Nel dibattito sull’annosa questione dell’immigrazione e dell’integrazione degli stranieri nei paesi occidentali, è utile citare un interessante articolo di Gad Lerner, apparso un paio di giorni fa su “Repubblica”. Lerner focalizza il discorso sui giovani di seconda generazione (figli di immigrati) alla luce dei recenti casi di cronaca, in particolare per quanto riguarda la questione dell’appartenenza e dell’islam.
Emerge infatti un fenomeno che per certi versi è preoccupante: di fronte all’aumento delle tensioni tra italiani e immigrati, le “seconde generazioni” che vivono nel disagio tentano “il recupero di un’identità alternativa, anche se spesso deformata e posticcia”, che fa leva spesso proprio sul sentimento religioso, soprattutto tra i giovani di famiglia islamica. Lerner ricorda il caso di Meryem Fourdaus, una giovane universitaria marocchina di Treviso che ha formato il movimento “Seconda Generazione”: “Non porta il velo islamico, si dichiara non praticante. Ma ciò non le ha impedito di organizzare per dieci settimane in un parcheggio della sua città la sorpresa della ‘preghiera segreta’. Paradossalmente, la sua storia dimostra come possa essere l´ottusità leghista, il divieto di moschea, la causa di un riavvicinamento forzato alla religione di giovani che se n´erano allontanati”.
Il giornalista fa notare che proprio il disagio, la mancanza di rappresentanza politica e di integrazione fanno in modo che “gli unici portavoce” delle comunità straniere siano i “capi comunità, per loro natura separatisti, spesso legittimati solo da una pseudo-autorità religiosa integralista”.
“Un deficit di rappresentanza che la seconda generazione” conclude Lerner “rischia di colmare ben presto affidandosi a capiclan e militanti radicali, scavando ulteriormente il fossato della mancata integrazione”.
Lerner: Quei giovani arrabbiati destinati alla ribellione
40 commenti
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Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria !
Il disprezzo verso un’intera categoria di persone, la segregazione di queste e la repressione delle loro pratiche provocano, tra le altre cose, reazioni d’orgoglio anche violente.
Un ingiusto divieto può diventare una sfida a fare il contrario.
Cerchino di capire certe persone che più si comprime una molla, più si carica.
Solo l’accoglienza e l’integrazione terranno lontano il fondamentalismo dalle comunità di immigrati.
bravo gad.
Concordo coi vostri interventi. Negli USA fu la discriminazione verso gli Italiani immigrati a legittimare le organizzazioni di autodifesa, che poi furono preda della criminalità familiare siciliana e campana. Per chi non lo sapesse, sono di Napoli.
Noi non vogliamo integrazione, l’integrazione porta al laicismo il laicismo al relativismo. I nostri tromboni altolocati sanno che una società multicurale non può che “degenerare” nel più completo ed assoluto distacco e disinteresse dalla religione.
Dunque per salvare la nostra religione dobbiamo fomentare l’integralismo, da entrambi i lati.
Nei commenti leggo molto zuccheroso buonismo.
Non mi è ben chiara la vostra idea di multiculturalismo e integrazione…
Sospetto che tradotto in italiano significhi: “garantire dei privilegi a qualcuno solo sulla base delle sue credenze in qualche entità soprannaturale”.
Come nel caso della prima ragazza musulmana nel corpo degli Alpini: hanno dovuto tenere aperte le cucine della caserma dopo il tramonto solo per lei, nel periodo del ramadam.
@ RazioCigno: mi sembra un bel segno di civiltà.
parole d’oro nihil84
e questa strategia ha ovvie ripercussioni politiche: aumento dell’autoritarismo, deriva totalitaria, nazionalismo, guerra
@RazioCigno
Sospetti proprio male: che c’entra il multiculturalismo (= multicomunitarismo) con l’integrazione di ogni individuo?
Quanto ai militari, credo che un po’ di flessibilità verso le esigenze individuali sia solo istruttiva per loro… 😛
P.S. Ma gli altri alpini fanno tutti cena prima del tramonto?
Se i clandestini venissero mandati via, se la giustizia garantisse una giusta pena per chi delinque, ecc. l’opinione pubblica italiana sarebbe meno pesante nei confronti degli stranieri. Ma si sa, questo a livello politico non conviene: si cerca anzi di alimentare la paura verso chi viene da altri paesi ed ha culture diverse.
