Usano un abbigliamento sgargiante, con vestiti attillati, borselli rosa e sopracciglia finte: effemminati, ma talvolta anche gay e trasngender. E’ la descrizione che, secondo quanto riporta la BBC, Phra Maha Wudhijaya, un anziano monaco buddhista, ha dato di molti dei suoi confratelli. La situazione, a suo avviso, è tanto grave da averlo spinto a stilare una sorta di “galateo” a uso e consumo dei giovani monaci, ai quali ricorda l’incompatibilità di tali atteggiamenti con l’autodisciplina e il celibato richiesti dalla loro condizione. La Thailandia è lo stato asiatico più tollerante nei confronti dell’omosessualità, ma l’alto clero buddhista è preoccupato delle ricadute che tale atteggiamento può avere sui giovani monaci.
Monaci buddhisti troppo effemminati, stilato un “galateo”
32 commenti
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E’ inutile, non ci sono più i monaci di una volta! Chissà dove andremo a finire…
@ Bruno Gualerzi
non deve essere male incocciare un monaco conciato alla grande come marilyn manson!!!!
non ho capito…
i buddhisti sono preoccupati del fatto che la tolleranza (che poi bisogna vedere come è intesa in thailandia) verso gli omosessuali crei “problemi” ai loro gai monaci?
la logica conseguenza è che quindi vorrebbero che non ci fosse, questa tolleranza.
mi chiedo perchè quando le pecore scappano, il pastore se la prenda coi daini, francamente…
Pure da noi i fratacchioni girano in gonna e non pare che si diano troppo da fare con le signore…
D’altra parte gli scozzesi portano la gonna e non risultano poco virili… che dire… il problema è quello monacale…
E cosa dire di tutte quelle vesti che sventolano al vento, come gonne di donne libertine?
Credo che sverrò dalla costernazione.
Non sapevo che i preti buddisti fossero obbligati al celibato.
Insomma: dove c’è un prete c’è sempre puzza di qualcosa di storto.
Anche la nostra Tina XVI se potesse lasciarsi andare ci stupirebbe con l’abigliamento…
Come i sacerdoti italiani sono uno specchio della società italiana, i monaci thailandesi, immagino, siano uno specchio della società thailandese. Anche ai monaci buddhisti, comunque, sarebbe sconsigliato avere rapporti sessuali, sia omo che etero.
Che io sappia, il padre dell’attrice Uma Thurman è un famoso monaco buddhista…mi pare che l’attività (o la non attività) sessuale per i monaci buddhisti non sia un problema.
E’ inevitabile che vediate una occasione di battute in questa notizia. In realtà il Buddismo è, in Asia, un fenomeno di massa con una storia alle spalle più lunga del Cristianesimo. Nei vari paesi ci sono stati e ci sono problemi di potere temporale, connivenza con il potere, simonia, eresia, scisma, carrierismo, arrivismo, omicidi, torture…insomma, tutto il mondo è paese. Sul sesso il Buddismo è più tollerante del Cristianesimo, nel senso che ritiene impossibile staccarsi da questa forma di attaccamento nelle nostre incarnazioni più basse. L’ omosessualità non viene considerata una forma patologica, ma la conseguenza di azioni che hanno dato al sesso una importanza eccessiva, o il non aver accettato la propria nascita e il proprio sesso, e altre cose che forse portano fuori tema.Ma i monaci dovrebbero vivere di elemosina e in castità, evitando alcolici e cibi saporiti che possano ottenebrare la mente. Viano è un cattolico che conosce abbastanza le altre religioni. Che ne pensi del Buddismo?
Mi pare che alcuni commentatori commettano l’errore di considerare il buddhismo un’unica grande religione, quando non mancano le differenze tra varie correnti e molti dei suoi aderenti nemmeno per scherzo amerebbero essere chiamati “religiosi”…
Nessuna novità: il buddhismo non è immune da omofobia come tutte le altre religioni…
@ third eye
Le religioni non se la possono cavare così facilmente: dire “beh ma io appartengo a un’altra corrente, quella buona” dovrebbe far concludere che è più onesto non rifarsi a nessun credo… e iniziare a ragionare!
Lo so che suona un po’ razzista ma trovo che molti maschi asiatici sono un po’ effemminati. Piccoli, delicati, senza barba e con i capelli lunghi alla moda, dai proprio virili non sono. Figuriamoci poi quando si mettono una specia di gonna e rinunciano al sesso.
@flavio, ma i buddhisti manco hanno un dio e la presenza di ritualità codificata o credenze paranormali è in molte correnti pressoché minimale…
Chiamarlo “corrente filosofica” non avrebbe più senso?
@ third eye
Si può anche chiamarlo hobby, però ha un capo spirituale, ha testi sacri, il clero, i templi, gruppi terroristici (vedi Sri Lanka), etc. Suona un bel po’ come una religione, no?
Perchè la religione è sempre il primo freno della libertà?
