Nelle sue osservazioni al Libro Verde del ministro Sacconi l’UAAR si era a lungo soffermata sullo stato dell’istruzione italiana, basando le sue considerazioni in materia soprattutto sui dati OCSE. Proprio il giorno dopo tale organizzazione ha diffuso nuovi dati, aggiornati al 2008. Una grande massa di informazioni è dunque ora disponibile per la consultazione sul sito OCSE.
Di particolare interesse è, ovviamente, la lettura della relazione concernente l’Italia. Il contenuto conferma alcuni trend degli ultimi anni, tutti purtroppo negativi:
– la spesa per l’istruzione tende a decrescere man mano che si passa dalla scuola dell’infanzia (sopra alla media) all’università (sotto la media);
– se la spesa è nella media, ciò è dovuto all’effetto combinato di due circostanze: salari più bassi della media (e che crescono meno della media) per classi con pochi studenti;
– gli investimenti nell’istruzione crescono meno del PIL (che già cresce pochissimo), mentre quelli nell’università non crescono affatto, nonostante le tasse universitaria siano tra le più alte in Europa (benché non nel mondo);
– la competenza scientifica degli studenti italiani è sotto la media OCSE;
– la percentuale di laureati è ancora molto inferiore alla media OCSE;
– il tasso di abbandono delle matricole è il più alto tra tutti i paesi OCSE;
– l’apprendimento permanente nel nostro paese è ancora lontano dal raggiungere livelli accettabili;
– l’Italia è una paese con una scarsa capacità di attirare studenti stranieri.
Lo stato dell’istruzione italiana
44 commenti
Commenti chiusi.
Innanzitutto ci vuole meritocrazia e severità per far eccellere gli studenti migliori e non appiattirli su un’educazione superficiale ma “aperta a tutti”.
Poi bisogna tagliare drasticamente le spese in altri settori non di così vitale importanza: si possono ridimensionare le forze armate, si possono eliminare le province, tanto per fare qualche esempio.
Infine bisogna trovare nuovi modi per trovare più fondi disponibili: si possono, ad esempio, legalizzare e tassare il consumo di droghe leggere e la prostituzione (prima che la sessuofoba Lina Merlin mise al bando le case chiuse, il fatturato annuo di queste era di parecchi miliardi di lire).
che discorso osceno: meno studenti, ma più bravi…
e dove sarebbe la ricaduta positiva per la nazione intera?
gli unici a gioire sarebbero i politicanti, stufi delle lamentele di chi ha studiato e si ritrova a rispondere ai call centre… meglio avere una casta ristretta e un popolo di pecoroni.
Meno male! O si triplica il numero di atenei, oppure si devono considerare già troppi i laureati che ci sono adesso.
– la competenza scientifica degli studenti italiani è sotto la media OCSE;
– la percentuale di laureati è ancora molto inferiore alla media OCSE;
– il tasso di abbandono delle matricole è il più alto tra tutti i paesi OCSE;
– l’apprendimento permanente nel nostro paese è ancora lontano dal raggiungere livelli accettabili;
I libri di testo scritti da docenti italiani normalmente contengono un’infinità di nozioni inutili, da quali molto faticosamente lo studente deve estrapolare quelle utili.
In breve, molte nozioni alla rinfusa e confuse con relativa perdita di tempo.
Se ci si decidesse a esigere libri in cui si arriva al nocciolo della questione su modello dei testi americani, inglesi o tedeschi, IMHO gli studenti proverebbero più gioia nell’apprendimento e più interesse per la materia.
Anche senza una riforma immediata della scuola, non dovrebbe essere difficile riformare almeno i libri di testo.
Non c’è cultura scientifica.
O meglio, c’è un atteggiamento diffuso di indifferenza da parte della popolazione.
Poi, non c’è metodo nell’invogliare una persona ad avvicinarsi al mondo della ricerca scientifica. Non c’è una “silicon valley” per intederci. Non sono al corrente di parchi scientifici dai quali nascono opportunità per il futuro. O forse ci sono, ma non sono “visibili”.
