La Secular Coalition for America si è rivolta ufficialmente al presidente Obama affinché si impegni contro le discriminazioni nei confronti dei soldati non credenti: ad esempio, per garantire l’imparzialità degli incaricati verso i soldati atei, monitorare la situazione religiosa dell’esercito e creare una commissione sulla “sistemazione religiosa” presso il Dipartimento della Difesa.
Secondo le stime, un quinto del personale militare statunitense si definisce ateo o “senza religione”, riunito in associazioni come Maaf (Military Association of Atheists and Freethinkers). Non sono rari però i casi di “molestie, proselitismo coercitivo, sforzi per convertire e discriminazioni” verso gli atei nell’esercito, che “non vengono risolti”, afferma il direttore della Secular Coalition for America, Lori Lipman Brown. Questo nonostante ci siano direttive del Dipartimento della Difesa che garantiscono la libertà di religione (o di non seguirla) e non contemplano tra i criteri di valutazione l’appartenenza religiosa.
Usa: appello a Obama contro discriminazioni verso soldati non credenti
14 commenti
Commenti chiusi.
Quando aboliranno la figura del cappellano militare?
Ovviamente vale anche per le forze armate italiane.
Questa notizia mi spinge ad una considerazione già abbozzata in un paio di post immediatamente precedenti.
Con tutta la buona volontà cui appellarsi è difficile considerare l’appartenenza religiosa alla stregua di un ‘optional’ innocuo, tipo portare gli orecchini o calzare un certo tipo di scarpe, cioè qualcosa di fatto ininfluente rispetto ai comportamenti che si debbono tenere in una comunità. L’appartenenza religiosa, o è (come certamente per molti è) solo un ossequio ad una tradizione che si segue più o meno per convenienza, oppure, se si tratta di appartenenza convinta, è qualcosa che discrimina ancor più del colore della pelle… per cui c’è un bell’appellarsi di questo ‘Secular Coalition for America’ al neo presidente Obama affinchè i soldati atei non siano discriminati, per di più in un contesto a sua volta così potenzialmente coinvolto in scelte esistenziali come una comunità militare: la convivenza religiosa nel rispetto reciproco può essere veramente tale solo se… non si pratica nessuna religione.
Altrimenti funziona solo se e quando non sono in ballo questioni attinenti ai grandi temi esistenziali, oppure – nel caso più realistico ma anche il più aleatorio, il più difficilmente controllabile – se non si tratta di vera appartenenza religiosa.
Insomma, per dirla tutta: solo puntando su una religione di pura facciata (o su una religiosità puramente soggettiva che non implica alcuna ‘pratica religiosa’), si può teorizzare e praticare l’aureo principio della tolleranza religiosa.
Per l’esercito il grido “Dio lo vuole!” è meglio del “Noi lo vogliamo!”. Il secondo costringerebbe a prendersi delle responsabilità.
Non so oggi, ma una ventina d’anni fa (quando miei coetanei facevano il militare; io non l’ho fatto) anche i soldati di leva dovevano dichiarare una religione. Non so come avrebbero fatto se uno, magari non battezzato e ateo convinto, davvero non ce l’avesse; o se si applicassero sanzioni se ci si rifiutava di dichiararla. Quindi la cosa è quasi universale.
mi ricordo del colloquio con un tenente colonnello ad una selezione dell’esercito che mi chiese la religione, io gli risposi che ero ateo materialista, ma lui mi chiese se ero battezzato, ed io dissi di si , allora lui scrisse religione cattolica.
una vera comica.
@daigoro
Anche a me nel 1978 accadde la stessa cosa. Se ci pensi bene, almeno allora era corretto sul piano giuridico essendo la religione cattolica, religione di stato. Anche dopo la revisione del concordato, pur essendo stata tolta la voce religione di stato, faceva testo la sentenza di prato. Oggi con lo sbattezzo non è più così.
quale sarebbe la differenza tra un soldato credente e uno ateo? 🙁
entrambi ammazzano o sbaglio? discriminazioni a parte, mi sfugge la rilevanza dell’argomento.
@ stefano
“dscriminazioni a parte” (in un mio precedente intervento ho puntato un pò pretestuosamente solo sulla ‘discriminazione’), condivido la tua perplessità.
siamo sul sito uaar: il tema e’ la discriminazione
fosse anche all’interno di associazioni antimilitariste riconosciute dallo stato come democratiche (immagino ce ne siano: alll’interno della Casa della Pace del mio comune, associazione peraltro laica, trovo in vendita libri per bimbi che spiegano le religioni ma non l’etica senza soprannaturale)
# stefano scrive:
15 Novembre 2008 alle 11:41
Ti rammento che questo è il sito dell’Unione deli Atei, Agnostici e Razionalisti, non è un sito di attivisti pacifisti antimilitaristi. Ce ne saranno di sicuro, non so quanti, ma per quanto tanti siano ciò non toglie che trattare della discriminazione religiosa nelle forze armate sia perfettamente in tema con gli scopi dell’associazione.
La differenza tra un soldato credente e uno ateo è anzi molto più pregnante di quella tra, ad es., un ciabattino credente ed uno ateo. Perché avere appesa al collo la croce di chi disse “getta la tua spada, non sai che chi di spada ferisce di spada perisce” e “se qualcuno ti colpisce su una guancia, tu offrigli l’altra” rende il soldato sedicente credente un capolavoro di ipocrisia e doppiezza morale, a differenza del ciabattino.
@ Alessandro Bruzzone
Poiché ho espresso il mio consenso a quanto scritto da ‘stefano’ che tu invece contesti, ti dico come l’ho inteso io, forse forzando il suo pensiero: non solo un credente cristiano non dovrebbe far parte – per coerenza (ci risiamo con la ‘coerenza’) con quanto giustamente richiami – di un esercito… ma nemmeno un ateo (parere ovviamente personale, ma che richiamo per giustificare il mio consenso) dovrebbe far parte volontariamente di una struttura che contempla la necessità di ammazzare un proprio simile.
(Va da sè che questa mia posizione – motivata in vari modi in altra sede – non è fatta propria più che legittimamente da UAAR, ma non tutti quanti partecipano a questo blog sono affiliati a questa associazione. Personalmente la considero la più congeniale alle mie convinzioni, e come posso la sostengo, ma alcune cose – proprio in quanto ateo – non le condivido. E se il blog me ne presenta l’occasione, provo a dire perchè).
mettere sullo stesso piano un ciabattino e un soldato? ma per favore…il primo si rende utile aggiustando scarpe di persone che non hanno soldi per comprarne di nuove e il secondo per esempio pilota un aereo che sgancia bombe sulla povera gente.
scusa ma stavolta non posso essere d’accordo e insisto, argomento non rilevante.
Religion o meno, molte persone si nascondono dietro essa solo con lo scopo di sfogare le loro insane pulsioni.
@ paolino,
io, alla visita di leva nel 1973, alla voce religione ho messo agnostico. Da militare, sulla mia piastrina, a differenza degli altri non c’era scritta alcuna religione. Evidentemente il termine agnostico, a differenza di ateo, era loro sconosciuto.