Lega, corsi separati per immigrati: rischio attriti coi cattolici nella maggioranza

La proposta della Lega di organizzare dei canali di insegnamento differenziati per i bambini immigrati che non conoscono bene l’italiano viene percepita da molti come un provvedimento discriminante. Dopo le critiche dell’opposizione, anche alcuni settori del centrodestra si vanno formando questa opinione, seppure con toni più sfuggenti, soprattutto per le conseguenze negative nei rapporti col Vaticano e la componente cattolica – che da tempo criticano la politica governativa restrittiva in materia di immigrazione, di fatto egemonizzata dalla Lega. Polverini dell’Ugl parla del pericolo di creare “ghetti”, mentre il sindaco di Roma Alemanno auspica una “pausa di riflessione” prima di approvare il decreto in questione.

Archiviato in: Generale

46 commenti

Roberto Grendene

tentativi di segregazionismo?
ma non si stanno gia’ facendo da anni, con i finanziamenti alle scuole private, che sono state fatte diventare “parificate”? Nel nostro Paese le private sono confessionali, in sostanza.
Con i tagli alla scuola pubblica (che non toccano l’insegnamento facoltativo della religione cattolica: prima cosa da tagliare per razionalizzare la spesa e’ qualcosa di facoltativo.no?) e il crescendo di finanziamenti alle private confessionali ci aspettera’ un oscuro futuro, con bambini iscritti alla scuola cattolica, alla scuola islamica, alla scuola dei testimoni di geova… tutti potenziali adulti piu’ fondamentalisti del loro genitori

N2RT

Capisco le preoccupazioni, è una questione delicata.

Certo è che a scuola, se alcuni bambini non conoscono l’italiano, rallentano tutta la classe, e neppure questo mi sembra giusto. Inoltre non mi sembra che i normali insegnanti siano preparati ad affrontare situazioni del genere, quindi ben vengano lezioni ad hoc della nostra lingua.
Io comunque farei iniziare questi corsi unh anno prima della scuola primaria, in modo che almeno quelli di sei anni possano iniziare con gli altri….

Comunque sia non ho visto ancora le modalità operative per creare queste classi ad hoc, quindi il mio commento riguarda solo la notizia principale….

Aldo

Ognuno ha il suo chiodo fisso. Per la Lega sono gli extracomunitari, per la Chiesa il sesso, per noi la Chiesa… ^_^

Davide

Bah, questa proposta proverrà anche dalla lega, ma non mi pare in sè poi così scandalosa… mi domando che senso abbia inserire in classi “normali” bambini o ragazzini che non capiscono una parola d’italiano, fargli fare un corso di lingua con insegnanti specifici prima di reinserirli nelle classi con gli altri mi sembra ragionevole, è un beneficio per loro che evitano di sprecare tempo, e anche per quei studenti italiani o stranieri (che comprendono l’italiano), i cui programmi scolastici rischierebbero di essere eccessivamente rallentati o ritardati.

Penosi poi quei giornali cartecei e online che hanno intitolato “Classi separate per gli stranieri” o titoli simili senza specificare che la proposta riguardava solo quei stranieri che non parlavano e comprendevano l’italiano.

fabrizio

A dirla così, e pensando a cosa hanno in testa i leghisti e forse anche questo governo nel suo complesso, la proposta appare per forza discriminante. Però, però… nei fatti, se uno conosce la realtà di certe scuole dove, ad esempio, ci sono classi piene di ragazzini cinesi quattordicenni che capiscono pochissimo l’italiano (o fanno finta di non capirlo quando gli conviene), e ciò ricade pesantemente sulla programmazione e sulla quotidiana gestione della classe, forse viene da pensare che, realizzate in base a criteri equi e non razzisti, ben controllate, “a scadenza” e senza alcun “marchio infamante”, queste classi “ponte” potrebbero davvero non essere inutili. Mi duole trovare un accordo con una proposta leghista, ma stavolta forse non è del tutto saparata fuori. È vero, poi, che in ogni caso i ragazzini stranieri che sanno poco l’italiano si trovano lo stesso discriminati, sempre “ultimi”, palle al piede, e il ghetto si crea lo stesso, con danno per tutti. Inoltre sarebeb l’occasione per far lavorare molti mediatori culturali (e qui già vedo l’opposizione economica della ministra…)

