Premio Brian: precisazioni dalla giuria

In merito all’assegnazione del premio Brian da parte dell’UAAR, al successivo rifiuto del regista di riceverlo e ai commenti postati dai navigatori, Maria Turchetto, direttrice de L’Ateo e componente della giuria del premio, ci ha inviato le seguenti precisazioni.

Dopo aver letto alcuni commenti alla notizia del rifiuto del premio Brian, come membro della giuria che ha assegnato il premio al film Khastegi (Tedio) del regista iraniano Motamedian, ritengo opportuno dare alcune informazioni e fare alcune precisazioni.
La motivazione del rifiuto, da parte del regista, è “my film and the goal of my film has nothing to do with religion” (“il mio film e lo scopo del mio film non ha nulla a che fare con la religione”).
In realtà né la finalità generale del premio, destinato a “un film che evidenzi ed esalti i valori del laicismo, cioè la razionalità, il rispetto dei diritti umani, la democrazia, il pluralismo, la valorizzazione delle individualità, le libertà di coscienza, di espressione e di ricerca, il principio di pari opportunità nelle istituzioni pubbliche per tutti i cittadini, senza le frequenti distinzioni basate sul sesso, sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale, sulle concezioni filosofiche o religiose”, né la specifica motivazione dell’assegnazione di quest’anno, che premia il film perché “affronta la problematica dell’identità sessuale di ragazzi e ragazze che, nella difficile realtà dell’Iran contemporaneo, non accettano il ruolo assegnato loro dalla società in base al sesso biologico […] in modo asciutto, senza semplificazioni, toni retorici o slogan, dunque con quello che riteniamo un approccio autenticamente laico”, fanno alcun riferimento alla religione. La cosa era tanto evidente che la stessa direzione della Mostra, senza alcuna sollecitazione da parte nostra, ha ritenuto opportuno ricordarlo al regista, che tuttavia ha ribadito la sua risposta – per questo il comunicato stampa UAAR parla di venir meno del dialogo.
In parole povere, nessuno ha dato dell’ateo o del miscredente al signor Motamedian: abbiamo detto che è stato molto bravo, che ha saputo affrontare un tema difficile come quello della discriminazione sessuale in modo efficace, non banale e artisticamente valido. L’imbarazzo poteva dunque derivare unicamente dalla provenienza del premio – ripeto, non dalle sue finalità né dalla motivazione della giuria – istituito da un’associazione la cui denominazione fa esplicito riferimento all’ateismo. Il premio – come tutti gli altri, grandi e piccini, principali e collaterali in palio alla Mostra di Venezia – viene assegnato nell’ambito di un concorso pubblico, di cui sono note in anticipo a chi partecipa le finalità e le procedure: di conseguenza non ha alcun senso richiedere – come qualcuno ha suggerito – un preventivo “gradimento” della sua assegnazione.
Detto questo, per sottolineare la correttezza con cui hanno agito la giuria dell’UAAR e la direzione della Mostra del Cinema, desidero testimoniare tutta la mia personale solidarietà al regista iraniano, che legittimamente può non gradire nel suo curriculum la menzione di un premio assegnato da una associazione di atei non solo per sottrarsi a sanguinarie fatwa, ma più semplicemente per evitare ritorsioni in termini di censura o difficoltà nella sua ulteriore carriera in termini di accesso alla distribuzione e alla produzione. Certo, Bahman Motamedian non mostra la tempra di un Salman Rushdie: ma, come disse Galileo dopo l’abiura (così almeno narra la leggenda), “meglio un asino vivo che un professore morto”.

Maria Turchetto

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37 commenti

Popinga

Precisazioni soddisfacenti, ma continuo a pensare che il premio Brian sarebbe meglio assegnarlo “alla carriera” a registi il cui impegno laico è testimoniato da anni di attività. E continuo a pensare che in Italia gli unici meritevoli del riconoscimento siano Ciprì e Maresca.

Mauro Ghislandi

Ho letto il regolamento della 65esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. In esso non vi è nessun riferimento a premi collaterali. Il film del regista iraniano era inserito nella sezione “Orizzonti” della Selezione Ufficiale; per questa sezione sono previsti due premi, il “Premio Orizzonti” e il “Premio Orizzonti Doc”. A norma di regolamento il regista poteva perciò ignorare anche l’esistenza del premio UAAR e quindi il suo rifiuto è, almeno sul piano formale, del tutto legittimo.

Sul piano sostanziale, al regista iraniano va tutta la mia comprensione. Noi forse abbiamo i nostri problemi ad essere atei in Italia, ma almeno non rischiamo l’impccagione, come prevede una recente proposta di legge contro cui ha protestato la stessa Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace.

