La Cassazione conferma la censura dei forum ADUC

Una sentenza della Corte di Cassazione depositata ieri ha confermato la censura dei forum dell’ADUC sui quali erano apparsi messaggi di insulti nei confronti della Chiesa cattolica, in occasione delle note vicende dei preti pedofili. La vicenda era nata in seguito a una denuncia dell’associazione Mater Onlus di don Fortunato di Noto, che contestava la violazione dell’articolo 403 del codice penale (offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone). Inizialmente era stato sequestrato l’intero forum, in seguito sono stati cancellati i soli messaggi contenenti insulti.
Stando alla sentenza, dunque, i forum su internet sono cosa completamente diversa dalla stampa: non godono delle stesse tutele, ma nemmeno degli stessi obblighi. La decisione investe ovviamente anche le Ultimissime del sito UAAR, il blog più seguito in Italia tra quelli che trattano argomenti religiosi (i nostri forum sono invece soggetti a registrazione, e non dovrebbero pertanto rientrare nella fattispecie). La questione resta comunque controversa: per approfondimenti, segnaliamo i siti di Punto Informatico e della stessa ADUC.

Archiviato in: Generale, UAAR

27 commenti

Maciste

Meglio informarci bene su questa cosa perchè ci sono dei pazzi che potrebbero denunciarci sfruttando l’ateofobia crescente…
Fateci sapere qualcosa di più, grazie!

darkzero

Visto e considerato che il server UAAR non risiede in Italia, perché diavolo quello che accade su un server estero dovrebbe essere influenzato dalle leggi italiane?

Stefano Grassino

In ogni caso, non prestando il fianco ai nostri detrattori usando un linguaggio consono agli argomenti trattati (questo detto da uno che ha fatto degli errori su questo sito) sarebbe “cosa buona e giusta”. Tutto questo, non solo perchè il pubblico neutrale viene sempre attratto da chi è moderato ed educato, ma anche perchè così diventerebbe difficile subire une denuncia per una opinione se questa non è supportata da offese. Da oltretevere attendono in ogni momento nostri errori e noi non siamo in grado di permetterceli. Lavorare per l’uaar è anche e soprattutto dimostrare un comportamento ineccepibile, avere un linguaggio educato e presentarsi in pubblico in giacca e cravatta con barba fatta. Vi è piaciuta la predica fratelli carissimi?

Federico

Io non sporgo denunce, che sarebbe poco evangelico.
@Stefano Grassino.
Un buon motivo per usare un linguaggio consono, che qui in molti già usano, è il decoro personale e non la paura di prestare il fianco a qualche nemico.
Se poi sempre per decoro personale chi fa commenti poveri di sostanza, pensasse a farsi un’erudizione, a strutturare il pensiero, tutto ciò altro non è che a vantaggio della persona stessa.
Poi credimi che oltre tevere hanno ben altro a cui pensare che a questo forum, che certe volte risulta un po’ comico. Se qualcuno pensa che mi offenda per certi strali che qui si lanciano contro noi cattolici, si sbaglia di grosso.

Andrea B.

Anche io leggo spesso i blog cattolici per farmi quattro risate.

stefano b

…ogni tanto me lo chiedo anch’io: vale la pena di partecipare ai forum…? intanto la gente che vuol credere nell’incredibile non la si convincerà mai.
ma alla fine (quando ho tempo) partecipo perché mi interessano le opinioni di quelli che sono cretini, e che se ne devono informare e che credono in un dio che risolve facilmente le questioni dell’evoluzione dell’universo, con tutti gli annessi e connessi, delle quali, loro non conoscono le risposte, e non le vogliono nemmeno cercare. Anche se dio rimane una bella ipotesi elastica come una gomma da masticare, mentre ci sono altri che la chiesa la identificano con la Bestia e il papa con l’Anticristo.
ma tutti possono sbagliare e quindi essere in definitiva uomini di carne e ossa e, al massimo, figli di un dio minore, che non è il caso ovviamente dei cristiani, anche se leggono e credono in libri anonimi come i vangeli, di cui il fantomatico e mitologico gesù non ne conosceva l’esistenza e ne avrebbe condiviso ben poche cose dato che “era” ebreo e quindi “predicava” la Thora.

tertulliano
toto
kant
newton
agostino
pesce
laplace
lagrange
io

Otto Permille

La denuncia da parte di una associazione cattolica che ha come scopo sociale l’assistenza ai bambini vittime di abusi sessuali, sembra in un certo senso giustificata. E’ però chiaro che il “vilipendio” alla religione non lo fanno i forumisti, ma i preti pedofili stessi. L’associazione Mater dovrebbe dunque costituirsi parte civile nei vari processi contro i preti pedofili, prima ancora di denunciare dei forumisti.

