Festa del sacrificio: maxirissa a Romano di Lombardia (BG)

Le autorità sanitarie avevano imposto una severa regolamentazione: i montoni e gli agnelli prenotati per la tradizionale festa islamica del sacrificio dovevano essere tutti sgozzati e ritirati all’Imc-Macellazione carni di Romano di Lombardia (BG). Ieri qualcosa non è andato per il verso giusto, l’ordine prefissato è saltato ed è scoppiata una maxirissa tra i 500 musulmani presenti. Sono intervenuti i carabinieri di Romano, ma i loro sforzi erano insufficienti, tanto che sono dovuti sopraggiungere i colleghi di altre stazioni dell’Arma prima che la situazione tornasse sotto controllo.
In Turchia, rende noto l’ANSA, circa 2.500 macellai sono rimasti feriti in Turchia mentre sgozzavano ovini o bovini per la festa.

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33 commenti

rothko61

Che bello sentirsi lontano da queste cose, da questi riti tribali.
Che altro dire?

rolling stone

Dovrebbero mandare in onda alla TV al telegiornale delle 20:00 una bella macellazione rituale, fatta qui a casa nostra. Così tutti gli italiani a tavola potrebbero vedere montoni e agnelli urlare terrorizzati, tentare disperatamente di fuggire, prima di morire dissanguati, agitandosi nel loro sangue, con gli occhi fuori dalle orbite.

Naturalmente qualche esperto in par condicio vorrà giustificare questa bella e tradizionale festa islamica ‘moderata’ nel nostro paese dicendo che anche gli ebrei ammazzano gli animali per sgozzamento. Facciamolo vedere a tutti.

Bruno Gualerzi

@ rothko61
Purtroppo non ne siamo poi così lontani. In forma – almeno si spera – meno barbarica, ma tacchini per la festa del ringraziamento americano, agnelli pasquali, oltre a tutti gli altri animali allevati in batteria e macellati più che per un bisogno alimentare per rifornire supermercati dove poi metà della merce va sprecata, non se ne allontanano molto.
(A scanso di equivoci, anch’io mangio carne forse oltre un vero fabbisogno… ma appunto per questo non mi sento molto superiore, molto lontano dal celebrare a mia volta una sorta di rito ‘barbarico’).

rothko61

@ Bruno Gualerzi

D’accordissimo con te.
Intendevo “individualmente lontano”: se mi mangio una bistecca non lo faccio dopo aver immolato a dio l’animale. Seguo il mio appetito e non un calendario imposto.

Druso

Che il rispetto della legge e del buongusto, in questo paese, siano concetti astratti è noto. Hanno fatto quello che fa l’italiota medio, quando qualcosa è vietato: lo fa!

Peppe

@Bruno Gualerzi
Giustissimo ciò che dici. Anche io sono carnivoro. Ma per macellare un animale non è necessario farlo soffrire… li ammazzassero come i bovini, con apposita pistola e colpo in fronte, TAC, e passa la paura.

Sgozzarli e aspettare che muoiano dissanguati perchè così prevede la regola “divina” è crudeltà gratuita. E poi nella vita si paga…

rolling stone

Bruno
non fare finta di non capire.
Il problema non è la macellazione, regolata in Italia da una precisa legge,
con la eccezione politicamente corretta ‘per fini religiosi’.
Il problema è la macellazione per sgozzamento.

Asatan

@bruno gualerzi

In italia le leggi sul maltrattamento agli animali impongono ai macelli di abbattere i capi coi metodi più indolori possibili (soprassediamo su quelli che se ne sbattono sperando di sfuggire ai controlli). Perchè per ebrei e mussulmani si fanno deroghe consentedogli di praticare questa crudeltà.
Ho avuto modo di assistere ad una macellazione secondo i dettami della kosherut (rito ebraico) e ti dico che è veramente orribile… sentire un animale lamentarsi per 10 minuti buoni, mentre si dissangua lentamente è agghiacciante. Una vera tortura. Diamo 1 anno di galera a chi fà combattere i pitbull (giustamente) ritenendo che sia una barbare torture, perchè si fanno deroghe per queste schifezze?
La legge non dovrebbe essere uguale per tutti?