Certo è che se ci fosse una vera volontà di integrazione, alle feste paesane sarebbero presenti anche gli stranieri, ma forse questa volontà manca da entrambe le parti….
Io sono per la corretta integrazione, maggiori diritti ed aiuti per i cittadini italiani (giustamente) e apertura verso quelli stranieri che hanno intenzione di crescere i loro figli nella nostra terra. Spesso però molti di loro (soprattutto nordafricani) pensano di fermarsi da noi solo per un periodo (anche se dura anni), per poi tornare a casa loro. Per questo motivo cercano di mantenere la loro cultura e la loro lingua passandoli in toto ai figli, in modo che al loro ritorno in patria siano comunque abituati a quello che troveranno e non siano spiazzati dalla cultura diversa da quella in cui hanno vissuto per un breve/medio periodo in un’altro paese.
Questo crea problematiche sia a loro, sia a noi (ad esempio a scuola).
N2RT
La strategia clerico-fascio-leghista ce l’ha illustrata or ora nihil84.
@ Valentino Salvatore
L’articolo di Lerner si basa su fatti di cronaca non su un vero e proprio studio sociologico che permetterebbe di dimostrare che i giovani musulmani sono meno integralisti dove non c’è la lega o dove vengono loro costruite le moschee (l’esempio olandese mi sembra nettamente dimostrare il contrario, là gli studi sociologici ci sono e mostrano quanto siano conservatori i giovani della seconda generazione). L’esempio più flagrante della superficialità della dimostrazione di Lerner, è quando cita le cifre globali dei giovani di origine straniera, senza specificare quanti sono musulmani. Tra di loro ci sono parecchi cattolici sudamericani.
@ nihil84
In Francia sta succedendo il contrario, l’integrazione sta distruggendo il laicismo.
La solita incapacità di amministrare i cambiamenti sociali.
Zero lungimiranza.
Si pensa solo al qui ed ora. Non c’è progettualità. Il futuro è solo a parole.
Si pensa, da una parte e dall’altra, ad arroccarsi sulle rispettive identità.
Si corre sempre a nascondersi dietro alle proprie religioni.
Il primo passo da fare, decisivo per il futuro, è blindare dal punto di vista laico lo stato, l’organizzazione statale e le sue istituzioni. Questo è un punto di partenza per governare il multiculturalismo. Non creare ghetti e discriminazioni.
Abbiamo la possibilità di formare le nuove generazioni islamiche alla luce dei principi di libertà, della carta dei diritti dell’uomo, della laicità. Non facciamoci sfuggire questa occasione.
@ Giovani
A me sembra, invece, un segno di irrazionalità.
Bel problema quello posto da N2RT. Senza sottovalutare gli altri questo dell’integrazione culturale credo sia il fondamentale.
E qui, per l’ennesima volta, occorre uscire dall’equivoco spesso generato dalla nozione di multiculturalismo. Se per multiculturalismo si intende una possibilità di convivenza tra diverse, appunto, culture, che poi quasi sempre significa convivenza di diverse tradizioni ‘religiose’ nel senso più comprensivo del termine, date come VALORI OGGETTIVI che di per sé ‘qualificano’ le persone che in essi si riconoscono, non si risolverà mai niente e si farà solo il gioco dei vari fondamentalismi…
Se invece per multiculturalismo si intende la ricerca continua del confronto CON LE PERSONE IN QUANTO PRIMA DI TUTTO PERSONE, e non con le idee, valori, tradizioni intesi appunto come qualcosa che qualifica integralmente un individuo, ecco che la strada per l’integrazione può aprirsi.
Si dirà: ma come è possibile separare un individuo dai ‘valori’ in cui si è sempre identificato?
Naturalmente è tutt’altro che facile… ma intanto questo sforzo va fatto su se stessi (e qui l’essere atei dovrebbe facilitare enormemente il compito)… e poi convincersi che qualsiasi altra strada sarà senza sbocco.
O meglio (peggio) porterà solo al conflitto.
Quoto nihil84 in pieno!!
