Un nuovo sondaggio è ora disponibile sul sito UAAR. Questo il quesito: “Presepi, canti natalizi, messe in orario di lezione: perché il clero preme che si facciano, a dispetto della laicità della scuola e delle polemiche che spesso ne scaturiscono?”
Cinque le possibili opzioni:
– È giusto che la festa cristiana più importante trovi ampio spazio nelle scuole di un paese cristiano come l’Italia
– È il frutto dell’impulso evangelizzatore del cristianesimo
– Il clero vuole lasciare il proprio imprinting nella mente dei bambini
– Il clero sa di non poter condizionare gli studenti, ma vuole far capire loro quanto grande è il suo potere
– Non so / altro
Si è nel frattempo concluso il precedente sondaggio. La domanda era: “La posizione assunta recentemente dal Vaticano sulla depenalizzazione dei ‘reati’ di omosessualità ha rinfocolato le polemiche sulla compatibilità tra orientamento sessuale omosessuale e fede religiosa. Tu che ne pensi?”
Questi i risultati:
49% Tutte le religioni sono omofobe e condannano in vario modo l’omosessualità: non ci può essere compatibilità di nessun tipo
16% Non tutte le religioni sono uguali: per alcune è difficile avere fedeli omosessuali, perché nei testi sacri è prevista la condanna a morte
14,5% La Chiesa cattolica è la religione più conservatrice, e non cambierà mai
12,5% Ogni religione ha la possibilità di cambiare e accogliere al suo interno fedeli omosessuali
4% Non ci può essere compatibilità: l’omosessualità è un’inclinazione intrinsecamente disordinata
4% Non so / altro
Io direi che vuole lasciare il suo imprinting nei bambini. L’evangelizzazione è tutt’altra cosa e la Chiesa non sembra che se ne (pre)occupi. La Chiesa cerca di farsi pubblicità in tutti i modi leciti e illeciti. Se potesse metterebbe acqua santa nelle sigarette per spingere i fumatori ad andare in chiesa.
Scelgo la n. 3: “Il clero vuole lasciare il proprio imprinting nella mente dei bambini”…
anche se eviterei di parlare di disegno diabolico, di volontà di plagio. Per chi ritiene di disporre del segreto della salvezza, l’intento dell”imprinting’ non significa necessariamente volontà di assoggettamento delle coscienze. Lo diventa di fatto, ma non sempre in malafede. Tocca a noi contrastarlo, ma senza demonizzazioni.
Non so se è un problema del mio pc, ma nella home page non appare il sondaggio
Vada per la 3.
Comunque in teoria la festa cattolica più importante è la pasqua…
@lucia
lo era una volta, quando ancora non esisteva la settimana bianca…
Semplicemente la Chiesa fa qualcosa che ritiene giusto fare. I cristiani cercano di mantenere viva la tradizione e i valori cristiani perchè lo ritengono un dovere morale e religioso, come allo stesso modo gli atei ritengono un dovere morale screditare e combattere la religione e le superstizioni. Questione di punti di vista (dopotutto, ce l’aveva già detto Einstein, no?). Oltretutto, questa dei presepi e altre attività legate al Natale sono ereditate dalla tradizione culturale e quindi non c’è nemmeno una vera e propria volontà dietro a ciò
ho votato la terza. Di solito è nell’età dell’infanzia che un bambino capisce cosa è buono e cosa è cattivo. E allora tutto viene di conseguenza
@ Fabio
Ottima osservazione!!!!
@ Fabio
Più che altro Babbo Natale corrompe i bambini molto meglio di un uovo di cioccolata… 😉
Innanzitutto il mio applauso per questi sondaggi, e per chi li propone, che stimolano alla riflessione costante!
Dunque, io direi che ; – Il clero vuole lasciare il proprio imprinting nella mente dei bambini
E già, e già…
🙁
la n. 3 senza dubbio.
ricordate le parole di Schopenauer? “bisognerebbe che le religioni non fossero insegnate ai ragazzi prima dei 15 anni di età”.
E’ una necessita assoluta delle religioni, di tutte, lasciare il proprio imprinting nella mente dei bambini. Altrimenti chi, da adulto, si farebbe infinocchiare da quelle favole? Qualcuno sì, ma pochi… non bastanti a sostenerle economicamente
La 3 (oltre al fatto che vogliono marchiare il territorio).
Io ho votato la terza opzione.
