Il XX settembre a Firenze

Ricordando Porta Pia i laici fanno ancora breccia

Ricordare il 20 settembre 1870, la liberazione di Roma dal potere pontificio e il pieno compimento dell’unità italiana. Ieri mattina circa quaranta persone si sono riunite davanti alla lapide garibaldina di piazza Santa Maria Novella per celebrare l’anniversario della breccia di Porta Pia. Promotori della manifestazione varie realtà del mondo laico fiorentino, tra cui i partiti liberale e repubblicano, le fondazioni Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, l’associazione radicale Andrea Tamburi e l’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti). «Celebrare Porta Pia significa lanciare un appello contro ogni integralismo e per la salvaguardia della democrazia, del pluralismo e dell’unità nazionale», hanno spiegato gli organizzatori.
Davanti alla lapide è stato letto un messaggio inviato per l’ occasione dal presidente del consiglio regionale e segretario nazionale del partito socialista Riccardo Nencini, che ha ricordato il significato del 20 settembre 1870 . «in un momento di dibattiti epolemiche sul ruolo della Chiesa e sulla laicità dello Stato». «La storia dell’Italia laica e unita ha avuto inizio quel giorno. E’ una ricorrenza che andrebbe valorizzata e richiamata alla memoria in tutte le istituzioni pubbliche e nelle scuole in particolare. La memoria è un bene prezioso, fragile e deperibile. Perderla è un vero e proprio dramma politico e sociale», ha sottolineato. E’ stato poi letto il discorso tenuto da Benedetto Croce in Senato il 24 maggio 1929, con cui lo storico e filosofo contestava l’ applicazione del trattato e del concordato tra Italia e Santa Sede contenuti nei Patti lateranensi.

Gaia Rau, Repubblica Firenze, 21/9/2008

Manca solo la notazione che noi dell’UAAR abbiamo letto la lettera, poco nota, di Garibaldi (già pubblicata su L’Ateo 4/2005) ed abbiamo detto due parole sul pretismo, anzi sul clericalismo implicitamente esaltato allorché veniamo accusati di anticlericalismo ogni qual volta rivendichiamo uno straccio di laicità. Ma forse non c’era abbastanza spazio in prima pagina.

Marco Accorti, circolo UAAR di Firenze

Caprera, 28 Marzo 80
Mio caro barone Swift
Indisposto: solo oggi ho veduto la va lettera dell’11 cor[ren]te – terrò ad onore somma la deposizione della Corona a mio nome sulla tomba del grande Manin.
Vorrei gl’Italiani capissero che il nostro Ateismo è il sinonimo di Libertà ragione Scienza e che la meta Sua è quella di distruggere la più scellerata di tutte le piaghe umane: il pretismo! Sono quindi sempre con voi, e con gratitudine Vro G. Garibaldi
Un caro Saluto ai Soci.

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11 commenti

Bruno Gualerzi

“La storia dell’Italia laica e unita ha avuto inizio quel giorno”. Cioè il xx settembre 1870.

A mio parere si tratta di una affermazione che andrebbe quanto meno riveduta e corretta, parecchio ridimensionata. E proprio da chi sostiene le ragioni dell’ateismo e dell’anticlericalismo.
Mi scuso con gli amici del post se, per sostenere quanto detto, rimando a tutti i miei interventi precedenti con argomento il XX settembre. Richiamo in particolare un ultimo intervento ancora in via di approvazione in cui replicavo all’amico Juan valdez nel post relativo al generale Torre.
Vi sostenevo tra l’altro, per dare solo un accenno, che di unità e laicità in Italia si può parlare solo dopo la Resistenza (e con l’elaborazione della cortituzione vigente) che personalmente non considero, come tanta storiografia, il compimento del Risorgimento, ma il vero ‘risorgimento’.
Almeno a restare alla Costituzione, non certo al suo rispetto…

J.C. Denton

Concordo con Bruno Gualerzi. Se non fosse per il fatto che Pio IX volle far la vittima, il Regno avrebbe presentato (ce l’aveva già pronto) un un bell’inchino a 90° sotto forma di concordato per reingraziarsi la Santa Sede. Solo dopo il testardo Non expedit il Regno, perso per perso, andò più volte contro gli interessi della Chiesa (e neanche tanto).

darik

sinceramente non eravamo in molti, lì, a firenze pensavo di trovare molta più gente;
non fa nulla; però lo spirito di quelli ke c’erano era autentico.
poi ho incotrato amici ke conoscevo solo di nome ed ho allacciato iniziative interessanti.
tutto sommato un bel giorno; e il prossimo anno andrà meglio!…….