Capitan Spaulding

@popinga

Proporrei anche io il premio alla carriera per Ciprì e Maresco.

Riguardo al regista iraniano: e chisto è u ringrazzio?

Athea

Finalmente con questo gesto “simbolico” (il rifiuto del premio) qualcuno sta già riconoscendo la natura dittatorial-teocratica che 3 anni di buon Ratzinger son riusciti a fare dell’Italia.
L’ho sempre sospettato, cane non mangia cane, Dio prima di tutto, che sia Allah o Gesù, cane non mangia cane…..no.

Lady Godiva

“un film che evidenzi ed esalti i valori del laicismo”

Sarò ottusa, ma nelle finalità del premio ci vedo eccome un’allusione alla religione, a cominciare dalla sigla UAAR e dalla menzione del laicismo che in Iran è considerato un reato della peggiore specie.

A mio modestissimo parere oggi in Iran servono menti vive e non eroi impiccati.
La stessa UAAR ha dimostrato di apprezzare in questo regista una mente viva, lasciamolo agire come meglio crede, senza imporgli il ruolo di eroe.
Massima stima per Salman Rushdie, massima stima anche per chi agisce allargando gli orizzonti del pensiero attraverso la sua arte. Non mettiamo in pericolo queste persone che devono vivere nel loro paese.

Mi domando piuttosto se il film è visionabile in Iran o solo all’estero.

Lady Godiva

SERVER in tilt. Prego di cancellare il secondo post, grazie!

Lady Godiva

Concordo con Ghislandi, sottolineando che un rifiuto è sempre legittimo.

😉

Per il resto i miei post sono spariti.Se arrivassero doppioni, prego di cancellare.

salvatore

Ma un rifiuto in questo caso non esprime una presa di posizione ben precisa? Ad di là di doverose precisazioni, lui ha voluto mantenere le distanze – ecco tutto. O magari ci tiene alla pelle, visto che gli atei dalle sue parti non sono esattamente tollerati dall’opinione pubblica… e purtroppo non mi sento di biasimarlo 🙁

Arcturus

Mi pare che le precisazioni di Maria Turchetto siano cristalline e fededegne; e assolutamente condivisibile sia il giudizio espresso nel suo ultimo capoverso. Che, peraltro, non acquieta e non rasserena, se, come è credibile, per ragioni di “accesso alla distribuzione e alla produzione”, “per evitare ritorsioni in termini di censura” e per ragioni di sicurezza personale si può arrivare a rifiutare un premio, seppur collaterale, di un festival internazionale. Festival al quale si è intenzionalmente partecipato come concorrente. Evidentemente conta da CHI viene il premio, e che significato può avere per un curriculum; se ne deduce che un premio come questo è doppiamente sgradito: perché viene da atei, e perché non ha un peso considerevole dal punto di vista della rappresentatività. Il fatto che il regista abbia fatto mancare una sua motivazione più concreta (l’evocazione della religione è davvero pretestuosa) è segno proprio del suo dispetto e del suo disprezzo. E forse, anche della sua delusione per non aver raggiunto più alti obiettivi. Dire che il suo film “non ha nulla a che fare con la religione” significa anche dire che esso non può e non deve essere giudicato da chi, in presentia o in absentia, al referente religioso si rapporta. A voler essere benevoli nei suoi confronti, si potrebbe dire che questa stessa risposta egli la potrebbe rivolgere anche alle critiche dei religiosissimi suoi connazionali; e tuttavia, è proprio in questo modo che egli mostra tutta la limitatezza della sua condizione culturale originaria, perchè rivela, da buon iraniano, di non saper cogliere la differenza tra ateismo e laicità. Ergo, tutto sommato, a ben vedere non meritava il premio. Viene in mente un vecchio episodio del concorso di Miss Italia: una ragazzetta fu premiata (solo) col titolo altisonante di Miss Sorriso, titolo che ella rifiutò piangendo perché da piccola aveva portato l’apparecchio e quel suo sorriso non l’aveva mai accettato. Chissà che il regista iraniano Motamedian non abbia lo stesso problema.

Manlio Padovan

Ad Athea: non ho capito.
Grazie per il chiarimento.

Alessandro Bruzzone

Non giriamoci intorno: per alcuni il premio di un’associazione atea è infamante. Punto.