Alessandro S.

# darkzero scrive:
11 Marzo 2009 alle 20:16

Visto e considerato che il server UAAR non risiede in Italia, perché diavolo quello che accade su un server estero dovrebbe essere influenzato dalle leggi italiane?

Perché il dominio è un “.it” e pertanto ricade nella giurisdizione dei nomi di dominio italiani. Inoltre, tale dominio è registrato da un’associazione di promozione sociale italiana, che anch’essa quindi ricade nell’ambito della normativa italiana. La collocazione fisica del server non conta nulla. È come se un giornale italiano, venduto in Italia, scritto da giornalisti iscritti all’albo professionale italiano ed edito da editori italiani pretendesse d’essere esentato dal rispetto delle leggi italiane perché i giornali li fa stampare in una tipografia croata.

TalebAteo

Tra le varie interpretazioni l’unica a mio avviso realistica e’ quella che evidenzia una distorta asimmetria tra stampa e blog: il giornalista puo’ diffamare (al limite paghera’ una multa ridicola e la smentita a fondo giornale, in caratteri minuscoli, dopo dieci anni); l’utente non puo’ criticare. Chi (avvocati inclusi) ha visto nella distinzione uno sgravio di obblighi parallelo alla riduzione di liberta’, non ha capito con chi ha a che fare: questa sentenza (ed in genere la giurisprudenza sul tema) sara’ interpretata a senso unico.

E’ clerico-fascismo. D’altra parte l’imposizione e l’inganno sono gli unici modi in cui si possono vendere fregature come le religioni monoteiste. Lo insegna la storia: conversione=violenza.

rododentro

Se ci si attiene alla lettera al regolamento della UAAR, di cosa ci accuseranno, di essere civili e rispettare le regole? Ah! Dimenticavo, la UAAR per il solo fatto di esistere, è potenzialmente nefasta per le religioni…. occhio gente, non diamogli modo di attaccarci di più di come stanno già facendo.

darkzero

@Alessandro S.

Ok, capisco, ma l’esempio del giornale è un po’ forzato… Che sopra ci scrivano giornalisti italiani o meno non significa nulla, tanto meno dove viene stampato, come dici tu, il punto è che viene venduto in italia, mentre un sito internet è fruibile liberamente da chiunque, il giornale lo vedi per strada, il sito internet devi andare di proposito a vederlo (proprio dove lo “stampano”, per altro), se sai che ti può infastidire non ci vai.
Non credo che sia lecito sequestrare o censurare un sito perché viola le leggi (ammesso che sia così) di un singolo paese: alla peggio, il paese in questione lo può oscurare, in modo che dall’interno del paese stesso non sia raggiungibile (tanto ci sono i proxy…)
Curiosità: e se il dominio fosse, chessò, .net?

MicheleB.

E noi, Ivo, ce lo strapperemo. Non si può imbavagliare la rete. Nonostante i tentativi di personaggioni come D’Alia e Gabriella Carlucci – vedi http://www.beppegrillo.it
Non ci sono riusciti in Cina (e loro hanno fior di infirmatici) figuriamoci se ci riescono qui!
Ci saranno sempre buchi nella rete.

Alessandro S.

Ok, capisco, ma l’esempio del giornale è un po’ forzato… Che sopra ci scrivano giornalisti italiani o meno non significa nulla, tanto meno dove viene stampato, come dici tu, il punto è che viene venduto in italia, mentre un sito internet è fruibile liberamente da chiunque,

Ci sono tre ambiti da distinguere: la responsabilità relativa all’eventuale nazionalità del nome di dominio e al suo uso, quella relativa a chi ne è intestatario (Registrant) e quella dell’autore del contenuto.