Alessandro Bruzzone

La proposta è sensata: bisogna riconoscere che l’integrazione (specie da bambini) è difficile, e se (sottolineo: se) queste classi di recupero venissero strutturate bene, e non in funzione ghettizzante, potrebbero rappresentare una soluzione.

Antonio II°

A parer mio stiamo arrampicandoci sugli specchi!
Prendete la “riforma gelmini”, valutatela nel suo intero contesto, trovate al suo interno UN SOLO PUNTO che sia migliorativo nella qualità sia organizzativa sia didattica, calcolate quanti insegnanti IN MENO ci saranno…e poi provate a pianificare NUOVE CLASSI PONTE!

Ricordiamoci che la proposta arriva dalla lega, ma pensate seriamente che da quel branco di ….. possa arrivare un ragionamento costruttivo sull’integrazione?
Queste “idee” sono dettate dalla pancia, non dal cervello!

piccolo-uomo

Proposta sensata?
I figli di papà è bene che per imparare l’inglese vadano in vacanza un mesetto in Inghilterra, ma guarda caso il metodo full-immersion non va bene per gli immigrati in italia.
Non so come facciano quelli della lega a difendere il cattolicesimo quando si comportano su questo e altri temi agli antipodi di come esso insegnerebbe. Un problema di coerenza.

Giovanna

Spero tanto di sbagliarmi ma prevedo presto una soluzione che accontenterà politici d’ogni risma e cattolici reazionari e “progressisti”: saranno gli enti religiosi a prendersi in carico la gestione di tali compiti educativi destinati ai bimbi stranieri (ovviamente a spese dello stato!!!). Così come per incanto i politici si laveranno la coscienza e soprattutto le mani, le scuole pubbliche (sempre che comunque possano sopravvivere con la riforma Gelmini) non saranno “infettate” e la chiesa ne trarrà un vantaggio spettacolare, sicuramente contando anche sull’indottrinamento dei malcapitati. L’obbiettivo della chiesa è sempre stato quello di avere un suo ruolo primario nell’educazione e cosa ci sarebbe di meglio che iniziare proprio dalle fasce più inermi per ricostruire le katto-madrasse?

Lorenzo C.

In sè sono d’accordo alle classi ponte per i motivi suesposti da altri commentatori 🙂

Sole

Veramente esistono già gli isegnanti di sostegno per i bambini stranieri.
Solo che nessuno lo sa.
Solo che costano.
Attenzione a non incappare una volta di più in oziose discussioni idealistiche, tirando fuori paroloni come razzismo e segregazione, perché queste manovre nascondo dietro idee apparentemente politiche sempre il solito semplicissimo scopo: tagliare, licenziare e ancora tagliare.

Lucia aka zeta

Scusate, ma qualcosa non mi torna, alcuni commenti sembrano favorevoli a queste classi, purché, s’intende, gestite bene;” i bambini che non sanno l’italiano potrebbero rallentarne altri”, si argomenta, ed é obiettivamente vero, ma, mi chiedo, é il bambino che deve adattarsi alla scuola e se non ci riesce fatti suoi o la scuola che deve andargli incontro e insegnare agli altri che chi ha delle difficoltà si aspetta proprio perché siamo tutti diversi ognuno con i propri tempi?
Non c’era proprio altra soluzione?

Asata

@Piccolo-uomo

I “figli di papà” come i viaggi all’estero li hanno fatti dopo diversi anni che studiavano l’inglese e quindo almeno a livello scolastico la capivano. Quel tanto che basta per la vita di ogni giorno.

