Francia: Halde e Consiglio di Stato bocciano il burqa, impedisce integrazione

La corte francese dell’Halde (Alta autorità contro le discriminazioni e per l’ugugaglianza) ha confermato l’allontanamento di una donna che portava il burqa dai corsi di lingua obbligatori per gli immigrati che non conoscono bene il francese e intendono acquisire la cittadinanza. I responsabili dell’agenzia governativa che gestisce i corsi e l’accoglienza degli immigrati (Anaem) avevano contestato il fatto che la donna potesse portare il burqa durante i corsi, perché in questo modo diventava impossibile osservare le espressioni del viso e della bocca e comprendere bene i suoni – fattori indispensabili per fare in mdo che gli insegnanti possano istruire coloro che seguono un corso di lingua. Inoltre, data l’ufficialità dei corsi, era necessario identificare la persona, coperta dal burqa. Quindi alla donna non era stato consentito di seguire i corsi indossando il burqa.
L’Halde qualche giorno fa ha sentenziato, giudicando il contenzioso tra la donna e l’Anaem, che il burqa può essere “pericoloso” per i valori repubblicani: il divieto di indossarlo in certi contesti non può essere considerato una discriminazione religiosa, specie in un contesto dove anzi ci si attiva per favorire l’integrazione (come i corsi dell’Anaem). “La libertà religiosa” afferma l’Halde “non è assoluta: può essere ridimensionata se esiste un motivo valido”.
Già in luglio il Consiglio di Stato aveva respinto la richiesta di cittadinanza da parte di una donna marocchina a causa della “pratica radicale della sua religione e un comportamento in società incompatibile con i valori della comunità francese”, data l’incapacità della donna (che portava il burqa, impostole dopo l’arrivo in Francia) e di suo marito di integrarsi, come appariva durante gli incontri con servizi sociali e forze dell’ordine, a causa della loro appartenenza alla corrente integralista salafita, del totale isolamento in cui vivevano e della mancanza di consapevolezza su concetti base della cittadinanza come diritto di voto o laicità. Nel caso di questa coppia, per la prima volta il Consiglio di Stato ha preso in considerazione la pratica religiosa per bocciare la concessione della cittadinanza.

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29 commenti

bruno

e noi ci teniamo i burqa i niqab e le dacie valent! Evviva La Lega

Massi

E’ anche giusto che ciascuno ostenti i simboli della propria identità su se medesimo, ma senza nascondere la propria identità più vera: (mettendoci) la propria faccia.

Nemo

Mi pare che di più non si possa chiedere: il comportamento religioso, pubblico, deve battere in ritirata di fronte ad un’esigenza logica e laica, pubblica.
Magari fosse sempre così!

Sara

Vive la France… (almeno in questo caso)
Un po’ di laicità non basta, e poi il burqa è un abominio…

Piero

“La libertà religiosa non è assoluta”

Che belle parole: una nostra corte le pronuncerà mai??

stefano

ci vorranno secoli forse, perchè la gente consideri abominio verso la propria persona oscenità come burqa, niqab, chador, ostentazioni di cadaveri mummificati, rosari, esorcisti ecc? ma dove è finita la ragione umana? mi domando a cosa sia servito l’Illuminismo…

Druso

Il francese studiato a scuola potrebbe tornarmi utile. Ho una porta aperta per andare a vivere in un paese laico e civile!

Otto Permille

Il problema non è poi così semplice. Va tenuto conto il peso che ha avuto l’educazione, per cui sul piano personale il divieto di portare una cosa potrebbe davvero creare problemi alla persona. Ad esempio, quando si usava portare il “lutto”, ossia la vedova si vestiva di nero, le nostre nonne si sarebbero rifiutate di farsi vedere in giro, dopo la morte del marito, con un abito di un colore diverso. Si sarebbero vergognate. Poi l’usanza si è persa, ma non per decreto legge o per una sentenza, ma per il naturale cambiamento dei costumi. Sarebbe anche bello e razionale che tutti andassimo in giro nudi d’estate quando i vestiti sono davvero un imbroglio, ma credo che ancora oggi nessuno si sentirebbe di farlo, anche se forse, sopratutto nel caso dei leghisti, la zona “atta alla loro identificazione” sarebbe purtroppo coperta.

stefano

infatti la mia era una constatazione più che una domanda.
sono consapevole del fatto che l’affermarsi delle religioni abbia richiesto millenni per cui anche il loro accantonamento richiederà tempi altrettanto lunghi.
non mi consola 🙁 ma purtroppo è così.

