Cremona: in tribunale col velo, assolta

La tunisina Monia Mzoughi, residente a Cremona, tre anni fa era entrata nel palazzo di giustizia della città col volto coperto dal velo integrale, per assistere al processo per terrorismo contro il marito, l’imam Mourad Trabelsi. Per essere entrata col velo integrale, la donna era stata denunciata, perché “in luogo pubblico e senza un giustificato motivo indossava un velo che ne rendeva difficile il riconoscimento da parte delle forze dell’ordine”. Si è svolto così un processo, che si è concluso con l’assoluzione della donna, anche perché quando le fu richiesto la donna mostrò i suoi documenti e il volto. Il suo legale, Giuseppe De Carlo, afferma: “Un conto è entrare in Tribunale con il casco, cosa vietata dall’articolo 5 della legge 1975. Ma non è questo il caso della signora Mzoughi. Qui gli indumenti sono dettati dalla cultura e dalla religione di un paese diverso dal nostro”. E’ il primo caso in Italia riguardante il velo islamico che arriva ad una sentenza.

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43 commenti

lacrime e sangue

Ma la Legge?
La Legge è esplicita: niente affari sul viso che impediscano l’identificazione personale. Non si tratta di una Legge anti-islam, ma di sicurezza pubblica: un passamontagna è altrettanto da sanzionale quanto un burqa.
Un casco integrale te lo togli appena scendi dalla moto e non ci entri in banca…

Le Leggi possono non piacerci, ma servono alla CONVIVENZA CIVILE, quella cosetta che ci permette di vivere in branco, senza scannarci tra di noi…
Io NON accetto di NON poter riconoscere una tizia, che magari mi butta l’acido in faccia in quanto non indosso il velo, come succede in Estremo Oriente e che potrebbe succedere anche da noi, quando gli islamo-fanatici avranno preso piede per bene.

E non venite a parlare di suore: sono tutte riconoscibilissime, perchè gli occhi e la bocca e il naso sono visibili.

lacrime e sangue

E, aggiungo, non mi interessa il singolo caso, ma l’idea permissiva che ci sta dietro: la legge è fatta per i fessi; i furbi e i credenti se ne possono infischiare…

rothko61

Dal punto di vista giuridico potrei anche condividere la sentenza ma sostanzialmente resto molto perplesso. Un principio basilare del diritto internazionale è la cosiddetta “reciprocità”. Seguendo il ragionamento del giudice, se vale la regola che “gli indumenti sono dettati dalla cultura e dalla religione di un paese”, una donna italiana potrebbe passeggiare per le strade di Teheran in minigonna.
Non conosco i codici iraniani ma non ho dubbio che finirebbe con la flagellazione, la laidazione o il linciaggio.

Cynewulf

Quoto Rothko. La legge viene prima degli usi e costumi di turisti e immigrati.

FaberIptius

La scusa della tradizione e della religione, avanzata dall’avvocato difensore della donna, ovviamente non regge.
Comunque leggendo tutto l’articolo si trova che:
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Dal momento che al giudice aveva detto di non essere a conoscenza dell’articolo di legge che avrebbe violato, e che comunque non ha mai impedito il suo riconoscimento, posso desumere che la donna era in buona fede e ben disponibile a farsi riconoscere.

FaberIptius

La scusa della tradizione e della religione, avanzata dall’avvocato difensore della donna, ovviamente non regge.
Comunque leggendo tutto l’articolo si trova che:

Da allora [la donna] gira a viso scoperto: porta il “foulard di Allah” solo per nascondere i capelli.

Dal momento che al giudice aveva detto di non essere a conoscenza dell’articolo di legge che avrebbe violato, e che comunque non ha mai impedito il suo riconoscimento, posso desumere che la donna era in buona fede e ben disponibile a farsi riconoscere.

Bruno Gualerzi

“Si è svolto un processo, che si è concluso con l’assoluzione della donna anche perché quando le fu richiesto la donna mostrò i suoi documenti e il volto.”
La motivazione del legale della donna – se è per questo che è stata assolta – non è condivisibile… ma, con tutto il daffare che hanno i tribunali, era il caso di denunciarla visto che, appunto, “(…) quando le fu richiesto la donna mostrò i suoi documenti e il volto”?

Fabio

La nordafricana alla prima richiesta della polizia alzò infatti il velo scoprendo il volto ed esibì un documento di riconoscimento, la carta d’identità, consentendo in modo agevole all’ufficiale di pubblica sicurezza di procedere alla sua identificazione.