Ma lo scopo che intende raggiungere la Chiesa è comunque difficile, in quanto la Chiesa è la miglior nemica di se stessa.
lo ammetto…adoro le lucine di natale mi piace il consumismo di questo periodo la festa in famiglia…mi piace l’albero di natale pieno di regali e tutto decorato 🙂 penso però che nelle scuole non ci stia a far niente ne l’albero ne il presepe…
Appena ho letto il sondaggio, non ho potuto non pensare al meraviglioso pensiero di Schopenhauer, perciò non posso non quotare Stefano (tra l’altro, siamo pure omonimi! 🙂 ).
Se davvero fosse proibito insegnare la religione in pubblico a chi non avesse compiuto quindici anni, la religione subirebbe un calo mostruoso.
Un bambino di Thomas Mann, che non era sicuramente un credente, era terrorizzato dal crocifisso sopra il letto e voleva toglierlo. Thomas Mann ce l’ho inchiodò sostenendo che era un simbolo della nostra cultura che andava rispettato. Questo episodio mi ha colpito (e sicuramente colpì anche la figlia Elisabeth che se ne ricordava mezzo secolo dopo).
Ci sono usanze, costumi, tradizioni, tra cui il presepe, che definirei innocui e che non caricherei di troppi significati negativi. Per me il presepio si può fare benissimo, anzi deploro che lo si voglia impedire.
E poi malgrado l’imprinting una persona di media intelligenza capisce tutto, arrivata all’età della ragione. Indimenticabile un ragazzino di forse dieci anni che teneva testa a un frate che se lo lavorava per fargli ammettere la presenza di Gesù nell’ostia consacrata. Il frate “ragionava”, ma il ragazzino era tosto e non si piegava. Finché il frate sbottò: insomma, ci devi credere!
Io opterei per la numero 3
TUTTE le religioni, inquadrano i bambini già da molto piccoli (Questa cosa è molto importante ed il clero lo sa bene!)
@Sergio
“Il frate “ragionava”, ma il ragazzino era tosto e non si piegava. Finché il frate sbottò: insomma, ci devi credere!”
Appunto. Io sono una persona rispettosa e tollerante, e non voglio imporre le mie idee agli altri, ma solo proporle civilmente. Di conseguenza la Chiesa non rappresenta la mia identità culturale.
Le scuole sono un luogo pubblico (e pertanto laico), quindi sono di TUTTI, non del Vaticano e non solo dei credenti e siccome sono adibite all’insegnamento della conoscenza laica (l’ora di relligione non è neanche obbligatoria) non vedo la ragione per cui debbano essere presenti simboli religiosi all’interno di essa. Il presepe uno è liberissimo di farselo a casa sua ma non nei luoghi pubblici. Anche perchè rischia di essere solo un vile pretesto per far avvicinare i bambini alla religione.
per Sergio e Cosimo
La scuola è laica ed è giusto che non ci siano simboli religiosi, ma purtroppo la realtà è ancora questa. non sottovalutiamo però l’importanza della medaizione che i genitori possono praticare a casa. mia figlia (4 anni) è l’unica atea vegetariana in una scuola di una piccola comunità piena di cattolici (il che vuol dire piena di ottusi bigotti) ma oltre alla foruna di aver trovato una maestra ATEA (^_^) cerco di usare un pò di fantasia nello stravolgere il tutto (per ora è piccola ed è inutile fare discorsi filosofici); ad.es. per lei Babbo Natale le porta i regali per festeggiare la festa del sole, il calendario dell’Avvento è semplicemente il calendario dei cioccolatini, l’angelo del presepe è una fatina…..In qualche modo la dovevo difendere ma so che come me subirà discriminazioni ma ne uscirà forte e consapevole di se stessa (anche perchè io ero da sola ma lei no)
@Sergio
No, non è così purtroppo. L’imprinting che si ha da piccoli spesso è indelebile e, se non interviene un reale interesse endogeno per le religioni nello sviluppo del senso critico, si resta ancorati a credenze le più irrazionali senza mai riuscire a porsi domande di una certa profondità. Così vedi che ci sono persone colte e di buon livello intellettivo che tuttavia credono in Dio e nella dottrina cattolica proprio perché sono nate e cresciute in una società fortemente influenzata dalla Chiesa. In linea di massima gli atei razionalisti non sono persone più intelligenti, sono semplicemente persone che a volte casualmente hanno avuto modo di conoscere un certo aspetto della realtà. L’intelligenza comune a tutte le persone semmai impedisce di tornare a credere.
