Ancora lungo è il percorso che la libertà religiosa deve compiere nel nostro paese. Il 12 novembre, al reparto traumatologia dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo, è stato negato l’accesso alla pastora valdese Elisabetta Ribet, accorsa per prestare assistenza spirituale a un membro della sua comunità. Lo rende noto l’agenzia NEV – Notizie Evangeliche. Una lettera di protesta della moderatora della Tavola valdese, la pastora Maria Bonafede, è stata inviata al direttore generale del nosocomio, Francesco Falgares.
Il diritto di un paziente a ricevere assistenza spirituale è previsto dalla legge, ma è riservato alle sole confessioni religiose sottoscrittrici d’intesa con lo Stato (tra le quali, appunto, la Tavola valdese). Le confessioni religiose prive di intesa, come l’islam, il buddhismo, i testimoni di Geova, non godono di tale opportunità. Per contro, la Chiesa cattolica ha la facoltà di erigere cappellanie: in alcune regioni, i suoi sacerdoti sono retribuiti dall’amministrazione regionale.
I pazienti atei e agnostici non hanno alcun diritto di ricevere assistenza laica, a differenza di quanto accade in altre nazioni europee, come il Belgio e l’Olanda. L’UAAR sta comunque già formando alcuni assistenti, in previsione di eventuali futuri accordi con singole strutture ospedaliere.
Assistenza spirituale: pastora valdese discriminata a Palermo
15 commenti
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Avranno paura dell”integralismo valdese” (della libertà di pensiero poi non se ne parla neppure).
questi sono i problemi di un paese che fa preferenze tra una religone e l’altra.
Ricevere un conforto spirituale in situazioni delicate (come ricoveri per malattie più o meno gravi) è un diritto basilare, mi sembra assurdo che si debba firmare un intesa con lo stato per averlo.
Comunque in che cosisterebbe l'”assistenza laica”? O_o
Mah, penso psicologi o robe simili.
Concordo con Sailor-Sun: non riesco a capire come si possa negare ad un ammalato di ricevere, ameno nelle ore previste, visite di chi gli pare e piace. Che poi durante la visita si parli di religione o di politica o di sport non vedo cosa debba interessare ai dirigenti delle strutture ospedaliere.
Questa è la dimostrazione che viviamo in una teocrazia cattolica!
Se avessero chiuso la porta in faccia a un prete cattolico la notizia sarebbe andata sui TG, di questo caso figuriamoci se ne parleranno.
Per assistenza laica spero si intenda “conforto da parte di porno-stars”
Oltre che essere un problema che affligge l’Italia ancora gravemente suddita di una confessione in particolare, in questo caso specifico si parla di ignoranza da parte degli addetti che evidentemente non aveano manco idea di cosa fosse la Tavola Valdese nè tantomeno che avesse anch’essa accordi con lo stato e che quindi l’assistenza spirituale ai malati le era concessa!
Notevole l’intervento di g.b.: in base a quale strana motivazione è stato impedito alla pastora di visitare il malato negli orari predisposti? Sempre che sia andata così…
“non aveano manco idea di cosa fosse la Tavola Valdese nè tantomeno che avesse anch’essa accordi con lo stato e che quindi l’assistenza spirituale ai malati le era concessa!”
in questo caso non sanno fare il proprio mestiere e quindi andrebbero semplicemente rimossi dal loro incarico (a pedate nel cuculo, per l’esattezza).
Il conforto spirituale richiesto no, ma l’idratazione e l’alimentazione non richieste sì.
@Danks
Stai buono che ti ci fanno pure pagare la tassa! 🙂
Anzi, visto che i proventi della porn tax saranno destinati al finanziamento dell’arte, per favore sostenete l’arte: comprate un paio di cassette, due rivistine, fatevi un giro in qualche porno shop.
Come ci siamo ridotti…
Aldo 21:28
Il punto è l’orario. Ovviamente nessuno può impedire visite di chichessia negli orari stabiliti per ciò.
I sacerdoti cattolici possono entrare in ospedale a qualsiasi ora per la loro assistenza spirituale.
Evidentemente gli altri no.
Credo sia questo che la Ribet denunci.
saluti
Tutti figli di Dio.
@nessie
infatti, secondo l’intesa tra valdesi e stato un pastore può visitare un paziente che lo richieda in qualsiasi orario, come avviene per un prete cattolico. In questo sta la discriminazione. Il responsabile di questo abuso andrebbe senz’altro sanzionato. Fosse stato un prete ne avrebbero fatto sicuramente un’interrogazione parlamentare. Anche qui si misura il grado di democrazia di questo sventurato paese!