Gad Lerner ha ben evidenziato degli aspetti che purtroppo la maggior parte dei cronisti-servi e delle trasmissioni dedicate al tema dell’immigrazione preferisce ignorare. In linea con la sempre più lampante strategia comune di forze reazionarie di matrice kattofascista gli unici due aspetti legati all’immigrazione messi in luce sono da una parte i problemi sociali (di qualsiasi tipo) legati all’immigrazione, tanto per fomentare la tensione presso la cittadinanza italiota, e dall’altra le opere caritatevoli di aiuto e accoglienza (soprattutto quelle sono di iniziativa cattolica!!) tanto per tranquillizzare la coscienza del bravo popolo italiano, che si è sempre vantato per la propria propensione all’accoglienza e alla carità cristiana.
Ma non vi passa mai per l’anticamera del cervello che i musulmani siano molto più intelligenti di quanto li state dipingendo voi? Credete che non lo sappiano che laicità significa secolarizzazione, significa poi di fatto aumento dell’ateismo e perdita di potere della religione? Questo non lo vogliono, non lo sapete forse, ma loro considerano l’attaccamento alla religione come una superiorità rispetto all’occidente, del resto fanno più figli e questo è per loro un motivo di non concedere i diritti che le donne hanno qui. Le minoranze che la pensano diversamente vengono poi bollate come occidentalizzate dai nostri intellettuali.
Segnalo un altro errore nell’articolo di Lerner, la stragrande maggioranza dei musulmani compresi quelli integratissimi nelle società europee vengono sepolti generalmente nel paese di origine, comprese le vittime dell’islamismo stesso. Solo recentemente cominciano le terze generazioni a chiedere la sepoltura nei paesi europei. Ecco ancora un esempio di come si costruiscono castelli su un evento che di per se è banale in tutti i paesi europei.
Le condizioni materiali sono più “intransigenti” dei corpi viventi e i corpi viventi, in mezzo ad esse, più tenaci delle idee che in essi si formano, cambiano e svaniscono.
E però, per la presunzione di “cambiare le cose” e conservare sé, ciascuno per sé disconosce questo semplice fatto e si sforza di arrovesciarne il senso.
Così che, anche “a dover cambiare o a morire sono sempre e solo gli altri”: poi ciascuno muore e le cose restano li. O no?
Questo per dire anche che se cambiano le condizioni (ancor più) cambiano le idee.
@ Massi
Anche se il concetto di ‘condizioni materiali’ a mio parere andrebbe a sua volta non troppo ‘assolutizzato’, cioè rapportato ad una condizione umana che ‘esige’ si viva ‘anche’ di miti, condivido quanto dici, ritenendo di avere in fondo espresso lo stesso concetto. Ne convieni?
Ne approfitto per rispondere ad una possibile, e per tanti aspetti più che legittima, accusa di utopia alla mia proposta di puntare su un confronto culturale veramente tale solo se liberato da sovrastrutture ideologiche:
l’utopia cessa di essere ‘utopica’, cioè irrealistica e controproducente, quando l’alternativa è il ‘realismo’ che porta allo scontro con l’unica prospettiva di uscirne vinti o vincitori.
provare a distinguere tra una religione come l’islam e la vastità di fedeli è fondamentale, altrimenti con lo stesso metro di giudizio si potrebbero tacciare di barbarie alla stessa maniera tutti gli ebrei e tutti i cristiani. se si continua a fare di tutta un’erba un fascio si fa il gioco degli integralisti, gli amplifichi il suo messaggio. ci sono migliaia di ragazzi e ragazze, bimbe e bimbi nelle nostre scuole, investiamo su questi che saranno è bene non dimenticarlo le braccia necessarie per quei lavori pesanti che una popolazione di vecchi non è più in grado di fare, aiutarli ad uscire dall’oscutità della loro tradizione e della loro religione, non integrarli ma assimilarli del tutto. detto fuori dai denti, ogni manuale di controinsurrezione ha come regola aurea “win hearts and minds”.ci siamo noi che siamo i buoni, gli integralisti che sono i cattivi ed in mezzo i boci e le donne sono la maggioranza della popolazione musulmana, non mi interessa che a tutti i musulmani piaccia la nostra società, l’importante è che almeno la maggioranza sia d’accordo. l’unico argine contro l’integralismo è il rifiuto di questo da parte della gente, le br in italia hanno perso perchè gli operai erano contro di loro, il messaggio criminale di chi pensava di essere l’avanguardia armata del proletariato è caduto nel vuoto e per le forze dell’ordine è stato più facile prenderli. se invece come si fa da qualche parte ti accanisci fin da subito discrimando i bimbi a scuola e le mamme sul posto di lavoro meglio prepararsi a rinchiudersi in casa, abituarsi a vedere volanti ad ogni angolo del quartiere e vivere in uno stato continuo di tensione, dove basta una scintilla per far esplodere la situazione. poi è un attimo che non è più solo il musulmano, quindi magari dagli al rumeno, o all’albanese, che sono pure loro musulmani. se la gente preferisce la soluzione di forza al ragionamento poi non si lamenti dei lividi.
