Molti libri cercano di porre la questione dell’esistenza o meno di una (o più) divinità e questo tema coinvolge molto i lettori, come dimostrano le vendite su opere come quelle di Dawkins, Odifreddi, Harris, Onfray e altri e gli infiniti e accesi dibattiti che seguono. Ci si interroga forse meno sui motivi che la gente porta per giustificare la propria fede. Sul tema è interessante segnalare un recente libro di Guy P. Harrison, giornalista e professore di scienze, che ha viaggiato per il mondo e riassunto i motivi per cui i credenti seguono determinate religioni, analizzandone la consistenza argomentativa: si intitola 50 Reasons People Give for Believing in a God, edito dalla Prometheus Books.
L’autore rassicura che il testo, nonostante sia chiaramente impegnativo, non è un “attacco ai credenti”, nè un modo per criticare le religioni, quanto un modo per far riflettere con più profondità su certe tematiche soprattutto i credenti, invitati al dubbio.
“Il mio intento non è necessariamente far perdere la fede ai miei lettori”, spiega Harrison “è piuttosto mostrare che ci sono molte ragioni per dubitare, certamente abbastanza per portare la gente a pensarci due volte prima di imbottirsi di esplosivo, rigettare la scienza, odiare qualcuno o assumere comportamenti distruttivi che possono essere ricollegati alla credenza nelle divinità. Il nostro mondo ha bisogno di scetticismo e dubbio oggi più di ieri”.
Harrison difende comunque la non credenza, spiegando come ci sia un “insieme di pregiudizi non scusabili” verso i non credenti da parte dei credenti, generati da ignoranza: “ad esempio, molti credenti continuano a pensare che l’ateismo sia una religione, che gli atei odino Dio o gli dei, che tutti gli atei abbiano la ferma convinzione che l’esistenza di qualunque Dio sia impossibile piuttosto che altamente improbabile”.
Usa: esce 50 Reasons People Give for Believing in a God
39 commenti
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Non ho letto questo libro (e forse non lo leggerò mai), ma ritengo molto importante ciò che ne viene qui riportato… e proprio per molti frequentatori di questo blog in quanto atei.
Spesso qui si attacca la religione come un male assoluto, una sorta di ‘peccato originale a rovescio’ che l’umanità deve scontare, e del quale solo pochi privilegiati (da ‘santa evoluzione’?) sarebbero immuni, senza tenere nel dovuto conto – non perchè le si neghino e manchino gli studi anche approfonditi in questo senso, ma perché le si affronta come, appunto, malattia più o meno genetica da curare – le ‘ragioni’ che hanno originato, e continuano ad alimentare, le religioni.
Senza contare soprattutto che spesso proprio chi crede di essere ‘guarito’ dalla malattia, può esserne in realtà – per restare in metafora… neanche tanto poi tale – ‘portatore sano’. Non di una malattia si tratta, ma di una risposta alle esigenze della condizione umana (con ciò che può provocare per farvi fronte) che in qualche modo tutti si cerca di dare. E’ tenendo ben presente questo che si può rimediare alle risposte alienate e alienanti che tutti, non solo i credenti, possiamo dare.
Certo, la religione nasce dalle esigenze della condizione umana..
Innanzitutto l’esigenza metafisica di capire cosa è questa tragica buffonata che ci circonda, e la infinita sofferenza ingiustificata nel mondo.
Ma a questa domanda c’è risposta e risposta.
Quella delle religioni tradizionali (il buon Dio che ci vuole bene …) è la più ingenua. Ma fosse solo questo il loro difetto, pazienza.
Purtroppo gli ‘esperti in cose divine’ ci mangiano sopra e per fare i propri interessi non esitano ad approfittare della ingenuità dei bambini, ad abusare della loro mente, e a diffondere in tutti il terrore dell’aldilà, per piazzare sul mercato le loro cianfrusaglie di redenzione.
Questo basta ed avanza per avere il massimo disprezzo di ogni religione.
Eppure su questo blog leggo spesso di atei che difendono la libertà di religione, che distinguono tra religioni buone e cattive, che sono disposti a calare le braghe nei confronti di una religione solo perché questa parla male degli USA, che propongono addirittura il dialogo (su che cosa?) come se fede e ragione avessero qualche aggancio in comune.
