Intervista a Veronesi: “Ridare dignità alla morte”

Intervistato da Luca Landò per “L’Unità”, Umberto Veronesi cerca di fare chiarezza e di esporre le sue idee su testamento biologico, sulla dignità della vita, sull’eutanasia, alla luce del recente editoriale di Lucetta Scaraffia su “L’Osservatore Romano” che ha suscitato ulteriori dibattiti fuori e dentro il mondo cattolico.

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13 commenti

Stefano Bottoni

Più che ridare dignità alla “morte”, cosa che a definirla è piuttosto astratta benchè i suoi effetti siano ben concreti, bisognerebbe ridare dignità a chi è morto. Dare una degna funzione funebre (laica o religiosa, questo dipende dal soggetto) a chi ormai non è più. Lasciare una persona morta in un letto per anni è descrivibile solo in un modo: inumano.
Questo il dott. Veronesi lo sa, è evidente.
Ma è sempre meglio continuare ad insistere su questo punto.
Insistere, resistere, insistere, resistere, insistere, resistere!

Bruno Gualerzi

Tre aspetti tra gli altri (pure tutti interessanti) mi hanno personalmente interessato dell’intervista di Veronesi:
la chiara distinzione tra testamento biologico ed eutanasia;
la conferma – da parte di chi come pochi conosce la situazione – che di fatto l’eutanasia nelle strutture ospedaliere, ma più ancora nel privato, viene praticata sulla base del puro buon senso;
la sua affermazione, che invece non ho ben compreso – anche perché altrove mi pare di aver letto da parte sua dichiarazioni un pò diverse – di non essere favorevole all’eutanasia, ma favorevole a parlarne. Ora, un conto è la difficoltà nello stabilire quanto la richiesta di essere aiutato a morire sia determinata da, per esempio, depressione, o invece da una precisa volontà determinata da riscontri medici inoppugnabili… un altro è – come in Olanda – fare di tutto per verificare per quanto è possibile l’origine di questa volontà e, nei casi rientranti in una normativa stabilita, soddisfare questa volontà.
Personalmente – giusto per parlarne – sono attirato da un paradosso, immagino ben poco condiviso: anche in caso di comprovata depressione, un volta fatto di tutto per curarla però senza esito, sarei per rispettare la richiesta del ‘depresso’. Sempre meglio una morte assistita che un potenziale suicidio.

Popinga

Anche se si scopre di avere un figlio ciellino: sempre meglio una morte assistita che un potenziale sudicio.

Laurentia

@ bruno g. Concordo sul fatto che sia sempre meglio una morte assistita che un suicidio o, peggio ancora, una morte procurata al di fuori di qualunque controllo, a pagamento. Tipo interruzione di gravidanza clandestina: sempre meglio in ospedale e nella legalità. Detto questo è chiaro che occorra un compromesso che rispetti gli ideali contrapposti ma che, soprattutto, rispetti la persona che è stanca di vivere. Credo che se ogni persona che vuole abbandonare la vita fosse aiutata, prima di dar corso alla procedura, da un breve colloquio con una o più persone dotate di esperienza e, soprattutto, di capacità affettiva; e che se nella legge ci fosse un semplice richiamo alla probabile esistenza di una Persona Suprema cui ogni uomo dovrebbe rivolgersi quale arbitro della vita; o, almeno, al rispetto verso coloro che credono in questa; o un richiamo al dovere di ogni stato di non essere favorevole alla morte assistita se non per rispetto della volontà chiaramente espressa; ecco credo che questo potrebbe essere un compromesso accettato da tutti i credenti, presso i quali il dibattito sull’ accanimento terapeutico è sempre aperto. Spesso i cattolici si compattano solo quando si sentono attaccati.

giuseppe

L’editoriale di Lucetta Scarafia non esprime la posizione ufficiale della chiesa, come é stato ribadito dal portavoce del Vaticano.

Druso

È un piacere leggere interviste a chi parla con cognizione di causa. Veronesi è uno dei pochi che ha diritto di tratare argomenti concernenti la salute e la malattia.

@ Bruno
Temo che ti sia andato ad infilare nel proverbiale campo minato. Per quanto riguarda l’eutanasia per casi clinici incurabili, sono il primo ad invocarne la legalizzazione, ma estenderla anche ai depressi cronici mi sembra eccessivo (a quel punto mi immagino gli sproloqui di qualcuno sulla civiltà della morte) e potrebbe portare alla legalizzazione del suicidio, con tutti i problemi a seguire: è come scoperchiare il vaso di Pandora.
Ognuno è padrone della propria esistenza, questo è innegabile, ma il suicidio (perché di questo si tratterebbe) non può esser euna scelta condivisibile.

Lola

Io credo che ci sia molta paura a parlare di morte.
Quando si parla della propria vita, quali sono gli ostacoli? Capisco che si possano attraversare “momenti” terribili durante i quali una persona potrebbe esprimere un desiderio di morte per poi rinnegarlo poco dopo, ma se qualcuno volesse porre fine alla propria vita, dove sarebbe il problema?
Perché siamo portati a giudicare negativamente questo gesto? E’ una libertà dell’uomo quella di disporre anche di essa.
Non sono cinica, sto solo riflettendo sul fatto che il suicidio è mal visto in quanto rifiuto di un dono fatto da dio; in realtà, non solo, ovviamente, non accetto la “teoria” del dono, ma credo che ognuno possa decidere, autonomamente, se e quando interrompere una esistenza che non accetta ( non importa perché, né, evidentemente, se è una decisione su cui potrebbe avere ripensamenti).

enrico mini

@ Laurentia,
hai detto bene: “compromesso accettato da tutti i credenti”. E i non credenti, volenti o nolenti, dovrebbero accettarlo ugualmente?

Laurentia

@ENRICO MINI : proponete un compromesso voi. Ma finché vi batterete per un “suicidio assistito” libero vi troverete contro un muro, non vi saranno leggi precise e i casi come quelli di Eluane si moltiplicheranno. Anche le attuali leggi sull’ interruzione di gravidanza e sulla separazione degli sposati sono un compromesso. Il testamento biologico sarebbe comunque un successo, ma non risolverebbe il problema perché la scienza scopre sempre nuovi sistemi per far sopravvivere il corpo, ai quali non siamo preparati.

Massi

La morte non è ne degna ne indegna, è solo morte.
E’ la vita che può divenire non più degna di essere vissuta: in caso di sola irreversibile sofferenza.
Da ciò la “dignità della morte”: ma solo l’individuo può scegliere cosa sia più degno per se stesso, anche lasciando disposizioni a tal proposito, per quando non sia egli da se medesimo nella possibilità di attuare tal proposito.

enrico mini

@ Laurentia,
compromesso? Io non ho nessuna intenzione di proporre compromessi anche perchè, in quanto tali, non risolverebbero niente. Per me bastrebbero buon senso, umanità e carità cristiana.
Anche quel “padre”, che da sempre ammazza tutti i suoi figli, ad un certo punto ha permesso al “figlio” di morire sulla croce. Non l’ha tenuto inchiodato per 16 anni! E tanto meno grazie a leggi imperfette fatte da un essere imperfetto come l’uomo!

enrico mini

Vorrei precisare che secondo me quello di cristo è stato a tutti gli effetti un suicidio, libero nonchè assistito. Un parri-figli-spiritisanticidio. Perbacco!

RazioCigno

Attendo con ansia la risposta (pregna di amore cristiano) di padre Livio Fanzaga dai microfoni di Radio Maria…

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