Per quanto riguarda la nazionalità del nome di dominio: ai domini “.it” si applica la legislazione italiana riguardo la loro gestione, assegnazione, revoca eccetera, come delineato su http://www.nic.it/documenti/GuidelineTecniche1.1.pdf. In caso, ad esempio, di reclamo da parte di terzi sull’assegnazione di un certo nome di dominio la Naming authority italiana può intervenire e arrivare ad un arbitrato la cui decisione è definitiva. Mettiamo, ad esempio, che qualcuno registri il sito “vivailpapa.it” e che lo riempia di messaggi antiecclesiastici e diffamatori. La persona che lo ha registrato potrebbe essere un giamaicano residente nelle Barbados che usa server di hosting collocati in Giappone. In caso di denuncia da parte di qualcuno che possa dimostrare che il nome di dominio sia stato assegnato in violazione del regolamento della Naming authority italiana e di avere maggiore diritto all’assegnazione dello stesso, la Naming authority italiana può intervenire d’ufficio (http://www.nic.it/documenti/Regolamento5.0.2.pdf, capitoli 5.3 Sospensione; 5.3.1 D’ufficio; 5.4 Revoca; 5.4.1 Su richiesta Autorità competente), sottrarre il dominio al chi lo ha registrato e rendere l’intero dominio non più disponibile su Internet. Fosse stata la persona (fisica o giuridica) che lo ha registrato di nazionalità italiana, chi si ritenesse danneggiato dalle sue azioni potrebbe aprire una causa contro di lui. Altrimenti si dovrebbe fare ricorso alla normativa internazionale, spesso lacunosa o suscettibile di interpretazioni (discrezionalità), ma è una strada molto ardua e di fatto impraticabile per i privati cittadini.

Per il resto, valgono in genere le leggi che regolano i reati compiuti da persone di una certa nazionalità all’estero. Se un italiano commette su Internet un reato penale per la legislazione nazionale, ad esempio, di diffamazione, di vilipendio o di ingiuria, minaccia ecc., deve certamente essere processato in Italia e quindi se ne può chiedere l’estradizione se risiede all’estero. Vedi ad esempio il testo presente in http://www.studiolegale-online.net/diritto_informatica_06.php dove si spiega perché i reati di diffamazione e di ingiuria possono essere commessi anche per via telematica. Sullo stesso sito ho trovato un elenco dei reati penali riconosciuti dalla legge italiana alla pagina http://www.studiolegale-online.net/penale_r01.php .

Riguardo la fruibilità del contenuto illecito, ogni stato ha il diritto di fare quanto in suo potere perché contenuti contrari alla sua normativa ma pubblicati all’estero non siano fruibili dagli utenti entro i propri confini nazionali. La cosa ha limiti di natura essenzialmente tecnica, non legale.

E quindi arriviamo al punto della residenza del server che contiene fisicamente i dati incriminati. Se i server risiedono in uno stato straniero, deve applicarsi la legislazione internazionele, che spesso è carente o suscettibile di arbitrarietà o di interpretazione. Sono possibili due cose: il magistrato di una certa nazione A riesce ad ottenere le password per accedere all’amministrazione di un server remoto, residente all’estero nella nazione B, il cui contenuto viola le leggi nazionali di A. I magistrati della nazione A fanno quindi cancellare il contenuto dichiarato illegale; non c’è, che io sappia, nessuna normativa internazionale che permetta all’autorità giuridica dello stato B di opporsi a tale cancellazione, né mi viene in mente alcuna normativa interna di quale nazione al mondo che impedisca la gestione di siti o server residenti nella propria nazione dall’estero.
Altro caso, l’autorità giuridica dello stato A non riesce ad ottenere le chiavi di accesso ad un sito o server collocato in uno stato straniero e chiede all’autorità locale di intevenire. Ovviamente l’autorità nazionale del luogo in cui risiede il server ha sempre facoltà di intervenire fisicamente sui server o sul loro contenuto in base alle decisioni della loro giustizia. Ma non sono tenuti a farlo su richiesta di una nazione straniera, a meno che non ci siano in atto particolari protocolli bilaterali che regolino tali casi. Di tali protocolli ne esistono in sede di legislazione internazionale per quanto riguarda la violazione dei diritti d’autore; per gli altri casi, soprattutto per i casi di vilipendio, ingiuria, minaccia eccetera, c’è poco e scarsamente utile. Ovviamente si stanno facendo grandi sforzi per arrivare anche in questo campo allo stesso livello di interventismo internazionale come per il caso dei diritti di autore e di proprietà intellettuale. Gli sforzi in sede ONU di regolamentare in quella sede il reato di diffamazione o ingiuria nei confronti di una religione mi sembrano andare in questa direzione.

Curiosità: e se il dominio fosse, chessò, .net?