Aldo

All’elezione di Miss Iran si potrà indossare un burqa semitrasparente, ma da sotto bisognerà indossare un’armatura medioevale… altrimenti Dio s’incaxxa di brutto.

bardhi

In principio non trovo giusto che lo stato mi deve imporre il modo di vestire, lo facevano negli paesi comunisti e dal mio punto di vista, che a prescindere dalle motivazione, non è segno di liberta.
L’integrazione deve essere auspicata non imposta, è giusto che ogni istituzione o/e organizzazione pretende che le sue regole siano condivise e seguite da chi vuole far parte, quindi se un gruppo di popolazione per qualsiasi motivo non accetta queste regole si auto discriminerà, sara la sua scelta e non ci resta che accettarlo.

Asatan

@bardhi

Sarò brutale… se tu ti vesti da dark, punk, giacca&cravatta, ecc non danneggi nessuno.
Sotto un burqa\niqab si può nascondere chiunque, da osama bin laden alle brigate rosse.
La riconoscibilità è una questione di ordine pubblico e legalità.

Vogliono mettersi lo hijab, il chador, ecc.. (veli che lasciano scoperta la faccia)? Cavoli loro. Ma burqua e niquab no. Sono l’equivalente, anzi (siccome ti scambiano sicuramente per povera donna mussulamana maltrattata) nascondo meglio, di un passamontagna.

Se una persona non vuole rispettare banali reogle di sicurezza e ordine pubblico perchè il suo personaggio immaginario preferito glielo impone… beh tornino a casa.

Con la scusa del “è la sua cultura” si accettano già fin troppe aberrazioni: ragazzine obbligate a sposarsi dai genitori che tentano il suicidio e vengono rese alla famiglia, minorenni costretti a chiede la carità e\o prostituirsi, macellazione non igenica e crudele di animali, ecc…

Il rispetto della cultura altrui e delle “libertà” ci sta, ma entro certi limiti. Oppure mi stai dicendo che sarebbe giusto se io andassi in giro con pistola e passamontagna perchè “mi và” o perchè “è la mia relligione”.

Ivano

Io invece sono pienamente d’accordo con queste decisioni delle autorità francesi poichè ritengo che la religione sia d’ostacolo a qualunque integrazione ed emancipazione delle persone. Così come in Europa non sono ammesse pratiche quali l’ infibulazione, la lapidazione e fustigazione, ad esempio, non possiamo accettare condizioni della donna che siano segno di sottomissione e palese violazione dei suoi supremi diritti. Chi, in sostanza, vuole vivere in un paese civile deve accettarne le leggi e la cultura.

Aldo

Giusto. Ma… quale sarebbe il “Paese civile”? Ah, intendi il nostro? ^_^

Aldo

Mah… come al solito vediamo la pagliuzza nell’occhio dell’altro… E allora i delinquenti col casco integrale? I poliziotti con casco e fazzoletto sul volto? Ci si può camuffare in tanti modi, anche con occhiali scuri, parrucche. Cosa dobbiamo vietare?

Magar

A me non frega niente delle culture tradizionali, ma la libertà di un individuo di vestirsi come gli pare (burqa e passamontagna compresi) la salvaguarderei.
Che palle con ‘sta “sicurezza”.

MetaLocX

Per buttarla sul ridere si potrebbe riportare la notizia alla rovescia:
Iran, Consiglio di stato: “Non portare il burqa impedisce l’integrazione”

La corte ha confermato l’allontanamento di una donna che non portava il burqa dai corsi di lingua. I responsabili dell’agenzia che gestisce i corsi avevano contestato il fatto che la donna non portasse il burqa durante i corsi, perché in questo modo diventava possibile osservare le espressioni del viso e della bocca e quindi fraintendere i suoni. Inoltre, data l’ufficialità dei corsi, era necessario mantenere l’anonimato. Quindi alla donna non era stato consentito di seguire i corsi senza il burqa.

…Chissà, magari prima o poi una notizia simile la leggeremo sul serio.
Io ritengo a considerare sbagliato il burqa, ma continua anche a non farmi piacere che lo stato debba dire al prossimo come vestirsi. Comunque il riconoscimento è un atto dovuto.

Stefano Bottoni

La frase che più mi fa riflettere è questa:

“l’incapacità della donna (che portava il burqa, impostole dopo l’arrivo in Francia) e di suo marito di integrarsi, come appariva durante gli incontri con servizi sociali e forze dell’ordine, a causa della loro appartenenza alla corrente integralista salafita, del totale isolamento in cui vivevano e della mancanza di consapevolezza su concetti base della cittadinanza come diritto di voto o laicità.”

