Alcune suore genovesi hano chiesto ai superiori di poter fare il testamento biologico. Una delle religiose, suor Ildefonsa, non si pronuncia sul caso Englaro e dichiara: “Aspetto la risposta ma ci vuole pazienza, la Chiesa ha bisogno di tempo per arrivare a certe decisioni”. Al cardinale di Genova Bagnasco non risultano richieste ufficiali del genere, ma precisa: “in ogni caso non credo si trattarebbe di una richiesta” simile a quella del caso Englaro. Le richieste per il momento sarebbero solo verbali, non scritte: le suore chiedono “se possiamo fare il testamento biologico per respingere ogni accanimento terapeutico”. A spingerle verso questa richiesta il recente caso di una consorella colpita da ictus: “E’ rimasta intubata, attaccata alle macchine quasi tre mesi e io ho sofferto tanto vedendola in quello stato”, dichiara la suora. “Poi una notte mi hanno chiamato, aveva un febbrone ed è finita. Io ho pensato: non voglio essere attaccata alle macchine, non voglio che la fine sia così. Perché prolungare la sofferenza per sé e per gli altri?”.
Nonostante ciò la suora dichiara: “Io credo fermamente nella vita. Fin dal primo istante del concepimento. Ho accudito al Don Orione bambini senza alcuna facoltà mentale, senza arti, a volte qualche visitatore diceva: ma a chi serve una vita così? Io rispondevo: serve a te, perché tu ti possa chiedere che cosa sai fare per loro”.
Genova: suore vogliono fare testamento biologico
38 commenti
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Alcuni ordini religiosi lo hanno già, almeno in parte, perché viene “concesso” dalla regola della congregazione. Ad esempio le Figlie di Sant’ Eusebio di Vercelli. Lo dico perché sono amica di una di loro, suor Graziella, che rifiutò dopo l’ intervento chirurgico allo stomaco la chemioterapia e ogni altra cura. E, dopo 18 anni, è sempre viva e in piena attività. Ma la tragedia di Eluane mi pare non stia insegnando nulla a nessuno.
E’ veramente triste la risposta di questa suora, se crede davvero che sia necessaria la sofferenza altrui per sentirsi una brava persona.
Ma……ma…….
……………O_o………….
……..sono senza parole!!!!!
Io invece penso che, nella sua semplicità, questa suora ha detto delle cose (a parte le parole sulla chiesa, della quale fa parte, ovviamente) semplici ma profondamente umane… Non credo ci sia assolutamente niente da ridire sul fatto che abbia scelto di aiutare chi soffre e, secondo me, la sua esperienza diretta con la morte ha fatto riflettere lei e alcune sue consorelle secondo la propria coscienza… come ho già detto in un altro post, persone così fanno bene in ogni caso alla società, e sarebbe buono cercare di lavorare insieme per un mondo migliore (nei limiti del realismo)
In linea teorica direi che l’esperienza della sofferenza ,propria ed altrui, è formativa, indispensabile alla crescita interiore.
Ma non per questo si deve mantenere in (non) vita un corpo menomato e in stato vegetativo, solo per sentirsi più vicini al signore o per soddisfare la voglia di sacrificio e sofferenza che tanto impregna la chiesa…. mi ha sempre disgustato l’esibizione di questi casi umani “canditi” di zuccherosa pietà.
Però è interessante che anche dall’interno della chiesa arrivino segnali che LA REALTA’ E’ UN’ALTRA, cari monsignori. La vostra distanza con la vita vera è ormai siderale, le persone che hanno contatto con la malattia, la vecchiaia, la morte lo sanno benissimo che la vita finisce, che c’è un limite alla sofferenza, che c’è la dignità della persona prima di tutto.
si ok sono richieste verbali e non scritte. formalmente la situazione è diversa, ma nella pratica la sostanza è la stessa.
