai membri che attualmente rappresenta”: “solo il 2% della popolazione si reca ogni settimana nelle sue chiese”, ma controllerebbe “l’80% delle scuole primarie”, e “una percentuale cospicua” di quelle secondarie, più “dozzine” di quelle di grado accademico, col diritto di avere 26 vescovi nella Camera dei Lord, più i membri a vita e un auditore presso il governo. “Non si pensi che se Rowan Williams telefona al numero 10 di Downing Street gli viene detto che non c’è nessuno in casa”, chiosa Grayling.
Una “laicità concreta […] significa che le questioni di politica pubblica e di governo non sono sotto l’influenza, ancor meno sotto il controllo, di interessi religiosi settari”. Un assetto “genuinamente laico considera le voci religiose alla pari di tutte le altre voci non governative nel contesto pubblico”, nel senso che i movimenti religiosi e le chiese “devono considerarsi loro stessi come organizzazioni della società civile, come i sindacati, i partiti politici, gli scout, e così via: con tutto il diritto di esistere, e di avere qualcosa da dire, ma in quanto gruppi di interesse auto-costituiti non più titolati a detenere una porzione più grande della ‘torta’ pubblica di influenza, privilegio, distribuzioni di tasse, ed esenzioni legali rispetto ad altri auto-nominati gruppi di interesse” di matrice laica.
Il problema, secondo Grayling, è che i gruppi religiosi hanno nella società inglese una “fetta di ‘torta’ molto più grande di quanto i loro componenti o meriti realmente giustifichino”. Un premier schiettamente non credente e laico non avrebbe il classico senso di inferiorità nei confronti dei credenti e non penserebbe che questi abbiano una qualche “marcia in più”.
Grayling precisa che questi propositi non giustificano affatto un premier “attivamente militante contro la religione”, tale da metterla fuori legge o che faccia “passare leggi che rendano l’osservanza religiosa più difficile”. Il problema è la cancellazione dei privilegi, che diminuirebbe “l’amplificazione artificiale delle voci e dei punti di vista religiosi nella nostra società”. Infatti “la religione prospera in condizioni di attivo supporto e di attiva persecuzione; in un clima socialmente e politicamente liberale perde peso per cause naturali”. La religione dovrebbe essere una scelta volontaria e per questo “dovrebbe pagare ciò che deve e prendere posto nella fila come tutti gli altri”, senza privilegi.
Grayling dice inoltre la sua su un tema molto dibattuto in questi anni, ovvero il rifiorire delle religioni. Egli afferma decisamente: “nonostante le apparenze, il mondo non sta vedendo un riemergere della religione, ma solo un massiccio aumento del volume delle voci religiose. Tutto ciò è proprio una reazione al crescere della secolarizzazione tra la gente stanca degli sconvolgimenti, degli intralci e dei conflitti che la religione causa così spesso”.
Il pensiero di Grayling non fa una grinza. In Italia un editoriale di un fiolosofo del genere su un giornale qualsiasi è pura utopia.
“…la maggior parte degli esponenti del governo sono dichiaratamente non credenti, tra cui il possibile successore di Gordon Brown, l’attuale ministro degli esteri David Miliband.”
Nel nostro (bel?)paese simili dichiarazioni immagino che comporterebbero la revoca della fiducia al Governo da parte del Parlamento. 🙂
*applaude*
Pensiero tutto da approvare, naturalmente… se non fosse basato su un presupposto – espresso nalla parte finale – a mio parere tutt’altro che scontato.
Che il mondo non stia vedendo un ‘riemergere della religione’ e che ci sia solo ‘un aumento del volume delle voci religiose’ può essere vero se ci si riferisce ai credi religiosi tradizionali… ma a mio parere (espresso su questo blog ogni volta che se ne presenta l’occasione) lo è molto meno se ci si riferisce alla ‘mentalità religiosa’ che porta – per dirlo con Nietzsche – a ‘uccidere Dio’ per poi però sostituirlo con qualcosa o qualcuno che ne svolge le stesse funzioni.
@Bruno:
invece io sono d’accordo con la visione di Grayling.
Sono un inguaribile ottimista?