Ora, se queste persone per prime non hanno la minima intenzione di integrarsi in una nuova società, perchè emigrare?
Per cercare una vita migliore?
D’accordo. Chi è onesto e volenteroso è il benvenuto. Ma bisogna anche sapere accettare le regole di questa nuova società. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca (esempio non felice, trattandosi di integralisti musulmani)…

Magar

…comportamento in società incompatibile con i valori della comunità francese. 8-0

Generalmente, per decidere il mio “comportamento in società”, tendo a catafottermene (cit.) dei “valori della comunità” che mi circonda.
Avvertitemi se moralmente dovrei essere privato della cittadinanza italiana.

bardhi

@ Asatan

Ovviamente non ho preso in considerazione né la sicurezza né i casi di donne o minorenne obbligate a tenere il burqa, ma di sicuro non è solo la burqa che nasconde comportamenti “illeciti” oltre questo non deve intervenire lo stato a obbligare tutte a vestirsi con l’uniforme.
Nella nostra società occidentale abbiamo diverse comunità religiose che a livelli diversi si auto escludono o auto distinguono dal resto della società, amish, testimoni di geova, ect ect. Sappiamo benissimo che fra loro sono pure adulti o minorenni costretti o plagiati, ma non è lo stato quello che deve decidere cosa fare di loro.

Gérard

Burqa oppure Niqab non sono un modo di vestirsi ma il portabandiera di gente che non ci accetta e che vuol essere diversa di noi . E una volontà manifesta di rifiutarci . Più da parte loro che da noi stessi !!
Se non perché il vestito d’un africana nera, d’una antigliese, d’una indiana non provocano lo stesso senso di rigetto da parte nostro ?

Magar

@Gérard
Quand’anche fosse così, non vale la libertà d’opinione? Perché Tizio non può manifestare la propria “volontà manifesta di rifiutarci”? Personalmente, vorrei essere diverso da parecchie delle capre che costituiscono la comunità in cui vivo: dovrei per questo essere privato della mia cittadinanza?

Gérard

@ Magar
Emigrare è una scelta grave . Non si tratta soltanto di cambiare paese ma di ” sradicarsi ” ( Mi dispiace ma non credo in questo organo spuntato di chi sa dove e che vorebberero chiamare ” radici ” ) significa che un giovane nato di parenti berberi avrà come antenati gli galli . Invece quando uno si espatria e vuol teneri il suo passato ( coloniale spesso ) non emigra ma colonizza .
Mettersi una burqa non è soltanto un opinione ma una volontà di colonizzare . E poi, emigrare per andare in un paese dal quale si rifiuta tutto salvo gli vantaggi sociali, farebbe meglio di rimanere nel proprio paese .
Mescolare i rifiuti suoi della nostra societa ( che non accetto anche come Lei ) e una colonizzazione religiosa mi sembra una cosa un po confusa .
Ma Lei si è fatto due pensieri sul fatto che ho notato prima e che ricorda che di tutte le minoranze ormai presente in questo paese, soltanto il vestiario musulmano succita ostilita ?
E che ne fa per esempio dellla libertà di opinione di fronte al risorgire del fascismo in questo paese ???

Magar

@Gérard
1) Quando uno emigra, quello che vuol fare del suo passato sono fatti suoi e basta. L’importante è che non cerchi di imporlo ai suoi nuovi concittadini, ché questa sarebbe l’essenza del colonialismo.
2) Non vedo perché tutti i cittadini di uno stesso stato, nessuno escluso, debbano avere “valori comuni”. Sinceramente, mi bastano e avanzano regole elementari di convivenza e rispetto formale reciproco. Che poi, in privato, ci si disprezzi l’uno con l’altro, è perfettamente accettabile.
3) Ammesso e non concesso che sia proprio vero nel 100% dei casi, il fatto che burqa e niqab esprimano il rifiuto di determinati stili di vita (magari buoni stili di vita, dal mio punto di vista) non dovrebbe essere sanzionato più del portare una maglietta con la scritta “Fare figli è sbagliato”.
4) E se a mettersi il burqa non è un’emigrante ma una donna autoctona?
5) Per fascismo e razzismo di ritorno sono parecchio preoccupato, e vorrei tanto vivere tra capre meno nazionaliste e intolleranti. Cionondimeno, limitare la libertà d’opinione e vietare l’uso di una bandiera con la svastica è il modo sbagliato di contrastarli, se a questo ti riferivi.

P.S. Diamoci pure del tu. 😉

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