Campagna ateobus: scegli il nuovo slogan!

AVVERTENZA DEL 21 MARZO: sono in corso delle verifiche sulla correttezza dell’attribuzione della frase “O si pensa o si crede” ad Arthur Schopenhauer. Benché sia il titolo di una raccolta di suoi scritti, curata per BUR da Anacleto Verrecchia, l’opera non sembra infatti contenere tale affermazione. Chiunque sia in grado di risalire alla fonte è ovviamente invitato a comunicarlo all’UAAR.
AVVERTENZA DEL 22 MARZO: il curatore del libro ha confermato che la frase in questione non è di Schopenhauer. Sembra invece essere un’arbitraria semplificazione della frase citata a pagina 60: “Un essere personale avrebbe fatto il mondo: ciò si può certo credere, come ha insegnato l’esperienza, ma non pensare”. Il Comitato di coordinamento UAAR sta valutando la situazione e renderà note le sue determinazioni nelle prossime ore.
————-
Si è chiusa la prima fase della consultazione tra i navigatori del sito per individuare il nuovo slogan della campagna ateobus UAAR.
Il Comitato di coordinamento dell’associazione aveva proposto nove nuovi slogan, selezionati tra i circa 1.000 proposti dai navigatori del sito.
Tra il 16 e il 19 marzo soci e simpatizzanti li hanno votati. Questi i risultati:
20,5% O si pensa o si crede (Arthur Schopenhauer)
18,5% Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!
16,5% UAAR – Liberi di non credere
13% La cattiva notizia è che Zeus non esiste. Quella buona, è che di Zeus puoi dirlo.
11% Un uomo senza Dio è come un pesce senza bicicletta
10,5% Probabilmente non esiste alcun dio. Per cui smettila di preoccuparti e vivi la tua vita.
5% La cattiva notizia è che non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno.
3% Dio: tanti ne parlano, molti lo negano. Nessuno lo ha visto! Per ora hanno ragione gli atei.
2% Dio: onnipotente, onnipresente, onnisciente, eppure così timido!
I primi tre sono stati ammessi alla seconda tornata: i navigatori del sito possono pertanto votare per uno di essi da questo momento fino alle ore 24 del 23 marzo. Al termine della consultazione lo slogan più votato sarà proposto alle concessionarie della pubblicità sugli autobus.

Archiviato in: Generale, UAAR

177 commenti

firestarter

Voto decisamente il primo perche’ ritengo che allo stato attuale occorra fare leva sui temi della laicita’.

RazioCigno

1) O si pensa o si crede (Arthur Schopenhauer)

Lui sì che era un fine intellettuale tedesco, mica come qualcun altro…

Maybe

L’aforisma di Shopenhauer è molto bello ma…non lo so non è “personale” ed è anche un po’ provocante.
La seconda è pessima, se buttiamo tutto sul tema dei soldi addio.

Credo che la migliore sia la terza perchè ci permette di fare ancora più pubblicità facendo conoscere il nostro sito e in più, cosa veramente importante, sottolinea come NOI siamo liberi di non credere e non vogliamo imporlo a nessuno, cosa che invece fanno i religiosi.

MetaLocX

Però… quasi quasi come slogan avremmo potuto usare…

L’epidemia di Aids “non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi”

Firmato: Papa B16

Dai, scherzo, spero che B16 non se la prenda…

Francesca

Purtroppo mi sembra che siano tutti molto inefficaci per il target a cui sono rivolti.

Il ‘meno peggio’ è ovviamente l’aforisma di Schopenhauer, che almeno sprona a riflettere quelli che già si stanno ponendo dei dubbi, senza provocare inutilmente; ed inoltre è FIRMATO (si sà, a queste cose si fa caso!)!

G. Soriano

Io voto per entrambi:
O si pensa o si crede (Arthur Schopenhauer)
UAAR – Liberi di non credere
Da applicare rispettivamente su due o più autobus anche nella stessa città.

Davide C.

il secondo è bruttissimo!
meglio il primo firmato con il terzo, che potrebbe diventare lo slogan permanete dell’UAAR

Mastro Titta

daccordissimo: meglio la frase di Schoponenhauer con al di sotto la firma “UAAR – liberi di non credere”.
Ed effettivamente “liberi di non credere” è perfetta slogan per tutte le campagne UAAR: è corto ed essenziale.
Il mio voto:

Grasetto: “O si pensa o si crede (Arthur Schopenhauer)”

e in basso, senza grassetto, un po’ piu’ piccolo: “UAAR – liberi di non credere”

Davide C. scrive:
“meglio il primo firmato con il terzo, che potrebbe diventare lo slogan permanete dell’UAAR”

Leonzio da decimo

L’idea m’è venuta adesso:

Ve la ricordate la prima campagna elettorale del berlusca? tanti bambini (uno per manifesto), sotto a ognuno l’anonima scritta ‘Fozza Itaia’.

Un anonimo, enorme “Non credo…”, e in piccolo il link all’UAAR.

Avendolo fatto da subito, sarebbe esplosa una polemica a tempo ritardato.

giorgio dal friuli

meglio il primo con la firma ( Arthur Schopenhauer )

firmato con il terzo!

speriamo in bene.

mandi

alberto tadini

ho votato per UAAR – liberi di non credere.

penso che possa diventare lo slogan definitivo per l’uaar.

una domanda, forse cretina: ma poi sulla pubblicità si spiega l’acronimo uaar?

continuo con un OT:
ieri ho ricevuto dalla Gran Bretagna le magliette dell’ateobus di lassù.
belle
la stessa frase in italiano (probabilmente dio…ecc ecc) potrebbe essere stampata su magliette…
potrebbe anche essere una forma di finanziamento per l’uaar.
dico una stupidata?

fab

Resto favorevole a quello della finanziaria, ma anch’io apprezzerei che venisse firmato con “UAAR – Liberi di non credere”.

Ipazia

Condivido l’idea sopra espressa: il primo firmato con il terzo mi pare un’ottimo compromesso che non dimentica l’importanza di farci conoscere.
Quindi:

O SI PENSA O SI CREDE (Arthur Schopenhauer)
http://www.uaar.it -Liberi di non credere

Manlio Padovan

Certamente, per me, l’affermazione di Schopenhauer: “O si pensa o si crede”.
Anch’io vedo con favore l’accoppiamento al: “UAAR: liberi di non credere”.

Bruno Gualerzi

Il primo firmato col terzo.
“O SI PENSA O SI CREDE” (Schopenhauer)
UAAR – liberi di non credere.
Preparati fin da adesso a sostenere un attacco ‘teologico’, cercando il più possibile di tenere ‘alto’ il confronto, rifiutando di rispondere alle provocazioni. E non si tratterebbe, come si può oensare, di un dibattito accademico tra intellettuali, ma del tentativo di far breccia in una mentalità in cui si possono riconoscere tutti e quindi che può invitare tutti alla riflessione.
E in questo senso – dopo tante discussioni in merito – lo slogan, ‘questo’ slogan, andrebbe bene proprio come slogan, cioè rivolto a tutti, e non un invito a partecipare ad un congresso filosofico.

c.j.

a rifletterci su m’e’ venuta un’idea (un po tardi ma la sparo lo stesso)

UAAR: UNIONE DEGLI ATEI E DEGLI AGNOSTICI RAZIONALISTI

punto.

Qualunque cosa sarebbe provocatoria, e rigetterebbero di tutto. Invece la sigla vera e propria della uaar invita la gente a conoscere l’associazione, il sito ed il pensiero.

…e come potrebbero mai vietare qualcosa che è già esistente e legale? Non sarebbe possibile vietare la promozione di un sito internet (aperto a tutti) per cui l’Uaar non farebbe altro in questo caso che invitare la gente a confrontarsi con il pensiero laico, cercando di attrarre la curiosità della gente sull’ateismo.

…ma forse mi sbaglio… (pero’ lo sapete anche voi che negli altri paesi stanno molto più avanti quindi non devono partire dalla base!)

Aldo

io sarei per l’abbinamento del 1^ e 3^, come già proposto da altri

Aldo

preciso meglio:
“O SI PENSA O SI CREDE” (Schopenhauer)
UAAR – liberi di non credere.
ho notato che il sondaggio presenta le proposte in un ordine diverso dal testo dell’articolo, e questo potrebbe creare confusione

rododentro

Sono tutti e tre molto validi, ma data l’ attuale situazione economica, per cui la gente si preoccupa più di tirare a campare che pregare, il secondo sia al momento più adeguato e sia motivo di profonda riflessione,

Luca

O si pensa o si crede.

Perché é il migliore: poterlo “firmare” con un grande nome da automaticamente autorevolezza, e conta molto per la massa drogata di nomi e miti.
Inoltre, trasmette il messaggio fondamentale: la fede deriva da ignoranza culturale e intellettuale, e va sconfitta con il sapere, prima che con la “forza”.

Ovviamente, concordo con il firmarlo, in basso a destra, con “UAAR, liberi di non credere”.