In un impeto di cattiveria mi viene da pensare che gente come suore o preti, che decidono di “affiliarsi” e lavorare per la chiesa cattolica, meriterebbero di sottostare a vita alle loro regole assurde. a questo punto penso diminuirebbe drasticamente il numero della pretaglia assortita.
Modalità moderato on: quoto decisamente Sunrise, con religiosi si può ed è giusto dialogare.
Modalità bastardo on: quanto pagherei per potermi gustare la faccia di Bagnasco quando ha ricevuto questa notizia, con le labbrucce strette strette e gli occhi strabuzzati tipo “vorrei bestemmiare ma non posso”. ^__^
Mi piace l’idea che quattro suore vadano contro i dettami di Fisichella, ma è troppo comodo!
La religione cattolica è dogmatica e gerarchica. Non è “trattabile”: o dentro o fuori.
Quindi, a noi il testamento biologico, non a preti e suore.
Il dolore e la sofferenza, secondo loro, sono parte di un disegno più complesso voluto da dio per metterci alla prova, sia quando siamo noi a soffrire, sia quando lo sono i nostri cari o società intere.
Non possono sottrarsi al volere del loro dio, a meno che… non si iscrivano alla UAAR 🙂
Questa suora ha un rapporto con la sofferenza altrui un rapporto… come dire… incomprensibile, contraddittorio per certi versi e spaventoso per altri.
“serve a te, perché tu ti possa chiedere che cosa sai fare per loro”.
E se l’unica cosa che potessi fare per alleviare la loro sofferenza sarebbe quella di dargli una fine pietosa? In natura quando il lupo diventa troppo vecchio, abbandona il branco e va a morire in solitudine.
Io credo che la spietatezza brutale della natura sia molto migliore della finta compassione ecclesiastica, allevare un figlio in stato vegetativo, a che pro? E quando il genitore non ci sarà
piu’?
I cristiani hanno fatto proprio il feticismo della vita ad ogni costo, come se morire fosse una cosa cosi’ orrenda. Vivere dipendendo dalla carità degli altri per me e’ il vero orrore.
“… a volte qualche visitatore diceva: ma a chi serve una vita così?
Io rispondevo: serve a te, perché tu ti possa chiedere che cosa sai fare per loro”.
Complimenti, bella teodicea!
Come si fa a credere nel buon Dio onnipotente che ama tutte le sue creature, ma che poi mette al mondo bambini acefali, senza arti, senza reni, ecc
affinchè, come stracci, servano ad altri per guadagnarsi il paradiso?
La buona suora Ildefonsa pero’ – come pure il buon papa polacco – vorrebbe che al momento opportuno la lasciassero “andare”, poiché non si presterebbe ad essere utilizzata lei come uno straccio e vivere come un vegetale.
“serve a te, perché tu ti possa chiedere che cosa sai fare per loro”.
Ipocrita.
Se la pensa così perchè non si fa attaccare ad una macchina per mesi anche lei?
Il suo “sacrificio” potrebbe smuovere molte coscienze, che ne sa?
Poi da quel che ho visto questa suora ha ricevuto un premio insieme alla bonino e ad altre due donne, mi pare per come ha lavorato per migliorare la vita di altri…
Il suo modo di fare però mi sembra scartabile.
Aldilà di commenti ovvii su ciò che concerne il pensare che la sofferenza altrui abbia una giustificazione nella crescita propria (ovviamente una considerazione privata e soggettiva), è comunque consolante che “nell’ambiente” ci possano essere opinioni contrastanti gli ordini ricevuti!
Dovrebbero avere il coraggio di questa donna molti più appartenenti all’ambiente stesso.
Le monache sono sadiche per vocazione.
In una scala di considerazione da 1 a 1000, se i preti contano 0 loro contano -1000.
@Sunrise
Ti quoto!!
@Sunrise
Ti quoto!!
La sofferenza altrui per migliorarci? Questo è sadismo allo stato puro.