Boh…forse ci sono troppe università mediocri.
scommetto che il laboratorio di fisica del mio liceo scientifico è ancora seppellito dalla polvere e chiuso agli studenti…..
e che le ore di matematica della quinta classe sono ancora 2 a settimana
e che chimica si fa ancora solo alla lavagna
e che ecc ecc
insomma tante storture evidentissime che solo il ministro non sa vedere
A mio avviso il grado di civiltà e possibilità di progresso di un Paese si misurano con la capacità di organizzare l’istruzione, di ogni ordine e grado, favorire l’inserimento scolastico e combattere strenuamente l’abbandono. In Italia ciò non avviene e non è mai avvenuto, perchè cultura e istruzione sono considerati residuali dalla classe politica, sempre pronta a genuflettersi di fronte alle gerarchie ecclesiastiche, garantendo finanziamenti ai loro istituti, rimpinguando le loro casse con l’8 per 1000 e pagando gli stipendi ai loro insegnanti di religione. D’altronde, bisogna essere consapevoli che viviamo in un Paese a sovranità limitata.
Già proprio così la squola oggi è ancora quella dei miei tenpi, anche noi se avrebbimo potuto studiare meglio sarebbimo molto più imparati, come dire molto più celebrali, ed ecuazioni del tipo 2+2 = non avesse probabilmente nessun mistero.
Da insegnante non posso che dire una cosa sola: i ragazzi NON STUDIANO. Manca l’educazione alla FATICA, al DOVERE, alla SERIETA’.
E i genitori protestano quando tu “pretendi” troppo, perchè poverini, vanno in crisi, essendo disabituati fin da piccoli. Così la scuola ogni anno che passa continua ad abbassare le richieste minime.
Inoltre arrivano a 15-16 anni senza mai avere letto un libro, essere andati a teatro, avere ascoltato un concerto di musica classica, avere mai visto un museo (se non attraverso la scuola). E questo perchè sempre più nelle famiglie non trovano stimoli culturali (e ovviamente non si può pretendere che la scuola colmi tutte le carenze culturali delle famiglie, ricoglionite dalla televisione).
Immaginatevi adesso che ulteriormente caleranno le ore di insegnamento. Troverà spazio solo il “leggere, scrivere e far di conto”, trascurando tutte quelle discipline veramente formative, quelle artistiche e quelle scientifiche, materie che davvero formano il cittadino e l’adulto maturo e dotato di senso critico, che ragiona con la propria testa.
Ma a Berlusconia Vaticana non si può certo pretendere di più dai propri sudditi…
L’ora di religione non la prende sul serio nessuno, nemmeno i credenti. Meglio abolirla e sostituirla con una tra:
Educazione civica,
Educazione sanitaria e sessuale,
Elementi di economia (si’, anche ai bambini si possono cominciare a insegnare elementi basilari di questa scienza!)
Educazione stradale
Quale preferireste?
@Aldissimo
Il tuo commento è riferito a me? Il problema lo hai posto tu stesso: c’è gente laureata che finisce nei call center. Il motivo è semplice ed è quello che ho detto io: le scuole sono diventate diplomifici e le università laureifici. In alcune università, in alcuni corsi, quella laurea vale anche di meno di un posto come centralinista. Tutto questo perchè si insegue il falso mito dell’istruzuione uguale per tutti.
Io credo che tutti debbano avere, dal punto di vista economico, le stesse possibilità; ma se uno studente non arriva a certi livelli allora deve andare a lavorare, e non pretendere di abbassare il livello della scuola o dell’università per adattarlo alle sue “capacità”.
La mancanza di cultura scientifica non mi stupisce. Mi stupisce e mi fa inc… l’inutilità dei laureati in materie scientifiche in italia.
Sono laureato in chimica industriale da 2 anni e, finora, la mia laurea mi è servita solo per dare lezioni private di ripetizione di chimica a studenti universitari.
Statisticamente devo dire che è assolutamente falso che gli studenti, almeno quelli che passano da me, non hanno voglia di imparare. Anzi, noto un grande interesse per la chimica, specie per la chimica organica e per le sue applicazioni pratiche. Il grosso problema sta nell’incapacità di molti professori universitari che occupano le loro posizioni solo per raccomandazione politica o per diritto di parentela. Questi professori nelle lezioni e nella correzione degli esami spesso fanno errori che non sarebbero perdonabili nemmeno a “studentelli alle prime armi”. Da uno di questi professori ho ricevuto un’offerta di borsa di studio, ma in cambio non sarei più dovuto andare a contestargli le correzioni dei temi d’esame che lui puntualmente sbaglia, facendogli fare la figura del venditore di tappeti, ma ho una dignità e non sono corruttibile.