Spero vivamente verrà scelta questa soluzione finale, perché sarebbe la più incisiva e ben studiata.

e pur si muore

Mi associo a chi già si è espresso in questo modo

Prima e terza insieme
O si pensa o si crede (Artur Schopenauer)
http://www.uaar.it Liberi di non credere

l’acronimo UAAR da solo non è chiaro. http://www.uaar.it fa almeno capire che c’è un sito da visitare

GIORGIOROCK

il primo slogan è il più autorevole;
il secondo fa leva sul portafoglio;
il terzo il più semplice e immediato.
Tutto sommato opto per il primo.

vitus

il primo o il secondo – poi, come firma, “UAAR – Liberi di non credere”
Il terzo slogan come firma ci sta proprio bene ed è pubblicità per noi

Rossella

il PRIMO è troppo lungo per entrare facilmente nella mente del lettore: “Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!”

il SECONDO è provocatorio e potrebbe avere reazioni troppo negative da parte dei religiosi. essi potrebbero pensare che noi ci sentiamo superiori a loro, e non è un bel approccio nei mezzi di comunicazione: “O si pensa o si crede (Arthur Schopenhauer)”

il TERZO è il migliore, in quanto parla del senso di libertà (che riguarda tutti), e non c’è nessun attacco nei confronti dei religiosi. quindi per loro sarebbe il più accettabile, il più semplice da ricordare nelle loro menti: “UAAR – Liberi di non credere”

Reela

Anch’io sono per Schopenhauer e per la firma con Uaar liberi di non credere; però trovo che la “firma” si presti troppo alla risposta “e noi liberi di credere” che sminuirebbe tutto ciò che abbiamo fatto (soprattutto perchè apparirà su tutti i giornali).
Quindi la cambierei in qualcosa del tipo: “uaar – liberi di credere e non credere” o “liberi di credere o no” o qualsiasi altra idea vi possa venire.

E’ solo un’osservazione ma mi sembrava doveroso farla.

Magar

UAAR – Liberi di non credere.

Quello di Schopenhauer è terribile, verrebbe letto come “tutti i credenti sono cretini”, e noi faremmo la figura degli arroganti aggressivi, IMHO. La maggior parte dei laici non capirebbe quello slogan, e ci tratterebbe come “la frangia integralista dell’ateismo”, paragonabile ai catto-pasdaran, da cui prendere le distanze.

Uno slogan si deve spiegare da solo, non deve avere bisogno dell’accompagnatore che ne suggerisca la giusta lettura.

béal feirste

Apprezzo ovviamente la frase di Schopenhauer: “O si pensa o si crede” ha tutte le potenzialità per entrare nella mente della gente al pari di frasi come “Meglio tardi che mai” o “Chi tace acconsente”.
E’ evidente per chi mastica un po’ di filosofia l’assurdità nel paragonare Schopenhauer a queste banali frasi fatte, ma credo che per il grande pubblico (che conosce la filosofia quanto il papa conosce l’anatomia femminile) la firma di Schopenhauer conti purtroppo meno della musicalità dei versi.

Alla luce di questo apprezzo l’idea di tirare in ballo Zeus (ma non è piaciuta a nessuno, finora?). Ho letto su Libero le lettere di alcuni lettori che accusavano l’UAAR di avere il coraggio di prendersela con Dio ma non con Allah. E’ evidente che nella mentalità comune, che evidente confonde nomi comuni con nomi propri, Dio è solo quello cristiano.
Citare Zeus darebbe forse un’idea di non essere solo anti-cristiani, e per chi non dovesse cogliere il senso della frase, poco male: perle ai porci.

dasmi

il primo ( Arthur Schopenhauer ) con la firma

la firma che sia il terzo!

Franco 49

Mi sembra quasi perfetto:

messaggio: O si pensa o si crede
autore: (Arthur Schopenhauer)

firma: UAAR – liberi di non credere

sotto più piccolo
per esteso: UAAR: UNIONE ATEI e AGNOSTICI RAZIONALISTI – http://www.uaar.it

Matteo

e se fosse il primo legato al secondo lggermente modificato?

tipo:
O SI PENSA O SI CREDE (Arthur Schopenhauer)
UAAR- Liberi di pensare

Stefano Guidi

Sul secondo slogan mi sono già espresso in mail list: lo ritengo concettualmente errato e equivocabile.

Sul primo: trovo deprimente che non si sia stati tra tutti in grado di mettere assieme uno slogan nuovo, originale e che si ricorra ad un concetto, sia pur corretto, che è stato scritto decenni or sono.

Ma dato che questa è stata la scelta, concordo quanto meno sull’opportunità di unire il primo ed il terzo, come è stato proposto.

Nemo

L’idea di far scegliere alla “base” degli iscritti UAAR è lodevole, ma nella scelta di uno slogan da apporre su un manifesto potrebbero valere altre considerazioni che sfuggono all’uomo comune, per di più “di parte”, perché parte della base. Un esperto di comunicazione, o meglio un gruppo di esperti di comunicazione, iscritti UAAR, secondo me dovrebbero avere la parola finale.

Ho come un presentimento che la frase di Schopenhauer genererebbe reazioni a una provocazione divergente dallo scopo dei manifesti. Quanto a quella sulla finanziaria, sembra che tutto sia buttato unicamente sui soldi, anche qui, insomma, si diverge dallo scopo dell’associazione nonché dal pensiero di chi ci sta dentro (sfugge cioè tutta la parte intellettuale, si riduce tutto a una critica della chiesa). “Liberi di non credere” già va meglio secondo me, ma è al terzo posto.

Quanto a me, io ho votato per la traduzione del manifesto dell’iniziativa originale appoggiata da Dawkins in UK. Avremmo avuto anche una ragione in più in caso di problemi: ciò che è stato consentito all’estero, in altri paesi UE, viene negato in Italia.

ciao

Nemo

Aggiungo inoltre che quel sondaggio era aperto a tutti. Chiunque, anche un non-membro dell’associazione poteva votarlo, anche un cattolico, per dire. Per cui ha davvero senso? Tutti gli agnostici e gli atei possono riconoscersi? Non mi sembra un sondaggio proprio scientifico, per un’associazione che si definisce “razionalista”. Ribadisco l’idea di affidare la decisione finale a un gruppo di esperti e solo dopo sottoporla agli utenti, magari.

Nicola Ulivieri

Il primo lo trovo assolutamente errato. Il contrario di credere è SAPERE non PENSARE!
Dire di pensare non risolve nulla. Pensano anche i cretini ma mica per questo hanno delle ragioni da discutere.
C’ho ripensato anche sul secondo perchè non credere NON è gratis! Paghiamo ugualmente l’8×1000 anche noi atei!
Infatti avevo proposto la scritta “Perchè gli atei devono pagare l’8×1000?” che però non ha avuto successo vedo.
Cambio quindi scelta e voto la 3a, che però dovrebbe finire con “in Dio”. Cioè
“UAAR: liberi di non credere in Dio”. Altrimenti chi non conosce l’UAAR può pensare che siamo gente che non crede…a che? alla politica? Dipenderebbe dal contesto in cui il bus circola, contesto che non farebbe capire di che si parla. Quindi lo ritengo fondamentale. Uno spot non deve essere ambiguo.

TalebAteo

Mi associo a chi esclude il secondo slogan e promuove il primo firmato dal terzo.

Pur essendo portato a buttarla sul pratico (i soldi ed i privilegi dei preti), sento che il secondo slogan e’ piu’ adatto ad accompagnare una specifica campagna contro la truffa dell’8×1000 che per far conoscere un’associazione filosofica che promuove l’alternativa laica e l’indipendenza dal clero e dalle superstizioni varie.

Tuttavia non e’ stato un processo privo di tormento: concordo con la sensazione di saccente assolutismo contenuta nella frase di Schopenhauer , ma in fondo in itaGlia o vai muro contro muro o il muro lo costruiscono lo stesso, senza permesso (e magari condonano).

Rilevo anche che forse non sarebbe blasfemo apportare una piccola correzione alla firma, alla luce del suggerimento di Reela, senza interpretare troppo rigidamente il “regolamento” di questo concorso d’idee interno. E’ vero che “Liberi di non credere” e’ tiepido e suscita la reazione “e chi se ne frega” da parte dei convinti. Allora perche’ non aggiungere “e di dirlo senza censure”, per puntare ancora una volta sulla vergogna itaGliana della censura?

💡

[size=18][b]O si pensa o si crede (Artur Schopenauer)[/b][/size]

http://www.uaar.it – Liberi di non credere, e di dirlo senza censure!

con una bella grafica potrebbe servire allo scopo: dire a chi ha la stessa idea che non e’ solo.

anticristo

questa iniziativa già non troppo elegante è diventata una fogna a cielo aperto, se questo è il nostro meglio allora vado a farmi prete!

Magar

TalebAteo, secondo me però in quel modo gli atei e agnostici razionalisti si auto-marginalizzano e si chiudono in un angolo. Contro i muri bisogna far Breccia ( 🙂 ), non costruirseli addosso da soli.

Spero naturalmente di sbagliarmi, e di essere cattivo profeta, ma vedo tanto autolesionismo in una simile strategia.

ignazio

Ho votato quello che è terzo; perché credo che la questione religiosa rientri sempre nella sfera delle libertà individuali è ed pertanto una questione di libertà di espressione dichiarasi ateo, agnostico razionalista ecc. senza che alcuno abbia ad … offendersi ed impedire di fatto la libertà di espressione e di pensiero.
Naturalmente lo confermo, ma non mi dispiacerebbe nemmeno il primo.

raffaele (..non carcano)

continuerò a sostenere SOLO slogano che non toccano il sentimeno clericale, unica oissibilità di scolto, quindi:

UAAR – Liberi di non credere

(la frase di Schopenhauer dice che chi crede non pensa..vedete voi; la seconda la ritengo illogica e non comprensibile)

Fucsia

* Proposta all’Uaar, che in tanti hanno già fatto *

Premessa:io sono favorevole al terzo:
-UAAR_ liberi di non credere-

E contrarissima al primo:
-O si pensa o si crede-

(per me è un’allusione spiacevole sulle facoltà mentali dei credenti e preferirei non provocare).

Il secondo niet.

