Segnaliamo un articolo firmato da Luca e Francesco Cavalli-Sforza sull’edizione del 2 gennaio di «Repubblica», in cui si affronta la tematica del suicidio e della disponibilità della propria vita, in relazione alle recenti polemiche suscitate da casi come quello di Eluana Englaro. Come fanno notare gli autori, non esiste alcuna autorità esterna che possa imporre al singolo che nel pieno possesso della proprie facoltà decida di togliersi la vita, anche se tale scelta «ci ripugnerà» e «sarà come minimo doveroso fare tutto il possibile che una persona commetta questa pazzia, darle un supporto che la possa aiutare a scoprire un senso nella vita». Viene estesa quindi la riflessione al testamento biologico, questione che viene sistematicamente nascosta «sotto il tappeto» dalla politica. Per questo, gli autori si chiedono se sia fattibile un referendum sul tema: «Non si può pretendere che i cittadini si esprimano per referendum su temi che richiedono competenze speciali, come l’ingegneria genetica o le strategie energetiche, ma a chi spetta, se non a loro, decidere se chi è nato è libero di scegliere la propria morte?». Problemi analoghi riguardano la scelta dell’aborto.
Luca e Francesco Cavalli-Sforza: suicidio, eutanasia e diritto all’autodeterminazione
35 commenti
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«ci ripugnerà» e «sarà come minimo doveroso fare tutto il possibile che una persona commetta questa pazzia, darle un supporto che la possa aiutare a scoprire un senso nella vita».
oh….ma che pressioni, che terrorismo psicologico! Se è un atto di libertà dovremmo tutti incoraggiare chi lo compie, non cercarlo di dissuadere! E perchè deve ripugnarci? L’autodeterminazione è la massima espressione della grandezza dell’uomo e del libero arbitrio: con il suicidio nessuno potrà più obbligarci a fare proprio nulla!! Saremo totalmente liberi. O non è proprio questa la libertà che un uomo cerca?
bhe, vito, non esageriamo…
l’eutanasia è una cosa e il suicidio è un altra.
E mi sta bene rispettare uno che sta 20 anni attaccato ad una macchina o se è dilaniato dai dolori fisici.
Mi pare un po’ diverso il discorso di quello che sta sul cornicione perchè la donna l’ha tradito.
Non possiamo incoraggiarlo o dire che è una sua libera scelta. Credo che chiunque cercherebbe di fermarlo.
Stando al tuo discorso i vigili del fuoco non dovrebbero mettere il telone perchè lede il suo diritto. Forse è un po’ troppo…
intanto devo farvi notare che la solita lobby sta cercando di fare fessi quella povera famiglia e tutti i cittadini italiani
giorno 29.12.2008 quatti quatti, zitti zitti, quelli di CAV (un’altra associazione cattolica) hanno presentato un esposto, tiurando in ballo anche l’uscita del dr. dolce.
la notizia l’ho trovata oggi, ma solo cercandola, e la data particolare ed il silenzio inducono a pensare: approfittando della distrazione generale e del silenzio richiesto dagli stessi genitori di Eluana, ci provano ancora
Visto che non sono windows-dipendente non sono riuscito a leggere l’articolo intero (per mancanza di un plugin), non ho perciò capito se gli autori appoggiano l’idea di un referendum o se lasciano in sospeso il giudizio.
Secondo me la questione è posta male. Che senso ha un referendum? Perché i cittadini hanno diritto di scegliere? Appunto: se hanno questo diritto, che gli si dia direttamente la facoltà di scegliere della propria vita e della propria morte. E’ una scelta del singolo e non può passare attraverso la maggioranza.
A questo punto perché non facciamo pure un referendum sui nostri orientamenti sessuali e sulle nostre scelte religiose? I cittadini hanno il diritto di scegliere…
referendum? su faccende personali?
Ha ragione da vendere Nifft a dubitare dell’idea. Per me e’ solo un altro tentativo perche’ il regime dei benpensanti imponga le sue convinzioni con il marchio della (abusata parola) democrazia. D’altra parte e’ stato gia’ sperimentato in california con i referendum sulle unioni tra omosessuali, e la porcata ha funzionato. Ma se vogliamo andare piu’ indietro con la storia, Hitler fu eletto democraticamente mentre l’entrata in guerra dell’italia e’ stata “voluta dal popolo” col plebiscitario “volete la guerra? Siiiiiiiiiiii”. Per non dimenticare, dato che per ultimo ho citato i pagliacci nostrani, la trovata di far decidere sulle moschee con (scontati?) referendum.