Quoto Bruno Gualerzi e la sua impostazione seria e corretta.
Si dovrebbe spiegare (e altri capire) che il rivolgersi dell’uomo alla metafisica è stato considerato come un suo bisogno innato. Se non è vero, poco ci manca, come è dimostrato nei secoli, sino ad oggi. Su tale “bisogno” alcuni hanno saputo costruire la loro fortuna mondana, a scapito dei bisognosi. Questo, però, è un altro problema che non deve portare ad una grossolana e miope critica della ricerca metafisica del genere umano.
Dico tutto ciò, nonostante io non sia certamente in cammino su sentieri metafisici, ma riconosco obiettivamente l’importanza di un serio approccio a quest’importantissimo “problema”.
Saluti
22 dicembre 2012 Cristo tronerà sulla terra per il giorno del giudizio…4 anni x pentirsi e convertirsi…
@marco
me la segno, tranquillo.
nel caso lo ringrazierò perchè non dovrò stare a spender soldi per i regali di natale 😉
(ma ci credi veramente a ‘ste boiate?)
Cristo “tronerà” nel 2012? Bisogna comprargli una poltrona allora…
@ Marco
Ti riferisci al fatto che il calendario degli antichi Maya si ferma a quella data? Ma non indica il ritorno di Cristo, indica il ritorno di Quetzacoatl, il Dio serpente (o magari Anubis, il Dio cane, o magari Api, il Dio bue)
@ rolling stone
Tu dici: “Certo la religione nasce dalle esigenze della condizione umana…
Innanzi tutto l’esigenza metafisica di capire cosa è questa tragica buffonata che ci circonda e la infinita sofferenza ingiustificata nel mondo”.
Partiamo allora proprio da qui, che io ritengo un’ottima partenza. E ottima è per me anche la considerazione successiva: “Ma a questa domanda cè risposta e risposta”…
E naturalmente in quanto atei riteniamo che la risposta religiosa, comunque formulata e vissuta, sia la risposta sbagliata, e certamente c’è – in questo blog giustamente lo si denuncia in continuazione – chi specula utilizzando la ‘risposta sbagliata’.
Questo però “basta e avanza per avere il massimo disprezzo di ogni religione” come affermi tu, tirando fuori il solito ‘calabraghismo’ di chi (chissà perchè, secondo te, contro gli USA), prova, non tanto a ‘salvare’ qualche religione rispetto ad altre, ma a capire, a ragionare, a non demonizzare molto ‘religiosamente’ (il demonio è l’altra faccia di dio) intere popolazioni?
Per quanto mi riguarda credo che questo atteggiamento – come ho espresso qui fino alla noia – non fa altro che offrire spago (e ogni giorno ne abbiamo testimonianza) a chi, PROPRIO PERCHE’ SE NE FREGA DELLE ESIGENZE CHE HANNO PORTATO ALLA ‘RISPOSTA SBAGLIATA, cioè se ne frega delle religioni, se ne frega del perché sono nate, si mette a sostenere quella che gli fa più comodo.
Insomma, caro rolling stone, non basta il disprezzo, occorre la critica… che è tanto più efficace quanto più si fonda su una buona dose di autocritica.
@bruno
Concordo con molte delle cose che dici..
Ho paura però che tu ti stia di nuovo intossicando con questo blog…
un caro saluto
questa cosa del 2012 e’ molto interessante e rientra in quella categoria di apocalittismo che da sempre contraddistingue la cultura cristiana. Sotto a tutto cio’ credo che ci stia la ricerca inconsapevole, di ogni generazione, di sentirsi diversa e unica, “la fine del mondo la vedremo noi”. Cosi’ come pensare che non esiste nessun dio e nessuna “ragione” alla tua esistenza e’ destabilizzante, anche il pensare che si e’ una piccola parte di una storia millenaria che ne inizia ne finisce con noi, puo’ essere sconvolgente da comprendere e quindi portare alla costruzione di una realta’ paradigmatica in cui siamo al centro della storia.
per marco,
perché nel 2012, qui abbiamo il messia da 15 anni.