E si e’ fatto un processo per questa str******?
Bah…

Stefano Grassino

@FaberIptius

La legge non ammette ignoranza.

@Bruno Gualerzi

Bruno, ti senti bene?

Bruno Gualerzi

@ Stefano Grassino
Se fosse solo per quanto ho scritto qui… non sono mai stato così bene!
Premesso che se avessi letto prima quanto riportato da FabeIptius non avrei nemmeno inviato il mio comento… sono proprio queste forzature formali assolutamente non necessarie, VISTO QUESTO CASO, che screditano la giustizia.

rothko61

@ Bruno Gualerzi

Come sai, in Italia l’azione penale è obbligatoria e la donna è stata denunciata perhè diversamente l’agente che ha proceduto al controllo avrebbe commesso “omissione di atti d’ufficio”.
Sono d’accordo con te nel dire che i Tribunali non dovrebbero essere intasati da processi su fatti secondari ma, purtroppo, il vecchio e saggio motto latino “de minimis non curat praetor” in Italia non vale più.

FaberIptius

@ Stefano Grassino

Lo so. Ho detto solo che era in buona fede non avendo impedito il riconoscimento e avendo preso successivamente la buona abitudine di portale il velo per coprire solo i capelli.

Daniele

tempo fa un signore è stato assolto dall’accusa di detenzione ai fini di spaccio di un grosso quantitativo di marijuana, poichè al processo si è dichiarato rastafariano e quindi l’erba gli serve per trovare la comunione col suo dio. sembra che i tribunali temano le vendette divine più delle dichiarazioni del pelatino. io sono uno che si fa una cifra di canne tutti i giorni, non sono rastafariano, quindi se mi beccassero con la stessa erba di quel signore di cui sopra verrei condannato. dove sta la laicità dello stato?
se non si può entare a volto coperto in tribunale NON SI PUO’ ENTRARE A VOLTO COPERTO IN TRIBUNALE. burka o non burka.
certezza della pena significa che ad un reato corrisponde una pena univoca e uguale per tutti: islamici cattolici atei o buddisti. qui si creano precedenti pericolosi e anacronistici.

Lady Godiva

Chiedo conferma, ma mi risulta che in Tunisia il velo non è visto bene dallo Stato che tiene alla laicità.
Mi hanno riferito che le donne che decidono per il velo in Tunisia hanno grandi difficoltà e pochissime probabilità di accedere a posti di lavoro nel settore pubblico.
Se queste premesse sono vere, la Sig.ra tunisina ha fatto la finta tonta, conoscendo benissimo le leggi italiane in merito, simili anche se non identiche a quelle tunisine.
Del resto il marito è stato processato per terrorismo.

fabio l'anticristo

sei al nostro paese? ti devi togliere sto cavolo di velo, da loro dobbiamo stare attenti perchè sennò ci tagliano la testa, loro possono fare quello che vogliono!

vincent vega

la sentenza è contraria alla costituzione che è chiara al confronto. Ognuno è libero di seguire le pratiche religiose che vuole, purchè non contrarie all’ordine pubblico e al buon costume.

Otto Permille

Anche una persona che cammina con la sciarpa sul volto perché muore dal freddo commetterebbe reato? Ho visto molte persone imbacuccate per il freddo che lasciano scoperti solo gli occhi, ma non mi risulta che nessuna sia mai stata fermata. Quindi a me sembra che tutta questa polemica sul velo (pochi casi isolati) sia sono una delle tante espressione di sadismo leghista nei confronti di tutto ciò che è solo diverso (omosessuali, immigrati ecc. ecc.)

Bruno Gualerzi

Ho riletto l’articolo.
Insomma, il guidice ha assolto la donna per quanto si riporta della sentenza o in base agli argomenti dell’avvocato difensore? Mi pare che ci sia una bella differenza! O no?
(Quoto in ogni caso Otto Permille)

FaberIptius

@ Bruno Gualerzi

Per quello che ho capito l’assoluzione è scaturita dalla mancanza degli estremi del reato in quanto il fatto (cioè la copertura del volto, suppongo) non sussiste.
Non sono un giurista, ma mi sembra che le parole citate dalla difesa, cioè il riferimento alla tradizione/religione, non siano nemmeno state prese in considerazione. Il fatto che la donna si sia subito fatta riconoscere, anche se in effetti aveva il volto coperto all’ingresso nell’aula, evidentemente al giudice è bastato per far cadere l’accusa.

vincent vega

A Otto Permille
Se però le forze dell’ordine ti vogliono riconoscere ti devi togliere la sciarpa. Cmq la donna era in un tribunale non per strada. A questo punto io rivendico il mio diritto ad entrare con un passamontagna in un tribunale o alla posta, alla banca, o in qualsiasi luogo pubblico con un casco integrale perchèla mia religione lo ordina. Per lo stesso motivo dovrei essere assolto da qualsiasi accusa.