La chiusura del messaggio di Nifft, volutamente ironica, mi suggerisce anche che forse tanta voglia di “impicciarsi” delle vite degli altri e’ un segno dei tempi: e’ tutto un big reality show, in cui ognuno si sente in diritto di esprimere un’opinione, che magari resta, su qualcosa di importante e su cui non sa nulla, pigiando un bottone, in base all’umore.
Mi permetto una osservazione chiamiamola tecnica (e tutto sommato banale): il referendum per questioni del genere è un boomerang: credo sia difficile che il testamento biologico possa venire approvato per questa via, e una volta che sia bruciata l’opportunità, quanto tempo, legalmente, dovrà trascorrere perché si possa ritornare a proporlo?
Terapia del dolore ed eutanasia nei casi gravi sono un diritto. Punto.
E il suicidio?
Secondo me, anch’esso è un diritto
(se non mette a repentaglio la vita altrui facendo saltare in aria un intero palazzo…).
tutto quanto è un diritto su questo principio. solo perchè siamo nella facoltà di esercitarlo.
volendo anche uccidere un altro lo diventa, visto k siamo nella facoltà individuale di farlo.
La questione che si sta discutendo è il comportamento di chi è intorno mentre si tenta di esercitare un supposto diritto.
Lasciare “suicidare” un malato terminale non mi pare sullo stesso piano che assistere indifferenti ad uno che si mette la corda al collo per debiti o per corna…
Non mi pare normale lasciarlo fare perchè esercita un suo diritto…
E poi ci stupiamo se ci prendono per bestie…
Qualcuno mi traduce questa frase? Grazie.
Come fanno notare gli autori, non esiste alcuna autorità esterna che possa imporre al singolo che nel pieno possesso della proprie facoltà decida di togliersi la vita, anche se tale scelta «ci ripugnerà» e «sarà come minimo doveroso fare tutto il possibile che una persona commetta questa pazzia, darle un supporto che la possa aiutare a scoprire un senso nella vita».
Come spesso succede, il titolo dell’articolo (Referendum sul diritto di morire) serve per attirare l’attenzione, poi nel contesto la questione del referendum è marginale. Un titolo alternativo, altrettanto “accattivante” avrebbe potuto essere: “ In Italia, ci informa l’Istat, 2867 si sono suicidate nel 2007”. L’articolo è equilibrato e personalmente ne condivido molti punti. Scoraggiare un potenziale suicida mi sembra doveroso, fare del suicidio l’equivalente di un omicidio è assurdo.
errata corrige
Come spesso succede, il titolo dell’articolo (Referendum sul diritto di morire) serve per attirare l’attenzione, poi nel contesto la questione del referendum è marginale. Un titolo alternativo, altrettanto “accattivante” avrebbe potuto essere: “ In Italia, ci informa l’Istat, 2867 persone si sono suicidate nel 2007”. L’articolo è equilibrato e personalmente ne condivido molti punti. Scoraggiare un potenziale suicida mi sembra doveroso, fare del suicidio l’equivalente di un omicidio è assurdo.
Non ho letto (non è comparso direttamente e sono un ‘navigatore’ da quattro soldi) l’articolo citato, e perciò mi rimetto a quanto riportato.
Come altri hanno già fatto notare, c’è un passaggio per lo meno ambiguo, là dove si sostiene che ‘nessuna autorità esterna… può impedire il suicidio’. Naturalmente detto così non ha alcun senso e forse lo si indicava proprio per denunciare un’ovvietà. Nel seguito di quanto riportato vi si adombra comunque una questione fondamentale: la distinzione tra eutanasia e suicidio.
Sono naturalmente due cose diverse e i soggetti di tali scelte vivono due passaggi esistenziali non paragonabili, anche se hanno entrambi come obiettivo la propria morte. Un’altra cosa però a mio parere li accomuna: entrambi, suicidio ed eutanasia… l’uno per forza di cose (come si può ‘regolamentare’ e magari ‘penalizzare’ il suicidio?), l’altro in fondo per le stesse ragioni… non possono essere sottoposti, appunto, a interventi esterni che non siano di natura strettamente privata. Interventi cioè da demandare a persone il cui solo ‘potere’ sia costituito da capacità di persuasione a sua volta tanto più efficace quanto più proveniente da rapporti interpersonali preesistenti: parenti stretti, amici, conoscenti… nei casi limite anche sconosciuti in qualche modo coinvolti in quanto sensibili al dramma che altri stanno vivendo. Mai però dotati di poteri decisionali sanciti da una legge.