Tornando al libro, sicuramente sarà un libro d’inchiesta interessante, se mi capita d’ andare in libreria lo leggerò.
per bruno,
non è più il tempo di compatire i creduloni e le loro paure, al giorno d’oggi, per lo meno in quella parte del mondo dove le informazione, la conoscenza e la cultura hanno la possibilità di circolare più meno liberamente, gli individui hanno tutti gli strumenti per vivere una vita piena e affrontare le cosiddette paure (e bisogni) primordiali senza l’ausilio di superstizioni e via dicendo.
Dire chiaramente che le religioni sono strumento di giogo intellettuale e anche molto spesso fisico, dire chiaramente che le religioni (tutte le religioni) non portano nessun contributo vitale al progresso civile ed etico ad una persona, bè, dire questo lo reputo come un puro e semplice atto di onestà intellettuale.
“Credere in un Dio vuol dire comprendere la questione del senso della vita.Credere in un Dio vuol dire vedere che i fatti del mondo non sono poi tutto.Credere in un Dio vuol dire vedere che la vita ha un senso.”(Ludwig Wittgenstein)
Ciò a cui una persona crede o non crede sono fatti suoi. La gente crede alle cose più strane e disparate. Mi sembra che il problema non sia questo, ma un’altro. Ossia il problema nasce quando un gruppo di persone che credono a determinate cose, si organizzano, fondano dei sistemi di discriminazione nei confronti degli altri, prelevano fondi per la loro causa anche dalle tasche di chi non gliene frega niente ecc. Il problema “vero” è questo. Il problema dell’esistenza di Dio può essere risolto quando si sarà deciso che cosa si intenda con tale termine. Se per Dio si intende la forza di gravità, l’unità delle forze che governano il cosmo, allora io credo nell’esistenza di Dio. Se per Dio si intende un vecchio bacucco con la barba che diede le tavole a Mosé, che generò un figlio per vie traverse che poi finì sulla croce o altre leggende popolari, allora io sono ben felice di proclamarmi ateo.
Bruno
Per quanto mi riguarda, l’interesse verso quelle esigenze metafisiche è grande e le ho indicate. Le mie risposte le cerco altrove.
Anche riguardo alla critica sono stato chiaro. Il problema non è il pio fedele che, smarrito, vuole aggrapparsi a qualche speranza. Sono gli ‘esperti in cose divine’ che approfittano della sua buona fede e ci mangiano sopra. Legittimare una religione è come legittimare la pedofilia. I pedofili abusano del corpo di un bambino, gli ‘esperti in cose divine’ abusano della mente. Come se non bastasse sono anche terroristi, perché incutono il terrore dell’aldilà. Già abbiamo tante sofferenze reali da sopportare, non abbiamo bisogno di altre, oltretutto infondate.
Vuoi ‘dialogare’ con questa gentaglia? Auguri.
Io preferisco tenerla il più lontano possibile ed ostacolare in ogni modo il loro radicamento nella società.
“Credere in un dio vuol dire sfuggire la questione del senso della vita. Credere in un dio vuol dire non saper sopportare che i fatti del mondo non sono poi tutto. Credere in un dio vuol dire volere per forza vedere che la vita ha un senso”. E così via.
Questi aforismi – che sia Wittgenstein o chiunque altro ad esserne l’autore – hanno lo stesso valore dei proverbi: formulatone uno che dovrebbe esprimere una qualche verità, se ne può sempre, con la stessa pretesa, formularne un altro che sostiene esattamente il contrario.
E tanto più quanto più si brancola nel cielo della metafisica senza esserne consapevoli.
@ Willy Bruschi
mi spiace per Wittgenstein e per te che lo citi ma quel che dice è senza senso!
Il senso alla vita lo dà l’uomo, non Dio. Se venisse assegnato da Dio non si dovrebbe parlare di senso, ma piuttosto di funzione. Ma di funzione si parla per gli oggetti: una sedia o un coltello hanno una funzione, non un senso.