Aldovaldo

Ma dico, ad un processo per terrorismo entri col volto coperto? Allora ad un processo per rapina in banca si potrà entrare con un calza sul viso? ^_^
Fossi stato io il giudice, per protesta avrei messo una maschera da Frankenstein. Così se non è possibile vedere l’espressione del viso dei testimoni, non è possibile vedere nemmeno quella del giudice. Usiamo le mascherine come nella Venezia del ‘700, fa tanto chic! Oppure i cappucci come il KKK.

Aldovaldo

@ otto per mille
Mi sembrano due cose molto diverse perché la sciarpa la togli appena non serve e ti fai identificare senza problemi, non vai a testimoniare con la sciarpa sul viso, non vai in banca con la sciarpa sul viso. Per ogni cosa deve pur esserci un limite. Rispetto chi indossa un certo indumento perché è il costume del suo popolo o della sua religione, ma a un processo non puoi presentarti stile Belfagor. Il rispetto dev’essere reciproco. Noi rispettiamo i loro usi e costumi e loro i nostri e le nostre leggi. Occorre un po’ d’equilibrio, altrimenti di provocazione in provocazione non verrà mai nulla di buono. Sbagliano certi leghisti con le loro provocazioni e sbagliano quelli che provocano con comportamenti opposti come sfida ai nostri usi e costumi. Io sono per l’integrazione, ma anche loro debbono metterci un po’ di buona volontà.

Bruno Gualerzi

@ Aldovaldo
Ma sì, ma dopo che le hanno fatto togliere il velo e presentare i documenti, che la signora fosse o non fosse in buonafede (come si fa a stabilirlo, guardandola negli occhi?), che bisogno c’era di istituire un processo? ‘Atto dovuto’? Forse, ma a me sembra più un ‘atto voluto’.

Andrea

Non si tratta di essere o meno stranieri; fondamentalisti islamici – perché i veli integrali ne sono il primo segno – possono essere benissimo italiani, ma qui si tratta di far rispettare le leggi italiane, vigenti nel territorio italiano.
Puoi fumare cannabis se sei un rastafariano, puoi girare vestita da barbapapà se sei islamica, allora uno si inventa una religione e può fare quello che vuole? eccheddiamine!
allora io mi invento la religione per cui possono prendere a calci chi voglio!

Leo55

L’indumento che le donne islamiche sono obbligate ad indossare, burqua o chador che sia, è un segno di discriminazione criminale verso la donna. Al pari delle mutilazioni genitali rituali va a comporre quell’insieme di usanze e tradizioni barbariche sostenute dall’etica delle tre nefaste religioni monoteiste.
L’utilizzo di simili strumenti va combattuto culturalmente e legalmente senza tentennamenti a meno che non vogliamo trovarci noi, un bel giorno, a fare i conti con una nuova maggioranza di individui che ci obbligheranno, con la violenza se occorre, a rispettare i loro costumi e a prostrarci al loro dio.

Aldovaldo

Bruno, devi aspettare che il gestore del sito torni dal supermercato e liberi il mio commento inviato alle 15,30.

Bruno Gualerzi

@ Leo55
Vecchio contenzioso tra noi. E solita mia considerazione:
se un bel giorno ci troveremo “a fare i conti con una nuova maggioranza di individui che ci obbligheranno, con la violenza se occorre, a rispettare il loro costumi e a prostrarci al loro dio” sarà perché avremo adottato i loro stessi pregiudizi avviandoci ad un conflitto dal quale potrebbero uscire loro vincitori. Fermo restando che da un eventuale conflitto comunque nessuno uscirà vincitore.
Allora, dirai tu, dovremo dargliela vinta su tutto? No, naturalmente… ma è con sentenze di questo giudice (LE CUI VERE MOTIVAZIONI QUI NEL POST, CON ANIMOSITA’ DEGNA DI MIGLIOR CAUSA, NON SI VUOLE CONSIDERARE PER QUELLO CHE SONO, MENTRE CI SI ATTACCA AGLI ARGOMENTO, CERTO FASULLI, DELL’AVVOCATO DIFENSORE) che possiamo orientarli sul terreno della legalità e della tolleranza. Per non parlare del buon senso.
Di cui intanto abbiamo un gran bisogno ANCHE NOI!