Flavio

E’ chiaro che si può rifiutare un premio, figuriamoci!
Solo è triste che un premio che si dà per l’indipendenza del giudizio e la libertà di pensiero… venga rifiutato confermando che di fatto questo regista non è libero.
Ma nessuno gli chiede di fare il paladino della miscredenza, come dice giustamente Maria Turchetto.

piccolo-uomo

Insomma prima fa un film laicamente, quindi è libero.
Poi siccome rifiuta il premio UAAR, non è più tanto libero.
Bisogna decidersi!
Secondo me si rischia di più facendo un film che accettando un premio, quindi…

Flavio

@ piccolo-uomo

Non dico che non è libero perché rifiuta il premio dell’Uaar, ma per la motivazione superficiale che dà del rifiuto, che ha lasciato perplessa anche la direzione della Mostra, se leggi bene. Siamo un po’ costretti a pensare che volesse ripararsi da ritorsioni in patria… ergo non è libero.

Dirladada

@ piccolo-uomo
Non credo che questo regista stia rischiando molto, in fondo si tratta di un film politicamente corretto, in Iran transessualismo è legale contrariamente all’omosessualità. Rischierebbe per un film dove si mostrano le impiccagioni degli omosessuali iraniani. In fondo i fondamentalisti islamici, come la chiesa cattolica in Italia accettano meglio il transessualismo visto come una sorta di cura e nella loro mentalità con l’operazione ridiventa tutto bello etero. Infatti in Italia il cambiamento di sesso è legale dall’82 senza troppe opposizioni da parte del Vaticano.

corrado

Secondo me, se ha fatto un film così, il premio lo ha gradito; ma, per ragioni di convenienza se non di sopravvivenza, ha dovuto rifiutarlo dichiarando quindi di non aver nulla da spartire con un’organizazione di atei. Lo si capisce dalla motivazione del rifiuto, con non è in relazione con la motivazione dell’assegnazione.

Lady Godiva

Un artista non è necessariamente un politico, e non sempre le sue opere vogliono trasmettere un pensiero.
Mi pare anche un po’ esagerato obbligare qualcuno moralmente a fare l’eroe in un paese dal regime ultrasanguinario, quando in Italia gli eroi latitanti.

Asino vivo? Mi pare che il premio fosse assegnato proprio perché il regista asino non è, o sbaglio?
Certo, un regista vivo dalla mente vivace e arguta serve molto più di un eroe morto.
Galilei aveva ragione.

Rudy

Confesso di aver avuto questo dubbio il giorno in cui ho letto della premiazione: sicuramente non serve il consenso di un autore per riconoscere come “bella” o condivisibile un’opera, quindi va bene così, un premio si da a prescindere dal suo gradimento.
Comunque ha pure ragione chi scrive che il “nostro” premio può anche essere recepito come imbarazzante, altrimenti non si spiegherebbe, a livello planetario occidente compreso, il velo di diffidenza, per non dir peggio, che viene gettato su chi si professa non credente.
Inoltre, a mò di esempio, è pieno di travestiti o transessuali (visto che l’argomento è quello) che custodiscono in casa immagini di madonne bianche nere o amaranto, padri pii, sfavillanti rosari swarowsky, cristi protettori. Quindi anche un trans potrebbe darci una borsettata in faccia.
Così, purtroppo, van le cose.
Un dio nel comodino giustifica sempre tutto.

Lady Godiva

Piuttosto un piccolo dettaglio: il film viene proiettato in Iran?

Dirladada

@ Lady Godiva
Ma qui nessuno sta obbligando il regista a ricevere il premio. Semplicemente rifiutare un premio è un atto abbastanza forte magari se è motivato seriamente è meglio. Per una questione di educazione. Paragonare poi questo regista a Galilei mi sembra veramente esagerato, il rifiuto piuttosto in questo caso lo smaschera come una marionetta del regime. Ho già visto un documentario sui transessuali iraniani… cinque anni fa! tutte persone a volto scoperto, molto più coraggiose di questo regista.

#Aldo#

Domanda già posta (che non ha trovato risposta): il premio è stato “passato” a qualcun altro che lo ha accettato? Di solito si fa così, no?

Lady Godiva

Dirladada, rischiamo di fare come gli integralisti religiosi, cattolici e islamici.
Non vogliamo la benedizione natalizia?
E perché dovremmo giustificare per “educazione” il nostro rifiuto a tanta benevolenza?

Motamedian una motivazione l’ha pure data. Non è sufficiente?
Questo gli vale il titolo di asino? Sono stupita 🙄
Se il film era bello, se era intelligente e se viene proiettato anche in Iran, darà i suoi frutti con il tempo.

Qualcuno ha detto che anche uno della UAAR rifiuterebbe un eventuale premio Paolo VI.
Dovrebbe in tal caso giustificare un rifiuto? Questo gli varrebbe il titolo di asino?
Spero di no.