Non vogliono mangiare carne macellata con metodi “indolori”? Benissimo che diventino vegetariani.

stefano

un animale destinato alla macellazione viene di norma ucciso con una postola speciale, appoggiata sulla fronte “spara” un grosso cuneo metallico che sfonda il cranio dell’animale uccidendolo, probabilmente senza soffrire.
la macellazione islamica consiste nel tagliare di netto la carotide e l’arteria giugulare dell’animale, causando una morte più cruenta e senza dubbio più sofferta.
non so…forse hanno ragione i vegetariani e i vegani…io ricordo un verso di una poetessa inglese “se le mura dei macelli pubblici fossero trasparenti e potessimo vedere come si uccidono gli animali di cui ci nutriamo diverremmo all’istante tutti vegetariani”.

Otto Permille

Speriamo che qualche volta accada che un animale mangi un mussulmano

stefano

mah.
rimane il problema della violenza che l’uomo, spesso arbitrariamente e senza nemmeno la scusa dell’alimentazione, continua a perpetrare nei confronti degli animali; balene, squali, foche, cani, gatti, volpi ecc. uccisi a milioni ogni anno per soddisfare bisogni effimeri dettati da una profonda mancanza di rispetto nei confronti di esseri viventi inermi che dovremmo considerare quantomeno nostri co-inquilini su questo pianeta, con lo stesso nostro diritto di esistere

Bruno Gualerzi

@ rolling stone
Ho capito benissimo. Il fatto è che – regolato o meno da leggi che certamente vanno fatte rispettare – non mi sento per questo molto lontano dal partecipare spesso anch’io ad un rituale dove le vittime sono pur sempre gli animali. ‘Vittime’ in quanto sacrificate a volte non tanto per rispettare una catena alimentare alla fine della quale la natura ha posto l’uomo, ma in quanto sacrificate ad un benessere sacralizzato dal ‘dio mercato’.
Insomma, espliciti o impliciti, legittimi o illegittimi secondo determinati codici, i ‘fini religiosi’ a mio parere non sono certo spariti dal nostro orizzonte. Certo si tratta di un parere, e come tale condivisibile o meno, ma credo non del tutto fuori luogo in un sito UAAR.

Cataldo lo Spazzino

“Diamo 1 anno di galera a chi fà combattere i pitbull (giustamente) ritenendo che sia una barbare torture, perchè si fanno deroghe per queste schifezze?”…Come ho già avuto modo di ribadire altrove in questo più che dignitoso forum: l’esercizio di un culto, costituzionalmente garantito, permette di trincerarsi in uno spazio giuridico speciale; dove l’ordinamento generale non può essere applicato. La prima beenficiaria di tale situazione giuridica è – ovviamente – la Chiesa Cattolica in quanto religione di Stato (di fatto). Ma di questo “ombrello protettivo” giuridico ne beneficiano un pò tutti per i propri comodi. Anche gli dei non cattolici. E’ quì la questione signori: de gustibus deorum privilegium iuris abundis (direbbe Totò)…

Sergio

Plutarco: “Del mangiare carne”, Piccola Biblioteca Adelphi

Toptone

Mia nonna ottuagenaria, cattolicissima di ferro, in illo tempore allevava galline a cui, ad un certo punto, volere volare, si doveva tirare il collo.

L’operazione veniva fatta sempre lontano dagli occhi dei bambini, perchè non vedessero e si abituassero “alla crudeltà”.

Il bisogno di questa gente di vedere il sangue e di assistere all’agonia degli animali è emblematico della rissa avvenuta dopo.