Se il livello di molti professori è questo come fa uno studente ad appassionarsi a quello che studia? Ma soprattutto con che preparazione esce dall’università?
Vi lascio perché devo tornare al mio lavoro di “professore universitario ombra” e tenere un’esercitazione di chimica organica a una ventina di studenti di farmacia, in un’aula abusivamente concessa da un amico bidello. Vi posso assicurare che tutti questi ragazzi hanno voglia di imparare, ma sono delusi e spesso demotivati dall’incapacità dei professori universitari reali.
Marco
La mancanza di cultura scientifica non mi stupisce. Mi stupisce e mi fa inc… l’inutilità dei laureati in materie scientifiche in italia.
Sono laureato in chimica industriale da 2 anni e, finora, la mia laurea mi è servita solo per dare lezioni private di ripetizione di chimica a studenti universitari.
Statisticamente devo dire che è assolutamente falso che gli studenti, almeno quelli che passano da me, non hanno voglia di imparare. Anzi, noto un grande interesse per la chimica, specie per la chimica organica e per le sue applicazioni pratiche. Il grosso problema sta nell’incapacità di molti professori universitari che occupano le loro posizioni solo per raccomandazione politica o per diritto di parentela. Questi professori nelle lezioni e nella correzione degli esami spesso fanno errori che non sarebbero perdonabili nemmeno a “studentelli alle prime armi”. Da uno di questi professori ho ricevuto un’offerta di borsa di studio, ma in cambio non sarei più dovuto andare a contestargli le correzioni dei temi d’esame che lui puntualmente sbaglia, facendogli fare la figura del venditore di tappeti, ma ho una dignità e non sono corruttibile.
Se il livello di molti professori è questo come fa uno studente ad appassionarsi a quello che studia? Ma soprattutto con che preparazione esce dall’università?
Vi lascio perché devo tornare al mio lavoro di “professore universitario ombra” e tenere un’esercitazione di chimica organica a una ventina di studenti di farmacia, in un’aula abusivamente concessa da un amico bidello. Vi posso assicurare che tutti questi ragazzi hanno voglia di imparare, ma sono delusi e spesso demotivati dall’incapacità dei professori universitari reali.
Marco
Sono stato studente ed entro breve comincerò a studiare per specializzarmi in biotecnologie farmaceutiche o mediche; una sola cosa ho sempre amato (oltre la mia ragazza): la scienza!
La conoscenza del proprio corpo fin nelle basi funzionali più piccole è stata la mia “musa” fin dalla più tenera età e lo studio della genetica legata alle materie scientifiche è stato il mio primo vero amore; tuttavia per ottenere una laurea di primo livello (triennale) ho impiegato 3 anni di più e ce ne ho messi 6!!!
La voglia di studiare non mi è mai mancata: 3 anni sono rimasto bloccato da altrettante materie che sono matematica, fisica e statistica. Ognuna di queste rappresentava per me un grosso scoglio:
– matematica era incomprensibile ed io ero lacunoso in alcune basi di matematica trigonometrica (che alle superiori mi era stata spiegata superficialmente, senza utilizzare nemmeno le nozioni di seno, coseno e tangente).
– statistica era completamente incomprensibile a causa del professore che, a sua volta, era incapace di spiegarla in modo utile.
– fisica mi piaceva, ma le lacune in matematica si ripercuotevano sulla fisica, venivano trattati argomenti che con le biotecnologie non avevano nulla a che fare (per fare un esempio la caduta dei gravi) e, dulcis in fundo, la materia precludeva l’accesso ad altri esami (fisiologia) che, a loro volta, bloccavano l’accesso ai più importanti (farmacologia).
Il problema più grosso è che la scuola non è in grado di attrarre le nuove leve ad apprendere: molti professori non sono capaci di spiegare, le risorse investite nella scuola sono esigue (con la conseguente mancanza di spazi ed attrezzature nuove), ci sono troppe materie che tendono a disperdere la possibile attenzione degli studenti (quante energie potrà mettere uno studente interessato alla matematica nello studio della filosofia?) ed i contenuti di molte materie di studio sono inutili (o, se utili, troppo scarni per essere di una qualche comprensione e/o utilità); servirebbero una riforma di scuola (ed università) seria e l’investimento maggiore di fondi da parte della politica.