Quindi, a meno che tu non sia un oggetto per il tuo Dio, questi con il senso della vita non c’entra niente…
@ rolling stone
Per tante questioni diciamo le stesse cose. E’ però bollare come ‘gentaglia’ tutti quanti (a cominciare dai veri o presunti fondatori di religioni) vivono un’esperienza religiosa mettendo in modo manicheo da una parte i ‘poveri di spirito’ e dall’altra i furbastri senza vie di mezzo che preclude un dialogo la cui reale alternativa è una ‘fine del mondo’ ormai non più solo fonte di barzellette (come giustamente in questo stesso post), ma resa concreta dai mezzi di cui i fanatici possono disporre.
Perché i cosiddetti ‘furbastri’ in realtà sono molto più stupidi – e quindi sommamente pericolosi – che furbi.
@ Stefano > E la funzione che conferisce il senso.
Bruno
Se per ‘fine del mondo’ intendi lo scontro fisico occidente-islam, stai tranquillo: è solo questione di tempo. L’islam è una religione geneticamente intollerante, con la missione di convertire il mondo intero. Per l’islam il codice civile di qualunque paese è carta straccia: conta solo il Corano.
Quindi si tratta solo di rinviare lo scontro. Il modo migliore per accelerarlo, invece, è quello di assecondare il più possibile le loro richieste (questo fanno gli ‘utili idioti’) e dimostrare loro che l’occidente è una tigre di carta (come in occasione delle famose vignette).
Chi non ha argomenti validi ricorre sempre all’ipse dixit
un plauso all’onestà intellettuale di Gualerzi.
@ rolling stone
Benissimo: muro contro muro allora… e alla fine vinca il migliore (pardon, il più forte)!
E guarda che le cosiddette ‘armi di distruzione di massa’ ormaile hanno tutti, e basta premere un bottone per farci uscire tutti definitivamente da questa ‘valle di lacrime’ (così come è bastato un tagliacarte per far crollare le due torri di New York). Come puoi prevenire questo?
In ogni caso, ti propongo una riflessione. Giustamente si dice sempre che se si fosse frenato per tempo il nazismo non concedendo a Hitler ciò che reclamava nell’illusione di ‘tenerlo buono’, la II GM non sarebbe stata necessaria. In realtà ci sarebbero in merito anche tante altre considerazioni da fare, ma… intanto c’è mancato un pelo che queste armi riuscisse a produrle prima lui degli alleati… e comunque ora come ora, come dicevo, le cose non stanno più come allora e queste armi ce le hanno tutti (e quando dico tutti, metto nel conto anche i vari Bush e compagnia fanatica che ci sono da questa parte), quindi cosa resta da fare? A mio parere, nessuna concessione di nessun tipo a nessun fanatico (e, ripeto, non è che manchino a casa nostra), e poi puntare a rendere coscienti le persone il più possibile che questo esito ‘definitivo’, questa ‘apocalisse’ non è più un mito ancestrale collegato a ciò che Freud chiamava ‘istinto di morte’ e ampiamente sfruttato dalle religioni. Oggi questo ‘istinto di morte’ possiede tutti i mezzi per avere la meglio sull”istinto di vita’.
Bah.
Resto convinto che la metafisica finisca dove inizia la fisica.
Una volta finiva molto in la’… dove si accendeva un fuoco o scoccava un fulmine c’era gia’ la metafisica. La fisica non c’era ancora.
Ora e’ confinata alla paura della morte ed alla “ricerca di senso” (che riguarda pochi, e di solito solo perche’ qualcuno gli ha ficcato in testa che devono cercarne uno; senno’ non sprecherebbero il loro tempo a cercare un senso, ma lo troverebbero semplicemente vivendo pienamente la loro vita).
La religione non e’ una risposta ad un’esigenza della condizione umana: e’ il bieco sfruttamento di alcune debolezze insite nella attuale condizione umana.
quando la ragione superera’ anche queste debolezze, finalmente la religione sparira’.
E con lei, la metafisica.
Io non ne sentiro’ la mancanza.
…tutto questo, IMHO, e’ ovvio.
# Deus_sive_natura scrive:
………… il Dio serpente (o magari Anubis, il Dio cane, o magari Api, il Dio bue)
allora, mio nonno, ke usava spesso queste frasi, era esperto di religioni…….
ma guarda un po’ ?! 😉 darik
@ Giuseppe Murante
Scrivi, tra l’altro: “Ora (la metafisica) è confinata alla paura della morte ed alla ‘ricerca di senso’ (che riguarda pochi, e di solito solo perché qualcuno gli ha ficcato in testa che devono cercarne uno; sennò non sprecherebbero il loro tempo a cercare un senso, ma lo troverebbero semplicemente vivendo pienamente la loro vita”).