Bel testo, molto “inglese”, cioè chiaro. I professori inglesi scrivono libri leggibilissimi e godibilissimi. In Italia tutti gli intellettuali, con poche eccezioni, non scrivono per il pubblico (che compra i loro libri) ma per altri intellettuali o per dimostrare quanto sono bravi. Basta leggere una qualsiasi prefazione ai classici (per es. nei Meridiani): lunghi, semi incomprensibili, mortalmente noiosi. Italo Calvino consigliava di saltare a piè pari le introduzioni.
Insomma, un vezzo italiano quello di risultare incomprensibile (penso anche a certi articoli della Rossanda e di Asor Rosa: ma chi li capisce, chi li legge, a parte qualche altro intellettuale?).
Come ha detto qualcuno qui sopra: un pezzo come questo in Italia è inconcepibile, impossibile.
Scrivete inglese per favore: chiari e concisi.
la maggior parte degli esponenti del governo sono dichiaratamente non credenti
applausi
@ nihil84
Il fatto che esprima dubbi su un certo tipo di analisi (dominante, questa analisi ottimistica, anche in questo blog), condividendo per altro tutto il resto del pensiero di Grayling, non significa che non sia ottimista…
Come dicevano certi illuministi: ‘Pessimismo della ragione, ma ottimismo della volontà’.
Lucido e chiaro… davvero fa passar la voglia di leggere e ascoltare le sbraitate tirate pseudofilosofiche di casa nostra…
Non capisco se da noi manchino personaggi altrettanto realisti e coraggiosi oppure se, sempre da noi, non venga offerto loro lo spazio pubblico che meriterebbero.
Si badi che l’intervento è di un filosofo e non di un politico; ciò mi convince che in effetti i politici, come i preti che hanno la stessa natura parolaia di questi, servono poco alla società e , forse, sono proprio loro a crearle problemi.
Questo testo è una boccata di aria fresca…a noi ci tocca respirare quest’insalubre situazione italiana.Spero che lo sbattezzo collettivo possa smuovere la melma in cui ci vogliono far rimanere.
Vivo in Inghilterra da 5 mesi e nelle news della BBC avrò visto una volta Ratzi e un paio di volte un religioso parlare. Che qui le cose siano un po’ diverse è un fatto assolutamente tangibile. Devo dire però che quei pochi credenti che ho conosciuto lo sono con una certa dose di fanatismo, in un modo cioè che in Italia è abbastanza raro vedere. Direi che sono simili agli Americani, ma evidentemente sono una minoranza in via di estinzione se secondo gli esperti la GB si sta secolarizzando…
A noi và di lusso. Non abbiamo già un primo ministro ateo?
Leggo con occhi ammirati misti ad invidia. Perchè? Perchè vivo in Italia.
Del resto, un discorso del genere se lo può permettere in Inghilterra, dove, come ci informa il filosofo, solo il 2% della popolazione si reca in chiesa e, come avete sottolineato, i rappresentanti politici non hanno problemi a dichiararsi non creddenti.
In Italia? Seppur in calo, siamo piuttosto lontani da questi bassi livelli di frequenza.
E i politici? Si vergognano a dire quasi a dire che non sono cattolici, figuriamoci non credenti.
Anche se un noto politico c’è: Gianfranco Fini ha dichiarato di essere non credente, salvo poi difendere in termini assoluti il ruolo della chiesa in Italia.
Ecco…quindi in Italia al massimo ci possiamo permettere degli atei-devoti.
A Sergio: e la tristezza a pensare che erano quelli che avevano in mano il PCI e che avrebbero voluto, dicono loro, darci la rivoluzione…senza nemmeno farsi capire; e quanto di rivoluzione in loro ci fosse la dimostra il “pensieroso” e fifone e grigio e inutile Giorgio Napolitano: il pensatoio fatto persona. Intanto noi facevamo le scuole che loro volevano e lavoravamo in attesa della (loro) Storia.
Condivido completamente.
Bravo!
“La religione dovrebbe essere una scelta volontaria e per questo “dovrebbe pagare ciò che deve e prendere posto nella fila come tutti gli altri”, senza privilegi.”
dici così una cosa in italia e partono interrogazioni parlamentari e processioni riparatorie.
La differenza principale con quanto succede qui da noi è che la chiesa di Inghilterra può mantenere i suoi privilegi solo rinunciando ad imporre leggi “etiche” ad una popolazione largamente secolarizzata, che naturalmente in quel paese si ribellerebbe e chiederebbe a gran voce la revoca degli stessi privilegi. In Italia invece una popolazione largamente secolarizzata accetta, per ragioni di opportunità politica, che la chiesa imponga delle leggi anche se poi vengono almeno in parte comunque aggirate.
