Si estende il dibattito all’interno del mondo cattolico (come segnala un editoriale di Ezio Mauro su “Repubblica”) dopo l’editoriale di Lucetta Scaraffia, su “L’Osservatore Romano”, in cui aveva proposto la ridiscussione dei criteri stabiliti ad Harvard 40 anni fa sulla definizione di morte cerebrale. Carlo Casini, eurodeputato e presidente del Movimento per la Vita, ha affermato infatti che “la morte del cervello corrisponde alla morte dell’uomo” perché “è il cervello che coordina tutte le funzioni e che fa del corpo una sola cosa finalizzata a uno scopo comune”: anche se “ci sono fenomeni come la crescita dei peli, o alcune attività dell’intestino, che continuano anche dopo la morte […] queste non sono sufficienti a dire che l’essere è ancora vivo”.
Anche la Chiesa ribadisce l’accettazione dei criteri di Harvard: il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, il cardinale Javier Lozano Barragan, afferma che la Chiesa “ha sempre sostenuto” che si consideri come morte la “completa assenza di segni encefalografici, del cervello, del midollo, del tronco cerebrale, per un periodo di almeno sei ore […] quello che le ricerche scientifiche attuali ci dicono” e che “donare gli organi è una cosa buonissima”, attendendo “un pronunciamento solenne del Papa o della Congregazione per la Dottrina della Fede”, senza i quali “la linea della Santa Sede sulla fine della vita non cambia”.
Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, chiarisce che l’editoriale della Scaraffia “contiene molte inesattezze e rischia di confondere situazioni tra loro assolutamente differenti, come lo stato vegetativo e la morte cerebrale”.
Tra le voci contrarie, quella del professor Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Genova, autore del libro La morte cerebrale e il trapianto di organi (Morcelliana), che addirittura afferma su “Il Giornale”: “la morte cerebrale è un’invenzione creata ad hoc a fini trapiantistici” (nonostante ciò, non ha intenzione, precisa, di “sparare sui medici né sul Vaticano”).
Dibattito cattolico sulle tesi di Scaraffia riguardo “morte cerebrale”
24 commenti
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“la morte cerebrale è un’invenzione creata ad hoc a fini trapiantistici”
Ma quindi l’elettroencefalogramma è manipolato esternamente dai medici?
Cos’è? Una colossale teoria del complotto?
Haha
tutte fandonie.
la chiesa è stata dichiaratamente contraria alla donazione degli organi fino all’inizio degli anni ’80 e anche oltre ovviamente fin quando lo spostamento del’opinione pubblica cattolica verso il sì ai trapianti non poteva che obbligare il vaticano a prenderne atto e a cambiare le linee guida a riguardo.
stessa zuppa per ciò che concerne il protollo di Harvard; non lo hanno mai accettato completamente e ogni tanto l’opinione che la morte cerebrale non è sufficente per dichiarare morto un individuo ( come se si potesse sopravvivere senza il cervello…) rispunta tra le righe di certi cattogiornali, segno evidente che l’unica realtà oggettiva a cui i gonnelloni son disposti ancora a credere è quella elaborata da Aristotele 2600 anni fa.
niente di nuovo, solo la solita vecchia chiesa dogmatica monolitica e ferma all’età del bronzo.
“la morte cerebrale è un’invenzione creata ad hoc a fini trapiantistici” non avevo letto l’articolo per intero e questa mi era scappata! affermazione gravissima direi! cioè un complotto ordito da scenziati atei agnostici 40 anni fa per creare un grande serbatoio di organi da trapiantare su altri uomini!! è veramente pazzesco che un filosofo possa sparare certe caxxate.
Non capisco con qule autorità questa Lucetta Scaraffia parli di argomenti medico-scientifici.
Visto che il prof(?). Paolo Becchi, ordinario di Filosofia (e che c’entra con la medicina?), tramite “Il Giornale(accio)” promuove i cinque minuti di boiata libera, partecipo anch’io.
“La morte in se stessa e’ un’invenzione creata ad-hoc dalla chiesa per vendere antidoti spirituali contro la paura della stessa.”
Oppure:
“La morte e’ un’invenzione creata ad-hoc dalle agenzie di pompe funebri per vendere loculi al cimitero.”
“la Chiesa ribadisce l’accettazione dei criteri di Harvard:”
la comunità scientifica dovrebbe rispondere con un congresso sull’immacolata concezione
Ma che gli frega a stì preti del corpo, tanto quando uno muore l’anima se ne và a quel paese.
Uno non è libero neanche di crepare.
Avvenire e’ in calo di vendita e come tutti i giornali cerca lo scoop. La morte cerebrale e’ solo un argomento per fare polverone. Esauriti i temi etici il direttore di cotal giornale si dedicara’ al classico di sempre per tener desta l’attenzione dei suoi lettori: l’intramontabile tette & Co. da sempre un argomento che aumenta le vendite. Aspettiamoci quindi una prossima campagna moralizzatrice contro il sesso, droga e rock&roll.
la chiesa ha vinto: ha vinto sulla morte!!! non morira’ piu nessuno….la chiesa ha sconfitto la morte!
eppure qualcosa mi dice che se un cane lo chiamo tavolo,cane rimane….mahhh…
Quando i filosofi credono di poter invadere con arrognaza campi che non gli competono sparano grandi cazzate, e non è la prima volta…
Osservatore Romano = Macchina di guerrà e crudeltà oltre le posizioni del Vaticano.