Volendo fare della facile polemica attaccandosi alle parole, ti si potrebbe chiedere come si fa a ‘vivere pienamente la vita’ (e sai come questa domanda farebbe la gioia di tanti religiosi che farebbero a spintoni per dire come loro e la loro relgione sanno perfettamente come farlo?)…
ma ti propongo un’altra riflessione, su ‘fisica e metafisica: verissimo che ‘la metafisica finisce dove inizia la fisica’ (lo dice il termine stesso), ma non è la fisica stessa che cerca di andare sempre oltre nella conoscenza? E per arrivare dove, se non a soddisfare il desiderio di conoscenza, mancando il quale chi se ne fregherebbe di tutti gli sforzi della ricerca? E questo ‘andare oltre’ chiamalo come vuoi, ma – purchè non venga identificato con la convinzione di trovare un finalismo nei fenomeni naturali (il famigerato ‘disegno intelligente’) – a mio parere è pur sempre qualcosa di ‘metafisico’, non considerando il quale la falsa metafisica (quella che dà realtà ad un qualche aldilà), scacciata dalla porta finisce per rientrare dalla finestra.
Un saluto.
Giuseppe
Quelle esigenze metafisiche di cui sopra purtroppo esistono.
Anche la fisica moderna non poggia su certezze granitiche.
Non abbiamo la minima idea di cosa sia una particella elementare, né come rappresentarla. La concezione del mondo secondo il realismo rimane in braghe di tela di fronte, ad esempio, allo esperimento di Stern Gerlach o al paradosso EPR.
Anche molti fisici moderni si pongono la domanda: il mondo sta in tutto ciò che vediamo o questa è solo una rappresentazione? Se si, cosa ci sta dietro? Esiste forse un rapporto tra soggetto e oggetto?
Parlare di metafisica seriamente non significa domandarsi oziosamente del buon Dio (la cui non-esistenza è abbondantemente testimoniata dalla esistenza della sofferenza ingiustificata nel mondo), bensì di cercare di capire innanzitutto la fisica stessa.
X Giuseppe Murante
sante parole! (scusa l’aggettivo)
@ Nero
@ Ottopermille
Sottoscrivo.
@ rolling stone
Ritengo molto valida la tua replica a Giuseppe! Hai fatto ciò che in parte avrei voluto fare anch’io, ma poi ho preferito seguire un’altra strada… di cui sono convinto (a parte una precisazione che farò subito) ma che non è così pertinente – oltre che corredata di nozioni che io non posseggo – alle sue affermazioni come invece è la tua.
La precisazione è questa: quella che ho chiamato ‘falsa metafisica’ non è tanto quella che dà realtà ad un qualche ‘aldilà’ come ho scritto (in un certo senso lo fa anche la scienza se per ‘aldilà’ si intende l’ignoto progressivamente conosciuto), quanto quella che ipotizza un ‘aldilà’ esistente da sempre e che sarebbe l’unico in grado di dare un senso all”aldiqua’… la qual cosa può costituire un’ipotesi verosimile, ma, come ‘la cosa in sé’ kantiana, è destinata ad essere solo ‘noumenica’ (solo pensata esistente, magari anche immaginata come fa la mitopoiesi) ma mai diventoare oggetto d’esperienza.
Come invece, appunto, pretendono le religioni.
@bruno (et al)
Io sono solo un povero di spirito, che sta a quello che vede, tocca e sperimenta.
Sperimento che qualche secolo fa se uno aveva un figlio colla polmonite, ed era colto, meditava sul senso della vita. Se era povero, andava a chiedere il miracolo in chiesa al santo del luogo.
Oggi porta il figlio in ospedale, e di solito, glie lo guariscono.
Sperimento che qualche secolo fa, se pensava ad un parente lontano, pregava iddio che stesse bene.
Oggi manda un email.
Certo che la nostra scienza non poggia su certezze granitiche.