Per rispondere alla signora (o signorina) Ipazia, è vero che ci sono studenti scansafatiche e/o incapaci, ma far di tutta l’erba un fascio non mi sembra la risposta migliore da dare: esistono studenti che vale la pena di recuperare ed altri no; quanto al fatto che nessuno studente conosce più la via del sacrificio, si sbaglia di grosso (forse lei non ne ha mai incontrati), ma se la vita è solo sacrificio cosa viviamo a fare?
Il problema è che la gente non ha ancora chiara l’idea che viviamo in una società globalizzata…crediamo ancora come 40 anni fà che un pezzo di carta corrisponda necessariamente ad un posto di prestigio e ben remunerato…invece come 20 anni fa per la scuola media superiore ora l’università è diventata per chi Comanda un bel parcheggio per i giovani in modo da rinviare il problema disoccupazione…e per allargare il parcheggio si sono inventati corsi di tre anni senza valore legale ed altri escamotage. La soluzione? Usare testa e creatività…che non si impara a scuola…possibile che gli extracomunitari che arrivano oggi tra cinque anni si saranno comprati casa? E a trent’anni di età hanno già due figli mentre i nostri trentacinquenni cazzeggiano tra lavori precari con la mamma che gli prepara la pastina? Qui in Lombardia sotto i quaranta non trovate piu un muratore italiano, un cameriere italiano, un camionista italiano anche se prende 3000 euro al mese…la gente non sa piu piegare la schiena ed accettare i sacrifici…sappiamo solo cercare miraggi…
@ Giuliana
Ho un’idea anche più avanzata: perché non tutte e 5?
Si comincia alle elementari:
– Il primo anno educazione civica (bisogna insegnare l’onestà fin dalla più tenera età).
– Il secondo educazione stradale (i bambini ne hanno gia bisogno).
– Il terzo educazione sanitaria.
– Il quarto educazione sessuale (i falsi ipocriti che pensano che i bambini non capiscano potrebbero restare sorpresi!!!).
– Ed infine (prima di passare ad economia forse sarebbe meglio cominciare così) economia domestica e gestione di piccole somme di denaro.
Alle medie si può cominciare a studiare economia ad un livello più avanzato e gestire maggiori somme di denaro con simulazioni della vita reale: non sarebbe meglio così rispetto al lavaggio del cervello operato dall’ora di religione?
Concordo in gran parte con Zarathustra. Rimossi tutti gli ostacoli economici, culturali e sociali (come da Costituzione), è inutile pretendere che una capra diventi una volpe. Aggiungo che negli ultimi 10 anni non un solo ministro dell’istruzione è stato degno della sua funzione. Berlinguer ha riempito le scuole di inutili psicopedagogisti e psicologhe, gli altri la stanno di nuovo riempiendo di preti. Tutta gente che pretende di insegnarti cose che sai certamente meglio di loro.
@ Marco
Hai perfettamente ragione,la scuola pubblica e’ come una savana si salva solo chi ha la fortuna di capire i criptici insegnamenti di gente che non si pone neanche il problema se e’ capace di insegnare.
@ Ipazia
se tu fossi un commerciante credo che pubblicisteresti i tuoi prodotti per avere piu’ vendite e profitto,allora come mai gli insegnanti sembrano uguali agli alunni:stanno li’ tutti insieme contro il loro volere.
@ Tiziano
Nelle scuole dell’Infanzia e nelle Primarie ( elementari) si insegna già tutto questo! Parola di insegnante, prima di Scuola dell’Infanzia e poi di Scuola Primaria.
Il primo segmento scolastico che VIENE RIPETUTAMENTE SEGATO! Sempre NOI e solo NOI siamo costretti a sorbirci RIFORMACCE, specie dal 2000 ad oggi. 🙁
Beh, cos’ha detto il tedesco domenica a Parigi? “Basta con i falsi idoli fra cui la SETE DI CONOSCENZA!”
E il nostro suddito governo inginocchiato ha recepito l’ordine…
Riguardo a chi risponde ai call centre:
il fatto è che in Italia semplicemente non servono milioni di laureati. Punto.