#Aldo#

Il problema non è la morte ma, ancora una volta, la sofferenza inflitta senza una ragione almeno lontanamente giustificabile.

lacrime e sangue

@Bruno Gualerzi

L’uomo è un animale, non una pianta, quindi si nutre di altri esseri viventi, piante o animali. In natura, la predazione è cruenta ma rapida: inseguimento, cattura, di solito soffocamento della preda, morte. Questo perchè non esistono altre tecniche, a meno di usare il veleno.
L’uomo, però, si è evoluto: al posto degli artigli dei predatori ha inventato i coltelli. Ma non ha mantenuto il “patto” tra predatore e preda: morte rapida, morte veloce, morte senza perdite di tempo, morte utile.
L’uomo vuole la sottomissione della preda, vuole privarla del sangue – la sede dell’anima per i primitivi dell’età del bronzo, analfabeti e nomadi – e questo sangue deve essere fatto bere alla Madre terra, che così sarà fertilizzata, mentre l’odore del sangue salirà al cielo e verrà annusato dal Padre cielo, che manderà così la pioggia-seme a ingravidare la Terra del raccolto.
La vittima animale – o umana – è UN MESSAGGERO verso il dio, quindi DEVE essere cosciente della propria morte, che deve allungarsi il più possibile, per permettere a dio di cogliere il “sapore”, l'”odore”, l'”essenza” del sangue della vittima, dio che si ciba di questo sangue e quindi mangia la VITA dell’animale.
Anche i sacrifici umani documentati in alcuni episodi biblici avevano funzione di spargere il sangue per il dio biblico.

La tua idea di essere uguale ad un beduino dell’età del bronzo mi disgusta: in Occidente, la macellazione non è rituale ma alimentare – anche se per un numero eccessivo di capi. La macellazione alimentare può non piacere perchè oggi non funzionale alla sopravvivenza, ma non è mai vista come “allungamento rituale della morte” per dissanguamento, che prevede la coscienza della vittima, la percezione della propria morte, il colare della VITA, dell’ANIMA sulla terra, per permettere a dio di gustarsi il primo boccone della preda, da VIVA.
Dio, infatti non mangia cadaveri, ma solo esseri viventi.

Se permetti, un colpo di pistola è misericordioso e ha valore di civiltà rispetto a questo invito a pranzo per dio.

cartman666

quoto Asatan, sono un carnivoro accanito, pero’ quei poveri animali immolati alla mia ingordigia, gradirei fossero uccisi nella maniera meno cruenta possibile.
Se agli islamici (o agli ebrei) questo non va, si arrangino a diventare vegetariani.

Maurizio D'Ulivo

Mangiare carne è del tutto nella nostra natura di animali onnivori (che poi ci sia chi se ne astiene appartiene alla libertà individuale, e va benissimo sinchè nessuna delle due parti pretende di obbligare l’altra a seguire le proprie regole).

Detto questo, l’infliggere all’animale da uccidere una sofferenza gratuita è solo un indizio di crudeltà, o perlomeno di insensibilità.

Nei macelli italiani riconosciuti ci possono essere diversi sistemi per uccidere l’animale, ma tutti sono accomunati da un principio: evitarne le sofferenze superflue.

Questo vale per il proiettile “captivo” (quello citato da stefano) come per l’uccisione con una scarica elettrica: in ogni caso, una morte istantanea che non lascia spazio alla sofferenza (resta quella dell’animale cresciuto e vissuto in condizioni artificiose di sovraffollamento, sia negli allevamenti industriali che nel trasporto: ma questo è un aspetto diverso della questione).