Non siamo cosi’ ingenui.
Perche’ i metafisici (e i preti) presuppongono che uno scienziato debba essere stupido, mi domando?
Certo che sappiamo che il Cosmo e’ piu’ grande.
La spiritualita’ non abita solo le terre della religione e della metafisica. Checche’ preti e metafisici ne pensino…. perdonate – leggetevi Schroedinger, Einstein, e tanti altri, io non sono abbastanza colto da citarli. Ma loro hanno parlato della spiritualita’ che puo’ esserci, che noi troviamo nel razionalismo e nel naturalismo, meglio di quanto possa fare io, ed abbastanza perche’ io non debba preoccuparmente, dato che la penso come loro.
Ma noi otteniamo <b<risultati.
….voi….?
ps
sembro sprezzante
perdonatemi…
mi sono rotto…
lo voglio essere.
Caro Giuseppe, su un punto hai ragione… anzi, su più di un punto, e capisco perfettamente la tua ‘rottura’ e il tuo rimando ai ‘risultati’. Ti pregherei solo di lasciar perdre quel ‘voi’, come se si fosse dei metafisici incorreggibili, mentre, se ti dai la pazienza di leggere con attenzione vedrai che si cerca solo di prendere in esame criticamente una nozione, quella di metafisica – che da qualche parte sarà pur saltata fuori, e per qualche ragione… altrimenti saremmo proprio come dio, cioè capaci di ‘creare dal nulla’! – proprio allo scopo di spogliarla dal suo carattere meta-fisico. Degli elementi alienantiche reca con sé.
Comunque – dicevo – su un punto particolare hai ragione. La ricerca scientifica – per quanto sostenuta dal desiderio di conoscere – non è una ricerca fine a se stessa, ma con lo scopo di acquisire conoscenze in grado di farci vivere meglio…
Resta il fatto – ti prego adesso di non ‘romperti’ più del dovuto – che ‘vivere meglio’ è una nozione molto poco ‘scientifica’ (non ho bisogno di ricordarti che ritiene di vivere nel modo migliore possibile il credente che, pieno di tremendi dolori fisici, considera questo suo stato un ‘segno di predilezione divina’)… che quindi lascia spazio a tutte le ‘interpretazioni’, a tutti possibili ‘sensi’ che si ritiene di dare alla propria vita. L’unica per altro di cui si dispone fino a quando se ne dispone.
Credo allora che, tenere conto di questo, cercare di capire il perchè di tutto questo, dare una risposta il più possibile razionale a tutto questo invece di buttare tutto nella spazzatura perchè ‘dà fastidio’, sia già UN BEL RISULTATO.
Io almeno continuo a considerarlo tale.
Con stima.
@ Giuseppe Murante
Ci terrei particolarmente a farti pervenire ciò che mi sono sntito di replicare alla tua ‘rottura’ e che è in attesa di approvazione.
Giuseppe
stai calmo. Come ha giustamente osservato Bruno
è proprio la fisica che ci porta al limite del conoscibile e ci spinge ad mettere il naso oltre.
Ma non per cercare il senso della vita, la spiritualità, e fregnaccie simili.
Semplicemente per capire qualcosa in piu’. Non sappiamo se è possibile, ma non possiamo fare a meno di provarci.
Perché poi lasciare la metafisica in mano di qualche presuntuoso deficiente, che per il solo fatto di mettersi uno zoccolino o un turbante in testa si sente autorizzato a farci addirittura la morale?
@ Willi Bruschi
Un coltello ha una funzione non un senso. La funzione è attribuita dall’essere umano ad un oggetto rispetto ad uno scopo. Quindi in nessun modo la funzione può dar senso.
Se il tuo dio ha stabilito per te una funzione ti tratta come un oggetto.
Mi fa piacere sapere che ti consideri un oggetto: contento tu!
..il “voi” era generico, e riferito a Bruno solo per le parti del suo pensiero che, a me personalmente, risultano implicare una superiorita’ della metafisica sul materialismo d’impronta scientifica.
Concetto, questo, che sono giunto a rifiutare con veemenza – specialmente quando esposto (Bruno non volermene, non ce l’ho direttamente con te) da chi ben si guarda di rinunciare al beneficiare dei risultati che l’approccio materialista ha raggiunto.