Qui parliamo di bambini che non parlano minimamente l’Italiano, lingua grammaticalmente molto più complessa dell’inglese. Ti sembra sensato sbatterli in una classe dove c’è una maestra che passa 6 ore a spiegare e loro non capiscono?
Il metodo full immersion funziona per migliorare basi già acquisite, senza basi serve solo a isolare la gente.

Andrea

Io vi devo dire quello che è stato fatto in una scuola media qui a Genova, e con risultato positivo. I ragazzi stranieri che vengono iscritti alle medie e che non sanno l’italiano, se i genitori lo vogliono vengono inseriti in una classe particolare, dove ci sono quasi solo stranieri, e seguiti in modo particolare, proprio per la lingua italiana. Inoltre, quelli che hanno maggiore necessità per l’italiano vengono poi separati e seguiti in modi ancora più oculato. Quindi, quando la padronanza delle lingua diventa sufficiente a seguire le lezioni, vengono reintegrati nella classe originaria. Questo progetto è partito l’anno scorso e ha dato ottimi risultati.

Per quel che riguarda le iniziative della lega invece, visto che il razzismo non lo hanno mai minimamente nascosto, già da quando se la prendevano con i “terroni”, personalmente non mi fiderei di loro, e ho la senzazione di una volontà di ghettizzazione.

Ciao a tutti

Barbara

Più fondi alla scuola pubblica per migliorare i servizi NULLA alla scuola privata,qualsiasi scuola privata devono auto-finanziarsi!!

gigetta

io sono d’accordo infatti spesso portano i maestri e i professori a tardare negli insegnamenti e le classi restano indietro è giusto che imparino bene l’italiano e siano inseriti in seguito nelle classi con gli altri bambini o se proprio devono stare nelle classi con i bambini italiani è giusto che facciano dei corsi per essere al passo con tutti gli altri senza che siano gli altri a dover fare marcia indietro per le loro difficoltà.

agnese

i leghisti non hanno diritto a esistere
nel professionale che mio fratello frequenta,al primo anno c’è un ragazzo di diciannove anni.è italieno,nato in italia da genitori italieni come lui.che ne facciamo di ‘sto pischello?
un mio amico conosce due sedicenni che ancora frequentano la seconda media,non dubito siano semianalfabeti
e gli italieni che non capiscono a sufficenza la PROPRIA lingua?nel ghetto anche loro? moltissimi dei figli degli immigrati nascono in italia e l’italieno lo parlano bene!
i leghisti si rivelano,come al solito,i peggio infami.avanti con la ghettiozazzione e la guerra tra poveri!

Giovanna

Ritorno a ribadire il mio fortissimo sospetto che i nostri governanti abbiano già bella e pronta la soluzione al problema e che sia quella del mio commento dellele 12:41. Hanno semplicemente messo in bocca a Maroni una proposta che serve a distrarre un po’ l’attenzione e a creare i cori dei pro e dei contro. Tuttavia la soluzione che accontenterebbe “tutti” (tranne ovviamente chi come noi ha a cuore la laicità delle istituzioni e dell’educazione!!!) è definita, e potrebbe essere applicata anche nell’auguratissimo caso in cui la riforma Gelmini dovesse essere bocciata.

Chinsky

I bambini che non capiscono bene l’italiano rallentano la classe.. e quei ragazzini, adolescenti, che invece capiscono benissimo l’italiano ma vogliono far perdere tempo a tutta la classe? quei ragazzini che insultano, parlano a voce alta senza fine, non studiano, non fanno studiare e non hanno nessunissima voglia di modificare il loro atteggiamento sprezzante e odioso? A quando classi-ponte per imbecilli?

Altro piccolo appunto: i bambini, a 6/7 anni, imparano l’italiano in un baleno. La verità è che si cerca un ennesimo modo per cercare di mettere in evidenza come gli immigrati creano problemi.
e i veri problemi della scuola sono altri.. e ben piu’ gravi!

