Caserta: monopolio delle onoranze funebri, 100€ a salma

A Caserta è stata sgominata una banda che lucrava sui morti: in cambio di 100€ a salma, favorivano alcune ditte funebri. Alcuni riuscivano a guadagnare 6.000€ al mese solo per questa forma di racket, denominata “racket del caro estinto“.
Del gruppo facevano parte diversi infermieri dell’ospedale civico di Caserta.
Oltre al servizio di informazioni il gruppo era diventato una vera e propria associazione a delinquere: minacce quotidiane ai colleghi, e in un caso un episodio spiacevole fuori dalla chiesa in cui hanno provato a sottrarre il feretro ad un’altra ditta che si era “aggiudicata” il funerale.

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11 commenti

San Gennaro

Alcuni anni fa queste cose succedevano al Cardarelli di Napoli; poi arrivarono le telecamere (REPORT se non erro) e infine le forze dell’ordine.
Purtroppo in Italia CC e PS fanno pochissimo per prevenire l’illegalità: in genere si muovono solo se arriva l’ordine dall’alto (questore) o la denuncia formale del cittadino.
esempio: all’ingresso del Cardarelli c’è il commissariato di Polizia e c’è il parcheggio dove lavorano normalmente indisturbati i parcheggiatori (abusivi … ovvio!).

Sab

già, mero fatto di cronaca
ma anche gli atei e i razionalisti hanno bisogno di pompe funebri

piuttosto, qualcuno ha visto quel servizio di tempo fa di striscia la notizia su tale padre honoré?

pare si fregasse soldi destinati ad un orfanotrio in africa

Maurizio D'Ulivo

Non importa scendere a Napoli o Caserta per trovare simili esempi di malcostume: anche qui in Toscana, perlomeno in certe aree, funziona lo stesso meccanismo: personale assistenziale di ospedali o case di riposo pubbliche o private che segnalano alle pompe funebri il fatto che qualcuno muoia (se accade nel loro turno di lavoro sono i primi a saperlo e a poterlo segnalare) e, se l’impresa funebre chiamata dal dipendente si “aggiudica” il funerale, l’impresa funebre corrisponde sottobanco una “quota” al dipendente ospedaliero che ha segnalato il decesso.

Io penso e spero che questa incredibile forma di violazione dell’etica professionale riguardi solo una minoranza risicata del personale di assistenza e cura, ma è innegabile che il fenomeno esista.

Una volta, ormai qualche anno fa, ho assistito personalmente ad un episodio illuminante in questo senso: per ragioni di lavoro mi trovavo nel cortile posto sul retro di una casa di riposo, nei pressi della “Sala del commiato” di quella struttura.

A un certo punto vedo arrivare un carro funebre di un’impresa del posto (era lì per il funerale), da cui scende il titolare dell’impresa; dalla casa di riposo si apre una finestra e una donna, in abiti da infermiera (o comunque da personale assistenziale) saluta (urlando, vista la distanza) il titolare dell’impresa funebre; questi ricambia il saluto e le chiede (sempre urlando): “c’è nulla per questi giorni?” e lei, di rimando: “no, ancora nulla, ma vedrai che ci sarà del lavoro domani o dopodomani”.
L’impresario ringrazia e lei ricambia il ringraziamento.

Secondo voi, cosa avranno voluto dire?

Tutto questo di fronte agli occhi di estranei quale ero io e dei pochi parenti del defunto per cui aveva inizio il funerale.

La cosa allucinante è pensare che questo personale assistenziale, che dovrebbe lavorare per assistere o per guarire gli ospiti di una casa di riposo o di un ospedale, sa invece che, se un ospite/paziente decede proprio durante il suo turno di lavoro gli/le darà l’opportunità di arrotondare il proprio stipendio segnalando il decesso a qualche impresa funebre collegata.

In sintesi: da paziente, non sai mai se il personale che ti assiste è “pulito” oppure se fa parte di quella schiera che si augura che tu tiri le cuoia nel suo turno di lavoro per poter raggranellare un po’ di soldini…

Manlio Padovan

Queste squallide speculazioni avrebbero fine se si promuovesse la donazione della salma alle facoltà di medicina che ne hanno tanto di bisogno per studi e ricerche ma, soprattutto, per i loro allievi costretti a quanto io ne so a studiare gli organi del corpo umano sugli atlanti. Negli USA la questione è stata affrontata già da tempo con risultati positivi. Consiglio la lettura del libro “Stecchiti” di autrice americana (farei fatica ora a rintracciare il libro nella mia libreria; mi pare edizioni Einaudi) che con molta precisione ed ironia tratta proprio della donazione della salma.
Non dimentichiamoci che uno dei fondatori dell’UAAR fu il prof. Rizzotti che donò la sua salma all’università di Padova e convinse me, dopo la lettura di un libro che ne riportava la vita e le opere, a fare altrettanto quando sarà l’ora, con una donazione il cui atto è già stato sottoscritto.

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