Allo stato attuale delle cose, l’autorità nazionale non può nulla, in sostanza, per quanto riguarda il dominio, la sua registrazione e uso. Per il contenuto del sito vale quanto già scritto (disponibilità delle chiavi di accesso). L’autorità nazionale potrebbe intervenire solamente sui responsabili dei contenuti se sono di nazionalità di sua competenza, o altrimenti deve fare rìcorso alla normativa internazionale per i reati commessi da persone fisiche o giuridiche straniere, oppure fisicamente sul server se collocato sul territorio nazionale.

Alessandro S.

Ok, capisco, ma l’esempio del giornale è un po’ forzato… Che sopra ci scrivano giornalisti italiani o meno non significa nulla, tanto meno dove viene stampato, come dici tu, il punto è che viene venduto in italia, mentre un sito internet è fruibile liberamente da chiunque,

Ci sono tre ambiti da distinguere: la responsabilità relativa all’eventuale nazionalità del nome di dominio e al suo uso, quella relativa a chi ne è intestatario (Registrant) e quella dell’autore del contenuto.

Per quanto riguarda la nazionalità del nome di dominio: ai domini “.it” si applica la legislazione italiana riguardo la loro gestione, assegnazione, revoca eccetera, come delineato su http://www.nic.it/documenti/GuidelineTecniche1.1.pdf. In caso, ad esempio, di reclamo da parte di terzi sull’assegnazione di un certo nome di dominio la Naming authority italiana può intervenire e arrivare ad un arbitrato la cui decisione è definitiva. Mettiamo, ad esempio, che qualcuno registri il sito “vivailpapa.it” e che lo riempia di messaggi antiecclesiastici e diffamatori. La persona che lo ha registrato potrebbe essere un giamaicano residente nelle Barbados che usa server di hosting collocati in Giappone. In caso di denuncia da parte di qualcuno che possa dimostrare che il nome di dominio sia stato assegnato in violazione del regolamento della Naming authority italiana e di avere maggiore diritto all’assegnazione dello stesso, la Naming authority italiana può intervenire d’ufficio (www.nic.it/documenti/Regolamento5.0.2.pdf, capitoli 5.3 Sospensione; 5.3.1 D’ufficio; 5.4 Revoca; 5.4.1 Su richiesta Autorità competente), sottrarre il dominio al chi lo ha registrato e rendere l’intero dominio non più disponibile su Internet. Fosse stata la persona (fisica o giuridica) che lo ha registrato di nazionalità italiana, chi si ritenesse danneggiato dalle sue azioni potrebbe aprire una causa contro di lui. Altrimenti si dovrebbe fare ricorso alla normativa internazionale, spesso lacunosa o suscettibile di interpretazioni (discrezionalità), ma è una strada molto ardua e di fatto impraticabile per i privati cittadini.

Per il resto, valgono in genere le leggi che regolano i reati compiuti da persone di una certa nazionalità all’estero. Se un italiano commette su Internet un reato penale per la legislazione nazionale, ad esempio, di diffamazione, di vilipendio o di ingiuria, minaccia ecc., deve certamente essere processato in Italia e quindi se ne può chiedere l’estradizione se risiede all’estero. Vedi ad esempio il testo presente in http://www.studiolegale-online.net/diritto_informatica_06.php dove si spiega perché i reati di diffamazione e di ingiuria possono essere commessi anche per via telematica. Sullo stesso sito ho trovato un elenco dei reati penali riconosciuti dalla legge italiana alla pagina http://www.studiolegale-online.net/penale_r01.php .

Riguardo la fruibilità del contenuto illecito, ogni stato ha il diritto di fare quanto in suo potere perché contenuti contrari alla sua normativa ma pubblicati all’estero non siano fruibili dagli utenti entro i propri confini nazionali. La cosa ha limiti di natura essenzialmente tecnica, non legale.

