Il Circolo UAAR di Roma è presente con un suo stand alla festa nazionale del PDCI in corso di svolgimento a Torvaianica. La festa si concluderà domenica 14 settembre.
Per informazioni: roma@uaar.it
Il Circolo UAAR di Roma è presente con un suo stand alla festa nazionale del PDCI in corso di svolgimento a Torvaianica. La festa si concluderà domenica 14 settembre.
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Bene, altro impegno importante per la ns. visibilità.
Auguri di buona riuscita.
Auguri di buon svolgimento e di buona riuscita. I compagni romani del PDCI sono ben radicati nella città e rientrano tra quelle forze progressiste non asservite all’ Messianismo Papalino di Veltroni.
Il giorno dopo inizia la scuola, magari potessi andarci, mannaggia.
Francamente preferisco il modo di operare di Amnesty International, che ribadisce la sua indipendenza dai partiti politici e dai governi.
Non mi piacerebbe che l’UAAR sia poi tacciata di essere in comunella con i comunisti.
concordo con Iging
anche perchè il PDCI è una Chiesa il cui Dio è il Partito.
Vi siete già dimenticati il cosa hanno fatto gli onorevoli del PDCI
nel novembre 2006 riguardo a Chiesa e ICI
e la dichiarazione di Giordano: “siamo laici ma non anticlericali” ?
@ rolling stone
giordano è di rifondazione non del pdci, se gli dici che è uno di loro succede un pandemonio.
comunque va bene far conoscere l’attività dell’UAAR il più possibile, magari giordano non sarà anticlericale, ma tra quello che resta della base dei partiti comunisti l’anticlericalismo è ben radicato.
@ Iging
Anche noi lo ribadiamo, ma a chi se non sfruttiamo 2 – 3 settimane di contatto continuo con la gente? Da una statitistica solo mia personale, il 40% di chi si ferma ai nostri banchetti non ha mai sentito parlare dell’ UAAR.
tomaraya
è vero. Mi ero dimenticato delle ultime beghe interne al Partito
http://www.corriere.it/gallerie/2008/07_Luglio/28/giannelli.shtml
@rolling stone:
Il PdCI è un partito con tanti difetti (compreso il dirigismo, forse?), ma di sicuro non è una chiesa e non è considerato un Dio dai suoi militanti. Semplicemente si usa la pratica del centralismo democratico, ovvero una volta presa una decisione non la si può contestare pubblicamente. L’UAAR partecipa alla festa del PdCI per farsi conoscere in un ambiente laico e a forte presenza di atei e agnostici, non certo per essere asservita dai comunisti.
Quanto al voto sull’ICI, beh, se la sinistra avesse votato contro per incompatibilità con la sua sensibilità (incompatibilità che c’è ed è molto marcata), sarebbe caduto il governo Prodi e sarebbe venuto Berlusconi che avrebbe raddoppiato magari i privilegi della Chiesa, o avrebbe comunque accresciuto il peso politico di essa.
Quindi, decisione realista. Certo, alla fine la sinistra ha appoggiato talmente gli errori del governo Prodi che Berlusconi è tornato lo stesso, più forte che mai; il che significa che il problema stava alla base. Ma quando si fa una scelta per garantire agli italiani un minimo di democraticità, sapendo che purtroppo data la fase storica è il massimo che si può fare, allora bisogna andare fino in fondo.
Guarguaglini
appunto! Il centralismo democratico ricorda il dogma dell’infallibilità del Papa
@Guarguaglini
Qualcuno asseriva che l’estremismo è il male infantile del comunismo………io asserirei che il centralismo democratico (Alias stalinismo) e il male congenito del comunismo.
Andate, tranquilli, tra queste persone… sono operai, sono impiegati, sono insegnanti… è gente che sa lottare, è gente onesta, è gente che lavora.
@rolling stone, Leo55: Centralismo democratico, alias stalinismo? A me risulta che l’abbia applicato per primo Lenin.. Stalin magari ha solo tolto l’aggettivo “democratico” 😀
E non riguarda nessun dogma sull’infallibilità, a volte la linea cambia e si critica quella precedente -vedere il fallimento dell’Arcobaleno.
Poi si può essere d’accordo oppure no, è una prassi con i suoi pregi e difetti e un’applicabilità più alta in certe fasi, meno in altre.. ma da qui a paragonarla all’infallibilità o chiamarla malattia congenita, ce ne passa. Dopotutto moltissime organizzazioni prevedono dei limiti alla libertà di critica esterna (e sottolineo “esterna” -quella interna dev’essere sempre permessa), per salvaguardare la propria unità e non rischiare di andare un pezzo di qua, e l’altro di là, senza concludere poi niente materialmente.