Giovanna

@ agnese
Una mia amica che insegna chimica in un istituto tecnico alle porte di Bergamo mi racconta che tra suoi allievi adolescenti ci sono tantissimi ragazzi leghisti accaniti (nonchè ultras dell’Atanta). Parecchi di questi sono anche figli di ex-immigrati meridionali, con famiglie piuttosto problematiche alle spalle, che aderiscono ai “principi” leghisti tanto per differenziarsi e sentirsi più forti di quelli che considerano i nuovi “paria”, perchè provenienti dall’estero. Tra l’altro la maggior parte dei ragazzi stranieri che frequentano quella scuola, provenienti soprattutto da India e vari paesi africani, ha imparato l’italiano nel giro di pochissimo tempo, si impegna con ottimi risultati e, a differenza dei loro coetanei italiani, possiede ottime basi di inglese e francese. Mi sembra la chiara dimostrazione che spesso, più che la paura della differenza culturale o della “contaminazione”, sia l’invidia che faccia scattare alcune reazioni che possono scaturire in razzismo.

piccolo-uomo

@ Asata

Il bisogno stimola la mente. Seguendo il tuo ragionamento i bambini piccoli non potrebbero imparare nessuna lingua perché non hanno le basi. La full-immersion linguistica è sempre esistita da quando esiste l’immigrazione. Se hai fame fai presto a dire “voglio pane”. Se vuoi giocare con i tuoi coetanei fai presto a dire “anch’io” oppure “passa la palla”.

Mia madre insegna alle medie ed ha più volte avuto in classe figli di immigrati. Imparano l’italiano per affiancamento, non certo perché gli vengono insegnate le basi della nostra lingua nella loro. Gli serve di più per parlare l’italiano per l’interazione con i coetanei nel gioco e nella ricreazione che gli insegnamenti teorici. Io stesso ho studiato il tedesco per 13 anni a scuola ma so meglio l’inglese per i 5 anni di ingegneria passati sulla letteratura scientifica in inglese.

La scusa di separare gli immigrati per far loro imparare l’italiano non regge, anzi la cosa è controproducente ai fini linguistici.

rodolfo argentati

La verità sta nel mezzo: al posto dell’ ora di religione che è discriminante, si potrebbe fare un’ ora di integrazione dove si insegna la lingua italiana ed ai nostri bimbi non farebbe male imparare qualche lemma di altre lingue.
Oppure c’ è già lo studio dell’ inglese ed allora utilizziamolo durante le ore di lezione.

gigetta

infatti si facciano lezioni di italiano per gli immigrati al posto delle ore di religione.

Azathoth

gigetta ancora una volta mi trovo d’accordo con te. Piuttosto che un’ora di cazzeggio un’ora di tutorato…

Lady Godiva

La Lega è costituita in buona parte da naziskin cammuffati.
Per il resto concordo con piccolo-uomo.
Ho imparato il francese con la full-immersion in una terza media.

Massi

Poverini “c’hanno da difendere l’identità loro” e si gonfiano in petto con l'”identità” come i palloni con l’aria.

Otto Permille

Risulta che molti bambini immigrati dall’est abbiano una preparazione matematica assai superiore alla nostra. Nessuno ha mai presentato una mozione per creare una classe per adeguare la preparazione degli “ignoranti italiani” a quella degli stranieri

Lady Godiva

@ Otto Permille

Se è per quello, anche molti professori dell’est hanno una preparazione decisamente superiore ai nostri 😀
Diciamo che la scuola in alcune parti del mondo funziona, per fortuna.
E non solo nei paesi balcanici.