Nero

C’è un po’ d’ipocrisia in quanti tra noi sono carnivori.
La macellazione indolore o quasi è una bella favola raccontata dai carnefici e non certo dalle vittime.
Il punto peggiore, comunque, non è tanto la macellazione ma il sistema.
Mi spiego.
Un tempo si consumava carne molto più raramente di oggi.
Non solo, l’uomo era molto più vicino alle bestie, quasi sempre conviveva con loro.
Il rituale di immolare un animale, anche se investito da primitivi sentimenti religiosi, sottolineava umanamente la gravità del gesto con cui si privava della vita un essere vivente. Chi voleva mangiare carne, doveva anche uccidere.
Oggi è tutto organizzato e si uccide lontano e di nascosto. Si uccide “senza dolore”, con l’aiuto della tecnica, ma si uccidono migliaia e migliaia di capi al giorno, solo per una grande città.
La cosa più disprezzabile è che si tratta l’animale come una serie di prodotti: la polpa, il filetto, la coscia, la costina devono arrivare nei mercati indipendentemente da un nostro reale bisogno di quel giorno.
Io, voi e tutti gli altri carnivori, facciamo un giro nei banchi di un qualunque supermercato e ci troviamo davanti tutti i tagli già confezionati e in offerta. Non c’è più alcun rapporto, neppure mediato, tra noi e l’animale. Se ne cancella lo stesso concetto.
C’è qualcosa di più umano ed onesto a cibarsi solo della carne che si è avuto il coraggio di macellare personalmente.
E allora ben venga anche lo scannamento, ma bisogna esserci ed avere il coraggio di farlo personalmente o di assistervi in prima fila, altrimenti meglio sarebbe rivolgersi ad altro tipo di alimentazione.

Saluti

Sergio

@ Nero

Bel commento. Chi si ciba di carne dovrebbe avere anche il coraggio di uccidere l’animale. Questo coraggio non ce l’ha quasi nessuno (nemmeno Bruno Gualerzi che è un filosofo o docente di filosofia). Secondo il vecchio diritto canonico un macellaio non poteva diventare sacerdote visto il mestiere che aveva esercitato (si era “macchiato” di sangue, per quanto animale). Molto improbabile che un macellaio volesse diventare prete, ma qualcuno si era posto il problema della loro ammissibilità al sacerdozio.

La visita al mattatoio dovrebbe essere obbligatoria (gita scolastica). A tanti, forse a tutti, passerebbe la voglia di mangiar carne.

Sul mangiare carne ha detto cose belle e definitive già duemila anni fa Plutarco (vedi mio messaggio precedente). Mangiamo carne non per nutrirci, ma perché ci piace la carne: allora uccidete, scannate pure, sparate un cuneo nel cranio di un bue o di un vitello, ammazzate suini e polli con scariche elettriche (un vero piacere, morte istantanea, provare per credere).
Stefano Grassino mi rispose una volta che la nostra refrattarietà ad uccidere animali (ma non uomini!) è la conseguenza della divisione del lavoro, tutto qui. Eh no, non è tutto qui. Ripeto: chi non ha il coraggio di tirare il collo a una gallina, dopo essersi magari fatto tutta la Critica della ragion pura, è un vigliaccone, un pappamolla.