Ciò non significa però che la cultura debba essere riservata alla minoranza che verrà assunta in posizioni più prestigiose.
la scuola italiana è in crisi e i ragazzi italiani sono i piu ignoranti d’europa!
questo è il vero problema di questo paese…la bassa qualità degli studi porta ad avere gente laureata ma che nn sa un piffero! tra raccomandati e ignoranti..ecco perchè il paese nn vede LUCE!
servono soldi?!..tagliamo i fondi alle scuole private, alle scuole cattoliche, alle cliniche private, allegeriamo la burocrazia, sfoltiamo gli uffici pubblici “sovraffolati”, tassiamo le rendite, facciamo pagare le tasse ai commercianti, tagliamo gli sprechi!
escono cosi tanti soldi ke le tasse si riducono al minimo!
@ Tiziano
è vero, non si deve generalizzare, ma in questa sede non si può fare altro. E ti garantisco che studenti che lavorano e ci credono ne ho incontrati molti, e la vita poi li ha premiati. Ma io volevo evidenziare la tendenza generale degli ultimi anni che ha costretto noi insegnanti ad abbassare i livelli minimi perchè anch’essi difficilmente raggiunti.
E ti garantisco che, nonostante le difficoltà aumentino anno dopo anno, per me gli studenti meritano tutti di essere “recuperati”, come dici tu. Ma nella vita senza sacrifici non si raggiunge nulla di importante, credimi!
Auguri per la tua attività.
@ venezia63jr
grazie a dio (si fa per dire, ovviamente!!!) io amo il mio lavoro, nessuno mi ha costretto a farlo, mi diverto e faccio una cosa creativa. Ti garantisco che nessuno di noi lo fa per denaro…questo è un mestiere che deve piacere, non ci si arricchisce come a fare i venditori.
E la scuola non è un’azienda, per fortuna.
L’ attacco laicista e comunista mina alle basi la religisità italiana. Senza Dio non si può andare avanti.
Con voi non si può dialogare. Avete un atteggiamento da comunisti e laicisti.
(Avendo letto soprattutto il commento di zarathustra, ma anche di altri, ripropongo quasi integralmente un chilometrico intervento sulla scuola italiana fatto in chiusura del post del 30 agosto relativo all’educazione civica ontrodotta dalla Gelmini. Vi polemizzavo, appunto, con Zratthustra – in modo spero civile – ma toccando temi che, più o meno ricorrono sempre quando si parla di scuola.)
Da insegnante in pensione – che tra l’altro sta seguendo l’esperienza di una figlia insegnante a sua volta in un istituto tecnico dove il bullismo è all’ordine del giorno – non condivido quasi nulla di ciò che sostiene zarathustra.
Intanto non credo affatto che vada controcorrente chi invoca meritocrazia e severità. Sono almeno una trentina d’anni, cioè dal riflusso seguito allo sconquasso del ’68, che non si sente altro che ripetere questo ritornello, dovuto a mio modesto parere alla difficoltà, e spesso all’incapacità, a gestire una scuola liberata da quell’autoritarismo e da quel nozionismo che rendavano ‘facile’, e rispettata, ambita, la vita dell’insegnante.
In secondo luogo una scuola che – in base tra l’altro a criteri di cui parlerò subito dopo – elimina e rifiuta chi ritiene inadatto allo studio e ‘li manda a lavorare’, è una scuola che può dichiarare senza aspettare altro il proprio completo fallimento come luogo di formazione del futuro cittadino. Altro che educazione civica!
In quanto alla meritocrazia, sbandierata come fosse un valore assoluto e di ovvia comprensione, senza stablire i criteri che dovrabbero qualificare e quantificare il merito… criteri che in realtà in assoluto non esistono, così come non esiste alcuna paradigmatica definizione di intelligenza in quanto esistono vari tipi di intelligenza, mentre sono del tutto autoreferenziali (o referenziali solo alla classe politica dominante a cui in genere sta benissimo una qualche forma di pensiero unico) i famosi QI in base ai quali si stabilisce il livello di intelligenza degli studenti, e quindi il grado di efficienza di una scuola…
per cui o la scuola è in grado di fare emergere e valorizzarele tante forme di intelligenza, o, ancora una volta, farebbe meglio a dichiarare subito fallimento.
