Una corte inglese, in base a una legge anti-discriminazione, ha stabilito che Google non può negare alle organizzazioni antiabortiste di comprare pubblicità: non sono infatti permesse discriminazioni sulla base di convinzioni religiose e filosofiche. Conseguenza della sentenza: Google ha deciso di non impedire questo tipo di pubblicità “in tutto il mondo”.
Google accetterà pubblicità antiabortista
28 commenti
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Non vedo il problema.
Basta che paghino.
Qui abbiamo telegiornali che aggratis fanno pubblicità alle posizioni cattoliche…
infatti, chi paga, può (purtroppo) esporre le sue idee più di altri, Vorrà dire che non potranno impedire un’evuntuale pubblicità al laicismo, se le associazioni avranno abbastanza soldi
Almeno hanno puntato sul libero mercato…
avrebbero potuto invocare la discriminazione su base religiosa… avrebbero vinto comunque ma sarebbe stato molto peggio.
Passa invece in questo modo un messaggio più potente e alla lunga più pericoloso per le organizzazioni in questione: libera circolazione delle idee, anche se controverse.
Io invece il problema ce lo vedo eccome!
Google è un azienda privata e da liberista ritengo che lo stato NON possa imporgli delle scelte.
Google è libera di accettare o rifiutare qualunque pubblicità in base a qualunque criterio ritenga adeguato.
Se Google non accetta pubblicità anti-abortista gli anti-abortisti sono liberi di cercare altrove.
Ma scherziamo? Se Odifreddi paga allora Avvenire DEVE PER LEGGE pubblicare la pubblicità del suo libro? Quella inglese è una sentenza vergognosa!
@ Mangiapreti
Simmetricamente Google ha tolto dalla rete in India delle pubblicità su tecniche di analisi per conoscere il sesso del feto, visto che la legge lo impedisce. Però solo là.
Il fatto strano è che gli antiabortisti siano sdoganati globalmente.
@Mangiapreti
A occhio direi che i fanatici religiosi hanno fatto azione legale\pressione per IMPEDIRE a Google di pubblicare un certo tipo di pubblicità (non sò se hai presente la situazione USA). questa sentenza è una SCUSA per Google per poter mandare affanbagno i taliban senza entrarci in diretto conflitto, il classico “Nooo! Non è colpa mia! E’ la sentenza!” (il tutto mentre si tuffano nella piscina di dobloni).
Non per niente hanno usato una sentenza Inglese (per cui non valida nel resto del mondo) per applicare la cosa a livello globale.
La situazione dell’estremismo religioso in USA è veramente terrificante: è il paese degli attentati alle cliniche che praticano aborti, di chi distribuisce volantini atei linciato, ecc. Questo balletto legale offre un eccellente scusa a Google per fare affari come più gli paice senza dovere rischiare uno scontro diretto con le potentissime lobby cattoiche ed evangeliche.
Le “idee valgono”: non ci sarà la metapsicosi o la telepatia ma è ben sicuro che il denaro accumula idee allo stesso modo e per la stessa ragione per la quale il denaro accumula denaro.
@ Paguro
questo e´il punto. Avremo abbastanza soldi?
Mai impedire al nemico di esprimersi liberamente se si vuole continuare a poterlo fare (??).
ma siamo scemi??????perchè se a questi si concede un singolo,unico ditino,poi tutto il CORPO si prendono!ma poi siamo sicuri che concederanno libertà anche agli altri,’sti tizi qua?
la mia religione mi impone di bastonare amorevolmente a sangue tutti gli infedeli.mi concedete di mettere(come è ovvio,a pagamento)pubblicità su internet?
@Asatan
No, è proprio come dice l’Ultimissima:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/7621751.stm
tranne per il fatto che in tribunale non ci sono arrivati, Google si è accordata prima del procedimento giudiziario.
Il punto è: se faccio un’offerta… se metto sul mercato un prodotto, specificando delle condizioni d’acquisto e utilizzo conformi alla legge… posso poi negare di vendere il mio prodotto ad un acquirente che non mi piace?
Temo di no…
Ecco la legge su cui si è basato il Christian Institute:
http://en.wikipedia.org/wiki/Equality_Act_2006
E’ la pubblicità ad essere una schifezza!
Sono d’accordo con tutti.
Rimane il fatto che gli atei rifiutati da qualsiasi ideologia politica non possono rimanere vacui in questa bolgia devono avere anche loro una patria terrena per la difesa dai totalirismi.
Ci vuole una Patria.
cosa offrono, due paradisi al prezzo di uno?
E quale sarebbe il rpossimo passo? Pubblicità anti gay? Canzoncine pro matrimonio cattolico? Far vedere quanto è bella la castità dei preti? Bho…
come si suol dire,questa sentenza non sta in cielo ne in terra, sono d’accordo con mangiapreti e flavio, un’azienda privata non può essere costretta a accettare pubblicità o servizi sgraditi. I giornali, le tv, loro decidono cosa pubblicare o mandare in onda non vedo perchè la cosa dovrebbe essere diversa con la rete.
Soluzione semplice semplice:
Quando vedete una pubblicità antiabortista cliccatela senza pietà.
in questo modo gli antiabortisti perderanno 1€ e li guadagnerà google che era contrario e quindi se li merita di più.
In più quando finiranno l’importo giornaliero stabilito nessuno vedrà più quegli annunci orrendi.
Vediamo il lato positivo.. Una volta tanto la pubblicità dovranno pagarla…
Provo di nuovo a postare questi link:
la vicenda raccontata da BBC News (di diverso c’è solo il fatto che Google, sentito il parere degli avvocati, ha preferito accordarsi preventivamente con il Christian Institute, senza arrivare al processo):
http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/7621751.stm
e la legge chiamata in causa dagli anti-abortisti:
http://en.wikipedia.org/wiki/Equality_Act_2006
C’è anche un lato positivo, se vogliamo. Prima non la facevano. Ora forse si sentono un pò di fiato sul collo…
Piuttosto: quand’è che anche noi ci organizziamo e facciamo pubblicità?
Non sono daccordo con chi dice che dopo questo si passerà alle pubblicità anti gay, perchè quelle possono essere denunciate per razzismo, mentre quello anti-aborto non sono in sè per sè razziste, a meno che certo non dicano “ammazza tutti i medici pro-aborto che troiv”, almeno esplicitamente.
concordo con capitan spaulding…
Lodevole comunque il fatto che Google negasse spazi pubblicitari all’antiabortismo
Quoto in pieno nemo:un’azienda che mette sul mercato certi prodotti e servizi non può negarli a chi li vuole comprarli, sottosando ovviamente alle condizioni poste inizialmente dall’azienda.
Per quanto riguarda i giornali, questi ultimi vendono informazioni e spesso anche spazi pubblicitari: ovviamente non possono negare a nessuno di comprare lo spazio pubblicitario, purche il compratore non vada contro le condizioni di vendita. Ovviamente per un giornale è + semplice mettere condizioni restrittive, per un colosso come google le restrizioni sono palate di introiti in meno….
E’ stutta una questione di business
@ Mangiapreti e quelli che sostengono che “un’azienda privata ha il diritto di accettare o rifiutare a chi vendere i propri servizi”: scusate, ma questa e’ un’affermazione pericolosa che si puo’ ritorcere contro. A questo punto, l’albergatore anti-gay sarebbe autorizzato a non affittare la stanza a una coppia gay, il ristorante potrebbe rifiutare il tavolo a clienti stranieri perche’ e’ contro l’immigrazione e cosi’ via… io penso che se si difende la liberta’ e si combatte la discriminazione, la si deve combattere sempre, non solo quando ci fa comodo.