Un filosofo non cattolico come Ortega y Gasset (1883-1955) non si oppose all’educazione religiosa dei figli perché era del parere che i bambini dovessero stare insieme, che non li si dovesse separare per l’ora di religione – per il loro bene. Penso che avesse ragione. I suoi figli sono poi diventati non credenti come lui. E anche tutti noi qui che abbiamo subito l’indottrinamento religioso da piccoli – chi più chi meno – alla fine siamo diventati adulti.
Naturalmente se ne può discutere.
Un piccolo episodio significativo. La bambina della vicina frequentava la scuola, unica cattolica fra i compagni di religione protestante. Quando c’era religione usciva, era separata dagli altri. La cosa doveva spiacerle perché una volta disse una cosa straordinaria: “Vorrei essere finalmente «normale»”. Cioè come tutti gli altri.
Il mio non vuole essere naturalmente un plaidoyer per l’IRC (personalmente penso che questo dovrebbe avvenire al di fuori del quadro scolastico – non è una materia d’insegnamento). Lo stesso vale forse la pena di riflettere su ciò che ho detto.
Non so, la mia posizione è ambivalente. Da un lato, vorrei che la religione stesse fuori dalle scuole, dall’altro non vorrei che opporsi a certe pratiche finisse per attribuire loro eccessiva importanza.
A me il presepe piace. Le collinette, l’erbetta, il fiumiciattolo, gli alberini, gli animalini, gli omini, le casine… Da piccola andavo giù di testa. Non lo consideravo una rappresentazione a carattere religioso, mi piaceva come gioco. E mi piace ancora, anche se farei volentieri a meno della sacra famiglia.
L’imprinting religioso può esemplificarsi mediante il mito della caverna di Platone. Un uomo è vissuto fin dalla nascita in una caverna e da un’apertura di essa percepisce suoni, voci, luci, ombre di ciò che è all’esterno. L’uomo, non avendo esperienza altra di ciò che vede e sente dall’interno della caverna, crede che la realtà sia così come la percepisce. Un giorno finalmente esce dalla caverna e scopre una realtà diversa, ma non è in grado di stabilire se la realtà “vera” sia quella nuova o la vecchia. E se non intervengono motivazioni e argomentazioni valide sarà più incline a pensare che la realtà era quella che percepiva dall’interno della caverna.
http://it.wikipedia.org/wiki/Mito_della_caverna
@SilviaBO
Non c’è alcun bisogno del presepe. Ai bambini possono essere regalati soldatini, scatole di modellismo, la casetta di Barbie, pupazzetti di tutti i tipi…
L’imprinting religioso può esemplifikarsi mediante il mito della caverna di Platone. Un uomo è vissuto fin dalla nascita in una caverna e da un’apertura di essa percepisce suoni, voci, luci, ombre di ciò che è all’esterno. L’uomo, non avendo esperienza altra di ciò che vede e sente dall’interno della caverna, crede che la realtà sia così come la percepisce. Un giorno finalmente esce dalla caverna e scopre una realtà diversa, ma non è in grado di stabilire se la realtà “vera” sia quella nuova o la vecchia. E se non intervengono motivazioni e argomentazioni valide sarà più incline a pensare che la realtà era quella che percepiva dall’interno della caverna.
http://it.wikipedia.org/wiki/Mito_della_caverna
Mdratore ti voglio parlare, mentre redigi un altare… togliere la parola f i c a dal filtro ci semplifika la vita. Oltretutto questo filtro non è neppure in grado di capire se una sequenza di lettere è parola isolata o parte di altre parole? E se volessi proprio indicare quell’oscuro oggetto del desiderio, dovrei usare un eufemismo da perbenisti bigotti? La “farfallina”? Bah!
Da quelli che sono i miei ricordi delle scuole “basse”, dire che l’imprinting della chiesa funziona più su maestri e professori che non sui bambini, che un po’ per pigrizia ed un po’ per mancanza di idee si ritrovano a portare avanti la “tradizione” dei canti, presepi e così via… ma per i bambini, e questo me lo ricordo chiaramente, il messaggio recepito è solo quello che, mentre si da sfogo alla voglia delle maestre di assecondare la tradizione cristiana, si gioca e si canta invece di studiare!
@Aldovaldo
Resta comunque il fatto che essere cattolici non vuol dire automaticamente appoggiare la Chiesa. Quando ero bambino andavo a messa tutte le domeniche e frequentavo il catechismo, ma se io fossi cattolico non mi sentirei rappresentato dalla Chiesa , ovvero, non verserei l’8×1000 alla Chiesa e pregherei a casa mia.
@Aldovaldo io gicavo con soldati e presepe contemporaneamente
quand ero piccolo siccome salevo come andava a finire ponevo un po di panzer davanti
alla capanna per protezione.