Il fenomeno del bullismo. A parte il comico palleggiarsi delle responsabilità tra scula e famiglia e società, qual è la responsabilità della scuola? Quasi tutti incolpano il permissivismo retaggio nefasto del solito ’68, anche se in realtà ancora una volta il permissivismo è la conseguenza della incapacità a gestire una scuola che non può più essere quella dei grembiulini e dove le regole indispensabili – ecco un altro aspetto fondamentale – non possono più essere imposte senza che si sia in grado di farne intendere, di farne capire, la necessità. Se non si è in grado di fare questo la scuola, per l’ennesima volta, dovrebbe dichiarare il proprio fallimento.
Altro abbaglio – sempre a mio avviso – è ritenere che l’unica alternativa che viene offerta all’insegnante sia…
o trovare la formula magica (pardon, scientifica) che la ricerca pedagogica supportata dalle altre scienze affini può mettere a disposizione (il che non significa in alcun modo rifiuto della ricerca pedagogica, ma solo il non aspettarsene miracoli dalla semplica applicazione meccanica dei suoi ritrovati)…
oppure scegliere tra il solito vecchio autoritarismo e il permissivismo più svaccato. Altrimenti non resta che fare i missionari con la vocazione al martirio, o perseguire il modello dell’insegnante dal carisma irresistibile… alla Robin Williams de ‘L’attimo fuggente’, per intenderci, forse il film più deleterio per il mestiere di insegnante di tutta la storia del cinema, che pure non scherza nel mitizzare questi eroi immaginari.
Allora? Io credo che ci sia un PASSAGGIO OBBLIGATO per ogni insegnante, dopo di che giocano tutti gli altri innumerevoli fattori che tutti conosciamo, dalla predisposizione all’insegnamento, alla preparazione, alla dedizione ecc.: tutte quelle peculiarità insomma che sono certamente ciò che qualifica il bravo insegnante…
ma se non si riesce a conquistare preliminarmente la FIDUCIA degli allievi…
la FIDUCIA, quella che consente il rispetto vero, non quello opportunistico e nemmeno, per converso, quello basato sulla complicità nella deresponsabilizzazione, o basato su un fascino che, se sfruttato irresponsabilmente, crea solo dipendenza invece che autonomia di giudizio…
quella FIDUCIA che poi permette di far passare in modo veramente formativo i contenuti del sapere, anche i più ostici e apparentemente noiosi…
se PRELIMINARMENTE non si riesce a conquistare questa FIDUCIA, tutte queste peculiarità saranno gettate al vento. Saranno un patrimonio che la società non potrà sfruttare.
Tutte belle parole che fanno a pugni con la situazione reale? Nessun dubbio, ma è proprio il mestiere di insegnante – il più bel mestiere del mondo o il più dIsperante – quello che più di ogni altro può contribuire a modificare una realtà avvilente, o quanto meno a fare in modo che non diventi ancora più avvilente.
Un’ultimissima cosa (che poteva anche essere la prima). Non c’è barba di ministro che possa prendere provvedimenti, anche i più illuminati (e qui non sembra proprio il caso) in grado di far funzionare una istituzione il cui funzionamento può dipendere solo dal tipo di rapporto che si stabilisce tra gli unici veri protagonisti della scuola: gli allievi e gli insegnanti. Al ministro (allo stato, alla collettività) dovrebbe competere solo (si fa per dire) il compito di creare le condizioni materiali (stipendi adeguati, strutture tecniche aggiornate e funzionanti) perchè questo rapporto avvenga nel miglior modo possibile.
@ zaratustra, Popinga e altri
Ho riproposto un lunghissimo intervento sulla scuola al quale tengo particolarmente fatto giorni fa col quale polemizzavo con posizioni analoghe alle vostre. E’ più che giustamente – data la sua quasi insopportabile lunghezza – in via di approvazione… ma spero possa comparire prima della chiusura del post.