Bruno Gualerzi

Provo a tirare le ‘mie’ conclusioni da quanto letto nel post, soprattutto per quanto mi vede, direttamente o indirettamente, chiamato in causa. Ci sono almeno due punti da esaminare.
Il primo, aderente alla notizia, è relativo al sacrificio rituale di animali operato per motivi esplicitamente religiosi. C’è chi sostiene la netta diversità tra l’uccisione rituale di un animale e la macellazione a scopo alimentare. E non ha remore a bollare chi – come il sottoscritto – vede pur sempre una dimensione rituale nella soppressione non necessaria all’alimentazione che avviene nella nostra società affluente in omaggio al ‘dio mercato’, come un ‘disgustoso beduino dell’età del bronzo’. Non nego la volontà, formalizzata in legge, di macellare in modo da far soffrire il meno possibile l’animale che certamente non appartiene al rituale dello sgozzamento… e infatti ho sostenuto e sostengo che questa norma vada fatta rispettare. Resta il fatto che la macellazione ‘regolamentata’ suona un pò come l’uccisione fatta con ‘armi intelligenti’ in una guerra ‘regolare’, quindi in qualche modo legittima, invece che con atti terroristici. Mi piacerebbe conoscere in proposito il parere delle vittime…
E questo introduce all’all’altro tema dibattuto anche in altre occasioni, cioè relativo all’ipocrisia di chi – sempre come il sottoscritto – si dichiara ‘dalla parte degli animali’, ma intanto continua a mangiare carne… senza oltre tutto, pur essendo un sedicente filosofo, avere il coraggio di essere lui in persona ad ucciderli. Accetto l’appunto, avendo tra l’altro promesso in altra occasione di diventare meno ipocrita, ritenendo il brusco passaggio dall’ipocrisia alla sincerità pura un pò come il brusco passaggio dall’assunzione di droghe all’astinenza totale: alla fine controproducente e foriera di nuove disastrose cadute. Ma accetto soprattutto quanto viene detto circa la presunta ‘correttezza’ verso gli animali praticata nei macelli. Tutto sommato mi tengo la mia dose di ipocrisia (dalla quale pian piano mi sto disintossicando, parola di filosofo) che mi aiuta tra l’altro a vedere l’altra ipocrisia, quella macroscopica… e così macroscopica che si preferisce non vederla. E partire a spada tratta, mostrando tutto il proprio disprezzo, contro chi uccide gli animali per motivi religiosi.
Buona giornata a tutti

Sergio

Bruno G.:

“Accetto l’appunto, avendo tra l’altro promesso in altra occasione di diventare meno ipocrita, ritenendo il brusco passaggio dall’ipocrisia alla sincerità pura un pò come il brusco passaggio dall’assunzione di droghe all’astinenza totale: alla fine controproducente e foriera di nuove disastrose cadute.”

Perché controproducente e foriera di nuove disastrose cadute? Non necessariamente. Il passaggio è difficile, ma può riuscire.

“Tutto sommato mi tengo la mia dose di ipocrisia (dalla quale pian piano mi sto disintossicando, parola di filosofo) che mi aiuta tra l’altro a vedere l’altra ipocrisia, quella macroscopica… e così macroscopica che si preferisce non vederla.”

Purtroppo non ho capito a quale ipocrisia (macroscopica) ti riferisci.

Voglio comunque aggiungere che mi comporto probabilmente come te: non sono vegetariano, ho solo ridotto il consumo di carne (forse è già qualcosa). In più i miei gatti e il cane non sono vegetariani nemmeno loro, il che accresce i miei sensi di colpa. Un docente quest’estate ha detto che bisognerebbe proibire tutti gli animali domestici, da compagnia e da sfruttamento (scatenando un putiferio tra gli zoofili).
Però spero di arrivarci a rinunciare completamente alla carne (senza frustrazioni). Sono in cammino (come gli agnostici che un giorno riceveranno anche loro il dono della fede).

Una domanda: lo sgozzamento degli animali li fa soffrire davvero molto e lungo (a parte il taglio che sicuramente fa male)? Non lo so, chiedo. Forse perdono rapidamente conoscenza. Ovviamente deploro questo metodo.
Sembra che nel cortile del tempio di Gerusalemme il sangue degli animali sacrificati scorresse a torrenti.

Giorgio

Cari amici carnivori e omnivori, filosofi e non. Mi rivolgo a voi avendo alle spalle 32 anni di vegetarismo, e vorrei richiamare la vostra attenzione su un aspetto solitamente trascurato, ma essenziale, della produzione e del consumo di carne.
La produzione della carne, e delle proteine animali in genere, richiede quantità davvero cospicue di proteine vegetali, acqua, terra ed energia. Al momento non ho le cifre sotto mano, ma non vi sarà difficile, se vorrete, trovare dati sul web. Il problema essenziale è che gli animali sono complessivamente dei cattivi trasformatori (ma che pena doverne parlare così!), i quali “restituiscono” in forma edibile solo una piccola frazione (10-30%) di quanto viene loro somministrato; il resto se ne va in calore. escrementi, GAS SERRA, ed altri materiali di bassa o nulla utilità. E questo nonostante uno spietato sfruttamento biologico.
Per effetto della questione suaccennata, l’alimentazione carnea dei paesi ricchi ha serie responsabilità nell’insufficiente alimentazione di una importante frazione della popolazione umana. Il meccanismo è analogo a quello di cui si parlava mesi fa a proposito dei biocarburanti, che avevano sottratto terra agricola alle colture alimentari così causando (o contribuendo a) l’aumento dei prezzi delle derrate.
Allora, al di là degli aspetti tecnici o rituali della macellazione (pur reali ed atroci), e del rispetto per gli animali (pur dovuto), un serio motivo per abbandonare la carne consiste nel rispetto per gli umani affamati.