@Sunrise
Sarebbe bellissimo, ma del tutto utopico, a meno che non siano i soliti religiosi che plasmano la religione a loro piacimento e di conseguenza il dialogo non sarebbe veritiero.
La religione cattolica, peccato per lei, non è aperta ad un confronto “costruttivo” per sua natura e poi parliamoci chiaro…..quando hanno inventato ste storielle chi avrebbe mai pensato che sarebbero diventate “finte di vita” per milioni di persone e che basandosi su di esse si sarebbero “pilotati” intere nazioni?
Un saluto
Michell
OT MODE ON
L’unico dio che adoro è quello di Zelig 🙂
OT MODE OFF
Io distinguerei tra la possibile buona fede della suora – che oltre tutto qualche indicazione non proprio in linea con la ccar l’ha ricavata dalla sua esperienza – e il riconoscerle quel ruolo di supplenza verso un’umanità sofferente che solo il religioso in quanto tale, o chi comunque è mosso da afflato religioso, sembra in grado di svolgere nella società. Compito invece della società nei confronti della sofferenza è quello di offrire i mezzi per alleviarla a chi la vive in prima persona, sia in quanto è colui che soffre, sia in quanto è colui che ha un rapporto personale, diretto, con chi soffre.
Isituzionalizzare la ‘carità’ è lo stesso che renderla anonima… cioè poi delegarla a chi – ripeto, in buona o mala fede – considera la sofferenza (come la nostra suora) una sorta di ‘prova’ per verificare quanto si sia ‘buoni’. Quanto, in fondo, la carità serva non al sofferente, ma a chi lo accudisce.
No, non credo che quanto detto da Andrea e Bruno Gualerzi corrisponda fino in fondo a verità. Non credo che questa suora utilizzi la sofferenza altrui per riconoscersi fondamentalmente buona. Tant’è che – lo si capisce chiaramente – supporta la scelta del testamento biologico. Lo fa con parole pacate, “da suora”, ma in netto ed evidente contrasto con i vertici della gerarchia della chiesa cui appartiene. La suora sembra dire: la sofferenza non è indispensabile per sentirci buoni. Chi soffre ha più diritti di chi vuole aiutarlo. Ma dal momento che la sofferenza esiste e sempre esisterà, non è etico distogliere lo sguardo”.
Così la vedo io. Non si tratta, caro Bruno, di istituzionalizzare la carità, cosa che è poi impossibile. Si tratta, negli occhi di un cattolico, di non incentivare comportamenti visti come immorali (e, anzi, sollecitare comportamenti morali tramite la riflessione). Noi atei capiamo bene che anche questo ragionamento è sbagliato, per il semplicissimo motivo che non può funzionare, chè è illusorio e un po’ infantile. Ma si tratta comunque di una distinzione sottile.
@ Ulv
Infatti ho sostenuto ripetutamente che non si tratta di mettere in discussione la buona o mala fede della suora e di tanti altri religiosi, perchè si tratta di un fatto di coscienza personale non valutabile, ma il fatto che la suora – pur con lodevoli ‘distinguo’ – ritiene il suo amore per chi soffre non un impulso diretto (anche se poi magari lo è), ma il riflesso di un amore di dio che, in quanto religiosa, ‘viene prima’. ‘Deve’ venire prima. (Feuerbach sosteneva che l’amore rivolto a dio dapaupera l’amore che potrebbe essere rivolto ai propri simili. Che così diventa un amore ‘derivato’, di seconda mano).
La conseguenza di ciò è, appunto, quanto anch’io ritengo impossibile, cioè una istituzionalizzazione della carità che invece un’etica basata sul ruolo di una religione positiva (storica) considera non solo possibile, ma necessaria e insostituibile.
Come questi avvenimenti tetimoniano.
mah, apprezzo questa parziale apertura, opinabile nelle giustificazioni che hanno indotto la suora a chiedere il testamento biologico.
continuo tuttavia a pensare che senza religioni e religiosi vivremmo tutti molto meglio.