@ dv64
Meno male che anche tu hai rilevato il “consiglio” di Ratziga! Ho letto la notizia nei sottotitoli del tg di rai2 ben tre volte perchè pensavo di aver letto male… Letteralmente diceva (l’ho trascritta!): “Rifuggite dagli idoli potere, denaro, sapere”. Mi sono chiesta da quando il SAPERE sia diventato un idolo e, sinceramente, attendevo una levata di scudi contro un’uscita così infelice… invece nulla. Abbiamo confermato i dati OCSE: gli italiani non sanno neanche leggere!!!! E lo dico con estremo rammarico……
@Agnostica
In più, l’ordine di rifuggire dagli idoli denaro e potere rivoltoci dall’uomo più ricco del mondo e con la fissa del controllo globale dei comportamenti dell’intera umanità dalla culla alla tomba, non so se definirlo delirio senile di onnipotenza oppure scherzo da candid camera show (l’espressione stupefatta dei pochi cattolici presenti con minime capacità di intendere e di volere valeva il prezzo del biglietto).
@papagirl: siamo atei e laicisti, non penso che vedrai scritto “forza dio” in questo sito…
@ papagirl
allora vattene, molto semplice no?
@ Papagirl
Ti dedico la bellissima canzone del grande attore Alberto Sordi:
Te cianno mai mannato a quer paeseeeee…………
l’unica che nn vuole dialogare è la parte cattolica (il 45% delgi italiani) e i commenti della paparagazza sono una valida dimostrazione di cosa succederebbe se tornassimo ai bei tempi del papa re; il problema è che le 2 ali del parlamento italiano sono intrise di questo perverso intreccio anticomunismo-clericalismo e la prospettive sono nere in tutti i sensi 🙁
@tutti ci mancava la papagirl… ma li attiriamo tutti noi? oppure è un campione statistico che descrive fedelmente la cattosocietà?
non sapendo dove scirvere lo faccio qui:
faccio la quinta superiore e oggi è arrivato un nuovo professore che è un prete…
dopo essersi presentato ci ha detto che quest’anno avremmo parlato principalmente del cattolicesimo, io ho subito contraddetto dicendo che dovrebbe essere storia delle religioni, lui mi ha risposto che appunto è la storia di una religione, la religione cattolica… ho cosi risposto che non siamo al catechismo e lui se l’è cavata con un “giusto” O__O
credo che sarà un bell’anno, dato che appena mi sono presentato gli ho detto di essere ateo… per tutta la lezione i miei compagni di classe mi hanno guardato male…
per un momento siamo anche entrati nel tema sbattezzo, io ho detto di volermi sbattezzare in futuro e i miei compagni mi hanno risposto: davvero??? tu non ci credi???
ora mi preparo qualche notizia by uaar.it cosi per la prossima lezione sono in forma
@ Bruno Gualerzi
Forse i nostri pareri divergono perchè abbiamo esperienze diverse. Tu insegnavi filosofia in un liceo, dove gli allievi giungono in qualche maniera “selezionati” (e la tua materia non si fa al primo biennio!), io insegno matematica e scienze nella formazione professionale, dove, ti assicuro, il lavoro dell’insegnante è più di mantenere l’ordine pubblico che di trasmettere e sviluppare conoscenze. Una volta non era così (insegno dal 1978): la formazione professionale era un canale alternativo e separato, dove si iscriveva chi davvero voleva apprendere un mestiere e inserirsi nel mondo del lavoro (non a caso in Inghilterra si chiamano Vocational Schools). Da Berlinguer in poi, vuoi per il tentativo di seguire i documenti di Lisbona o per il favoreggiamento delle scuole private, la FP è diventata una scuola di serie B, con fondi insufficienti (particolarmente in Lombardia, dove un allievo è finanziato con meno della metà dei soldi della Puglia, alla faccia del federalismo) e obbligo esteso a chi ha solo voglia di andare a lavorare (o di non fare un cacchio, che è una scelta pure questa). Dobbiamo dimenticarci una concezione estremista dell’egualitarismo: non tutti hanno la vocazione allo studio e all’apprendimento, anche se provengono da famiglie “normali”.
@ Bruno Gualerzi.
Il mio discorso non è in contraddizione con il tuo (con il quale concordo in gran parte). Oltre ai licei, infatti, esistono istituti tecnici e professionali che possono dare una solidissima educazione agli studenti: questi, però, non necessariamente andranno all’università.
Per me il punto è (come dici tu stesso) prendere atto delle enormi diversità che ci sono tra gli studenti. E’ inutile rinchiuderli tutti nel così gettonato Liceo Scientifico quando non hanno le capacità di studiare materie come matematica. Sicuramente questi ragazzi avranno altre abilità: perchè, allora, non assecondarle? Perchè non si favorisce la differenziazione invece della massificazione?