Bruno Gualerzi

@ Sergio
Il mio accenno al ‘graduale passaggio’ dall’ipocrisia alla sincerità voleva essere – evidentemente non riuscendoci – ironico. Preso alla lettera ovviamente non ha alcun senso (come la signorina che diceva di essere ‘un pò’ incinta)… ma mi veniva dettato dallo spreco di accuse reciproche di ipocrisia che viene fatto in tutti i dibattiti televisivi su qualsiasi argomento! “Signori – viene voglia di dire – forse un pò di ipocrisia riconosciuta e praticata in casa vostra vi impedirebbe di essere così scioccamente ‘sinceri’!”
Per il resto (atteggiamento da tenere con gli animali) credo ci si possa ritenere sulla stessa lunghezza d’onda.
Saluti

(PS. Dimenticavo. L’ipocrisia ‘macroscpica’ cui mi riferivo – pensavo fosse evidente – si riferisce alla presunta ‘correttezza’ verso gli animali tenuta nella pratica della macellazione industriale in quanto ‘regolamentata’.)

Sergio

@ Giorgio

L’aspetto che tu dici non è affatto trascurato, è ben noto, tanto che c’è chi chiede una moratoria per gli agrocarburanti.
Ma il problema dei problemi è la mostruosa proliferazione del genere umano (siamo passati dai 3 miliardi del 1970 – già problematici – ai 7 previsti nel 2010). Anche se diventassimo tutti e subito vegetariani non so se ci sarà da mangiare per tutti (i buontemponi, specie cattolici, ma non solo, dicono che la Terra può nutrire benissimo anche 10 o 15 miliardi di persone: forse, ma per quanto tempo, e come? E in che condizioni vivranno i futuri uomini-sardine o uomini-formiche?
I buontemponi dicono che è solo un problema di distribuzione. Direi anche di produzione. E il petrolio sta finendo (oggi mangiamo indirettamente petrolio), di acqua potabile non ce n’è molta. E anche mezzo milione di centrali atomiche (oggi sono circa 450) non risolverebbero il problema energetico, idrico, alimentare ecc. Oltretutto anche le riserve di uranio sono limitate.

Comunque un primo passo, probabilmente insufficiente, potrebbe essere di rispettare l’ambiente, che è sempre più una discarica, e anche gli splendidi animali che ancora esistono.
(E. Cioran: “Dove una volta ammiravi splendidi cavalli oggi non vedi che rappresentanti del genere h. sapiens sapiens.”

Giorgio

@ Sergio

La moratoria viene proposta per i biocarburanti, ma non per la carne, e questo mi pare evidenzi che questo aspetto del problema è sostanzialmente trascurato.

Sono perfettamente d’accordo con te nell’individuare il problema dei problemi, e nel delinearne i termini come tu fai, compresa, anzi in primis, la follia di chi vorrebbe farci crescere di numero fuori controllo. Ovviamente nessun sistema sostanzialmente chiuso (come la nostra biosfera) è in grado di reggere un numero di utenti sempre maggiore e con pretese pro-capite sempre più alte. Tuttavia, nel mio post precedente era implicito (ma non abbastanza chiaro, me ne scuso) che eliminare la carne (ed eventualmente altri cibi) dalla dieta è qualcosa che ciascuno può fare:
– subito,
– indipendentemente da altri,
– senza attendere iniziative o beneplaciti dalle istituzioni,
– con una forte motivazione umanitaria,
– con un’altrettanto forte motivazione ambientalista,
– risparmiando sulla spesa,
– probabilmente anche guadagnando in salute,
– ultimo, ma non trascurabile, contestando la prassi clericale, sempre molto critica verso queste scelte.

