I 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

Sessant’anni fa, il 10 dicembre 1948, è stata approvata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Una data di un’importanza gigantesca: anche se il documento in sé era privo di forza cogente, e non doveva essere sottoposto a ratifica, ha costituito l’indispensabile presupposto per aprire un’epoca che Norberto Bobbio ha definito “l’età dei diritti”. La Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, le Convenzioni emanate in sede ONU, il riconoscimento che diversi stati (non il nostro, ahinoi) hanno dato a diritti emergenti quali le nuove forme di famiglia, le scelte di fine vita e il riconoscimento del pluralismo nell’orientamento sessuale sono tutti ‘figli’ di quello storico evento.
La Dichiarazione Universale non deve essere considerata un totem, un testo sacro intoccabile, e l’UAAR nelle sue tesi la fa propria  non mancando di sottolinearne i limiti. La legge deve sempre cercare di adeguarsi ai tempi, a società che cambiano, a esseri umani profondamente diversi (più numerosi, più educati, più secolarizzati) rispetto a quelli di sessant’anni fa. Ma l’energia sprigionata allora, quella sì è da salvaguardare integralmente.

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6 commenti

Ulv

Bellissime parole.
Purtroppo la margin of appreciation doctrine applicata dalla Corte EDU – ma non solo – permette che lo spirito dei diritti umani di cui parla Raffaele si libri alto in Europa per venire poi a morire in Italia. Eluana Englaro non lo può fare, le Convenzioni sui diritti umani sì.

Massi

60 anni fa nasceva anche la nostra Costituzione e molti articoli sono simili a quelli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (es. art. 3 della nostra costituzione e art.2 della dichiarazione, ecc.).
Ma sessantanni fa si era appena usciti da quella catastrofe mondiale che fu la II Guerra mondiale, le ferite erano ancora aperte e, malgrado l’arretratezza del tempo e la distruzione, aleggiava molto spirito e volontà (anche se non solo quello) di ricostruire nuovi rapporti tra i popoli: volontà orientate verso i diritti delle persone.
Infatti, nella Dichiarazione, su 30 articoli ben 26 cominciano (in positivo) con “ogni individuo…”, oppure cominciano (in negativo) con “nessun individuo…” ecc.
Ma poi (per certi versi fin da subito) “le ragioni di Stato” piano piano sono tornate a farla da padrone e a prevalere sui diritti individuali.
Man mano che si è perduta la memoria di quel che significò per i popoli (dunque, per gli individui) “la superiorità dello Stato”.
Dunque, non è “lo Stato” che ci deve ricordare i nostri diritti, ma noi individui per noi individui: per fare insieme ciò che vale per ciascuno e non certo per essere ridotti ad un insieme “per qualcuno”.

Rothko61

Dopo il commento del nostro Segretario, sono andato a rileggermi la Dichiarazione, che nel 1948 doveva davvero suonare rivoluzionaria. Oggi, concordo con Carcano, emergono evidenti limiti ma – posso dirlo? – quanto mi piacerebbe che quei trenta articoli trovassero applicazione anche così come sono…

stefano

è esistita purtroppo una sola guerra mondiale iniziata nel 1914 e finita, dopo una breve ed illusoria pace, nel 1945.
in questo massacro (120 milioni di morti) 2 papi hanno una pesante responsabilità ma uno dei due verrà santificato mentre l’altro credo lo sia già.
di diritti umani parlando…l’umanità avrebbe il diritto di fagocitare quell’infame staterello pretesco nella fogna della storia, dove merita di stare.

stefano

scusate l’errore “gettare” e non “fagogitare”…in attesa di sblocco.

matteo

ma il vaticano l’ha firmata la carta?
a me pare di aver letto di no.
qualcuno ha un link o un documento dove questo viene attestato o smentito?

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