Bene, facciamo un bel compromesso? Usate lo slogan che sembra sarà il favorito, quello di Schopenhauer, PERO’ aggiungete in calce la terza frase. Così:
_______________________________________________________
O si pensa o si crede (Arthur Schopenhauer)
UAAR_ liberi di non credere
_______________________________________________________

Bruno Gualerzi

@ Nicola Ulivieri
“O si pensa o si crede” pone in alternativa due modi di considerare la facoltà umana di disporre della ragione. Certo che i credenti ‘pensano’, ma – secondo il nostro modo di vedere – il ricorso alla ragione per il credente cessa quando si tratta di credere. L’obiezione classica che faranno (e per questo parlavo di prepararsi ad un attacco ‘teologico’) consisterà in ciò che viene sintetizzato nella frase latina (che ovviamente sarà ‘spiegata’ al volgo) “credo ut intelligam, intelligo ut credam”, per sostenere che proprio l’esercizio più autentico della razionalità non può che portare alla fede.
Non credo che sostituire PENSARE con SAPERE sia più corretto, non certo perché si farebbe un torto a Schopenhauer, ma perchéi credo che suoni ben più ambiguo in quanto verrebbe interpretato come altrettanto dogmatico del CREDERE. Il libero pensatore non rinuncerà mai al pensare di fronte alle conoscenze sempre necessariamente relative che il pensiero gli permetterà di conseguire. Lo so che tu intendevi altro con questa sostituzione (il credere non porterà mai a nessun sapere), ma le sole conoscenze su cui contare sono quelle rese possibili dall’uso corretto del pensiero.

pling

UAAR – Liberi di non credere

d’accordo con quanti propongono che questo diventi lo slogan permanente del’UAAR, abbinato o meno ad altri

Fucsia

@Anticristo: nooo! Se proprio devi farti prete vai come infiltrato. Cerca di raggiungere le alte sfere e sabotali, oppure diventa papa.

darik

insisto ancora:

“liberi di pensare – liberi di non credere e liberi di poterlo dire”

non riesco a pensare a qualcosa di meglio…

darik

Silvia

Io ho votato per il terzo, ma anche l’idea di associare primo e terzo mi sembra buona

federica

anche io sono d’accordo con chi propone primo e terzo insieme.
Lo slogan “liberi di non credere” ci sta molto bene e sarebbe bello usarlo come firma anche per altre iniziative, come già proposto da qualcuno.

ciao

GiorgioK

Io credo che allontanandoci dallo slogan originale inglese andiamo a impegolarci in altre grane (come è successo con il primo tentativo).

In subordine voto per l’accoppiata 1° e 3°.

SalMessinaSbattezzato

Dio: tanti ne parlano, molti lo negano. Nessuno lo ha visto! Per ora hanno ragione gli atei.

Oppure: “BusAteo con posti rigorosamente riservati agli atei”.

Oppure:”Grazie a dio usiamo un bus riservato agli atei”.

Ciao

Giona sbattezzato

Rammento – mi permetto – di aggiungere “www.uaar.it”

Aleramo

Mi associo ad Arcturus, specialmente per quanto riguarda il primo slogan, inutilmente irritante e provocatorio:
“sentenza che non esprime assolutamente nulla, se non disprezzo, arroganza e presunzione; vale a dire tutti i sentimenti tipici dei credenti”
Resta il terzo, che però rimane piuttosto povero e non dice quasi niente.
Meglio allora la scritta inglese tradotta – almeno si collega a un movimento mondiale.
Ma sono deluso dai risultati del sondaggio.

Mr.Hubble

Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!

Sol Accursio

Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!

però va assolutamente tolta la virgola, perchè “non crederci VIRGOLA, è gratis” sembra un imperativo: “tu, non crederci, che così risparmierai soldi”
tanta gente ha poca cultura, è meglio non rischiare di confondere qualcuno….

Bruno Gualerzi

A proposito – non tanto di questo intervento di Oreste, non si sa mai se provocatorio o no – ma di altri commenti che accusano certe scelte di intellettualismo… ho frainteso oppure ho sentito Raffaele Carcano, eletto mi pare presidente di UAAR, parlare, in occasione della presentazione del suo libro a Bari, di ‘associazione filosofica’?
Ma perché si ritiene che certi argomenti non siano alla portata della cosiddetta ‘gente comune’? Avete mai discusso con dei credenti, quale che sia il loro grado di cultura, su cosa si basa la loro fede? Pensate davvero che non capiscano cosa si intende dire usando la frase di Schopenhauer o altre analoghe?

Luigi Riboldi

Non so come, ma ho la sensazione che se su un autobus apparisse la frase di Schopenhauer, qualcuno esporrebbe querela dicendo che questa frase implica che chi crede è un imbecille.
Voi che ne pensate?

Giant83

Anch’io sono per Shopenauer firmato dal terzo slogan… anche se non sarebbe male l’idea di Matteo… ovvero collegare i due slogan trasformando la seconda parte:

O SI PENSA O SI CREDE (A. Shopenauer)

http://www.uaar.it – Liberi di pensare

Fiorenzo

Contrastare il processo di privatizzazione e mercificazione dei Beni Comuni, a cominciare dall’Acqua, è una delle battaglie decisive di quest’epoca, una battaglia non ideologica ma di civiltà. Alla vigilia del forum mondiale sull’Acqua che si è aperto oggi a Istanbul, Emilio Molinari è intervenuto sul tema nel corso di un convegno svoltosi all’Università Statale di Milano. QUESTI SONO I PROBLEMI REALI. RIMBOCCHIMOCI LE MANICHE PER IL FUTURO LE MANI SERVIRANNO PIù CHE LA LINGUA.

giovanni mainetto

L’abbinata giusta è la 2-nda e la 3-rza, come ho già detto altrove:
——————————–
UAAR: italiani liberi di non credere,
obbligati a finanziare la Chiesa Cattolica
——————————–
Il 1-mo e’ offensivo dei credenti.
Il 2-ndo e’ difficile da capire
il 3-rzo è carino, ma poco incisivo

La sintesi che propongo mi sembra la piu’ corretta.
saluti. gm

MARCATEO

Avevo votato quella di Zeuss, ma non è uscita. Mi adeguo e voterò anch’io per Schopenauer. No, la seconda no, ragazzi, non facciamo cazzate. A metterla sui soldi ci daranno dei materialisti ancor + di quello ce già siamo…

Otto Permille

Personalemente il primo e il terzo insieme. Però il primo andrebbe forse abbreviato. L’effetto potrebbe essere. “La fede ti costa una finanziaria all’anno. UAAR – Liberi di non credere.” Per quanto riguarda il moto “O si pensa o si crede” pare eccessivamente intellettualistico e anche difficile da capire. Anche perché pare sia vero il contrario: chi si strizza troppo il cervello, come Pascal o Kierkegaard, rischia di diventare poi un fanatico sostenitore della fede come unica strada verso la verità.

El condor pasa

Come nella prima tornata, ho votato per il 3°: UAAR – Liberi di non credere. Ne farei anche degli adesivi da vendere su questo sito.
-Il 2°: ghiotto per noi, ma non sarebbe efficace perchè la stragrande maggioranza della popolazione non conosce il meccanismo truffaldino dell’8×1000 oltre tutte le altre concessioni economiche istituzionali elargiti “allegramente” alla chiesa.
-Il 1°: attenzione! Sarebbe devastante, Schopenhauer o non Schopenhauer, è uno slogan che offenderebbe i credenti (se lo fossi mi offenderei anch’io). Solleverebbe critica ed antipatia. Noi abbiamo bisogno di consenso e di simpatia. Ve lo dice uno profondamente anticlericale, felicemente sbattezzato & scomunicato 🙂

Nemo

Aggiungo un altra considerazione su Schopenhauer: troppo intellettuale la sua frase. Se nomini Schopenhauer a qualcuno oggi, che puntualmente non ha letto nulla di Schopenhauer, ma che ha sentito il suo nome, la prima cosa che ti dirà sarà: “ah, il pessimista”. Purtroppo associare quella sua frase al motto UAAR lo trovo molto sbagliato anche per questa ragione, le persone inizierebbero con la tiritera “l’ateismo e l’agnosticismo portano al pessimismo” e cose di questo genere. Mi sembra veramente fuori luogo.

Bruno Gualerzi

Ai tanti che ritengono ‘o si pensa o si crede’ troppo ‘intellettualistico’, chiedo di quale natura secondo loro dovrebbe essere il consenso che si va cercando. Chi ritiene un’espressione del genere incomprensibile (io non credo siano poi molti), scusate, ma allora è meglio che non aderisca a UAAR. Chi per altro verso si sentisse solo offeso e non stimolato a rifletterci sopra, magari per contestarla, ma accettando il confronto… idem come sopra.

Amos

Io ho votato il primo perchè penso che inserire il nome di un grande filosofo possa attirare l’attenzione, ma non si potrebbe anche aggiungere sotto UAAR.IT?

Magar

Io, al contrario, ritengo che l’aforisma di Schopenhauer (il quale notoriamente non era un gran comunicatore, peraltro 🙂 ) sia troppo poco “intellettualistico”, nel senso che, lapidario com’è, non rende giustizia alla nostra vera posizione, ben meno brutale e manichea.

Pensate davvero che non capiscano cosa si intende dire usando la frase di Schopenhauer o altre analoghe?
Assolutamente la maggioranza dei credenti non lo capirebbe. Lo interpreterebbe come “chiunque creda in Dio non pensa mai“, anziché come “credere per fede equivale a smettere, in quel momento, di pensare”. È la lettura più facile e più spontanea. E media e politici amici del Vaticano aiuterebbero questa interpretazione.
Già il primo slogan era riuscito a scatenare letture ostili a cui io non avrei mai pensato. Figuriamoci questo, che è pure ambiguo.