Anche io amo Cioran, il suo lucido e disilluso realismo, ed il suo humour.
Ciao.

Sergio

@ Giorgio

Al momento attuale una campagna di dissuasione dal consumo di carne è inconcepibile: il business è enorme, direbbero anche che si distruggono così milioni di posti di lavoro; ma poi anche la maggior parte della gente non vuole rinunciare all’alimentazione a base di carne e di prodotti animali. Perché il prosciutto piace, e la fettina e la fiorentina pure. E anche latte uova e formaggio non possono mancare dalle nostre mense.

Che fare allora? Dare informazioni intanto. Pochi sanno per esempio che il metano emesso dal miliardo di bovini che pascolano su questa Terra contribuisce all’effetto serra. Forse adesso saranno anche più di un miliardo.

La più forte motivazione per ridurre il consumo di carne o rinunciarvi è essere confrontati con le pene che infliggiamo ad esseri senzienti. Pensa solo ai polli di batteria: una mostruosità. O i trasporti di animali vivi e stipati fino all’inverosimile, senz’acqua, da una parte all’altra dell’UE per essere abbattuti. O all’ingozzamento delle oche per fargli crescere il fegato. Diciamocelo: ma quanto facciamo schifo! E questo essere così insensibile sarebbe provvisto di anima immortale! Be’ anche un filosofo, Cartesio, diceva che gli animali non soffrono a prenderli a calci e bastonate. Era un genio, “ma anche” cretino.

Giorgio

@ Sergio

A molti sembra inconcepibile una campagna di dissuasione dalle religioni … probabilmente anche per le stesse ragioni che tu elenchi qui sopra a proposito della carne (business, posti di lavoro, e “conforto”). Non per questo rinunciamo al nostro essere atei/agnostici. D’altronde io non stavo proponendo una campagna, ho solo elencato alcune ragioni per cui la diffusione del vegetarismo gioverebbe alle persone ed al pianeta, sottolinendo che la scelta vegetariana è possibile per ciascuno “qui e subito”.

Concordo ovviamente sull’utilità dell’informazione. Sono meno ottimista sulla motivazione che può essere offerta dalle “pene che infliggiamo ad esseri senzienti”. Personalmente ne sono angosciato, e questo fu il motivo iniziale per cui divenni vegetariano. Ma molti anni di militanza animalista mi suggeriscono che a questo proposito vi sia ancora una diffusa insensibilità (purtroppo in questo Cartesio e altri, a cominciare dalla chiesa con il suo antropocentrismo totalizzante, hanno fatto scuola). Per questo mi sembra importante sottolineare che i meccanismi sottesi all’alimentazione carnea danneggiano non solo gli animali ma anche una vasta fascia di umanità; mi sembra una considerazione che può prevenire la classica obiezione “ma sono solo animali, di che ti stai a preoccupare?”. Ci sono persone che non possono comprare cibo perché noi ricchi occidentali lo paghiamo di più per trasformarlo in mangime e quindi in bistecche. Penso che chiunque desideri per sé la qualifica di “umanista” dovrebbe riflettere su ciò e domandarsi se non possa fare qualcosa per interrompere questa catena.
Ciao.