La libertà prima di tutto, please.

cartman666

@Aldo, mi sembra di aver capito, che non sia stato assegnato, ma io lo darei a Mamoru Oshii, anche se il ultimo film, parla di guerra, con i suoi precedenti Ghost in the Shell, rappresentava un pugno allo stomaco al concetto di immortalità dell’anima.

Dirladada

@ Lady Godiva
Fa parte della libertà discutere liberamente e dare un giudizio su questa vicenda. Qualcuno ha proposto di mettere in prigione questo regista per non aver accettato il premio? Se il rapporto che lega questo regista all’uaar è lo stesso che lega un ateo militante alla benedizione cattolica, allora questo regista deve avere un serio disprezzo nei confronti dell’UAAR e farlo notare non credo sia un atteggiamento integralista. Poi io non l’ho definito asino e tu stessa (o tu stesso?) hai detto che l’uaar non rappresenta tutti gli atei quindi non vedo perché devi utilizzare il plurale in questo momento stai discutendo con me quindi limitati a quello che ho scritto io quando mi rispondi.

Flavio

Riguardo l’asino vivo: rileggete cosa ha scritto Turchetto.
Se persino Galileo preferì abiurare, può farlo tanto più questo regista.

Alessandro Bruzzone

Non vorrei spegnere gli entusiasmi, ma temo ch un film del genere circolerà in Iran come (o più probabilmente meno di quanto) circolerà in Europa: cioè poco. Sono film “d’autore” pensati per mostre (infatti stiamo parlando di Venezia) e circuiti d’essai specializzati, nei cui cinema, salvo rari casi, stanno una settimana e poi scompaiono.
Anche in formato dvd o cmq audiovisivo casalingo non so quante prospettive abbia.

Ricollegandomi a quanto scrive Lady Godiva, è vero che nessun autore deve sentirsi obbligato a prendere posizioni politiche e/o religiose in senso pieno, ma in senso lato è necessario: trattandosi di opere che vivono molto di fondi pubblici (come le mostre e i circuiti d’essai) è fondamentale che si mantenga una data realtà sociale, in cui un’opera “contro” è ammessa; e cmq già solo l’avere prodotto un’opera simile (mi riferisco a quanto letto, non l’ho vista) è un “prendere posizione”. Altrimenti ci sono le commedie e – se hai i soldi, vedi Hollywood – i film d’azione, che incantano ma non sempre fanno pensare.

Cmq non vorrei che per il regista il “senso religioso” stesse nell’ateismo. Questo mi deprimerebbe.

Marco

Forse off-topic, ma mi e’ venuta cosi’: cosa pensate che Richard Dawkins farebbe se gli venisse assegnato il premio Templeton o qualcosa di analogo?

Dirladada

@ Marco
Ipotesi irrealista e per te il rapporto che esiste tra questo regista e l’UAAR è lo stesso che esiste tra Dawkins e la Templeton Foundation? Dovresti piuttosto chiederti se domani un associazione di transessuali credenti conferisse un premio all’UAAR. Non credo che rifiuterebbero, o comunque motiverebbero il rifiuto in modo meno ipocrita. Credo che su determinati argomenti se l’obiettivo è lo stesso ci si possa allerare anche con musulmani o cristiani progressisti. Del resto il giudice Tosti mi risulta sia credente.

Daniela

sarebbe impossibile per richard dawkins vincere un premio templeton, cioè è come potrebbe se tutto quello che fa è in antitesi con ciò che la templeton “predica”, ma andiamo, però dawkins ha partecipato ben volentieri ai vari dibattiti della templeton, quando è stato invitato. Potete immaginare come è andata a finire. E comunque credo che lo accetterebbe sicuramente, sarebbe estremamente divertito da questo.
Per quanto riguarda la mativozione che ha dato il regista la trovo fasulla, legittima e libera ovviamente, ma per me completamente e totalmente fasulla, sono libera di dare questo giiudizio, o devo essere chiamata fondamentalista cattolica o chichessia?
Mi fanno morire quelli che accusano gli altri di fondamentalismo per una semplice critica, pensavo che i fondamentalisti fossero quelli che uccidono, prevaricano, impongono in nome delle loro credenze qualcuno in questo blog ha ucciso, prevaricato, imposto qualcuno a chichessia, mamma mia un pò di senso della misura non guasterebbe.
Bè è la vita.

forzalube

@Aldo: il premio è stato assegnato a questo film iraniano. Che l’abbia accettato o meno non importa per cui non c’era nessuna necessità di cercare un altro film a cui assegnarlo.