Fiorenzo

Che campagna cretina, non ci accorgiamo che sta gente cerca il solito cafone per scroccargli dei soldi. Si vuole uscire dalla padella per finire nella brace?
Uno slogan che ritengo tra i più cretini di tutti:Dio: tanti ne parlano, molti lo negano. Nessuno lo ha visto! Per ora hanno ragione gli atei, i morti sul lavoro ci sono, nessuno ne parla, sperperi tutti li negano, incompetenti sono solo gli altri. Basta con sti perdi tempo buttiamo nel cesso la chiesa e questi presunti atei. Non servono nessuno dei due.

giax

secondo me la frase di schopenhauer sarà un boomerang colossale. Sarà la riprova per tutti che siamo “i soliti anticlericali che sanno solo offendere”. Potremmo addirittura riuscire a giustificare la censura del primo slogan.
Per il bene di questa fantastica associazione che è l’uaar e per la buona riuscita di questa splendida iniziativa che sono gli ateobus, pensateci bene.

io ho votato la terza (uaar, liberi di non credere)

E, tra parentesi, non dico di far decidere lo spot a un esperto di pubblicità, ma magari chiedergli un parere potrebbe essere un’ottima scelta. Alla fine però la decisione deve essere comunque nostra.

Red Passion

La prima frase è “O si pensa o si crede” ed è un po’ provocatoria, come è giusto che debba essere. Qualche sasso bisognerà pur tirarlo nello stagno per vedere come si muove l’acqua!
la terza, “UAAR – liberi di non credere” non è uno slogan efficace ma una bella firma. Anche perchè metterla da sola rischierebbe di provocare reazioni di rigetto del tipo: ” ecco che arrivano anche loro a dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato, non bastavano già le solite religioni e sette di ogni tipo?”
Lo slogan n. 2 “Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!” è da ragioniere, anche se dice una verità scomoda alla chiesa.
La mia proposta è:
1. come già avanzato da molti la frase di Schopenhauer con la terza come firma
2. nel periodo della dichiarazione dei redditi, la seconda con la terza sempre come firma

luca trentini

Parafrasando la frase di Schopenhauer, direi “Meglio senzienti che credenti”.

Concordo comunque con l’idea della prima frase insieme alla terza (come firma).

Fiorenzo

Ma chi crede a ste coglionate.

20,5% O si pensa o si crede (Arthur Schopenhauer), ridicola affermazione
1)L’uomo è l’unico animale che provoca sofferenza agli altri senza altro scopo che la sofferenza come tale _Arthur Schopenhauer
2)Ogni giubilo eccessivo nasce sempre dall’illusione di aver trovato nella vita qualcosa che è impossibile trovarvi, e cioè la pacificazione definitiva del tormento” _Arthur Schopenhauer
3)“Nella monogamia l’uomo ha troppo sul momento e troppo poco nel tempo; per al donna è il contrario” QUESTA DEFINIZIONE è LA PIU CRETINA di _Arthur Schopenhauer
se volete continuo, per me siete ridicoli

18,5% Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!
16,5% UAAR – Liberi di non credere
13% La cattiva notizia è che Zeus non esiste. Quella buona, è che di Zeus puoi dirlo.
11% Un uomo senza Dio è come un pesce senza bicicletta
10,5% Probabilmente non esiste alcun dio. Per cui smettila di preoccuparti e vivi la tua vita. Probabilmente non avete certezza, questa un’altra cretinata
5% La cattiva notizia è che non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno.
3% Dio: tanti ne parlano, molti lo negano. Nessuno lo ha visto! Per ora hanno ragione gli atei.
2% Dio: onnipotente, onnipresente, onnisciente, eppure così timido! Noi occidentali così ricchi così pieni di boria no facciamo lo stesso con i paesi del sud del mondo? un’altra cretinata
I primi tre sono stati ammessi alla seconda tornata: i navigatori del sito possono pertanto votare per uno di essi da questo momento fino alle ore 24 del 23 marzo. Al termine della consultazione lo slogan più votato sarà proposto alle concessionarie della pubblicità sugli autobus.

Che campagna cretina, non ci accorgiamo che sta gente cerca il solito cafone per scroccargli dei soldi. Si vuole uscire dalla padella per finire nella brace?
Uno slogan che ritengo tra i più cretini di tutti:Dio: tanti ne parlano, molti lo negano. Nessuno lo ha visto! Per ora hanno ragione gli atei.
Allora? I morti sul lavoro ci sono, nessuno ne parla, gli sperperi tutti li negano, gli incompetenti sono solo gli altri. Basta con sti perdi tempo buttiamo nel cesso la chiesa e questi presunti atei. Non servono nessuno dei due.

G. Soriano

ATTENZIONE! Mi rivolgo anche ai responsabili UAAR. Siamo sicuri che la frase “O si pensa o si crede” sia di Schopenhauer? Per quanto ne so, è il titolo di una raccolta di citazioni di Schopenhauer fatta da Anacleto Verrecchia e pubblicata dalla BUR. La frase potrebbe essere di quest’ultimo, magari ispirata da un pensiero di Schopenhauer. L’importante è che si verifichi la fonte bibliografica originale; se qualcuno la conosce, la comunichi. Sarebbe una bella gaff per l’UAAR…

Fiorenzo

Mi piace quando questi illustri dottori, di chissà cosa, dicono;
“Probabilmente non siste nessun dio”
Ma voi non sareste gli illuminati, i dottori, la nuova generazione di sapienti che ci dovranno trasportare nelle limpide acque della saggezza, dovè questa saggezza che non vedo, dovè sta cultura che non trovo.
Mia nonna ha 90anni ottimamente portati, una delle sue piccole saggezze è questa:
“i gendarmi e i preti tengono tranquillo il popolo”.
E’ sotto gli occhi di tutti che siamo nella fogna, oggi più che mai con una valanga di cosidetti esperti, più che insegnarci, fanno crescere la fogna, oltretutto ben pagati.

Lorenzo Galoppini

1) UAAR – Liberi di non credere
2) Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!

La prima é forse la migliore. Non capisco le aspre critiche alla seconda perchè la butta sul lato economico e farebbe pensare che siamo attaccati ai soldi. E’ una faccenda che riguarda tutti, mica solo gli atei.
Concordo con chi dice che quella di Schopenhauer (sulla quale si può discutere a lungo, ma in effetti c’é del vero) potrebbe farci apparire presuntuosi e arroganti.

Fiorenzo

Campagna rottamazione

18,5% Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!
Ma voi non dite che probabilmente non esiste un dio?

I soli morti sul lavoro costa al contribuente 80.000miliardi di vecchie lire anno2008 e 1200 morti.
La prima volta che ho trattato l’argomento ” morti sul lavoro” era il 1992, da allora sono passato 17anni, i morti sono stati 20400 i miliardi facciamo il conto (50.000miliardi anno 1992) e via di seguito. altro che una finanziaria. Riflettete gente questi sono venditori di fumo, tale e quale i preti.

Fucsia

@Bruno Gualerzi: hanno censurato Pericle, figurati se si fanno scrupoli.

(Ricordi, qualche anno fa lo show di Paolo Rossi)

stefano

continuo a ritenere “io non credo in dio” l’unico accettabile.

piero

Senza dubbio la 1° + la 3° è la migliore, ma si rischia di essere ignorata dai più o peggio di non essere compresa.
Ho preferito votare per la 2°…. la capiranno tutti.

Riccardo

io voto la 1 (anche se l’avrei modificata un pochino)

sappiamo tutti quanto sia scarsa, scarsissima, la discussione pubblica sui danni che combina la chiesa; tutti in questo paese sembrano però essere ben disposti a parlare di politica e in particolare di economia. Per come la vedo io sono ben pochi a sapere quanto ci costa la fede privilegiata. Tentiamo almeno di renderlo noto a coloro che a dio poco ci pensano, che però si interessano di politica; e sono tanti, tantissimi.
L’obbiettivo che preme di più in questo periodaccio è sicuramente il rispetto della laicità e i costi della chiesa(che gravano su tutti noi indiscriminatamente) sono un’ottimo esempio di mancato rispetto di tale principio. Un eventuale curioso è portato ad approfondire il discorso e ad entrare in contatto con un’informazione laica, atea e perchè no anche anticlericale; è facile che il curioso venga quindi a conoscenza delle varie porcherie che i giornali/tg non riportano e unirsi alla nostra causa.

Servirebbe veramente il parere di un esperto(molto meglio se più di uno). Dal fare qualche supposizione al fare un’attenta analisi psicologica/sociologica/pubblicitaria ce ne corre. Un abisso. Lo dico perchè a me sembra buona anche la 2+3 ma chi è veramente in grado di predire quale sia l’efficacia di uno slogan pubblicitario se non un esperto?

Siamo razionalisti e proprio per questo dovremmo sapere che ciò che “sembra” buono ad una mente inesperta, spesso risulta pessimo ad una persona che ha studiato. Chiediamolo a chi ha studiato.

N2RT

“Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!”

Non mi sembra proprio corretta…. In realtà anche non crederci costa lo stesso.
Piuttosto sarebbe da scrivere “Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Anche se non credi”.

Inoltre, anche se mirato alle tasche tanto care agli italiani, si collega solo ad uno (o forse un paio) dei temi trattati dall’UAAR…..

luigi cervone

schopenhauer è preferibile, sia perché pone l’accento sulla insuperabile inconciliabilità del pensiero con la fede, sia perché non cataloga semplicisticamente l’ateismo come antagonista del solo dio cattolico. tuttavia, continuo a ritenere inopportuna la campagna pubblicitaria in materia spirituale

g.b.

O si pensa o si crede (Arthur Schopenhauer)
e sotto, in caratteri più piccoli
UAAR – Liberi di non credere

Penso anch’io che sia la soluzione migliore

watchdogs

io continuo a credere che qualche testimonial famoso anche tra chi fa parte del comitato UAAR con la frase sotto “non credo, e sono felice” sarebbe molto efficace

pino

QUESTO SLOGAN “Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis! ” COME HO GIA’ SCRITTO ALLA EMAIL DELLE CAMPAGNE PUBBLICITARIE, E’ TROPPO RIDUTTIVO: sembra proprio che siamo (come siamo) schiavi dei cattolici. Scrivere “credere in Dio….” con la D maiuscola, sembra ripreso dal catechismo del vaticano!!!!!!!!
Propongo che venga in ogni caso corretto con “Credere in un dio ci costa…..” : bisogna tra l’altro ricordare che alla greppia dell’8 per mille accedono diverse confessioni!!!!!!!! e, guarda caso, tutti a spese nostre!