Elettra

E’ stata assolta perchè ha scoperto il volto ed esibito i documenti ma è lo stesso una provocatrice: non ci si presenta ad un processo per terrorismo conciate da spaventapalumbi (poi ve lo traduco).
Non c’è reato e va bene, ma smettiamola con tutta ‘sta comprensione unilaterale!

Bruno Gualerzi

@ gianfranco
Il giochino di parole non è male… ma – anche se a molti qui evidentemente i dati contenuti nell’articolo riportato non interessano per ragioni intuibili – non è stata affatto assolta per rispetto della sua religione (come voleva l’avvocato difensore), ma perchè non era stata violata la norma per la cui pretesa violazione era stata denunciata.

Bruno Gualerzi

@ Elettra
Di grazia, in cosa consisterebbe la provocazione? E difendere una sentenza corretta (tu stessa ammetti che’ non c’era reato’) significa ‘comprensione unilaterale’?

WoV

Art. 129 c.p.c.
Chi interviene o assiste all’udienza deve stare (…) a capo scoperto.

Se il giudice l’ha allontanata dall’aula, comunque, non dovrebbe (che io sappia) esserci ulteriore sanzione.

WoV

Rileggendo non penso di essermi spiegato:
in efetti la norma della l.1975 (c.d. legge-casco) non sembra essere stata violata, perché si è fatta riconoscere: bisognerebbe però vedere la vicenda in concreto (è chiaro che se la polizia ti arresta e ti fai riconoscere la norma l’hai violata).
Ad ogni modo il punto è che non poteva stare in quel modo in udienza.

Aldovaldo

Da quel giorno la donna ha usato il velo solo per nascondere i capelli. Insomma non era poi così difficile abituarsi un pochino alle nostre usanze. Nessuno le ha imposto di mettersi in topless in spiaggia, ma nascondere il volto è annullare se stessi. Alla donna potrà essere sembrata una violenza, ma alla fine forse sarà contenta di aver conquistato una maggiore libertà. Noi viviamo ormai in un mondo globalizzato in parte anche sul piano culturale. Certamente la nostra cultura occidentale non è perfetta, è piena di difetti, ma ha anche dei vantaggi rispetto ad altre culture. I paesi nei quali le donne nascondono il viso sono pochi e mi sembra poco verosimile che una donna che oltretutto vive in Italia e che quindi ha modo di vedere come vestono moltissime altre donne sia in Italia che nel resto del mondo voglia restare fedele alla tradizione della sua terra di origine. Anche perché non adattarsi inevitabilmente le creerà un mucchio di problemi. Indossare il burqa in Italia non è la stessa cosa che indossarlo in Afghanistan. Un indiano di quelli che girano sempre completamente nudi in India potrebbe girare nudo in Italia? Se anche la legge lo permettesse penso che gli converrebbe adattarsi ai nostri usi e costumi per non avere problemi e non dare problemi ad altri. Chi può adattarsi, ma non vuole evidentemente vuol provocare qualche reazione. Libero di farlo, ma poi non si lamenti. Nessuno mi vieta di andare in giro vestito come nel medioevo, ma debbo assumermene la responsabilità e non arrabbiarmi per eventuali reazioni degli altri. Io avrei difficoltà a chiacchierare con una donna dal volto nascosto così come con una persona con occhiali scuri e sciarpa davanti alla bocca. In Giappone è segno di maleducazione soffiarsi il naso in pubblico e ogni straniero farebbe bene ad adattarsi. Non mi sembrano richieste tanto estreme. Se poi uno ha proprio esigenze molto particolari, se ne stia nel proprio paese oppure vada in qualche paese più simile al suo. L’integrazione richiede impegno reciproco.

Flavio

Secondo me non si riesce a fare un ragionamento coerente in Italia: è vero che la legge vale per tutti e non cambia secondo i dettami delle religioni, ed è pur vero che la donna ha mostrato volto e documenti… insomma tempo e soldi spesi per non capire niente, e riaffermare comunque la superiorità della religione sulle leggi…

Bruno Gualerzi

@ Flavio
E per una volta che viene proclamata una sentenza dove la religione non c’entra… facciamocela entrare noi a tutti i costi!

