Appartenenza etnica, religione e depressione: nuovo studio

Gli studi sulla religione si moltiplicano, ma sembrerebbe che, anziché portare a conclusioni univoche, ogni nuova inchiesta aggiunga ulteriore confusione. Non fa eccezione uno studio di Richard J. Petts e Anne Jolliff, della Ohio State University, sull’impatto che la religiosità può avere sulla depressione in base all’appartenenza etnica. Gli autori sostengono che gli adolescenti neri, asiatici e latini siano più depressi di quelli bianchi; ma mentre per neri e bianchi la religiosità sarebbe negativamente associata con la depressione, per gli asiatici accadrebbe il contrario. Non solo: tra questi ultimi, coloro che frequentano più spesso i servizi religiosi sarebbero ancora più depressi dei praticanti tiepidi; la stessa relazione si riscontrerebbe tra le ragazze rispetto ai ragazzi.

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22 commenti

Billy Belial

E’ ovvio che i religiosi siano tendenzialmente più depressi: le religioni impongono la repressione di diversi comportamenti naturali, ed i credenti sviluppano un distorto senso di colpa che li mantiene legati al culto stesso, e che bilanciano con l’aggressività

Sailor-Sun

Cioè i bianchi e i neri sono meno depressi tanto quanto sono più religiosi, mentre gli asiatici più sono l’uno più sono l’altro?
Che le ragazze religiose siano più depresse dei ragazzi direi che è normale, visto che la donna nei monoteismi è sempre quella bistrattata e umiliata.
Che la droga chiamata fede abbia un effetto stupefacente su alcuni e deprimente su altri?

SilviaBO

Ho dato un’occhiata veloce al testo. Non sono riuscita a vedere bene l’ultima pagina, contenente la tabella più utile per valutare la validità del lavoro.
Non si tratta di un articolo scientifico, ma di una presentazione a un congresso. C’è una certa differenza, perché un articolo pubblicato su una rivista scientifica viene sottoposto a maggiori controlli ed è quindi più attendibile e serio di una semplice presentazione.
Gli autori, se non ho capito male, hanno fatto una regressione lineare e hanno valutato la significatività dei coefficienti. Ma chi ha detto che la relazione tra religiosità e depressione debba essere lineare? Ed è stata eliminata l’influenza di altre variabili ben più importanti?
Mi pare che l’analisi dei dati sia un po’ raffazzonata. Secondo me le correlazioni che hanno trovato sono casuali, cioè non dipendono da una relazione causa-effetto tra religiosità e depressione.
La depressione è una malattia, ben diversa dal semplice malumore o da una tristezza passeggera, e trovo difficile immaginare come la religiosità possa influenzarla. E’ come dire: la religiosità influenza l’alluce valgo?

giuseppe

Cavolate dette ad arte per manipolare l’opinione pubblica. Quando la coscienza é tranquilla non si ha bisogno di ricorrere a simili espedienti. Sono studi che hanno ben poco di scientifico.

Massi

Sarà per questo?

Da ‘La madre poverella’, di G.G.Belli

Fidate, fijja: io parlo pe sperienza.
Ricchezza e ccarità sso ddu perzone
che nnun potranno mai fà cconosscenza.

Se chiede er pane, e sse trova er bastone!
Offerimolo addio: che la pascenza
è un conforto che ddà la riligione.

Bruno Gualerzi

Forse il pregiudizio è mio, ma questi studi fatti in base all’appartenenza etnica – oltre che, come qui si dice a mio avviso più che giustamente, aumentare la confusione – non fanno altro che alimentare tendenze razzistiche. Non tanto nel senso classico di stabilire gerarchie fra le razze (anche), ma consolidando certi luoghi comuni che le riguardano, o aprendo la strada per il formarsene di nuovi, che diventano poi il materiale con cui si costruiscono i pregiudizi.
E tanto più quanto più il tutto si ammanta di scientificità.

Miso

A queste statistiche non credo mai, sembra che chi le fà, voglia dimostrare il propio punto di vista.

Lucia

Ma vi prego!
Chi li ha fatti questi studi??
Maga Magò?
Non c’è nessuna relazione tra etnia-religione-depressione!

Flavio

Veramente sembrano due sociologi di tutto rispetto e la pubblicazione è “peer reviewed”.

Kaworu

non vorrei dire una cazzata, ma forse più che di appartenenza etnica si potrebbe parlare di classe socioeconomica, perchè negli USA i latinos e gli afroamericani di solito stanno nella fascia medio – bassa, e probabilmente è più questo ad influire, che non l’etnia in sè.

Popinga

Questo studio è degno di una segnalazione alla segreteria del premio Ig Nobel, quello che premia le pubblicazioni scientifiche più inutili. La cerimonia del 2008 si terrà in ottobre a Cambridge (Massachusets). Tra i favoriti uno studio di Sina Zarrintan, dell’Università di Medicina di Tabriz (Iran), dall’eloquente titolo “Ejaculation as a Potential Treatment of Nasal Congestion in Mature Males”. Vi terrò informati.