darik

Luciano

@ Bruno Gualerzi
D’accordo, sei allergico alla retorica patriottarda, tuttavia mi sembra ti sia sfuggito che i revisionisti del risorgimento sono gli stessi che hanno già revisionato la Resistenza (che tu consideri il vero “risorgimento”): forse c’è qualcosa che non quadra. Voler poi giudicare i fatti del 1870 con la sensibilità, diciamo così, morale di oggi (2008), non mi sembra intellettualmente corretto. Ancora più scorretto tirare in ballo le malefatte dei Savoia, che sono per lo più successive a quell’avvenimento e comunque non c’entrano assolutamente nulla con il sacrificio dei militari. Perchè Roma è la capitale d’Italia? Perchè il XX settembre 1870 è successo quello che è successo. Punto. E’ stato un atto di forza? E va bene, eravamo nel IX secolo, e le dispute si risolvevano a quel modo. Conosci qualche nazione che non sia sorta da una guerra o da un atto di forza? Si è trattato di un processo di unificazione, non di disgregazione e, pur con tutti i suoi limiti, ciò che ne è uscito è, secondo me, migliore di ciò che c’era prima. E poi , perchè secondo te, molte brigate partigiane della Resistenza si rifacevano a Garibaldi? Forse, in realtà, anche la Resistenza non era tanto immune dalla retorica pattriottarda. Hai provato a leggere “Un popolo alla macchia” di Luigi Longo? Vedrai quanti richiami all’eroismo e all’amor patrio ci trovi. Erano altri tempi, non puoi gettare tutto in un cestino solo perchè tu sei nato dopo il ’68, che ha sconfessato “i miti eterni della patria e dell’eroe”. Per me i militari italiani caduti a Porta Pia (quasi tutti provenienti da povere famiglie contadine) andavano degnamente ricordati, e non è stato fatto. Al contrario ne è stata, e a quanto pare non sono il solo a pensarlo, offesa gravemente la memoria. E a costo di apparire retorico e fascista, rimango dello stesso avviso.

Bruno Gualerzi

@ Luciano
Ho sempre posto una premessa ad ogni mio giudizio: risulta sempre scorretto valutare un evento storico al di fuori del contesto politico, culturale, sociale ecc. in cui si è verificato… ma è altrettanto scorretto pretendere che lo si possa fare al di fuori di, per altro inevitabili, condizionamenti ‘ideologici’. Quindi nessuna ‘condanna’ della breccia di porta pia, ma soltanto – e certo con che cosa se non con la sensibilità di oggi, o, come preferisco chiamarla io, col ‘senno di poi’? – una valutazione, naturalmente discutibile, delle sue conseguenze. Ebbene, secondo la mia valutazione, niente, o molto poco, delle sue conseguenze giustifica una sua celebrazione in termini di inizio di una vera unità nazionale, e meno che mai come inizio del formarsi di una mentalità anticlericale… Basta vedere come siamo ridotti oggi.
In quanto poi al fatto che a rendere possibile la nascita di una nazione ci sia sempre una guerra o un atto di forza… non lo nego certo, ma – posizione opinabilissima ma credo rispettabile come tante altre – proprio perché si tratta in genere di un atto di forza dove il ruolo della maggioranza della popolazione è di puro gregariato, il cambiamento è più apparente che reale.
Il famoso aforisma gattopardesco (“che tutto cambi perché niente cambi”) spesso coglie nel segno.

Bruno Gualerzi

Ribadisco, fra le tante altre mie considerazione, quella principale in relazione alla discussione in atto: la caduta dello stato pontificio, la fine del cosiddetto potere temporale della chiesa, non ha significato in alcun modo la perdita di influenza della chiesa sulla popolazione italiana. Anzi – certo involontariamente – le ha offerto nuove possibilità per rendere questa influenza ancora più incisiva.
Quindi – parere ovviamente personale – certe celebrazioni di un certo tipo, mi sembrano fuori luogo.

Magar

@Bruno Gualerzi
Beh, in un primo momento la Breccia ha significato il passaggio di Roma e del Lazio da una teocrazia assoluta ad una monarchia costituzionale, più o meno liberale, tendenzialmente laica, quindi un progresso. Senza il 20 settembre 1870 Roma non avrebbe potuto avere sindaci come Ernesto Nathan.