Il diritto all’autodeterminazione va solo rafforzato nel senso di renderla il più consapevole possibile, mai ostacolato come tale. Da questo punto di vista può svolgere un ruolo negativo chi è mosso da ideologie di natura religiosa o altro? Al cittadino privato questo non può essere impedito… al portatore ‘ufficiale’ di questa ideologia (un prete in quanto tale o un medico obiettore, tanto per intenderci) DEVE essere impedito. Questo è l’unico ‘intervento esterno’ compatibile col diritto all’autodeterminazione.
L’Eutanasia e’ un diritto inalienabile. Noi non abbiamo deciso di nascere, e neppure di essere battezzati, quindi non vedo perche’ ci si deve vietare il diritto di scegliere la nostra morte.
Dio creatore di ogni cosa decide della nostra vita. Ora avendo delegato la ccar sua rappresentante (così dicono loro) solo i preti ti possono eutanasiarem magari tramite il rogo.
“L’Eutanasia e’ un diritto inalienabile. ”
è tratta da “Mein Kampf”?
Non m’è piaciuto granché l’articolo dei Cavalli Sforza, mi sembra argomentato in maniera un po’ naif, se mi è permesso.
Piccola assistenza informatica: i plugin per leggere i PDF nel browser si installano da qui:
http://get.adobe.com/it/reader/
anche per i non-windows dipendenti.
@ Vito
“L’eutanasia è un diritto inalienabile”
“E’ tratta dal Mein Kampf”?
Cerco di non insultare mai nessuno… ma tu, per fare simili accostamenti, o sei masochista o sei in totale malafede. Propendendo per la prima ipotesi, non ti darò questa ‘soddisfazione’.
Se poi invece fosse una battuta… peggio ancora.
Il confine del diritto è molto labile e si sposta sul filo dell’idea di “pieno possesso delle facoltà mentali”; se non erro si chiama “body integrity disorder” quella sindrome per cui ci sono persone altrimenti sanissime che chiedono amputazioni del loro corpo perché ne rifiutano parti: leciti consentirlo pure a loro o meglio indirizzarli verso terapia psichiatrica?
Molto opinabile…
@Bruno Gualerzi
http://it.wikipedia.org/wiki/Reductio_ad_Hitlerum
http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Godwin
@ Jean Meslier
Splendida e interessantissima segnalazione! Grazie.
@ Jean Meslier
Grazie per la segnalazione.
Ma la leggerà anche Vito?
@Jean Meslier
grazie per le illuminanti citazioni.
leggendo l’articolo, ho notato che i due scienziati hanno comunque e sempre posto l’accento sul diritto di ogni singolo individuo di decidere della propria vita, è vero quella frase sulla ripugnanza del suicidio se la potevano risparmiare, però ho trovato abbastanza condivisibile l’articolo . Per quanto riguarda lo strumento del referendum, ho qualche perplessità, è vero che la maggioranza dell’opinione pubblica è favorevole all’autodeterminazione dell’individuo, però ultimamente il referendum sta diventando uno strumento un pò troppo abusato e credo che molte persone no lo considerino più tanto valido.
Vi faccio notare che in Italia si suicidano circa 1500 malati terminali all’anno (Agenda Coscioni), quindi si tratta di circa il 50% dei casi di suicidio.
Se io mi trovassi ad assistere ad un tentato suicidio mi troverei in forte imbarazzo sul da farsi.
Mi dispiace di non poter leggere l’articolo. Ho provato; ma esce la richiesta di un plugin e poi, accontentatolo per quanto io sono capace di fare, non succede niente. Di che giorno è il quotidiano?
per manlio,
è del 2 gennaio.
@ vito
A parte il tuo essere patetico in sé, il Mein Kampf non doveva dispiacere tanto alle gerarchie ecclesiastiche, visto che nell’Indice dei libri proibiti non è mai stato inserito (il libro di Hitler è del 1924, l’Indice fu chiuso nel 1966).
Per non aver mai fatto le prevenzioni, in un istituto mi hanno schernito di fronte a tutti. Non saranno fatti miei? Posso suicidarmi come mi pare? Capisco dare i consigli a chi vuol vivere a lungo, ma meno comprendo offendere chi mangia grassi, chi prende il sole a l’una, chi fuma 100 sigarette, chi non fa prevenzioni. Quando uno è consapevole e non fa del male agli altri, nessuno ha il diritto di dare giudizi esterni.