@ Bruno (permettimi di usare solo il nome :-))
Non lo so, non me ne intendo di religiosità cristiana (bella forza!), ma una parte del tuo discorso non mi convince… Feuerbach ha ragione solo se intende riferirsi a quesi casi in cui il devoto rivolge ogni suo sforzo “d’amore” nei confronti del suo dio, dimenticando di curarsi dei propri simili. Questo accade certamente, e si tratta forse della maggioranza dei casi (a cominciare dalla detestabile ipocrisia delle alte sfere del clero). Tuttavia non credo che ciò sia sempre il caso. Tu interpreti in questo modo l’episodio della suora, ma mi permetto di dubitarne, e di dubitare contestualmente che il suo amore sia “derivato”… Non penso che ami i sofferenti DOPO aver amato dio: dal mio punto di vista li ama MENTRE ama dio. Non c’è un prima e un dopo, ma solo il desiderio di spendersi per gli altri. I due atti non possono essere scissi, dato che l’uomo è dio, essendo creato a sua immagine e somiglianza.
Io almeno, da ateo, la vedo così.
Caro Ulv, forse non sono stato abbastanza chiaro, ma non intendevo minimamente sottovalutare la dedizione della suora (come di tanti altri religiosi) e un credente dirà sempre (l’ho verificato in tante discussioni con loro) che proprio in quanto ‘derivato’ l’amore cristiano ha un fondamento che travalica ogni limite o debolezza umana, quindi è più affidabile. Ciò che intendevo ribadire è che tutto ciò (E IL CASO DI ELUANA NE E’ LA DIMOSTRAZIONE) finisce sempre – al di là delle sempre possibili sincere intenzioni dei singoli – per demandare in ultima analisi ad una dimensione trascendente ciò che riguarda una condizione umana che solo l’uomo, i singoli uomini storicamente esistenti, possono affrontare con riferimento a situazioni concrete. Nè astratte né teoriche. Insomma, non ideologiche.
Questo almeno ritengo debbe avere ben presente un ateo.
trovo repellente l’affermazione della suora…
ma del resto è pensiero comune il “farsi belli” sulle disgrazie.
un po’ come i genitori tanto buoni che fan nascere il figlio anencefalico sapendolo, perchè loro sono buoni e non abortiscono (e tanto crepa comunque nell’arco di qualche giorno).
trovo repellente l’affermazione della suora…
ma del resto è pensiero comune il “farsi belli” sulle disgrazie.
un po’ come i genitori tanto buoni che fan nascere il figlio anencefalico sapendolo, perchè loro sono buoni e non abortiscono (e tanto crepa comunque nell’arco di qualche giorno).
Gualerzi, sia serio! Amore depauperato per gli uomini ? Ma che sciocchezze va dicendo ! Proprio lei che di solito è così pacato, serio e accorto! Le dice qualcosa Madre Teresa, le dicono qualcosa le molteplici opere di carità, i santi sociali, tutto ciò che la Chiesa e i cristiani hanno fatto nei secoli per i bisognosi e i sofferenti?
Non mi verrà a dire che l’amore integro e perfetto per gli uomini è nato con Feuerbach, con l’ateismo o con la miscredenza???
@ Alcinoo
Vedo adesso che è stato sdoganato un mio intervento (ore 19.18 – 18 novembre) in risposta a Ulv. Vale anche come replica per gli appunti che lei mi muove.
I cattolici non affrontano mai situazioni concrete e dolorosi casi esistenziali secondo criteri morali puramente astratti, meno che mai ideologici ( il cattolicesimo fa a pugni con l’ideologia). Al centro è sempre la persona, che essendo un riflesso o immago Dei, è un assoluto intangibile e inviolabile.
Ulv ha spiegato mirabilmente che il cristiano ama il suo prossimo non DOPO, ma MENTRE ama Dio, e io aggiungerei che se lo ama, lo fa proprio IN RAGIONE del suo amore per Dio.