Otto Permille

Sembra una indagine assai poco scientifica. Ad esempio io destesto il calcio e non sono tifoso. qualcuno potrà dire che mi stoperdendo qualcosa dalla vita e che un tifoso ha opportunità di essere più felice di me. Infatti quando la sua squadra segna, può gridare “goool!” e vivere di una felicità immensa. Un gioia che io non potrò mai provare. Però, quando la sua squadra si prende un cappotto, il tifoso si dispererà, piagerà e si strapperà i capelli. Invece in quel momento io sarò felice, proprio perché della cosa non me ne frega niente. Quindi tutto infine si compensa.

ignazio

Non sono religioso e credo di poter dire che appartengo all’etnia Euromediterranea, ma capita di deprimermi (anche molto) ogni volta che ricevo l’estratto conto dalla banca. Sarà grave?

stefano

capita anche a me, non con l’estratto conto ma tutte le volte che al lavoro mi appiccicano il turno 6,30-14,30 🙂
colpa dell’etnia?

Sara

Beh, io non sono religiosa, ma ho avuto le mie belle depressioni, specie quando prendevo la pillola. Mi sa che era colpa degli ormoni, no? Voglio dire, la depressione non è un semplice sconforto momentaneo, è una malattia, dubito che la religione c’entri qualcosa. Certo, se poi quando uno è depresso gli parlano di castità o altre boiate, probabilmente si deprime peggio… 🙂 Ma no, non c’entra niente la religione, né l’etnia. Altro studio fatto per comparire su qualche pubblicazione scientifica.

Azathoth

hmmm si mi sa che la spiegazione di Kaworu sia già più sensata…

Claudio

Bruno Gualerzi: premesso che dello studio in questione bisogna valutare l’attendibilità scientifica, non è che la scienza vada però piegata ai bisogni della politica o del politically correct, il suo obiettivo è solo quello di descrivere la realtà.
Non si può insomma pretendere di censurare o evitare di divulgare i risultati di certi studi solo perchè qualcuno (a sproposito secondo me) pensa che possano alimentare tendenze razziste.

Il problema di certi studi come questo è verificare se siano scientificamente corretti o meno, punto, le conseguenze che scaturiscono dalla divulgazione dei risultati non dovrebbero per nulla interessare la scienza.

cullasakka

Sbaglio o si era scoperto qualche tempo fa che non esistono differenze di “razza” tra gli esseri umani? Perché allora l’articolo usa il termine “race”, al posto di qualsiasi sinonimo più corretto?

Bruno Gualerzi

@ Claudio
A parte altre considerazioni (che ho proposto proprio poco fa in relazione all’articolo di Veronesi in un altro post al quale, se ti va, ti rimando), in merito a questa specifica ricerca non può essere considerata ‘neutra’ la scelta di farla – sempre se non ho frainteso, il che è tutt’altro che da escludere – su basi etniche. Certo, esistono le etnie, o le razze (altra possibile mia confusione), ma il considerarle come una sorta di ‘dato oggettivo’ senza tener conto di cosa ha comportato storicamente questa suddivisione, può – e sottolineo può – offrire, come ritenevo necessario rilevare, materiale per il consolidarsi, o il formarsi, di pregiudizi.
Quindi, se ciò che dico ha un qualche fondamento, come io continuo a credere, la ricerca non andava fatta? Nemmeno per sogno, ma con l’obbligo – etico e scientifico insieme – di tenerne conto.

Matteo

In linea di massima concordo con quanto scritto da Bruno Gualerzi.
Sarebbe piuttosto da sottolineare quanto la chiesa si approffitti di situazioni di difficoltà, debolezza, ignoranza e sudditanza psicologica di un individuo, per avere più campo libero. Insomma nessuna differenza con fenomeni da baraccone come wanna marchi o scientology.

Miso

Più che altro i traumi infantili, l’educazione, e la società in cui l’individuo vive, sono causa di malattia mentale; quindi la religione, può influenzare la personalità di una persona. se uno psicotico si crede la reincarnazione di cristo, o parla con il demonio, è evidente che la religione cristiana ha influenzato la sua fragile psiche, forse in India qualche malato di mente potrebbe sentirsi perseguitato dalla dea Kali.
Comunque come ho già detto, non credo a questi studi, che spuntano tutti i giorni e invadono radio, tv, e giornali.

vime

# giuseppe scrive: Cavolate dette ad arte per manipolare l’opinione pubblica. Quando la coscienza é tranquilla non si ha bisogno di ricorrere a simili espedienti. Sono studi che hanno ben poco di scientifico.

Forse è vero, ma prendiamo per esempio il caso di un omosessuale, anche se ha coscienza a posto si sentirà continuamente in colpa e vivrà conflitti interiori che non oso immaginare… e questo non certo grazie a Pulcinella ma alle imposizioni della religione.
Secondo me è il legame sesso = peccato imposto dalle religioni che tormenta più frequentemente e fa sentire depressi.

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