Davide pisa

Di Shopenhauer preferisco “Le religioni sono come le lucciole,brillano solo nelle tenebre”..da anche uno spunto di reflessione ,altrimenti sceglierei quella di zeus;simpatica, diretta e polemica al punto giusto.

Magar

Sottoscrivo 10.000 volte la proposta di Watchdogs: “Non credo, e sono felice.”
Mi piace molto, è esattamente il tipo di “messaggio in bottiglia” che dovremmo affidare a questi spot.

P.S. Oreste, Gaetano Bresci era solo un volgare assassino…

Castorio Donatello

Dio creò il mondo in 7 giorni, poi è andato in ferie!!!
Dio è un latitante, lo cercano tutti, ma nn lo trova nessuno!!!
Esiste un solo Dio, si chiama Ronnie James Dio ex cantante dei Black Sabbath!!!
Sono un megalomane, mi ritengo cm Dio, ma siccome sn ateo ho una bassa considerazione di me stesso!!!

gl

anche negli ateobus l’italia si deve distinguere dal resto del mondo per pochezza, arroganza e cattivo gusto.
avete trasformato un colorato e cordiale invito a godersi la vita in una sequela di frasi banali tracimanti astio e disprezzo, annullato il dialogo e la riflessione in favore dello sfottò.

Contrario a certe ridicole talebanerie, direi che il mio supporto ad uaar finisce qui, rigirandovi una frase molto bella scritta da una simpatica ragazza inglese:
“There’s probably no God… now stop worrying and enjoy your life”

G. Soriano

Attenzione! Siamo sicuri che la frase “O si pensa si creda” sia veramente di Schopenhauer? Per quanto mi risulta è solo il titolo di un libro scritto da Anacleto Verrecchia composto di citazioni tratte da varie opere di Schopenhauer sulla religione (edizione BUR).
Sfogliando rapidamente i testi di Schopenhauer (tutti i più importanti) che possiedo non ho trovato da nessuna parte questa frase, che potrebbe essere stata coniata da Verrecchia stesso ispirandosi ad un aforisma di Schopenhauer presente in Parerga e Paralipomena:
“La filosofia, essendo una scienza, non ha assolutamente nulla a che fare con ciò che deve o può essere oggetto della fede, bensì soltanto con ciò che si può sapere.” (Della religione, 175 – Fede e sapere)

Naturalmente potrei sbagliarmi, nel caso, se qualcuno conosce la fonte bibliografica originale della frase “O si pensa o si crede” è bene la comunichi.
Cordiali saluti,
G. Soriano

Maxos

L’aforisma di Schopenhauer è INACCETTABILE, scioccamente offensivo e controproducente.

Un passo falso sciagurato.

Se passa quello mi cancello dall’uaar.

Magar

In effetti, chissà come mai, per gli ateobus comparsi a Londra o a Madrid i nostri omologhi stranieri non hanno scelto motti provocatori e/o confondibili con manifestazioni di disprezzo o di superiorità.

Bruno Gualerzi

@ Maxos – gl
Non vi pare di esagerare un tantino? La scelta, discussa e motivata di tanti che frequentano il blog, può certamente non essere approvata, ma al punto di uscire da UAAR per questo fa dubitare del perché vi avete aderito fino ad ora…
In quanto all’offensività dell’aforisma di Schopenhaur… ma non avete mai discusso con dei credenti in merito ai fondamenti della loro fede? Magari non sapevano nemmeno chi fosse Shopenhauer, ma, avendo a che fare con dei non credenti e accettando di discutere con loro, capivano benissimo cosa ci fosse in ballo, quanto a suo modo decisivo fosse interpretare le facoltà che si riconoscono al pensiero. Quindi porre in alternativa il pensare e il credere come tema centrale per chi si definisce ateo, agnostico, razionalista… se offende qualcuno, questo qualcuno si sentirebbe offeso anche al solo pensare che esistono degli atei. E a costoro, puntando sull’apertura di un dialogo serio, cosa vorreste proporre?
Comunque, ripeto, si può ovviamente non essere d’accordo, ma motivare questo disaccordo come fate voi… questo sì che potrebbe essere offensivo per tutti coloro che hanno votato Schopenhauer!

Magar

Bruno, il guaio è che l’aforisma, nella sua sbrigativa concisione, non fa esplicito riferimento all’alternativa tra la facoltà umana di credere per fede, e quella di pensare razionalmente: più semplicemente, può far pensare ad una brutale contrapposizione tra “persone credenti in Dio” e “persone che pensano”!

Ora, la maggior parte dei credenti è poco avvezza a discutere in merito ai fondamenti della propria fede, a discettare di Abelardo, S. Agostino e Kant, ad ascoltare le elucubrazioni papali su fides e ratio: costoro perciò, prima che alle facoltà della mente umana, penseranno alle tribù di esseri umani che concretamente popolano le loro città. Tanto più se a dirglielo sono i membri di una tribù diversa dalla loro.

Risultato: si sentiranno chiamati in causa come “non pensanti in quanto credenti”, si offenderanno, e ci tratteranno con freddezza. Anche quelli più secolari e laici.

P.S. Il fatto che il significato deteriore dell’aforisma lo leggiamo noi che siamo non-credenti la dice lunga su come potrebbero leggerlo i credenti…

Alfredo

Voto decisamente per il terzo
UAAR – Liberi di non credere
Mi sembra innanzi tutto la prima rivendicazione da portare avanti. Mi sembra che non possa essere considerata offensiva per nessuno in quanto non nega nessun pensiero ma rivendica un puro diritto
Non è una campagna contro la chiesa (qualunque) ma richiama un puro diritto di pensiero e pari dignità.
Non rivendica nessuna supremazia di pensiero
MI SEMBRA PERFETTO E DIFFICILMENTE ATTACCABILE

Bruno Gualerzi

@ Magar
Intanto apprezzo il modo del tuo dissenso. Resto comunque sempre del parere, per esperienza, che non si tratta di tirare in ballo Agostino, Abelardo, Kant e compagnia filosofica, e nemmeno le disquisizioni teologiche su fides e ratio, ma mi sembra che sia più offensivo ritenere che un credente – quale che sia il suo livello culturale – non sia in grado, ripeto, di capire benissimo il perché di questa alternativa, di cosa c’è in ballo, senza affatto sentirsi offeso. Dissenziente, naturalmente, ma perché offeso? Se lo è – come dicevo nell’altro post – su cosa si potrebbe dialogare senza ricorrere allo slogan ‘che fa colpo’… naturalmente per chi ritiene che è meglio puntare a far leva sul ragionamento.
Inoltre, se slogan doveva essere, proprio la concisione di questo caratterizza, a mio parere, come una sorta di motto molto espressivo, un’associazione come UAAR.
Il fatto poi che il significato deteriore dell’aforisma lo si legga noi.. scusa, ma non tieni conto che invece molti di noi, se non sbaglio in numero maggiore, la vedono in modo diverso. E ovvimente proprio in relazione al suo possibile impatto, perché è questo che è oggetto di discussione.

Arcturus

@ Bruno Gualerzi

la mia opinione l’ho già espressa, spero tu l’abbia letta. Capisco che tu sia estremamente affezionato alla tua idea (capita, soprattutto ai giovani), ma arrivare a scrivere di chi dissente: “questo fa dubitare del perché vi avete aderito fino ad ora…” è di PESSIMO GUSTO (scusa il maiuscolo) e un tantino arrogante. Sono ateo, seguo il forum UAAR perché mi interessa il dibattito sull’ateismo, e appoggerei iniziative di sano dialogo con la massa dei credenti (lasciando l’invettiva al solo scontro con gli intellettuali). Ho bocciato Schopenhauer proprio perché lo conosco, e anche molto bene (mi permetto di dire): lui e tanti altri sono certamente il patrimonio comune del pensiero ateo moderno, ma non possiamo pensare di sbandierarli ancora come “modello”. Ripeto, e poi tacerò: la frase “O si pensa o si crede” è solo una boutade, un gioco di parole provocatorio, senza fondamento logico ed epistemologico; ed è la battuta di un pensatore importante che fu però anche razzista, misogino, violento e maniaco depressivo. Scusate, ma proprio non mi rappresenta.

giax

io capisco benissimo cosa vuoi dire bruno, però secondo me bisogna tenere conto che, una volta che lo slogan sarà uscito, sarà alla mercè di una società che, di default, prenderà comunque le parti della mentalità cristiana (la sensibilità religiosa e tutte queste cavolate). Sappiamo in che società viviamo. Io ritengo che un discorso come il tuo, il tentativo di intavolare una discussione ed un confronto serio con la “parte religiosa” della società, possa essere fatto più in là, quando noi saremo “più forti”, per così dire. E anzi dovrà essere quello lo scopo dell’UAAR, secondo me.
Ma siamo ancora troppo deboli, e in troppi aspettano solo un passo falso di “quelli come noi” per schiacciarsi la testa sotto al piede, fintanto che siamo così piccoli.
Secondo me dovremmo sfruttare questa possibilità non tanto per polemizzare, quanto per farci conoscere, per farci apprezzare, per entrare nella conoscenza e nella vita della società italiana. Una volta che ci saremo radicati lì dentro, come una entità reale e presente, allora potremo discutere “alla pari” con chi vogliamo, senza paura che il nostro messaggio venga distorto da altri.
Se ci proviamo ora, secondo me daremo solo un’occasione a “chi ci vuole male” di allontanarci dalle persone, invece che di avvicinarci come dovremmo. Per il semplice fatto che non arriverà il nostro senso del messaggio (cioè quello vero), ma arriverà solo quello distorto da chi vuole etichettarci come “ingiuriosi e intolleranti”. E sappiamo benissimo come funziona la comunicazione in Italia.