E quindi arriviamo al punto della residenza del server che contiene fisicamente i dati incriminati. Se i server risiedono in uno stato straniero, deve applicarsi la legislazione internazionele, che spesso è carente o suscettibile di arbitrarietà o di interpretazione. Sono possibili due cose: il magistrato di una certa nazione A riesce ad ottenere le password per accedere all’amministrazione di un server remoto, residente all’estero nella nazione B, il cui contenuto viola le leggi nazionali di A. I magistrati della nazione A fanno quindi cancellare il contenuto dichiarato illegale; non c’è, che io sappia, nessuna normativa internazionale che permetta all’autorità giuridica dello stato B di opporsi a tale cancellazione, né mi viene in mente alcuna normativa interna di quale nazione al mondo che impedisca la gestione di siti o server residenti nella propria nazione dall’estero.
Altro caso, l’autorità giuridica dello stato A non riesce ad ottenere le chiavi di accesso ad un sito o server collocato in uno stato straniero e chiede all’autorità locale di intevenire. Ovviamente l’autorità nazionale del luogo in cui risiede il server ha sempre facoltà di intervenire fisicamente sui server o sul loro contenuto in base alle decisioni della loro giustizia. Ma non sono tenuti a farlo su richiesta di una nazione straniera, a meno che non ci siano in atto particolari protocolli bilaterali che regolino tali casi. Di tali protocolli ne esistono in sede di legislazione internazionale per quanto riguarda la violazione dei diritti d’autore; per gli altri casi, soprattutto per i casi di vilipendio, ingiuria, minaccia eccetera, c’è poco e scarsamente utile. Ovviamente si stanno facendo grandi sforzi per arrivare anche in questo campo allo stesso livello di interventismo internazionale come per il caso dei diritti di autore e di proprietà intellettuale. Gli sforzi in sede ONU di regolamentare in quella sede il reato di diffamazione o ingiuria nei confronti di una religione mi sembrano andare in questa direzione.

Curiosità: e se il dominio fosse, chessò, .net?

Allo stato attuale delle cose, l’autorità nazionale non può nulla, in sostanza, per quanto riguarda il dominio, la sua registrazione e uso. Per il contenuto del sito vale quanto già scritto (disponibilità delle chiavi di accesso). L’autorità nazionale potrebbe intervenire solamente sui responsabili dei contenuti se sono di nazionalità di sua competenza, o altrimenti deve fare rìcorso alla normativa internazionale per i reati commessi da persone fisiche o giuridiche straniere, oppure fisicamente sul server se collocato sul territorio nazionale.

sandra

dall’ultimo aggiornamento Adnkronos: 12 marzo, ore 13:06

Città del Vaticano, 12 mar. (Adnkronos) – ”Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema [Richard Williamson, il vescovo negazionista]. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie”. E’ quanto afferma il Papa nella sua Lettera inviata ai vescovi di tutto il mondo in merito alla revoca della scomunica dei quattro vescovi lefebvriani.

http://www.adnkronos.com/IGN/Esteri/?id=3.0.3096251723

Prestare piu’ attenzione a Internet ? una promessa o una minaccia ?

sandra

E tanto per mettere tutti i puntini sugli , ricordo l’articolo 15 della Costituzione, parte I:

“La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.”

Tie’ !

Sandra

oh, c’e’ un’altra sandra, ciao.

E’ uscita poche ore fa una dichiarazione del papa che potrebbe rivelarsi utile, forse.

“Città del Vaticano, 12 mar. (Adnkronos) – ”Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie”. E’ quanto afferma il Papa nella sua Lettera inviata ai vescovi di tutto il mondo in merito alla revoca della scomunica dei quattro vescovi lefebvriani.”

La lettera in versione integrale e’ disponibile sul sito del vaticano:
http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/23516.php?index=23516&lang=en#TESTO IN LINGUA ITALIANA:

Angela

Anche noi dobbiamo cominciare a denunciare quanti ci insultano e diffamano. Ora basta col subire i soprusi di una Società bigotta e intollerante, ovvero liberticida.

MicheleB.

Troppe sandre, ora mi confondo. Entrambi cibernaute accanite? Dovro prestare più attenzione alla maiuscole.

Cronos

E’ necessaria una norma che estenda la fattispecie applicabile alle testate giornalistiche alle pubblicazioni nei forum,anche se questo comporterebbe costi e formalità burocratiche.
La colpa non è della cassazione che si è attenuta all’applicazione della norma ma è di una carenza di leggi specifiche in caso di esternazioni di opinioni personali sul web,che dovrebbe per altro essere rispettosa del dettato costituzionale e tutelare al massimo possibile la libertà di espressione.

Daniela

secondo me non ci faranno un “baffo”, voglio proprio vedere, questo blog è uno dei più corretti che abbia mai visitato, la libertà di espressione non la possono toccare.

Sandra

Mi accorgo adesso che sandra aveva postato la stessa cosa che ho poi postato io. Mi piacerebbe dire che era uno scherzo, invece no, e’ che proprio non ho visto. Aggiungo una figu alla raccolta.

MaxM

per Fanzaga potremmo intanto bombardare YouTube con richieste di eliminare i video…TUTTI

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