Concordo in pieno con Lerner e nihil84.
Secondo me l’UAAR dovrebbe intraprendere un iniziativa a lungo termine in merito.
Tale iniziativa culturale dovrebbe servire a limitare il rischio che i comportamenti irrazionali di fobia verso gli immigrati di altre culture, fomentati ad arte da un certo tipo di politica strettamente legata alle alte gerarchie della CCAR, produca gli effetti nefasti che, purtroppo, stiamo già vedendo.
@ Gargiulo
Ma concretamente che tipo di iniziativa? Manifestare per la costruzione delle moschee? Per adesso sarebbe già tanto portare degli ex-musulmani nell’associazione.
@Dirladada: Articoli, conferenze, volantini, informazioni necessarie a far rendere conto del meccanismo e del pericolo.
Il problema non riguarda solo l’islam, ma tutte le minoranze e tutti i fenomeni di intolleranza, religiosa e non.
Ma scusate, perche’ ci dovremmo sbattere per far costruire le moschee ai musulmani. Sia
ben chiaro, non ho nulla sul fatto che i musulmani [b]a loro spese[/b] si costruiscano le loro moschee.
Ma non venite a dirmi minkiate spaziali come che le moschee debbano essere costruite con i soldi pubblici.
Noi dobbiamo lottare per far si che la chiesa si costruisca le sue chiese senza i fondi della bucalossi, non far si che pure i musulmani abbiano gli stessi privilegi. Guardate che nei paesi musulmani non vengono spesi soldi perche’ vengano costruiti edifici di culto per le altre religioni.
E nei paesi arabi i turisti non possono bere alcolici, nonostante non siano musulmani, perche’ noi dobbiamo riservare loro tutte queste attenzioni. Sono loro che devono rispettare le nostre regole, se non gli piacciono se ne vadano pure aff……….
@ Bruno
convengo pienamente con te.
Però, sul concetto di ‘non assolutizzare troppo le condizioni materiali’ (avendo io poca memoria) non ho potuto fare a meno di notare che quando dimentico qualcosa e poi la ritrovo, la ritrovo uguale a come l’ho lasciata e che “lei sa sempre dov’è e com’è” ben oltre il mio ricordo di essa.
D’accordo con cartman: il problema è che se non togliamo privilegi alla Chiesa, gli islamici “legittimamente” potrebbero richiederne di molto simili, magari cercando di ottenerli per via giudiziaria, tramite sentenze che possono creare precedenti.
Il problema è che multiculturalismo significa proprio concedere privilegi alle singole comunità in base alla loro tradizione etnico-religiosa: un processo che sta fallendo in tutto l’Occidente, perché invece di appianare le differenze, le aumenta, ghettizzando reciprocamente le varie comunità.
Dovremmo invece puntare a promuovere i diritti dei singoli individui (indipendentemente dalla loro comunità) sulla base di parametri validi il più possibile per tutti (Dichiarazione dei diritti dell’uomo, Costituzione). Anche in questo modo si instilla una forma mentis davvero laica.
Questo lo metto nella mia tesi di laurea su Al Qaeda…
@ cartman666
E’ ben chiaro che il problema non si esaurisce tutto nel finanziare con soldi pubblici la costruzione di moschee o di scuole islamiche. Su quello sono pienamente d’accordo con te: in uno stato civile e laico religione o confessione dovrebbe autofinanziarsi per diffondere il proprio credo, qualsiasi aiuto statale dovrebbe essere bandito. Ritengo infatti che quello delle moschee sia uno dei pretesti di spicco, strumentalizzato dall’una e dall’altra parte per giustificare le reciproche ostilità. I problemi posti da Gad Lerner vanno ben oltre questo aspetto che riguarda solo gli immigrati islamici. La questione dell’integrazione è molto più complessa e giustamente Lerner nel suo articolo evidenzia quanto la classe politica e la società italiana siano ancora parecchio impreparate ad affrontarla al meglio.