Detto questo, terrei a precisare che non mi piace molto l’atteggiamento di chi, criticando (come me) la scelta del motto di schopenhauer, minaccia di andarsene dall’uaar. Mi sembra una cosa molto poco “razionalistica”.

Magar

No, il mio discorso era semplicemente: se persino alcuni atei l’hanno letto nel senso peggiore, vuoi che il credente medio non lo legga così?

Detto brutalmente: la mia esperienza mi dice invece che no, un essere umano medio non è in grado di percepire autonomamente, in una frase ambigua, la sottile differenza tra una critica al fideismo e un attacco ai fedeli, soprattutto la mattina alla fermata dell’autobus mentre ha fretta di andare al lavoro. Quindi lo slogan deve essere assolutamente inequivocabile.
Già bastano il “senso comune” e la propaganda avversaria a remare contro di noi: trovo illogico aggiungerci il carico di un aforisma dal significato dubbio.

P.S. Confesso che anch’io mi sentirei fortemente imbarazzato ad essere rappresentato da quegli spot. La loro carica involontariamente (spero…) aggressiva a 360° sarebbe molto distante da me. Troppo.

G. Soriano

Secondo me la frase “O si pensa o si crede” è da scartare sia perché non siamo sicuri se sia veramente di Schopenhauer, sia perché vagamente offensiva per i credenti. Va bene nei propri siti o blog, ma non su un autobus che fa notizia in tutta Italia e non solo.
UAAR: liberi di non credere
oppure
“Liberi di non credere”. http://www.uaar.it
sono più che sufficienti.

Bruno Gualerzi

@ G: Soriano
Premesso che il mio parere resta lo stesso, mi hai meso una grossa pulce nell’oracchio. Ammiratore di Schopenhauer, ho dato per buono, essendo del tutto plausibile, che la frase fosse espressamente sua. Personalmente non lo so… ma questo sì sarebbe un bel boomerang se si scoprisse – non importa se andrebbe bene anche per Schopenhauer – che invece è di un altro.
Qualcuno è in grado di garantire con sicurezza che l’ha scritta lui da qualche parte? Altrimenti (e forse sarebbe anche meglio comunque) non la matterei certo come ‘firma’.

Bruno Gualerzi

Mi correggo. Pensandoci meglio, proprio da lettore molto coinvolto di Schopenhauer, credo che questo aforisma, avrebbe potuto scriverlo certamente anche lui, ma non rispecchierebbe se non molto occasionalmente una concezione, la sua, che prende parecchie distanze dal pensiero proprio in quanto espressione di razionalità.
Quindi a maggior ragione concordo con chi toglierebbe il suo nome.

Raffaele Carcano

@ tutti
Ho inserito un’avvertenza a proposito dell’attribuzione a Schopenhauer

Opus Mei

Ho votato per il terzo (“UAAR – Liberi di non credere”), ma molto “per disperazione” … 🙁
Concordo con quanto hanno scritto Maybe, Magar ed altri: il primo (quello del “presunto Schopenauer”) è, nella sua brutale semplificazione, decisamente offensivo per i credenti ed è quindi un facilissimo boomerang. Per esempio, se io fossi un credente ribatterei: allora per voi anche Ignazio Marino è uno che “non pensa”? Se poi davvero risultasse NON essere di Schopenauer, la credibilità della UAAR finirebbe nella Fossa delle Marianne …
Il secondo, come è stato detto, “la butta sui soldi” e questo, oltre a non poter essere questione da spiegare in uno slogan, confonde decisamente due piani del discorso: se la CCAR non ricevesse un soldo dallo Stato ma continuasse a fomentare scelte politiche anticostituzionali e negatrici della libertà individuale, ci andrebbe bene? Ovviamente no: il problema dei “soldi” esiste ed è importante, ma non credo sia la ragione principale delle battaglie che gli atei italiani combattono.
Resta quindi il terzo, che quantomeno ha il vantaggio di “pubblicizzare” la UAAR e di farlo in modo più che dignitoso e rimarcando il tema basilare della libertà di scelta.
Mi spiace che l’equivalente dello slogan “internazionale” (“Probabilmente non esiste alcun dio …”) non abbia passato la prima selezione, perchè secondo me rimane il migliore di quelli che ho letto (a parte il raffinato anche se un pò troppo cerebrale “Se Dio esistesse, non bisognerebbe inventarlo”, che qualcuno postò tempo fa sul forum …).

crebs

Scusate se alcune delle cose che dirò possono sembrare banalità e non voglio tornare indietro nel discorso.
Qualunque sia lo slogan che sarà scelto, qualcuno potrà trovare motivi (anche validi) per contestarlo.
Per questo la prima cosa da fare è avere le idee chiare su cosa vogliamo ottenere con lo slogan (informare che esiste l’UAAR? Seminare qualche dubbio nei credenti? Far capire che gli atei non mangiano bambini, non sono tristi e hanno un’etica? Dire ai non credenti che non sono soli?Altro? Tutto questo contemporaneamente?
Fatta la scelta sarà utile ascoltare e consultare quegli iscritti o simpatizzanti che siano esperti del settore pubblicitario (sono stato uno dei primi a proporlo in un altro post, anche se avverto subito che non sono un esperto del settore).
La consultazione con gli esperti non deve essere pubblica.
Il buon risultato di una campagna informativa o pubblicitaria in genere dipende da chiarezza sull’ immagine che si vuole dare e sui risultati che si vorrebbero raggiungere.
Da queste scelte dipenderà lo o gli slogan da adottare.
Leggo alcune critiche su slogan troppo materialisti o troppo netti o che potrebbero essere interpretati negativamente; le critiche possono essere fondate.
E se proprio questa fosse la strada da seguire per raggiungere lo scopo?
In fondo ha forse dato migliori risultati la campagna ateobus NON realizzata che quella effettivamente partita.
Se mi serve un’impianto elettrico, io prima devo sapere a cosa mi serve, poi chiamare chi sa progettarli; se gli avrò comunicato cosa mi aspetto dall’impianto, l’esperto me lo farà conforme alle mie aspettative.

Franco 49

1) Per la conferma della autenticità di “O si pensa o si crede” perchè non chiedere direttamente il parere agli autori del libro omonimo Anacleto Verrecchia e Bettino Betti?
Se non lo sanno loro…

2) Anche solo “UAAR – liberi di non credere” seguito da
UAAR: UNIONE ATEI e AGNOSTICI RAZIONALISTI – http://www.uaar.it
può essere più che accettabile

Giona sbattezzato

A Bruno Gualerzi e Soriano, allora ricordavo bene!

Il 3 marzo quando ho proposto uno slogan, ho scritto che la frase non era di Schopenhauer e l’attribuivo a Verrecchia in quanto curatore del libro.

Ho sfogliato tutti i libri di Schopenhauer senza trovarla, non escludo che ci sia perché non è facile essere sicuri.
Ma se non è di Schopenhauer, probabilmente Verrecchia o chi per lui l’ha estrapolata da “Chi crede non è filosofo” e non a mio avviso dalla lunga frase che cita Soriano.

vittorio

Voto per il terzo: UAAR – liberi di non credere.

…….peccato per la bicicletta dei pesci ! !

El condor pasa

# Raffaele Carcano scrive:

@ tutti
Ho inserito un’avvertenza a proposito dell’attribuzione a Schopenhauer
————————–
Di Schopenhauer anni fa lessi soltanto uno scritto postumo, un trattatello e non v’è traccia dell’aforisma in questione. Magari rivolgiti ai pomposi saperi libreschi che scrivono su questo blog. Sia come sia, mi ripeto: Schopenhaur o non Schopenhauer lo slogan è offensivo. Si aprano le danze!

Aleramo

Sul web trovo questa frase attribuita a Schopenhauer:
“In the whole course of the events which I have indicated, you may always observe that faith and knowledge are related as the two scales of a balance; when one goes up, the other goes down.” from The Essays of Arthur Schopenhauer
“Fede e conoscenza sono come i due piatti di una bilancia: quando uno sale, l’altro scende”
Il senso è quello, e mi conferma che il nostro slogan possa essere una parafrasi operata dagli autori del libro.

valentina

salve. non vivo più in italia ma seguo con interesse la faccenda dei bus atei. anche se il termine per la proposta degli slogan è scaduto, mi piacerebbe contribuire con

GRAZIE A DIO SONO ATEO.

fatemi sapere se vi piace.

Francesco Paoletti

@ Arcturus

Dato che pensi che la “stagione atea sia molto immatura”, datti da fare per suggerire qualcosa di più maturo.
Così come poco costruttivo può apparire a te uno slogan proposto, può apparire altrettanto poco costruttivo agli altri lo starsene seduti a casa e criticare su un forum le cose che non ti vanno bene dopo che non hai fatto nulla per cambiarle o non avendo proposto nulla quando ti è stato chiesto di farlo.
Altrimenti passi per il classico “dissociato per partito preso” che sta pontificando, della cui categoria ne è pieno il mondo (l’Italia in particolare) ed in tutta sincerità non è che se ne senta il bisogno nell’UAAR.

Filippo

In effetti “O si pensa, o si crede” è un po’ offensivo. Molto più belli e adatti gli altri due slogan.

Infiltrato

IO PENSO QUINDI CREDO…
INTELLIGO UT CREDAM (S.Agostino)…..

TIE’!

Infiltrato

IO PENSO QUINDI CREDO
INTELLIGO UT CREDAM (S.Agostino)….

TIE’!