Poi la Chiesa è riuscita a impadronirsi di nuovo della politica, questa volta a livello nazionale, prima perché una dittatura (dichiaratamente ostile alle “aule sorde e grigie” dei liberali) le ha dato privilegi inauditi, poi perché sono arrivati la democrazia e il suffragio universale, e la Chiesa è riuscita a tradurre il proprio seguito nel consenso di massa ad un partito politico: difficile imputare alla Breccia (sia pur a livello “preterintenzionale”) i successivi 100 anni di storia italiana…

Bruno Gualerzi

@ Magar
Infatti non imputo niente alla ‘breccia’: non avrebbe alcun senso, e nemmeno, come dici tu, ‘a livello preterintenzionale’.
In altra parte del blog sostenevo (perché questo sta alla base della mia valutazione) che la breccia di porta pia ha quei caratteri di atto violento che, come tale, può risolvere nei tempi brevi anche positivamente una situazione giunta al punto di rottura, ma a tempi lunghi – quelli che ‘verificano’ se c’è stato o meno un vero salto di qualità culturale all’interno di una collettività – se è mancata la necessaria presa di coscienza della maggioranza di quanti si sono trovati di fronte al cambiamento… il passo avanti compiuto può provocare, non uno, ma anche due o più passi indietro. Insomma, la classica ‘reazione’.
Non è – per quanto mi riguarda – una sorta di ‘legge storica’ sempre ricorrente, ma è quanto mi pare sia accaduto in seguito a quell’evento. Del resto proprio la tua corretta analisi storica (la chiesa che ‘recupera’ dopo una fase liberale che ha caratterizzato l’operato di una apprezzabile classe dirigente) a me sembra una conferma di quanto asserivo…
Al punto che anche la Resistenza – a mio parere un evento da cui, dopo l’esaurirsi di una breve fase liberale naufragata nel populismo fascista, poteva nascere proprio quel salto di qualità culturale di un’intera collettività che ha trovato la sua formalizzazione nella Costituzione vigente – adesso sta subendo un attacco reazionario.
Quindi, bene ricordare il XX settembre 1870 come momento ‘positivo’ della storia nazionale, ma forse sarebbe meglio analizzare perché il seguito non è stato altrettanto positivo.
Io una risposta me la sono data.

Manlio Padovan

Io penso che gli insuccessi siano dovuti alla mancata realizzazione di cose semplici ed immediate che la carta costituzionale prevede e che prevede molto chiaramente senza tante interpretazioni che fanno il gioco dei soliti noti. Intanto non c’è stato il coraggio (o lo si sapeva?) di dare allo Stato la sua nuova fisionomia e si è provveduto con atto di falso buonismo a liberare le prigioni di quella feccia che lo aveva avvelenato: Togliatti le fece, come fece l’articolo 7. Il solito disgraziatissimo compromesso. Può sembrare che stia scrivendo una stupidaggine; ma se pensiamo al concordato come opera fascista è evidente, almeno per me ora, che nulla di diverso sarebbe potuto accadere durante il fascismo…ma hanno voluto fare la stessa cosa. Se pensiamo alla ripresa della chiesa dopo la Resistenza e alla risalita di elementi fascisti, credo si possa affermare che il rispetto di elementari princìpi di uguaglianza e giustizia sociale riferiti agli individui e non alle classi sociali (esempio per me lancinante: i rapporti tra industria e agricoltura) ci avrebbero forse risparmiato il presente; dice nulla che i proletari urbani, coccolati dalla sinistra per anni e anni, hanno poi votato per la Lega tradendo con ciò la sinistra che li aveva osannati, e noi? Non è perché, anziché discutere di proletariato urbano, si fosse discusso degli individui avremmo realizzato delle persone?

antonietta dessolis

gualerzi: >>Quindi, bene ricordare il XX settembre 1870 come momento ‘positivo’ della storia nazionale, ma forse sarebbe meglio analizzare perché il seguito non è stato altrettanto positivo…<<

ricordarlo senza retorica, e ricordare la breve stagione anticlericale dei liberali, tenendo ben presente che la regressione attuale è il logico sviluppo e compimento del Concordato fascista, con cui la Chiesa ha preso in mano l’eredità del fascismo stesso, grazie anche al famigerato art 7 della Costituzione, coi moderni mezzi della democrazia formale: al diavolo quella sostanziale!
in sintesi: se il XX sett 1870 ha perso lo Stato Pontificio, oggi il Partito di dio ne ha conquistato uno ben più grande, l’Italia: grazie allo scarso senso dello Stato della maggioranza dei nostri politici, imbelli e senza ideali, e all’ignavia della maggioranza dei cittadini italiani 🙁

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