Il discorso di Grayling non fa una piega.
L’unico problema è che la situazione del Regno Unito è un po’ complessa riguardo alla chiesa anglicana… La regina è il vertice del potere spirituale, il primo ministro viene nominato dall’arcivescovo di Canterbury… Insomma, non è proprio una situazione simile alla nostra… Lì è religione di stato.
Che poi sul piano pratico stiano messi molto meglio di noi, mi pare ovvio e palese!
In ogni caso, applausi a Grayling
“la religione prospera in condizioni di attivo supporto e di attiva persecuzione; in un clima socialmente e politicamente liberale perde peso per cause naturali”: mi verrebbe la voglia di proporre l’inserimento di questa frase nello statuto dell’ UAAR…
Plaudo di cuore a questo distinto signore
perché non mi pubblica i post??
Il discorso di Grayling non fa una piega..
L’unico problema è che la situazione del Regno Unito è un po’ complessa riguardo la chiesa anglicana… La regina è il vertice del potere spirituale, e il primo ministro viene nominato dall’arcivescovo di Canterbury… Insomma, non è proprio una situazione simile alla nostra… Lì è religione di stato!
Che poi sul piano pratico stiano messi molto meglio di noi non lo metto in dubbio, è palese!
In ogni caso, applausi a Grayling!
Il confronto fra Regno Unito e Italia mostra molto bene, credo, la differenza fra secolarizzazione e laicità: la prima riguarda i concreti comportatamenti delle persone e della società, la seconda concerne soprattutto la consapevolezza teorica e le istituzioni pubbliche. Non c’è dubbio che l’Italia sia più laica, pur con il limite del concordato(da noi nessuno si sognerebbe di impedire legalmente ad un protestante di diventare primo ministro), ma molto meno secolarizzata(vedi continue professioni di fede dei politici e maggiore frequenza delle masse alle pratiche religiose, per quanto molto spesso dovuta più a consuetudine che a reale convinzione). Tuttavia siccome teoria e prassi sono entrambe importanti e alla fine interagenti, non saprei dire chi, fra italiani e britannici, sia più libero dai condizionamenti religiosi.
Lucia, te li ha pubblicati i post! 😀
Pero’ in italia servirebbe molto di piu’, anche se ritengo Berlusconi di sicuro un perfetto esempio di cattolicismo italiota ipocrita, ma ateo nella sostanza.
Questo filosofo ha scoperto l’acqua calda. Il suo ragionamento non fa una grinza, ma l’umanità poteva arrivarci anche prima a capire certe cose..
PS: Berlusconi è un cattolicista che gioca a far il cattolico, ed è la cosa peggiore che ci potesse capitare (non solo per questo, naturalmente!).
cavolo, oops
Per le ragioni esposte bene da Grayling, un premier ateo serve davvero, e non solo in GB.
Se poi fosse anche umanista, sapremmo non solo cosa intende fare per la laicità, ma anche in base a quali princìpi guiderebbe il paese al benessere.
Un premier ateo umanista sarebbe in sé stesso un esempio di come la religione non sia affatto *necessaria* alla politica, né all’etica, né alla felicità.
Un premier ateo servirebbe ovunque. Poi, chiunque abbia una fede è libero/a di praticarla in provata sede. Nessuno può impedirlo. Ma nessuna legge statale può essere promulgata basandosi su principi religiosi.
Elementare, Watson.
Ma, per quanto elementare, troppa gente ancora non ci arriva.
Oooops… “privata”, non “provata”.
Condivisibile, anche per il fatto che i religiosi abbiano più fondi schiena sulle poltrrone che contano che teste fra la gente.
Ma c’è una ragione altrettanto semplice perchè questo accada: le religioni sono filosofie “del potere” per “il potere” (inteso quale potere supremo, su tutto e su tutti, di un’unica entità) e a ciò tendono di conseguenza.
A dir la verità non basta essere atei: bisogna dire anche perché, spiegare le ragioni del proprio ateismo e difenderle, se necessario con forza. Un presidente del consiglio ateo, ma profondamente rispettoso della religione e del sentimento religioso, mi sembra un po’ un non senso se poi è o si vede costretto al silenzio per rispettare le varie sensibilità.