Daniela

a questo regista evidentemente non ha fatto piacere ricevere un premio da
un’ organizzazione atea, e questo dovrebbe farci piacere? boh, io non lo so, proprio non lo so.

Lady Godiva

Daniela scrive:

8 Settembre 2008 alle 19:36
a questo regista evidentemente non ha fatto piacere ricevere un premio da
un’ organizzazione atea, e questo dovrebbe farci piacere? boh, io non lo so, proprio non lo so.

Daniela, faccio delle ipotesi:
1) il regista non è ateo
2) il regista è ateo ma ha paura del regime (come dargli torto?) nessun ateo europeo
sarò disposto a recarsi nel suo paese per farsi torturare e impiccare assieme a lui.
3) il regista è un moderato, o crede in altra religione (facciamo lo zoroastrismo, religione originaria della Persia?
4) il regista ha creato un’opera prettamente artistica, alla quale è stato attribuito un messaggio che non corrisponde alle intenzioni del regista. L’opera artistica spessissimo è fine a sé, anche se può trasmettere emozioni e messaggi, recepiti diversamente da chiunque la guardi.

Il premio UAAR, per quanto utile, è tuttavia strumentale. Non premia l’opera per i suoi valori estetici e artistici, ma per il messaggio, messaggio spesso recepito soggettivamente.

Dirladada parlava di marionetta del regime. Accettando il premio, forse l’artista temeva di diventare una marionetta della UAAR.

Personalmente, e non pretendo di essere nel giusto, ritengo che una grande forma di libertà e di emancipazione stia proprio nell’arte, anche se questa non ha contenuti politici.
Se mettiamo in difficoltà gli artisti, addio libertà.

Ritengo personalmente che un’opera artistica vada valutata per il valore artistico.Se poi ha anche un contenuto umano, tanto meglio. Ma non è quello che fa l’opera d’arte, a mio parere.

Lady Godiva

http://www.thereligionofpeace.com/index_files/IranExecutesGayTeens.jpg

http://www.go.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/24300/iran_gay.jpg

Questo è l’Iran oggi. 😥
Un regista che possa agire dall’interno, da vivo, può non sembrare un eroe, ma forse può risvegliare il torpore nel quale molti persiani si ritrovano costretti a vivere.
In Europa risiedono molti persiani che spesso commerciano in tappeti. I loro racconti sono agghiaccianti. Forse neppure il nazismo era tanto feroce.

Eliana Vianello

Se fossi una regista e il mio film ricevesse un premio da un’associazione cristiana per la miglior fotografia lo accetterei. Se, viceversa, lo assegnassero in quanto film che meglio rappresenta i valori cristiani, allora lo rifuterei.

Le motivazioni del premio Brian dovrebbero renderlo accettabile anche per un credente. Pero’, per uno cresciuto nella teocrazia iraniana, laicismo e ateismo sono evidentemente la stessa cosa. Quindi la sua reazione si poteva prevedere, sia per le possibili ripercussioni negative in patria, sia perche’ potrebbe benissmo non essere ateo e quindi non voler vedere bollato come tale il suo film (se e`vero che la legge islamica in Iran consente il cambiamento di sesso, un regista credente puo’ decidere di fare un film sul disagio dei trans come su quello dei paraplegici, senza fare alcun riferimento alla mancanza di laicita’ nella societa’).

In futuro suggerisco di prendere in considerazione solo registi che conoscano il significato della parola laicita’, e che si accorgano che il disagio sociale dei trans con la religione c’entra eccome! Insomma, uno un po’ piu’ intelligente non c’era proprio?

#Aldo#

Forzalube: “Il premio è stato assegnato a questo film iraniano. Che l’abbia accettato o meno non importa per cui non c’era nessuna necessità di cercare un altro film a cui assegnarlo.”

Non sono d’accordo. Dal momento che il rifiuto del premio è un gesto dal forte contenuto simbolico (di spregio), passarlo ad altro sarebbe servito a ristabilire l’equilibrio. In altre parole: “Tu svaluti pubblicamente il nostro premio e quel che rappresenta, noi ce ne facciamo un baffo altrettanto pubblicamente dimostrando che non sei né unico, né insostituibile”. Ad esempio, Cartmann indica “Ghost in the Shell”, che non conosco, come film dal contenuto secondo lui pertinente al premio. Chissà, magari l’autore, quel Mamoru Oshii, l’avrebbe accettato con entusiasmo.

Poi, per la carità, sono punti di vista.

Un dubbio: non è che il premio lo si voleva dare a un autore di provenienza islamica per qualche secondo fine diverso da quelli dichiarati?

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