Nietzche---

@ piccolo uomo
ti quoto in pieno. La ghettizzazione (mi sembra ipocrita girare intorno alla parola) non può, per sua natura, portare all’integrazione. Non ci si integra solo sapendo l’italiano, ma facendo parte della comunità italiana, avendo amici italiani che ti portano in giro, all’inizio è dura ma si può essere integrati anche senza sapere perfettamente la lingua.

agnese

@giovanna
bella lì!peccato che notizie come quella che mi dai tu in giro quasi non si leggano
@ottopermille
devo dire che una simile idea mi intriga!
@lady godiva
i leghisti naziskin cammuffati?con ben mediocri risultati,direi

Manlio Padovan

Fabrizio ed Alessandro Bruzzone hanno scritto di certo cose sensate e che condivido. Non capisco perché in Italia qualunque cosa si pensi, pressappoco di qualunque argomento, diventa sempre difficile realizzarla ed assume più che spesso risvolti, intenzioni, preoccupazioni razzistiche. Sarà sempre per quelle maledette radici cattoliche che rendono tutto estremamente integralistico e fideistico?

tomaraya

i bimbi una lingua straniera la imparano in un blitz, i figli di 6 anni delle coppie miste italiane-tedesche qui in altoadige parlano tranquillamente e correttamente tutte e due le lingue. basta insegnargliele. questa proposta della lega tecnicamente si chiama segregazione.

merula

Qualcuno conosce de facto la realtà degli immigrati in classe?
Non solo parlano benissimo l’italiano, meglio del figlio di Bossi, ma studiano con impegno superiore a quello dei cosiddetti connazionali ed ottengono risultati eccellenti.
Somari i somari che credono ai ragli dei somaroni della lega!
Da un brianzolo…

Alessandro Bruzzone

Il primo a essere sospettoso della Lega sono io… ma mi sembra che commenti tipo quelli di merula, qui sopra, nascano da generalizzazioni analoghe a quelle degli aspiranti padanesi: identiche in forza, ma opposte di segno.

lacrime e sangue

Sono insegnante e questo problema lo conosco direttamente.

Gli alunni stranieri arrivano da ogni dove, di ogni età (mai visti di 6 anni: sono tutti grandicelli: da 8/10 a 15/16) e spesso, se non sempre, in corso d’anno. Anche a Maggio. DEVONO essere immediatamente inseriti in classe, anche se non parlano UNA parola d’Italiano. Anche se – cinesi e pakistani soprattutto – NON vogliono parlare CON GLI ITALIANI.
Siamo costretti a bocciarli, a fermarli e fargli ripetere le classi.
Se facessero uno o due mesi in classi introduttive, con insegnanti a loro disposizione full-time, con materiali didattici di Italiano Zero, sarebbero pronti all’immissione in classe, senza traumi, senza stare come pali della luce a guardare e non capire, a vedersi “vecchi” tra alunni più giovani di due o più anni scolastici.

Qui non si tratta di politica, di destra o di sinistra, di farsi buttare in classe perchè così s’impara subito (chi lo ha detto dev’essere un “caino”: si sta da schifo quando non si capisce un tubo di quello che ti succede attorno, quando magari a scuola non ci sei mai stato prima perchè sei analfabeta, quando la tua scuola non metteva insieme maschi e femmine etc.).

Prima di parlare ed esprimere giudizi, chiedetelo agli insegnanti.

gigetta

@ lacrime e sangue

anche io indirettamente conosco il problema.. e ritengo sia meglio risolverlo in modo diverso dall’accollare tutte le responsabilità sull’ insegnante che come giustamente hai detto tu poi si trova nell’antipatica situazione di doverli bocciare e che è pagato per altro non certo per fare corsi accelerati di italiano ai pakistani. per esempio creando delle classi dove si insegna la lingua e la cultura italiana prima di essere inseriti tra gli altri alunni. insomma dovranno pur avere delle basi poche ma ci vogliono.

paniscus

Io sono insegnante, e nella mia esperienza la quasi totalità degli addetti ai lavori sostiene il contrario.

E’ stranoto che i bambini stranieri che imparano meglio e più velocemente la lingua del nuovo paese sono quelli che vengono messi immediatamente in una classe normale, a contatto con gente che parla quella lingua continuamente. Certo, avranno qualche settimana di smarrimento, e qualche mese di arrancamento zoppicante, ma poi una volta partiti hanno risultati ottimi. Rimanere confinati in una classe-ghetto in cui la nuova lingua NON E’ un normale strumento di attività quotidiana ma è solo una preoccupante e opprimente “materia di studio”, dà risultati peggiori.