Facile condannare scienza e tecnica…. via internet, usando un computer. Un po’ di coerenza, miseria.
Tra l’altro questa presunta superiorita’ e’ figlia, almeno nel nostro paese, della altrettanto presunta superiorita’ della cultura “umanistica” su quella scientifica.
Sono un po’ stanco di aver a che fare con gente che si ritiene culturalmente superiore a me perche’ cita qualche sconosciuto scrittorucolo minore di due secoli fa… e non sa che cos’e’ la matrice di scattering.
Non vedo proprio dove stia, questa superiorita’.
Quanto alla tua replica, Bruno… io sono d’accordo con Raffaele quando scrive nel suo libro “Uscire dal gregge” che e’ il benessere a “tirare la volata” all’ateismo.
Ben sapendo che la mia e’ una semplificazione, mi sento pero’ di affermare che se ad una persona dai salute, da mangiare, un posto dove dormire, riscaldamento, uno o piu’ compagni di vita e/o di letto a seconda dei suoi gusti, la possibilita’ di frequentare degli amici, la possibilita’ di seguire i propri interessi professionali e non, hai un’ottima probabilita’ di aver fatto vivere bene questa persona.
Niente metafisica qui.
Volgarissima realta’.
Poi ci sono le eccezioni, per carita’.
Le persone che fanno eccezione, rinunciano a questo e mettono bombe nelle metropolitane le chiamiamo fanatiche.
Io chiamerei fanatico anche il credente che trova il senso della sua vita in un segno di predilezione divina come quello che dici tu, ma e’ la mia opinione.
Ricambiando la stima, anche se qualche volta vado sopra le righe
Giuseppe
La scienza rispetto alla chiesa non lesina elemosine, nè è uno stato che si è arricchito diventando potente grazie a un libro fatto passare per verità mai appurate, giocando sulle paure dell’uomo. La scienza, invece, pur avendoci permesso con le sue scoperte una vita migliore, si vede spesso tagliare o negare fondi per la ricerca.
Ora, dall’alto della mia ignoranza, e non lo dico tanto per dire, ma sono davvero ignorante… vedo, da una parte la chiesa che non ha fatto mai nulla per rendermi la vita migliore, ma professa solo una fede per qualcosa che non si vede e che potremmo vedere solo a morte avvenuta, logico…si è visto mai tornare un morto in vita per raccontarci del paradiso e di un dio fantasticato in un libro? Ma si limitasse solo a questo, ci potrebbe anche stare, perchè ritengo che ognuno è libero di credere a maghi e santoni. La cosa che non sopporto è che la chiesa, da sempre ha fatto guerra alla scienza per poi, però, usufruire delle sue scoperte.
Le chiese, hanno telefono, eletricità, riscaldamenti, sono computerizzate, e i preti quando stanno male usano farmaci, esattamente come noi.
Mi chiedo perchè tanta ipocrisia, mi chiedo perchè la chiesa ha così tanta paura della scienza e la ostacola, ma poi ne usufruisce, ma soprattutto mi chiedo perchè tanta gente non si pone queste semplici domande.
La scienza non ha certezze, fa ricerche per averne, mentre la chiesa fa passare per certezze un dio che nessuno ha mai visto confidando nella paura che l’uomo ha della morte.
Giuseppe
d’accordo con te riguardo alla priorità della scienza rispetto a qualsiasi altra cosa, soprattutto perché la scienza aiuta a vivere meglio ed a ridurre la sofferenza.
La metafisica si pone solo dopo che si è riempita la pancia.
Ma si pone.
Ecco un esempio concreto di problema metafisico (di una certa importanza, mi pare).
Tutti noi siamo coscienti della responsabilità morale delle nostre azioni.
La responsabilità presuppone la libertà. Ma il mondo , uomo compreso, è dominato dalla causalità (ed il libero arbitrio non esiste). Da dove deriva allora la nostra responsabilità morale?
Tranquillo. Non pretendo risposta da nessuno su nessuna cosa.
La domanda vuole solo porre in evidenza una delle cose che sarebbe bello capire a pancia piena (qualcuno si è posto questa domanda anche a pancia vuota).