Ho visto che siamo tutti d’ accordo chiaro le sovrastrutture mentali si formano in tenera età.
Senz’altro la tre,quotando Stefano e chi di seguito…oltre a Schopenauer,of course
@ Uruz7
Hai la mia più totale stima: non è facile essere se stessi e crescere figli (non sono padre, ma già da ora mi pongo domande per un eventuale futuro dove lo sarò) in una società che cerca di lavare il cervello ai bambini e la cui immagine allo specchio vale più dell’effettivo (un falso in bilancio morale, dal mio punto di vista).
Hai pure il mio appoggio: visto che certe feste consolidate dai cornacchioni (rubate da altri culti o altre situazioni come la festa del solstizio d’inverno e la commemorazione dei defunti secondo i celti, per esempio) ormai non è più possibile sradicarle dall’immaginario comune, tanto vale festeggiarle per quello che son davvero nate (senza però invischiarsi in un “nasale” festa del consumismo, che tanto mi disgusta) restituendo solo il valore umano, la festa o gli insegnamenti umani, ormai sempr più distanti da una religione catto-ipocrito-italiana.
@Cosimo
Nessuno intende criminalizzare i cattolici in massa, per carità. Le persone vanno giudicate singolarmente. Solo che siamo atei razionalisti, quindi contrari a religioni e altre credenze.
@Silvio
Diciamo che sei stato involontariamente coerente perché di fatto a Betlemme c’è uno stato di tensione incredibile tra cristiani, ebrei e musulmani e addirittura tra confessioni cristiane diverse (vedi la rissa avvenuta poco tempo fa a colpi di incensieri e ostensori).
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/rissa-betlemme/1.html
@Lukino
In effetti i bambini ci capiscono assai poco di cose religiose, ma è l’atmosfera che conta. Crescono nella convinzione che esiste un Dio, che il sesso è peccato e tutta una serie di altre cose che influenzeranno la loro vita da giovani e da adulti.
@Sergio
Noi non siamo per il bambino messo fuori della porta ad aspettare che finisca l’ora di religione, siamo contro l’ora di religione per tutti. Io sono stato indottrinato, ero credente e penso di essere diventato ateo razionalista un po’ per caso, per aver incontrato un giorno una persona che cominciò a farmi sorgere dei dubbi, aver poi letto dei libri critici sulla religione e aver poi conosciuto l’UAAR. Sliding doors… le cose sarebbero potute andare diversamente e oggi sarei ancora un credente.
@ Aldovaldo
Infatti mi piacciono da matti anche i plastici ferroviari.
Non credo che saresti rimasto credente. Le parole della gente fanno presa se si è disposti ad ascoltarle. Se la tua fede fosse stata salda, le parole di quella persona ti sarebbero scivolate addosso senza lasciare traccia. Non sopravvalutare il caso e non sottovalutare il tuo cervello.
Boh, sarà che io sono bastian contrario per natura, ma anni di catechismo, messe e sacramenti non mi hanno affatto impedito, una volta giunta all’età della ragione, di diventare atea. Anzi, mi hanno consentito di diventarlo con cognizione di causa.
Il clero vuole lasciare il proprio imprinting nella mente dei bambini: come si dice dai gesuiti “datemeli da piccoli e saranno miei per sempre”
shkif…
Anche secondo me la chiesa vuole lasciare il suo imprinting.
Ad ogni modo io sono contraria alla realizzazione di presepi nelle scuole. Le scuole sono pubbliche e vi hanno accesso tutti, pertanto in uno stato laico considero offensiva una cosa del genere nei confronti di chi non crede o di chi crede in altre professioni religiose. Si è citato Schopenhauer e a tal proposito volevo dire che, secondo me, l’ insegnamento dovrebbe riguardare la storia delle religioni, non tanto la religione fine a se stessa. La religione, qualunque essa sia, deve nascere dentro, non deve essere insegnata e, di conseguenza, non c’è neanche un’ età in cui una persona possa cominciare a sentirla dentro.
@Uruz7
Tieni duro! 😉
@ Tiziano e Cosimo
Grazie e poi mi diverto a tenere duro! alla faccia della maestra di religione che per convincermi sfoggiava il suo più ampio e amichevole sorriso e il suo sguardo più comprensivo dicendomi che tanto i bambini così piccoli non possono comprendere il concetto di dio e l’unica cosas che rimane loro è che gesù è una persona buona (…..no comment). se questo non è lasciare un imprinting! sono convinta che la risposta migliore sia la tre!