Non è una questione di principio idealistico o di politicamente corretto, è proprio una questione di FATTI: funziona peggio, e non si può fare nulla per negare l’evidenza.

Lisa

paniscus

Ah, aggiungo: è noto che esistono molte famiglie immigrate che, nella convinzione di avvantaggiare socialmente i propri figli, si autoimpongono di parlare la nuova lingua anche in casa, nonostante nessuno sia madrelingua, e gli adulti la parlino ancora peggio dei bambini.

Bene, è risaputo che quelli sono i casi di integrazione linguistica PEGGIORE.

A fare l’inserimento all’asilo nido con mio figlio, proprio in questi giorni, c’è una bambina filippina. Famiglia immigrata in regola, padre che lavora, e figli nati in Italia. Però la madre parla un italiano modestissimo, e deve essere regolarmente aiutata a riempire i moduli perché non capisce le richieste scritte. Per capire che genere di ambiente culturale sia, la bimba ha una sorella maggiore che si chiama SHAKIRA, e lei stessa ha un nome mezzo francese e mezzo inglese scritto con una grafia completamente inventata.

Bene, ho sentito di persona che la madre, con le due bambine, parla italiano. Che razza di italiano, ve lo lascio immaginare.

Il risultato, fatalmente, sarà che le poverette, invece di crescere come bilingui naturali e ritrovarsi avvantaggiate in tutto…

…dimenticheranno completamente la lingua d’origine, impareranno un italiano scarso e approssimativo, e avranno serie difficoltà quando poi si troveranno a dover affrontare una terza lingua solo come materia di studio e non come strumento di comunicazione normale.

Questo, solo per quanto riguarda l’integrazione e i risultati scolastici.

Se si va a parlare di rapporti umani, ancora peggio: quando torneranno saltuariamente al loro paese, non potranno stabilire rapporti emotivi diretti con i nonni e i cugini, perché non parleranno la loro lingua, mentre in Italia cresceranno vergognandosi dei genitori che non parlano bene italiano, e non riconoscendo loro alcuna autorevolezza come modelli umani.

Geniale, no?

Lisa

leonessa22

E l’ennesima dimostrazione di razzismo da parte della lega.Io ho un figlio di 2 ani e mezzo e va al nido con gli altri bambini italiani, e si capiscono bennissimo, parla sia la lingua italiana che quella nostra( e ovvio che siamo stranieri), e si e inserito perfettamente.Ho delle amiche che hanno portato i loro figli qui gia grandicelli e con tutto cio si sono inseritti bennissimo, addiritura uno di loro che e arrivato qui a sei anni adesso parlo solo ed esclusivamente italiano. Per me fare classi separate significherebbe un umiliazione gratuita da parte dello stato, che noi e inostri figli non meritiamo dato che stiamo facendo di tutto per integrarci al meglio.

#Aldo#

Paniscus, da quel che scrivi intuisco che ammetterai che spostare bambini a destra e a manca per il mondo è sempre un passo falso. A parte questo, da insegnante, ritengo che nella situazione di fatto le classi-ponte siano il male minore. Aggiungerei che i costi di quelle classi dovrebbero ricadere su chi ne usufruisce, non sulla collettività. Così è in altri civilissimi paesi, nei quali si viene sottoposti a esami di lingua locale all’ingresso e obbligati a frequentare corsi a pagamento se i risultati indicano l’impossibilità di comunicare efficacemente (vale anche per gli adulti). Al termine del corso, se si fallisce l’esame per la seconda volta, si torna a casa, e non sto parlando della consegna di un foglio di espulsione.