Ricordiamoci che il nostro prossimo quasi sempre puzza, è antipatico e cerca di schiacciarmi i piedi: certo l’uomo è aristotelic. animale sociale e non homo homini lupus, pur tuttavia questa tendenza alla relazionalità sociale è controbilanciata da forti spinte egoistiche e individualistiche.
L’ateismo e la morte di Dio portano coerentemente all’egoismo e al solipsismo e al totale permissivismo ( se Dio non esiste, tutto è permesso), a meno che non si ami l’astratta virtù per se stessa( ma ciò è possibile?)
Caro Gualerzi, legga il filosofo Natoli per comprendere la differenza tra filantropia e vera caritas!
@ Alcinoo
Insomma, lei non fa altro che ribadire ciò che un credente – come mi pare di avere rilevato con obiettività – dirà sempre: se non ci fosse dio, degli uomini – sprattutto di fronte ai limiti propri della condiziona umana, segnata indelebilmente dal peccato originale – non ci sarebbe da fidarsi.
Io, ateo, ritengo che invece il rimmetersi a dio sia solo un modo per esorcizzare una condizione umana che comporta la consapevolezza della sua precarietà. Chi, tra credenti e non credenti, sia, in quanto tali, più in grado di venire incontro alla sofferenza dei nostri simili… ebbene – ribadendo per l’ennesima volta che non intendo sminuire in alcun modo l’opera di tanti religiosi perchè, per me, prima che religiosi, sono uomini e donne – il caso Englaro mi sembra emblematico.
(In quanto a leggere filosofi, Natoli o altri, dai quali imparare come va il mondo e come ci si deve comportare col nostro prossimo, permetta le dica che ho ormai accumulato tante esperienze, di qualsiasi genere, da ritenermi in grado di decidere con sufficente autonomia di giudizio sui grandi quesiti esistenziali.)
Sufficiente autonomia di giudizio da doversi PRECLUDERE NUOVE ESPERIENZE attraverso la lettura di libri innocui? Forse lei non vuole dar retta ad ALCUNI pensatori, perchè il suo miserabile castello di false certezze volerebbe in pezzi a contatto con un pensiero forte !
@Alcinoo
Mah.. e perché l’ateismo e la morte di dio dovrebbero portare coerentemente all’egoismo e al solipsismo? Se dio non esiste, non tutto è permesso, ci sono regole sociali da rispettare che derivano dall’umana convivenza e non da qualsivoglia religione. NOn si ama l’astratta virtù, ma la vita concreta e quello che la vita contiene, persone, concetti, cose. Per amore della vita si fanno scelte e si pongono regole. Ci sono atei e non religiosi che fanno cose meravigliose per il ‘prossimo’. Quanto alla suora, ben venga che desideri il testamento biologico: ma mi pare schizofrenico o ipocrita desiderarlo per sé e invece usare gli altri malati come mezzo per elevarsi (è questa l’etica insegnata da dio? mi fa un po’ paura…). Le cose sono due: o si considera il bambino anencefalico come un povero disgraziato, che sarebbe meglio abortire prima di farlo nascere, o lo si considera un dono di dio, e allora anche la propria sofferenza la si consideri alla stessa stregua, e maggiore è meglio è. O sbaglio?
@ Alcinoo
Ti ringrazio della convinzione che le mie parole abbiano spiegato “mirabilmente” qualcosa… eppure tanto mirabilmente non l’hanno fatto, dal momento che c’è un elemento di fondo che tu non hai – credo – considerato.