Un bell’esempio ce l’abbiamo in casa: Napolitano è ateo (o lo era fino a poco tempo fa). Ma si guarda bene dal dirlo e dal difendere le sue convinzioni per non urtare la Chiesa. Ha capito, come Berlusconi, che la Chiesa conta (di nuovo). Lo stesso dicasi di d’Alema e Veltroni e tanti altri. La Chiesa concede loro di non essere credenti: i poveretti non hanno infatti la fede che è notoriamente un dono (l’uomo non può credere con le proprie sue forze). Ma devono tacere o non sbanderiare troppo le proprie convinzioni filosofiche o religiose, se no offendono il sentimento religioso, ma soprattutto minano il potere della Chiesa. L’agnosticismo va bene, ma l’ateismo no. L’agnostico dice: chissà, può darsi, e alla Chiesa va abbastanza bene (il soggetto è recuperabile, è in cammino). L’ateo dice invece chiaramente: tutte balle, il potere si fonda sul nulla, su ridicole favole antiche. E questo non si può dire, e si capisce.
Ritengo che quella di Grayling sia un urlo di denuncia di come le Istituzioni siano legate a doppio filo con il potere religioso (e non solo in GB);
Non mi ero mai soffermato sul fatto che anche gli stati (cosiddetti più laici) fossero così succubi di …;
Mal comune…. catastrofe.
Ritengo di non potermi definire ATEO =senza dio, perchè ciò implica che qualcuno c’è l’abbia; e ciò è da escludere.
non mi posso definire AGNOSTA=senza conoscenza, cosa che è vera, ma dal momento che nessuno può sostenere di conoscere tutto lo scibile umano figuriamoci se può conoscere lo scibile universale, se ne deduce che tutta l’umanità è agnosta (e quindi l’agnosta non è una categoria a parte).
Ritengo invece che chi afferma di credere in un dio (o in più dii o quant’altro di mistico) in realtà esprime una opinione, condivisa o meno, ma sempre un’OPINIONE.
La societa’ Britannica e’ fortemente secolarizzata, ma conserva molti retaggi istituzionali decisamente arcaici…dalla camera dei Lord (per fortuna parzialmente riformata da Blair, potrebbe diventare in tutto o in parte elettiva con una imminente riforma che completerebbe la precedente) alla chiesa Anglicana come religione di stato..
Di certo esiste un forte divario tra le istituzioni (spesso ridotte a carattere meramente simbolico, come la chiesa o la stessa corona) e la societa’…divario che andra’, prima o poi, affrontato….
Cosa comunque delicata, che potrebbe richiedere un profondo ripensamento dell’architettura di uno stato che e’ l’unione di quattro orgogliose e ben distinte nazione (nazionalismi di parte compresi!)
@ piersky
Commento veramente ottimo, che aiuta a rimettere un pò i piedi per terra dopo la per altro bellissima ‘utopia’ del nostro filosofo.
In quanto al mio ‘pessimismo’ circa un riemergere delle religioni che dal nostro viene dato come più apparente che reale… ecco, proprio questo nazionalismo (non certo solo peculiarità delle ‘nazioni’ britanniche) temo sia la spia – più di altri aspetti retaggio del passato forse ormai giunti al capolinea – di un possibile rigurgito religioso sotto altra forma.
@ Sergio
Condivido senza riserve.
ma i bambini cresciuti in una scuola dove non si insegna la religione crescerebbero tendenzialmente liberi, razionali, atei…è questo il problema.
il potere non vuole un popolo troppo libero e troppo intelligente e le stupidaggini religiose sono un ottimo freno sociale se inculcate fin da piccoli.
x RITENGO
agnosta o agnostico non significa proprio senza conoscenza ma senza fede.
“a” privativo + “gnos” fede= senza fede.
sono perfettamente d’accordo col filosofo inglese, ma purtroppo in italia non si parla mai chiaro, si gira attorno alle questioni, d’altra parte i primi rudimenti ce li ha propinati proprio la scuola clericale e i politici nostrani hanno fatto la scuola dai gesuiti,quasi tutti : Che cosa possiamo aspettarci?
a me basterebbe un premier laico, e mi sembrerebbe un bel passo avanti, rispetto a Silvio
@Stefano
… Si, ma in senso lato, più esattamente si intende privo della conoscenza (“ovvero dell’esistenza di dio).
Applausi per Grayling.