SalMessinaSbattezzato

1) – Grazie ai peccati della Chiesa cattolica oggi son ateo.
2) – Lasciate che i pargoli abbraccino l’ateo.
3) – L’ Ateismo è la mia religione.
4) – Il buon prete stupra i minori sapendo di stuprare.
5) – Grazie all’8×1000 la Chiesa risarcisce le vittime del prete stupratore.

Armin rex

Liberi di non credere
E’ IMHO il migliore dei tre, ma non è che mi entusiasmi, perchè è troppo blando.

Mi piacerebbe qualcosa di più cattivo, tipo:

no, io non credo, e allora?
no, io credo solo alla mia Colt
… e credi anche a Babbo Natale?
preti a lavorare
preti in miniera
preti al palo

Parliamo di preti, quindi per favore niente discorsi buonisti,
come hanno sempre fatto e fanno loro, OK?

Tschus 😉

Lorenzo Fatibene

A me Schope non piace (non tanto la frase dubbia in questione quanto proprio lui).
Comunque qualunque slogan verrà martoriato senza contraddittorio, quindi quasi quasi uno vale l’altro.

Ho votato per
Credere in Dio ci costa una finanziaria all’anno. Non crederci, è gratis!

anche se mi piaceva:
La cattiva notizia è che Zeus non esiste. Quella buona, è che di Zeus puoi dirlo

magari in una variante tipo:
La buona notizia è che Zeus non esiste. Quella cattiva, è che sei libero di dirlo solo di Zeus.

Oltretutto ben serializzabile quando avessimo un miliardo da spendere.
Ma non si può avere tutto.

Luca

Secondo me, vera o no la frase di Schopenhauer, il problema è uno e uno soltanto:

Qualunque slogan scelto, offensivo o meno, otterrà questi risultati:
-Sarà analizzato nel dettaglio in modo da poterlo contraddire con ogni mezzo possibile
-Verrà additato come offensivo, non reale, o quel che vogliamo, e demonizzato sui giornali nazionali
-NON VERRA’ CAPITO DAL CREDENTE MEDIO, che, come sappiamo, essendo in linea con la media nazionale, è ignorante (non in senso dispregiativo, è un dato di fatto, la popolazione italiana è mediamente ignorante e dalla cultura scarsa, con ancora più scarse capacità logiche e di dialogo).

Quindi, che fare?

Fregarsene delle reazioni possibili e scegliere quello che secondo NOI rappresenta la realtà.
Qual è la realtà?
Il credere è dato da ignoranza e superstizione, questo è un dato incontrovertibile.
Ho sempre sostenuto che la religione in mano a una persona colta faccia pochi danni, ma in mano alla massa ignorante è un’arma distruttiva.
Quindi bisogna dirlo, a costo di sembrare arroganti: se credete, è perché volete sopperire a una vostra debolezza, affidandovi a una favola e una superstizione per consolarvi e darvi forza (fittizia).

In conclusione: “O si pensa o si crede”, che sia di Schopenhauer o no, racchiude in una semplice frase breve questo pensiero.
Che diano degli arroganti, che diano degli snob, degli estremisti.
La realtà è sempre dura da accettare, non per altro i credenti la rifuggono in continuazione, ma prima o poi bisogna dirla, senza timori riverenziali.

Lorenzo Fatibene

Mi rendo conto che non si puo’ continuare a proporre nuovi slogan in eterno. Ma non resisto…liberi di ignorarlo, ovviamente :o)

Arrivano al punto di condannare bambini perché, dicono, sono stregoni
Uaar – Atei e agnostici contro ogni superstizione

(La frase “Arrivano al punto di condannare bambini della strada e anche i più anziani, perché, dicono, sono stregoni” è riportata virgolettata da Benedetto XVI)

Lorenzo Fatibene

Lasciatemi segnalare che “Liberi di non credere” otterrà l’unico effetto di essere derisi da qualche saccente a la Burttiglione che dirà “e chi ve lo impedisce?” e attaccherà la solita solfa del “piuttosto voi impedite a me di credere, voi ispirate alquaeda, i preti martiri nel mondo etc.”

Il punto non è che non siamo liberi di non credere ma che non siamo liberi di dirlo in pubblico.

Per quanto riguarda l’attribuzione a Schope della frase, sono d’accordo con Luca, può essere irrilevante. Anche se fosse di Schope io non lo scriverei.
Se devono criticare almeno si sforzino di cercarsi le fonti da sé.

g.b.

Ovviamente se l’affermazione non dovesse risalire direttamente ad Arthur Schopenhauer, lo slogan potrebbe rimanere ugualmente, omettendo il nome del filosofo

Magar

Non sono d’accordo con Luca, non è vero che tutti gli slogan sono uguali: uno aggressivo e spocchioso susciterà, naturalmente, reazioni ben peggiori rispetto a slogan cordiali e ottimisti (tipo quello inglese).

Luca

Magar, secondo me conviene passare un po’ più per “spocchiosi”, ma non vendersi, non accettare limitazioni e falsi buonismi.
La realtà è quella, noi la diciamo. Se non piace, non è colpa nostra, non siamo noi a scegliere la realtà, è essa stessa che esiste e si impone.

E poi, a livello “commerciale”, farebbe parlare molto di più uno slogan del genere, che uno buono e gentile. E, al momento, serve più che si senta pronunciare il nostro nome, le nostre idee, che passare per buoni e gentili.

giax

Io farei notare una cosa: se effettivamente la frase “o si pensa o si crede” non fosse di schopenhauer, mi sembra di capire che l’avrebbero votata molte meno persone, e forse addirittura non sarebbe nemmeno stata scelta tra le 10 finaliste. A questo punto, si potrebbe anche pensare a un ripescaggio tra le ultime scartate….

perchè dico questo? perchè io ho sempre detto che la migliore di tutte è “UAAR -liberi di credere” però effettivamente è forse un pò troppo blanda e, inoltre, mi piace l’idea di utilizzarla come “firma” dell’associazione. A questo punto mi sembra un’idea vincente (è chiaramente un’opinione personale) utilizzare la traduzione della frase in inglese (probabilmente blablabla…) con in firma UAAR – liberi di non credere.

Anche se la mia traduzione sarebbe:
Probabilmente non esiste alcun dio. Smettila di preoccuparti e vivi al meglio la tua vita.
(UAAR – liberi di non credere)

Magar

Beh, Luca, sentir pronunciare il nostro nome a fianco di giudizi di condanna, anche dal mondo laico, è masochismo puro.

Mai e poi mai dovremmo lasciarci dare degli “estremisti”: noi non siamo estremisti, siamo persone normali, che cercano pari rispetto con i loro concittadini credenti. Noi siamo “buoni e gentili”, negarlo significa negare la propria identità, e dare una mano alla propaganda vaticana che ci dipinge come mostri senza cuore e senza etica.
La campagna ateobus dovrebbe mostrare proprio la nostra vera natura, come ha fatto in Spagna o nel Regno Unito.

zagorba

io opto per la terza soluzione, perche’ credo che la cosa importante non sia offendere o cercare di convincere i credenti, ma fare conoscere la nostra associazione, cioe’ parlare a chi la pensa come noi, in modo di fare aumentare in modo considerevoli gli iscritti UAAR, per avere molta piu’ voce in capitolo.

avevo gia’ proposto questo slogan:
Dio esiste? Noi pensiamo di no,se anche tu la pensi cosi’ visita il nostro sito.
http://www.uaar.it(unione atei ed agnostici razionalisti)

Opus Mei

@Lorenzo Fatibene
che scrive “Il punto non è che non siamo liberi di non credere ma che non siamo liberi di dirlo in pubblico.”

Appunto.
La cosa “eversiva” è proprio che mettendo quello slogan lo diciamo in pubblico.

Poi, ripeto,per quel che mi riguarda ho votato quello slogan purtroppo solo come (a mio modo di vedere) “meno peggio” dei tre.

Raffaello il Bardo

la seconda, è quella che secondo me tocca di più la gente…quando cominci a parlare di soldi, la gente alza le orecchie

Bruno Gualerzi

@ Arcturus
Ho letto solo ora il tuo intervento delle 12.48 di ieri (non l’avevo visto prima, forse perchè in quarantena).
Alcune precisazioni e qualche replica. Una precisazione – che mi spiace un pò fare, lo ammetto – riguarda la mia ‘giovinezza’, perché essere scambiati giovani a 70 anni suonati, anche se non certo in senso elogiativo, non è comunque da disprezzare.
Venendo a cose più serie, non so se hai letto cosa hanno scritto alcuni che non concordavano con la scelta del (ormai improbabile, almeno in questa forma) Schopenhauer; se la mia replica è stata di ‘cattivo gusto’ è perché io, con tutti coloro che hanno scelto, MOTIVANDO, ‘O si pensa o si crede, siamo stati trattati come degli imbecilli sciagurati che non hanno capito niente: ora, se si arriva a questi estremi, per quanto aperta a tutte le opinioni, l’appartenenza comune a UAAR… questa sì che sarebbe di cattivo gusto. Certo, avrei dovuto dire più correttamente “o io (noi) o voi’, facendo il verso al presunto Schopenhauer…
E veniamo al filosofo tedesco. Non pretendo di conoscerlo bene (ho un modo non proprio ortodosso di accostarmi ai pensatori del passato, remoto e recente, come provo a spiegare altrove), ma certi aspetti del suo pensiero mi hanno sempre intrigato (e nel mio sito l’ho preso come punto di riferimento per tante riflessioni, che lo approvassi o meno), ma la scelta di “O si pensa o si crede” l’ho fatta indipendentemente che fosse o non fosse di Schopenhauer, cercando di spiegarne più volte in questo stesso post le ragioni… almeno nei riguardi di coloro che dissentivano senza insultare. Non sto a ripeterle qui perché ho già annoiato abbastanza. Se ti andrà le vedrai deisseminate un pò ovunque.
Ultima questione: il dialogo, anche se preferisco il termine confronto. Ritenendo l’aforisma semplice, inequivocabile, ma niente affatto offensivo per un credente medio (ammesso che l’espressione abbia un senso), mi sembrava – probabilente sbagliando, non c’è dubbio, ma rifacendomi a tante discussioni fatte con loro – sì una ‘provocazione’, ma in senso positivo, perché si va a toccare un punto chiave del dissenso. Dissenso, ci tengo a dirlo, non contrapposizione ‘muro contro muro’… anche perchè, proprio in questo blog chi ha la bontà di leggermi credo sappia quanto punti al confronto, e se mai molti mi hanno considerato un illuso proprio per questo.
Un saluto.