Elettra

Bruno Gualerzi

Mi sembra di essere stata chiara.
Noi dobbiamo accettare in toto usi e costumi altrui e comprenderli, ma non essere compresi se chiediamo che nel nostro paese siano i medesimi rispettati insieme a leggi e regolamenti : ‘comprensione unilaterale’, dunque.
Inoltre, fermo restando che non si entra in burka in un tribunale ( è vietato dalle nostre leggi, sempre che ci sia consentito ancora di tenerle in vigore ) e che il reato non si configurava più , una volta tolti i paludamenti, la signora in questione, giustamente assolta dal giudice, ha tenuto un atteggiamento provocatorio per quanto sopra spiegato. In più ‘ ignorantia legis non excusat’.
Poi nella considerazione che in quel luogo si procedeva per reati di terrorismo( islamico) a carico del coniuge , comportamenti penalmente censurabili o meno lo stabilirà il giudice – ma che rimandano ad altro , oltre all’odio per l’occidente ( che non è comunque esente da colpe), ovvero ad una particolare ‘cultura’ di grave sottomissione della donna e misoginia in senso lato.
Una sfida anche al nostro tendere la mano ed ai nostri tentativi d’integrazione.

Leo55

A nessuno interessa la considerazione che l’indossare il burqa rappresenti un segno di discriminazione e sottomissione della donna islamica, cosa questa vietata dalle nostre leggi e dalla stessa Costituzione ove sono sanciti principi di tuttaltro indirizzo.
Parlare di culture e di usi è un conto , quando ci si riferisce a monili, colori del vestiario, segni di saluto o modi di dire: in questo caso stiamo trattando di un paludamento simbolico il cui scopo è rappresentare l’inferiorità della donna e la sua totale dipendenza al maschio di famiglia.
Mi chiedo , come mai, anche riguardo a simili espressioni, palesi e palesate, non si adotta da parte di alcuni fruitori ed amici frequentatori di questi blog, lo stesso coerente metodo di valutazione che li porta a plaudire alla denuncia sporta nei riguardi della Binetti a causa delle sue dichiarazioni, omofobe e discriminatorie quanto vogliamo, ma pur sempre semplici dichiarazioni, non mostrando uguale fervore nei riguardi di comportamenti e dichiarazioni degli islamici che , a mio avviso, realizzano nei fatti gli stessi reati discriminatori , se non peggio?

Bruno Gualerzi

@ Elettra
Continuo a non capire. Avresti ragione se la signora in questione si fosse rifiutata di fare ciò che le veniva chiesto per rispettare le leggi del nostro paese. Era in buona fede, in mala fede, ha voluto ‘fare la furba’? Può darsi, ma da quanto riportato nell’articolo che è stato proposto nel post, non credo proprio lo si possa affermare con tanta convinzione.
Al di là del caso specifico, ribadisco che o si persegue una reale integrazione proponendo modelli di pratica democratica, di tolleranza, di buon senso, oppure l’alternativa sarà solo un mettersi sullo stesso piano di chi si intende contrastare.
Le conseguenze della reazione improntata ad un fondamentalismo uguale e contrario dopo l’11 settembre, non sta insegnando niente?

Lapalisse

Dalla cronca sappiamo come si svolgono i concorsi per entrare in magistratura, (e sono decenni che i concorsi sono “discutibili”) non c’è da stupirsi dunque se questi giudici hanno un concetto molto “relativista” del diritto, o sentenziano nella completa ignoranza della legge o addirittura si proclamano “legislatori” come in questo caso, che va oltre “l’interpretazione” quella attuata dal giudice è stata una vera e propria “abrogazione” di una legge dello stato, che è una cosa che può fare solo il parlamento eletto dal popolo.

Maurizio D'Ulivo

Questa sentenza, al pari di quanto sta accadendo in modo ripetuto in altri paesi europei (la Gran Bretagna su tutti), detta un livello di diritto differenziato fra fedeli di una qualche religione e non.

Per questa ragione, tale sentenza è inaccettabile in uno stato di diritto.

Mi auguro vivamente che il Pubblico ministero interponga appello e che prima o poi si arrivi a un pronunciamento della corte Costituzionale, di segno opposto a quello della sentenza di primo grado.

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