Il soggetto della frase non era – come invece tu hai ritenuto – “il cristiano”, bensì “un qualche cristiano”, ovvero uno dei pochi, pochissimi che, tra i molti che si professano tali, riesce a mettere in pratica veramente l’amore “cristiano” (che in fin dei conti può essere messo in pratica anche da un ateo in maniera atea). Si tratta, a mio avviso, di una esigua minoranza, nella quale non rientrano di certo quelle gerarchie ecclesiastiche (Ratzinger in testa) che i malati e i sofferenti non li vedono neanche col canocchiale, se non durante quelle occasionali e strombazzatissime cerimonie mediatiche che li vedono visitare per 20 minuti un carcere, un ospedale. Queste persone, che orientano e indicano la direzione del magistero, si riferiscono davvero a cose assolutamente astratte, senza rapporto con la realtà. In questo ha perfettamente ragione Bruno. E – non offendertene – questo è esattamente quello che fai tu quando sostieni che l’ateismo porta coerentemente all’egoismo. La realtà dei fatti ti smentisce platealmente, eppure la pura astrazione ti conduce verso queste affermazioni che non senti il bisogno di verificare. Non puoi quindi criticare Bruno per non voler leggere un libro quando tu per primo ti rifiuti di leggere la realtà.
In definitiva, sia gli atei che i credenti per me possono amare sinceramente. Gli atei generalmente lo capiscono, e anche se non lo capiscono il loro “sistema” non ne viene influenzato, dato che sono (siamo) atei a prescindere dalla morale. I credenti, al contrario, non lo capiscono, e si rifiutano di farlo perché la loro visione del mondo dipende da quello: “se dio non esiste tutto è permesso”. Una sciocchezza, ma una sciocchezza dura a morire.
“L’ateismo e la morte di Dio portano coerentemente all’egoismo e al solipsismo e al totale permissivismo ( se Dio non esiste, tutto è permesso), a meno che non si ami l’astratta virtù per se stessa( ma ciò è possibile?)”
Sono in totale disaccordo con questa affermazione. Anzi, ritengo sia profondamente vero il contrario.
Gli uomini hanno creato dio perchè ritenevano che in questo modo sarebbero state rispettate le regole (con la minaccia dell’infermo) perchè in questo modo la divisione tra il bene e il male diveniva inopinabile e intoccabile.. ma erano tutti mezzi che ora, razionalmente, sappiamo essere inutili. Non è dio o la chiesa o il papa a doverci dire cosa fare e cosa non fare; siamo noi stessi e la nostra coscienza. Di uomini. Civile e non religiosa. Anche perchè, siamo sinceri, nel momento in cui i cattolici fanno qualcosa che va contro i loro dogmi, bastano 5 minuti nel confessionale, due preghierine e voilà, è scomparsa. La mia coscienza in confronto è un ben piu’ severo giudice.
Gli uomini che sanno vivere in società, che hanno una coscienza, che conoscono le regole del vivere civile e amano il loro prossimo senza che nessuno gli abbia mai ordinato di farlo non hanno bisogno di nessuna religione.
@ Alcinoo
Fino ad ora ho mantenuto il dibattito su un tono di rispetto e correttezza. Visto però che le mie convinzioni sono per lei solo un ‘ miserabile castello di false certezze’ la dispenso senz’altro da adesso dalla sofferenza di un confronto col mio ‘debole pensiero’.
E mi scusi per il disturbo che involontariamente ho portato alle sue sacrosante certezze.
@ Alcinoo
Mi spieghi una cosa ma tu sapi, siamo solo noi atei che rischiamo di chiudersi in un “miserabile castello di false certezze” e preda di pensiero debole??
Questo non vale per caso anche per coloro che hanno avuto il dono della fede??
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Vi ricordiamo che lo scambio di idee tra i lettori deve avvenire senza insulti e offese.
Chi non è in grado di discutere senza offendere i propri interlocutori vedrà i suoi commenti cancellati.
Grazie.
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Ok, ma i troll potrebbero considerare offensivo non venire offesi. Uno provoca, provoca e resta così, senza nemmeno il contentino di un riscontro? ^_^ C’è gente che fatica, lavora, s’impegna per simulare più identità da far addirittura interagire tra loro. Dategli almeno un riconoscimento, non so, il trollino d’oro ^_^