Pagherete davanti al Dio cosmico per il male inferto sulla terra.
Quante sciocchezze, mamma mia! In realtà la vita se ne va molto prima che il corpo si spenga. Ho visto gente già morta con il cervello però completamente funzionale. Molti sono morti da tempo e non se ne accorgono neppure. Sono una sventura per l’intera umanità.
Carlo Casini: “la morte del cervello corrisponde alla morte dell’uomo”. Parola di Zombie.
In assenza di certezze mi sembrerebbe logico che ognuno agisca secondo la propria coscienza!
Su quali basi si dice che quella cattolica sia migliore delle altre?
A me, onestamente, mi pare una delle peggiori, ma non impongo agli altri di pensarla come me. Liberi loro di crederci, libero io di credere in altro.
O no?
tanto per sapere, a quale livello di decomposizione una persona è morta per i cattolici?
quando c’è il rigor mortis o quando già puzza?
o magari quando i vermi si stan mangiando la carne?
no perchè se no vado a disseppellire un sacco di vivi al cimitero…
Ragzzi un dato su tutti: la Binetti si è detta contraria alle tesi della Scaraffia. Mi sembra che basti.
Il problema non è medico, è bioetico, come ha spiegato bene Veronesi nell’articolo citato in queste stesse Ultimissime.
Quindi non è una questione di “competenze”, le osservazioni della Scaraffia non stanno in piedi perché illogiche, tutto qui. Finiamola con questa menata che solo gli scienziati sanno cos’è la vita, non so voi ma io intendo ben altro per “vita” che le mie funzioni biologiche… altrimenti finiamo sullo stesso piano della CCAR che cerca la vita con lo stetoscopio.
Scusa Alessandro Bruzzone, ma la bioetica è l’ennesima invenzione filosofico-pretesca per intrufolarsi in affari che non li riguardano. Serve alla vita delle persone come serve la psico-pedagogia nelle scuole: a una beata fava.
Vignetta di Ellekappa su Repubblica:
Commovente come sia difesa la vita in Italia
Ma solo prima della nascita e dopo la morte
Scusa Popinga, ma è evidente che la fallacia nel concetto di vita proposto dalla Scaraffia non sta in una DISTORSIONE della scienza, tutt’altro: sta in una sua accettazione TOTALE, letterale ed insieme capziosa.
Che la vita, biomedicamente intesa, esista sino a quando nell’organismo vi sono funzioni vitali è un dato di fatto. In questo senso anche la povera Eluana, per esempio, è viva. E sono vivi tutti quegli esseri che non hanno coscienza pari a quella umana, né magari altre di ordine inferiore: un albero, per esempio, è vivo, ma non mi risulta pensi.
Se si accetta il modello scientista/cattolico (che tanto ormai i 2 paradigmi convergono) la Scaraffia ha ragione. Invece si deve imporre una coerente etica dell’individuo, che tenga conto della scienza senza però dipenderne. Nella fattispecie: sappiamo che il nostro pensiero coincide fisiologicamente con il cervello, e che nel momento che questo viene meno questo veniamo meno noi come individualità; e da queste considerazioni che deriva il concetto di morte cerebrale, che non è la morte tout-court.
E questa, signori, è bioetica, ovvero riflessione etica condotta sui dati delle scienze della vita. Mi rattista vedere che qui, come altrove, la filosofia è “buona” solo quando tira le redini dei dogmi del posto, salvo diventare il capro espiatorio ideale alla prima polemica.
Etica della qualità della vita, etica della dignità: non bioetica. Il mio non era certo un attacco all’etica e alla filosofia, ma all’uso strumentale che di essa fa chi dietro il termine bioetica nasconde il concetto di sacralità della vita. Sembra che bioetici siano solo i cattolici; quando si parla in TV di bioetica subito compare la faccia da batrace di Sgreccia. Ora ci dobbiamo subire la Scaraffia (reclam de la mort impruìsa, diciamo a Milano), che di bioetica nella tua accezione ne sa come Alberto Tomba. Una volta chiarito ciò di cui stiamo parlando, allora continuiamo.
@Angelo
non è Avvenire (CEI) ma osservatore romano (papa).
Comunque il portavoce del papa ha smentito l’articolo, che comunque è stato mal interpretato dai nemici della VERA FEDE. Non bisogna confondere le posizioni del papa, quelle di bagnasko e quelle dell’oss. romano, così come non si deve confondere la santa sede con il vaticano e non si devono confondere il padre il figlio e lo spirito santo, che sono tre distinte persone, ma consustanziali.
Qua c’è un vicario de ddio nipotente,
c’è un vicario, vicario der vicario,
e per urtimo c’è un vicegerente
vicario der vicario der vicario.
Ste distinzione qui tièttele a mente,
pe’ nun sbajà vicario co’ vvicario;
ché ‘na cosa è vicario solamente,
antra cosa è vicario der vicario.
Così er prima comanna sur seconno,
er seconno sur terzo e tutti poi
comanneno su tutto er mappamonno.
Smovi ora er pancotto come vòi,
tira le somme e troverai ner fonno
che chi ubidisce semo sempre noi.
ggb
@Popinga
Vabbé, in Italia a giudicare dai media qualsiasi cosa sembra essere soltanto cattolica. Le generalizzazioni di parte le eviterei. E poi si tratta di capire di cosa si parla: la scienza permette la comprensione di come “funziona” la natura, ma la scelta di intervenire o meno e in che modo è etica.