Questa casca a fagiolo, appena sfornata:
http://www.uaar.it/news/2008/09/29/gran-bretagna-magazziniere-islamico-contro-supermercato/
Qui mi permetto una osservazione sui numeri.
Uno studioso ricordava che dove ci sono troppi maschi giovani a contendersi una posizione stabile per avere accesso al matrimonio e al benessere, siamo di fronte ad una polveriera sociale.
Marx, Hitler o il Corano, non fa differenza: basta ammazzare il sovrappiù numerico. E dopo spartirsi le femmine e i posti di lavoro, ormai disponibili senza fatica. Il cosiddetto boom post-bellico.
Fare meno figli, no?
Scusa Valentino, ma è così tassativo intendere multiculturlismo in questo modo? Qui più d’uno, oltre al sottoscritto, l’ha inteso un pò diversamente.
Provo a dirlo in altro modo, un pò retorico, ma pur sempre in grado di proporre un’alternativa possibile ad un convivenza ‘separata’ che non lascia aperta alcuna speranza di integrazione. Multiculturalismo lo si può intendere – oltre a quanto detto più sopra – anche come operazione da fare sulle proprie tradizioni culturali cercando di puntare su ciò che accomuna invece che su ciò che divide. Certo, l’opzione religiosa, specialmente per il mondo islamico, è terribilmente identitaria, ma nella storia della cultura araba come in quella dell’occidente sono tanti i momenti culturali ‘laici’ comuni. Nella sostanza, se non nella forma.
Per quanto mi riguarda comunque credo soprattutto in quanto ho provato a precisare in altri interventi, riprendendone i contenuti più sopra.
Stiamo attenti a non ripetere, in nome di questo tanto decantato multiculturalismo, l’errore commesso dagli inglesi i quali si stanno consegnando ai musulmani permettendo addirittura l’istituzione di tribunali della sharia (in violazione delle leggi dello Stato e dei diritti di donne, omosessuali e non redenti).
Stato laico con leggi uguali per tutti a prescindere dal credo religioso. A scuola, fin dalle elementari, educazione civica e costituzione come materie obbligatorie.
Insegnamento della storia delle religioni obbligatorio per tutto.
Così si aprono gli occhi alla gente, non con regalie e privilegi a questa o quella superstizione.
@ Bruno
A livello sociologico, il termine multiculturalismo viene usato tendenzialmente nel senso degenere, per quello che dici tu si usa di solito il termine pluralismo, in particolare da studiosi critici verso la possibilità di integrazione con certe culture; quelli più possibilisti tendono a sovrapporre i due concetti.
Ad esempio Sartori pone una distinzione netta tra i due termini, in un breve saggio dal titolo “Pluralismo, multiculturalismo ed estranei”. Ci sarebbe da discutere; anzi, a breve farò mettere la recensione di questo libro sul sito, che è forse troppo sintetico, provocatorio, un po’ rude, ma interessante.
Un altro consiglio editoriale: a me questa situazione degli immigrati che recuperano le tradizioni etnico-religiose e che vivono questo disagio ricorda l’atmosfera del romanzo di Hanif Kureishi “Il Budda delle periferie”.
@ Valentino Salvatore
Non so cosa dica Sartori (che per altro ascolto sempre con piacere), e nenemmno il modo corretto di usare il termine multiculturalismo in sociologia, ma non vorrei proprio farne ua questione treminologica. Chiamamolo multiculturalismo, chiamiamolo pluralismo, a mio avviso ciò che conta è che si punti ad una integrazione possibile solo se – per parafrasare un’espressione cara ai protagonisti delle trattavive sindacali – si chiede alle varie tradizioni culturali di ‘fare un passo indietro’ alla ricerca di ciò che può accomunare. In funzione, appunto, di un accordo la cui alternativa è solo lo scontro… per il quale prima parlavo di ‘vincitori e vinti’, ma in realtà l’unico esito sarebbe ‘tutti vinti’.
“……Il giornalista fa notare che proprio il disagio….”l a stessa cosa succede riguardo la religione cattolica,anche qui in Italia fanno in modo che gli unici portavoci della comunità italiana sia il capo comunità B16 legittimato dalla sua pseudo- autoritài ntegralista.