Non sono d’accordo sul fatto che suicidio ed eutanasia siano due cose diverse. Possono esserlo se si considerano le circostanze esteriori, ma non la causa profonda che genera il gesto: il rifiuto della vita, nella convinzione di avere davanti una vita non degna di essere vissuta, è comune ad entrambi (questo è spiegato con grande chiarezza nelle pagine finali del Mondo Come Volontà E Rappresentazione di Shopenhauer. Paradossalmente ci si toglie la vita per amore della vita, quella “vera”, non quella che si sta vivendo).
Ricordo tra l’altro che nell’antichità i seguaci dello stoicismo ritenevano doveroso togliersi la vita quando venissero meno le condizioni per essere liberi (o per colpa di un tiranno o delle condizioni di salute). Il suicidio per loro era un gesto di libertà. Ciò è recepito anche da Dante (autore cristiano), che pone a guardia del Purgatorio Catone l’Uticense, presentato come paladino della libertà (…libertà va cercando…)
Chi è veramente intenzionato a togliersi la vita lo fa e basta. Tant’è vero che il gesto risulta sempre inaspettato e imprevedibile, a sentire i commenti di familiari e amici. Quelli che vanno sui cornicioni o si buttano dal primo piano o ingoiano 30 pastiglie di sonnifero ma prima hanno mandato un SMS a qualcuno dicendo “mi ammazzo”, non hanno la reale intenzione di uccidersi, ma vogliono mandare un segnale del loro disagio. Mi chiedo tuttavia perchè, avendo comunque tentato il suicidio, non vengano incriminati. Insomma il suicidio è un reato o no?
Coloro che chiedono l’eutanasia sono persone che a causa della malattia non sono in grado di togliersi la vita da soli. Diversamente dai suicidi essi sono costretti a rendere esplicita la loro volontà. Anche in questo caso ci sono “quelli che fanno sul serio” e quelli che vogliono solo “mandare un segnale” (come quella donna che ha chiesto l’eutanasia perchè con una pensione di soli 250 € non poteva vivere deignitosamente la sua agonia). Ma non vedo perchè non si debbano aiutare a togliersi la vita coloro che esprimono una volontà chiara e determinata. E’ chiaro che le condizioni devono essere stabilite da una legge. Se no si va avanti come oggi:l’eutanasia è vietata però si pratica lo stesso, come in passato l’aborto.
Nota al mio intervento precedente: Catone, seguace della filosofia stoica, morì suicida per non cadere nelle mani di Cesare da lui considerato un tiranno
A quanto ne so io: no. Ma potrei sbagliarmi.
Allora se il suicidio non è reato perchè dovrebbe esserlo l’eutanasia? Parto ovviamente dall’idea che non esista una sostanziale differenza tra suicidio ed eutanasia. L’unica differenza mi sembra questa:
1) il suicidio è un gesto compiuto da una persona che può compierlo autonomamente.
2) l’eutanasia è un suicidio assistito, non essendo in grado la persona interessata di togliersi la vita da sola. Wely poteva suicidarsi da solo?
E’ chiaro che una legge deve definire (come per l’aborto) le condizioni in cui l’eutanasia può essere praticata.
volevo dire Welby
d’accordo con Cesare.
Nel momento in cui la mia vita mi è non più di gioia ma di peso, essendo la MIA vita, dovrei potere liberamente scegliere di terminarla, posto che io non danneggi altri tramite questo.
Questo concetto mi appare talmente ovvio e di per sè evidente che mi sconcerta il vedere come nella società di oggi faccia fatica a passare questo semplicissimo concetto.
l’idea di un referendum sul “diritto a morire” mi è sembrata la meno brillante tra quelle dei Cavalli-Sforza: dopo gli esiti disastrosi di quelli sulla legge 40 potrebbe rivelarsi un fallimento e rafforzare il potere dei conservatori clericali. per altro sono anche pessimista sul fatto che una buona legge possa essere scritta dalla compagine che ci governa o che sta blandamente all’opposizione.
nulla da eccepire sulla sostanza dell’intervento, contro il quale si scaglia il professor F.D’Agostino, presidente onorario (ma perchè?) del comitato di bioetica, che dalle pagine dell’Avvenire lancia un anatema: “con il desiderio narcisistico di far conoscere le sue fragili idee bioetiche il professor Cavalli-Sforza starebbe mandando in fumo il prestigio conquistato in decenni di dura attività scientifica”. che significa? rimpianto di tribunali che condannino al rogo gli uomini di scienza che osano esporre le proprie idee in difesa del diritto a disporre della propria vita, in contrasto con i principi della CCAR?