Antonio B. - Torino

Ero fuori Torino e leggo solo ora dei dubbi di Raffaele e di molti di voi circa la paternità di “o si pensa o si crede”. Poiché una rapida ricerca su Wikipedia e in giro per la rete non ha dato risultati, 10 minuti fa ho pensato di chiedere al Prof. Verrecchia, torinese come me e che conosco personalmente, come stavano le cose.
Ha confermato di essere lui l’autore del titolo e non Schopenhauer e che, per quanto lui possa sapere o ricordare, tale concetto espresso in forma così epigrafica non solo non si trova in qualche altro lavoro del filosofo tedesco ma nemmeno in altri pensatori antichi o moderni.
Direi quindi che il discorso formale dovrebbe essere chiuso.
Si aprirà adesso quello sostanziale: infatti io penso che proprio adesso viene il bello. Se qualcuno aveva scelto questa proposta abbagliato dalla paternità della medesima e non dal forte e nitido concetto in essa espresso, si sentirà a disagio. Per quello che può essere utile, non è il mio caso.
L’avevo scelta sin dalla prima tornata con grande convincimento (qualcuno ricorderà che ero stato piuttosto polemico con la altre proposte) ed ora, sapendo che è di Verrecchia e non di Schopenhauer, sono, se possibile, ancor più lieto, perché dall’alto dei cieli di un fuori quota come il pensatore tedesco è un po’ scesa tra di noi, così come essendosi avvicinata nel tempo, risulta meno “vecchia” e pomposa, ma, forse, persin più fresca.

C’è un problema, se la sceglieremo: agli eredi di Schopenhauer non avremmo dovuto pagare diritti di autore, ad Anacleto Verrecchia, alquanto pimpante nonostante non sia più giovanissimo, e lieto di questa cosa, occorrerà mandare almeno un mazzo di fiori con biglietto di ringraziamento (E’ uno sforzo compatibile con i magri bilanci UAAR?)

Bruno Gualerzi

@ Antonio B.
Mi togli un peso (piccolo, per carità). Anch’io ero prplesso sulla ‘firma’ di Schopenhauer, non tento perché non ero sicuro che fosse suo (l’h saputo dopo), ma per le stesse ragioni che avenzi tu.
“O si crede o si pensa”, posta così, come ho già avuto modo di dire, mi piacerebbe sì che avesse una ‘firma’… ma quella di UAAR! Ora è possibile.

Raffaele Carcano

Ringrazio Antonio, e ringrazio Giuliano che ci ha inviato privatamente l’informazione che cercavamo. Ho inserito un’avvertenza con la scritta: “la frase in questione sembra essere un’arbitraria semplificazione della frase citata a pagina 60: “Un essere personale avrebbe fatto il mondo: ciò si può certo credere, come ha insegnato l’esperienza, ma non pensare””.

ettorina

uaar:liberi di non credere scelgo questo slogan perchè è sintetico , preferirei che lo slogan inducesse a pensare maggiormente, ma se uno crede, non ragiona troppo, credere è come amare , quando uno apre gli occhi, non ama più

Tomas Rigoni

“Un uomo senza Dio è come un pesce senza bicicletta”

La trovo assolutamente fantastica! =D

Giona sbattezzato

AVVERTENZA DEL 22 MARZO: il curatore del libro ha confermato che la frase in questione non è di Schopenhauer.

Lo sapevo! Lo avevo detto gia’ il 3 marzo e ora mi gongolo vittorioso della mia conoscenza di Schopenhauer! Un specchio, presto! Devo ammirarmi!

Giona sbattezzato

Il fatto che la frase non sia di Schopenhauer e’ un grande vantaggio, se verra’ utilizzata:

– non ci fa fare l’errore dei credenti di affidarci al principio di autorita’;
– ci mette al riparo dalla critica allo slogan condotto attraverso la critica alla persona dell’autore, cosa facile dato che Schopenhauer era un po’ misantropo e misogino e imperfetto come ogni buon essere umano.

Giona sbattezzato

Aggiungo un vantaggio a quelli elencati poco sopra: chi come Arcturus non si sente rappresentato da Schopenhauer (che lo definisce addirittura un violento! Ma lo conosci davvero bene come dici?), chi come lui non lo vuole come modello, potra’ forse ripensarci e dare il proprio appoggio. Beh forse Arcturus in particolare no, che comunque ha detto che non ama la frase (lo sapevo che era di Verrecchia!! AHAH! L’ho detto il il 3 marzo!! (segue manifestazione di ego smisurato)), ma chi magari l’ha scartata perche’ di un autore per il quale non ha simpatia.

Luca

Concordo con chi dice che ora, non essendo la frase di Schopenhauer, può davvero diventare un motto originale della UAAR.
Altro motivo per cui andrebbe assolutamente scelta, usando come “firma”: U.A.A.R – Liberi di non credere

Arcturus

Non sono andato a controllare, ma credo che il “pettegolezzo” secondo il quale il bravo Arthur, in una crisi di misoginia, abbia fatto volare dalle scale la sua domestica a pedate non sia stata smentita dai biografi più recenti. Semmai correggetemi. Circa la mania depressiva, poi, è noto il suo isolamento pluriennale dal mondo. Una parola su Verrecchia (con tutto il rispetto): i suoi scritti su Schop. & Nietzsche, all’epoca, non incontrarono un gran favore da parte degli studiosi e non hanno avuto un gran seguito. Appiattiti sul piano del mero biograficismo (clamoroso fu il libro su Nietzsche), sono testi che insistono sull’opportunità di legare l’espressione del pensiero astratto alle vicende giornaliere del pensatore. Insomma, la faccenda è un po’ più complicata. Ma non è questo il punto. Come ho già scritto, anche indipendentemente dalla paternità del motto sentenzioso, giudico la frase “O si pensa o si crede” solo una boutade, un gioco di parole provocatorio, senza fondamento logico ed epistemologico. Vale a dire: in assoluto “pensare è credere” e “credere è pensare”, perché verbalizzare, dire, usare il logos per esprimere la propria conoscenza certa passa attraverso la fermezza che si ha rispetto a ciò in cui si crede (la strutturazione sovraindividuale del logos stesso, ad esempio). Se poi, in modo decisamente più relativo, la boutade deve essere interpretata solo nella versione: “o ci si affida alla Provvidenza o ci si affida alla Scienza”, OK, non ho obiezioni. Ma pensate che (con tutto il rispetto) il pastore sardo, la casalinga di Voghera e il bracciante lucano sappiano fare tali distinguo?

@ Bruno Gualerzi

complimenti per la giovane età!

Arcturus

Mi correggo: la traduzione migliore è quella di giax

Probabilmente non esiste alcun dio. [Perciò] smettila di preoccuparti e vivi al meglio la tua vita.

luigi cervone

…ci stavo riflettendo, sempre sulla linea del mio dissenso alla pubblicità in materia. se volete qualcosa di veramente incisivo, che possa indurre qualche mente più aperta a riflettere – maggiormente sull’ipocrisia della chiesa cattolica – ho un fumetto che realizzai con mio fratello molti anni fa, dal titolo pater noster, di sole tre pagine: se può interessarvi, fatemi sapere dove inviarvene una copia.

andrea cattania

Scelgo il terzo: “UAAR Liberi di non credere” perchè mi sembra semplice ma nello stesso tempo efficace, condivisibile da molti senza polemiche fuori luogo.

Andrea Cattania
Milano

Bruno Gualerzi

@ Arcturus
Molto acuta la tua interpretazione del ‘O si pensa o si crede’, e personalmente la condivido, ma questa lettura non la faranno certo né la casalinga di Voghera, nè il bracciante lucano ecc., mentre non sarà troppo difficile per chiunque abbia un minimo di cultura dare nella sostanza l’interpretazione cui accenni (‘O ci si affida alla Provvidenza o ci si affida alla Scienza’), magari, nella sua versione che tu giudichi una boutade ‘senza fondamento logico ed epistemologico’, più accessibile e meno sbilanciata in favore della scienza, e che non credo offensiva se non per chi si sentirebbe offeso al solo accenno all’ateismo. Piuttosto sarà da controbattere, come ho già detto in altro commento, la scesa in campo dei teologi, patentati o meno che siano.

Ho letto anch’io l’aneddoto del Schopenhauer, del grande reazionario Schopenhauer, che sbatte giù dalle scale una domestica che gli dava fastidio, ma credo anche di ricordare che poi, non so se spontaneamente o perché obbligato, le ha erogato una specie di pensione a vita. In fondo Schoppy – come lo chiamavano i miei studenti – è anche il filosofo della com-passione. E a proposito della sua collocazione polica c’è anche l’altro aneddoto che lo vede, durante i moti del ’48 in Germania, prestare il suo binocolo da teatro ad un poliziotto perché prendesse meglio la mira mentre sparava sui manifestanti.
Naturalmente, veri o inventati che siano gli aneddoti, ci si può sempre servire con profitto della sua speculazione che ritengo ancora oggi di grande interesse.

ciasky

O si pensa o si crede.
A.Schopenauer.
..e sono anch’io per firmarlo UAAR, liberi di non credere.

Commenti chiusi.