Bisogna, poi, abbattere la falsa credenza che gli alunni e le famiglie siano solo vittime innocenti. Io mi sono diplomato quest’anno: nella mia classe (e non solo, ovviamente) c’erano ragazzi capaci di intendere e di volere che dichiaravano la propria avversione per le materie scientifiche. Sentivo espressioni del tipo:”io odio la fisica!”; “che palle la matematica!”; “non capisco un tubo si scienze!” e così via… Ora mi chiedo: perchè vi siete iscritti ad un Liceo Scientifico? Perchè i più bravi devono rinunciare ad uno studio approfondito in nome della “classe che deve andare avanti unita”?.
@ Menchetti Mattia
Solo x curiosità: ma dove abiti (se vuoi dirlo, naturalmente)?
Ovviamente non é certo per razzismo ma solo, come dicevo, per curiosità. Fatico ancora a credere che esista gente simile (mi riferisco più che altro ai tuoi compagni).
Per quanto mi riguarda non ricordo di aver mai subito discriminazioni o rotture di coglioni varie perchè non credente; al massimo in un paio di occasioni in cui ho avuto da discutere: prima in seconda superiore col mio compagno di banco, ma solo 2 o 3 volte (e comunque all’epoca non é che la faccenda mi interessasse più di tanto), poi, qualche anno dopo, più spesso, con uno che frequentavo ma che non posso dire che facesse testo perchè era un tipo del tutto particolare, in tutti i sensi, cioé un cretino integrale, e non soltanto dal punto di vista religioso. Poi non mi pare di ricordare altro.
matteo, hai la mia solidarietà.
pensa che quando l’ora di religione divenne facoltativa nei licei (io frequentavo la 2° al liceo scientifico) nel 1985-86 su 24 studenti della mia classe solo in 3 ci dichiarammo atei e non interessati all’argomento, così durante l’insegnamento di quella prodigiosa materia ci relegavano in uno sgabuzzino di 10 mq dotato di 1 banco e qualche sedia, soli a giocare alle parole crociate 🙂 e questo durante tutto l’anno e l’anno seguente ancora.
italia paese civile…
@ menchetti mattia
Anch’io ti esprimo tutta la mia solidarietà! Qui sul sito UAAR troverai parecchio materiale per rafforzare le tue convinzioni e ribattere a chi di dovere.
@ Lorenzo G.
Solo x curiosità: ma dove vivi tu? (sempre che tu voglia dirlo, ovviamente!). Sono assolutamente contenta per te che tu non abbia mai avuto grosse rotture di scatole per il fatto di essere ateo. Anch’io sono un po’ come te e mi sono sempre infischiata delle kattointerferenze (prima a scuola-università, poi al lavoro, ora a contatto con altri genitori o con gli insegnanti dei miei figli), però non posso dire di non averle in qualche modo subite e faticato un po’ per schivarle. In qualche modo il marchio di “mosca bianca” me lo sono sempre sentito addosso . Ti posso assicurare che in una città come Lecco, dove il conformismo agli usi e costumi parrocchiali è molto diffuso (forse ancor più che il sentimento religioso!), la mia famiglia risulta assolutamente eccentrica.
Giovanna
Io a Livorno; che ha sempre avuto la fama di essere città mangiapreti. Certo, poi fra il dire e il fare…..ma in effetti devo dire che qui di clericali non se ne trovano moltissimi, per fortuna.
Arezzo… ma non tutti mi guardano male… alcuni sono dalla mia parte ^^
la cosa migliore è quando sei nel tema del battezzo e ti senti dire: “ma a te che ti importa di un po d’acqua?”
ps: seguo un indirizzo scientifico…
Cara papagirl,
ti ho già risposto in altri post (notizie successive), ma ormai mi hai convinto: tu senza prete (questo è il tuo dio) non sai vivere.
Senza prete/papa/dio tu sei una bambina spersa, piangente. Dimostri 4-6 anni di maturità intellettiva e non te lo dico per insultarti, ma perchè rispecchi il comportamento di questa fascia d’età nei confronti dell’autorità genitoriale.
Tu da sola non sai decidere cosa è giusto o sbagliato: devi fartelo dire dal papà; anche da adulta (?) ti sei cercata un papà: il prete/papa/dio.
Mi fai tanta pena.