P.S. Chi volesse darmi del razzista sappia che sprecherebbe il suo fiato virtuale per dire delle sciocchezze. A costoro consiglio fin d’ora l’acquisto d’un vocabolario.

paniscus

Aldo:

“…Aggiungerei che i costi di quelle classi dovrebbero ricadere su chi ne usufruisce, non sulla collettività. Così è in altri civilissimi paesi, nei quali si viene sottoposti a esami di lingua locale all’ingresso e obbligati a frequentare corsi a pagamento se i risultati indicano l’impossibilità di comunicare efficacemente (vale anche per gli adulti). Al termine del corso, se si fallisce l’esame per la seconda volta, si torna a casa, e non sto parlando della consegna di un foglio di espulsione.”

——————–

Casomai tu non avessi capito, si sta parlando di MINORI. E mi risulta che nei paesi civili i diritti dei minori siano garantiti in quanto tali, e non in funzione di quanto sono bravi, colti, integrati, intelligenti o ricchi i genitori. Anzi, la legge prevede addirittura che i minori che hanno la sfiga di trovarsi in famiglie svantaggiate economicamente o culturalmente debbano godere di sostegno e facilitazioni IN PIU’, e che questi servizi deve accollarseli proprio la collettività. Proprio perché non sono solo servizi individuali alla persona che fanno comodo a quel minore, ma perché una società fatta di persone più integrate e più istruite è un bene per tutti.

Se adesso si comincia a far passare pure il concetto che sia giusto differenziare i diritti dei bambini in base al livello di cultura o di cialtroneria dei genitori, io francamente comincerei a preoccuparmi per i tuoi, di figli, e per quelli di chi ragiona come te.

Lisa

#Aldo#

Lisa, ai minori devono provvedere i genitori rispettivi. Genitori che vanno in un paese del quale non conoscono neppure la lingua non è che siano un gran che. Se poi non si curano neppure del fatto che i propri figli conoscano o meno quella lingua e se li portano dietro a prescindere, significa che sono ancor peggio. Che vogliamo fare? Occuparci noi dei figli di tutti? Ma proprio tutti? Hai concretamente idea dell’entità delle cifre e, di conseguenza, delle dimensioni del problema che vorresti risolvessimo? (cifre, in questo contesto, non è da intendersi in termini monetari)

Rimango dell’idea che evitare le grane è sempre meglio che doverle risolvere.

P.S. Aver figli, fortunatamente, non è ancora obbligatorio.

paniscus

Aldo:

“…Lisa, ai minori devono provvedere i genitori rispettivi. Genitori che vanno in un paese del quale non conoscono neppure la lingua non è che siano un gran che. Se poi non si curano neppure del fatto che i propri figli conoscano o meno quella lingua e se li portano dietro a prescindere, significa che sono ancor peggio. Che vogliamo fare? Occuparci noi dei figli di tutti? Ma proprio tutti?…”

—————

Però quando quei “genitori che non sono un gran che” vengono a occuparsi delle nostre nonne ultranovantenni invalide o dei figli nostri che noi non riusciamo a seguire personalmente, o magari dello svuotamento dei nostri bidoni dell’immondizia o dell’asfaltamento dei nostri parcheggi, allora vanno bene, no?

Guarda, detto proprio fuori dai denti: se si considera l’immigrazione un problema, e la si vuole ridurre, le soluzioni sono due.

– o cominciare a pagare molto di più i cosiddetti “lavori infami che nessuno vuole più fare”, in modo che ritornino ad essere appetibili anche per gli italiani e non ci sia più bisogno di importare da fuori gente più povera e più disposta ad accontentarsi di poco;

– oppure, abbassare drasticamente il nostro tenore di vita, in modo che non rappresenti più un’attrattiva per enormi masse di gente più sfigata di noi, che aspira a migliorare la propria condizione.

Non si vuole fare nessuna delle due cose? E allora teniamoci l’immigrazione di massa, con tutti suoi pro e i suoi contro, e accolliamoci la responsabilità di gestirla visto che siamo noi ad averne bisogno e ad attirarla.

Semplice.

Lisa

Commenti chiusi.