Sergio

Ma se fossimo un po’ o molti di meno il problema fame sarebbe meno grave o forse non esisterebbe proprio. E potremmo dunque continuare a foraggiare animali per “goderne” poi le tenere e saporite carni…
Ma probabilmente erano già troppi tre miliardi per continuare con questo andazzo. Certo oggi con sette e presto ancora più miliardi di persone, non più disposte inoltre a subire (siamo ormai tutti interconnessi), bisognerà battere altre strade, tra cui la rinuncia alla dieta carnea. Non sarà forse nemmeno più una libera scelta, ma una scelta obbligata.
Però è vero, sarebbe già possibile “qui e subito” prendere la giusta decisione (probabilmente anche per il bene della nostra salute).
E’ anche vero che la Chiesa non ha ancora sviluppato una sensibilità per i nostri fratelli non umani (nonostante San Francesco), anzi guarda con sospetto i movimenti ecologisti. Forse perché secondo lei divinizzano la natura e distolgono lo sguardo e l’attenzione dal Padre Nostro (questo la Padrenostro S.p.A. non può tollerarlo). O forse perché “sta scritto” in quel loro librone che Dio ci ha ordinato di assogettare tutte le creature della Terra, di disporne a piacimento.
Eppure Ratzinger ha un debole per i gatti (non in salamoia: è già qualcosa). Dunque non è insensibile alla grazia, alla bellezza dei mici.

Giorgio

Buondì Sergio.

Come già ti accennavo ieri, concordo nell’individuare il problema dei problemi nell’esplosione demografica. Già da sola lo sarebbe, e lo è tanto più perché accompagnata, in vaste fasce di umanità, da (sacrosante!) rivendicazioni di benessere. Personalmente non credo che ci siano scappatoie indolori. Per “aggiungere posti a tavola” ci sarebbe l’esigenza di stringere la cinghia (noi occidentali prima e più di tutti, ovviamente), ma quale governo avrà “attributi” per riconoscerlo? Penso che verranno scelte altre strade, probabilmente molto più costose in ogni senso, ma suscettibili di lasciare in piedi, per chi può permettersela, l’illusione dello sviluppo illimitato.

Concordo anche circa le posizioni della chiesa sull’ambientalismo. Aggiungo che secondo me gli ecclesiastici, prigionieri come sono delle loro fantasie trascendenti (e di interessi assai concreti: Padrenostro S.p.A., buona questa), hanno serie difficoltà a capire il funzionamento del mondo materiale, quello dove i flussi di materia ed energia sono tutto e governano tutto. Credo che questo spieghi la loro ostinazione contro le politiche di controllo demografico, e complessivamente il loro atteggiamento tiepido, quando non francamente reazionario, sulle questioni ambientali.

Sì, i gatti di Ratzinger. A proposito, sai che ne è stato da quando è “asceso al sacro soglio”? In effetti, trovo che essi rappresentino il suo unico tratto decente. Mi chiedo quale fosse il suo atteggiamento verso di loro: graziosi giocattoli o portatori di interessi?
Un cordiale saluto.

Sergio

Ciao Giorgio

Non so se arrivo fuori tempo massimo con questo mio messaggio.
Be’, sembriamo essere abbastanza, anzi molto d’accordo (a parte il fatto che io non ho ancora compiuto il passo decisivo, sai quale).
L’espressione Padrenostro S.p.A. non è mia, l’ho ripresa dal sito di nogod.it (adesso nessundio.net).
Che cosa fai di professione ovvero che cosa hai studiato? Sembri uno che ha fatto materie scientifiche (quando parli di “flussi di materia”). Io sono un povero letterato.

Penso che Ratzinger il suo gatto se lo sia portato anche nei sacri palazzi (però mi dispiace saperlo prigioniero – il gatto – ai piani alti). Speriamo che almeno lo portino a passeggio (probabilmente al guinzaglio) nei giardini vaticani.
Anche Pio XII aveva un bel gattone nero (lo si vede sulla sua scrivania). Un resto di “umanità” in questi tetri personaggi.
Credo che dobbiamo smettere con questi messaggi oltretutto fuori tema.
Piacere di aver conversato con te.
Ciao. Sergio (serg.pas@bluewin.ch)

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