@Ivo Mezzena
Perchè la religione è nata proprio per “imbrigliare” il popolo che altrimenti sarebbe difficilmente controllabile, figuriamoci da uno in Gonnella…
@ Graziano
Ma chi ti dice che Tina XVI non sia una travesta in privato? Mi sa che lei fa la signorina e Georg il bull 😉
Direi che con questo articolo traspare il qualunquismo dell’UAAR Religione = restrizione. Il Buddhismo è la religione più tollerante che ci possa essere e semmai l’astensione del sesso è solo un consiglio, piuttosto che un dovere, per chi aspira a raggiungere stati mistici. Delle correnti del Buddhismo Zen vedono nel sesso un mezzo per prepararsi a raggiungere l'”assoluto” (Tantra Yoga). Una certa “Scienza” avrebbe molto da imparare dal Buddhismo ed in particolare:
1) rispetto per altre forme di vita;
2) apertura verso nuove idee (la “Scienza” è ingabbiata da un metodo scientifico che appare sempre più uno strumento per garantire certi lobby, anche nelle scienze pure; basta vedere i privilegi che hanno nella fisica quantistica i seguaci della teoria delle stringhe, che di scientifico ha ben poco, rispetto ad altri filoni di ricerca);
3) rispetto verso la natura (che ha creato l’uomo);
4) ricerca del benessere e della felicità attraverso il raggiungimento di una armonia universale, piuttosto che tramite l’avidità di accumulo di sempre maggiore ricchezza.
@ Corrado Luciani
Premesso che aderire all’UAAR non significa in alcun modo aderire ad una sorta di pensiero unico, per cui, proprio in realazione al giudizio nei confronti delle religioni ci possono essere le posizioni più diverse… per esempio, in certi casi limite, ritenere da parte di alcuni che certe esperienze siano di natura sostanzialmente religiosa, mentre per altri si tratterebbe di una posizione filosofica come tale non assimilabile ad alcuna religione… premesso questo personalmente sono per la prima tesi.
Come ho già avuto modo di sostenere in tanti altri confronti proprio sul buddismo ricorrenti su questo blog, per me, detto in estrema sintesi, qualsiasi esperienza – trascendentalista o meno – che comporta culti, rituali, norme di vita codificate come in grado di giungere ad una qualche pienezza esistenziale, ricorsi a testi sacri, a figure consacrate di ‘maestri’, ecc. si configura in senso lato come esperienza ‘religiosa’. Ciò non toglie che i punti di riferimento di questi culti siano portatori di esperienze di grande rilievo e interesse, e quindi che possano arricchire chiunque vi si accosti, ma nel momento in cui tutto si traduce in comportamenti codificati, a mio parere ma non solo, ci si trova pur sempre di fronte a pratiche religiose.
E questo, per quanto riguarda il buddismo, in tutte le sue espressioni, che so molto differenziate tra di loro – da quelle religiose in senso proprio (e che contemplano una vita monacale rigorosamente codificata) a quelle più sciolte da obblighi comportamentali – ma tutte, sempre a mio parere, caratterizzate dalla mentalità religiosa.
Kaworu scrive:
1 Maggio 2009 alle 17:53
Non proprio. Leggendo l’articolo riportato (ma soprattutto conoscendo l’ambiente), il problema è che in molti monasteri la “tolleranza” nei confronti dell’omossualità fa compiere a diversi monaci, ma soprattutto ai novizi, omosessuali comportamenti in aperta infrazione della disciplina monastica, come le norme sull’abbigliamento, sulla proibizione di truccarsi, profumarsi e adornarsi il corpo, l’etichetta da osservarsi nei confronti dei laici, degli altri monaci, delle donne eccetera. È uno dei tanti aspetti della decadenza del monachesimo buddhista thailandese, che vede in prima fila i monaci che, in violazione della regla monastica, possiedono e gestiscono denaro invece di vivere di elemosina.
# Dalila scrive:
1 Maggio 2009 alle 19:22
Il padre di Uma, Robert Thurman, è di scuola Mahayana Vajrayana, ossia tibetana, mentre la scuola del buddhismo thailandese è quella Theravada, la più antica esistente e molto più conservatrice e ortodossa rispetto a quelle Mahayana.
# Ivo Mezzena scrive:
2 Maggio 2009 alle 11:00
Scusa, ma se uno decide di farsi monaco e poi non vuole vivere secondo la disciplina dei monaci, che ci resta a fare in un monastero, perché non torna a fare il laico? Nei monasteri non si è obbligati ad andare. Nei monasteri vale la stessa regola che a casa mia: “Le regole le detto io, chi non vule osservarle è *libero* di andarsene a fare quello che vuole *altrove*”.
# MaxM scrive:
2 Maggio 2009 alle 11:18
Mi citi nell’articolo dove si parla di quale monaco abbia tentato di imporre qualcosa al popolo? Io non ho trovato nulla del genere.
Grazie.
Il buddismo è una religione come le altre e la dove comanda o ha comandato si è reso responsabile degli stessi crimini di TUTTE le religioni. Conosco bene i vari buddismi asiatici: non sono nè carini, nè esotici, nè tolleranti, nè una “corrente filosofica”. Ed hanno dei dogmi e dei miti assurdi come tutti gli altri.
MicheleB. scrive:
2 Maggio 2009 alle 16:12
Così bene da non sapere neanche come si scrive buddhismo.
Colpevole di una H. Chiedo umilmente perdono.
MicheleB. scrive:
2 Maggio 2009 alle 16:42
Di ben altro.
Deduco che le gonnellone di preti e monaci siano invece da considerare molto virili.
Io andrei cauto nell’allargare la definizione di religione, visto che seguendo alla lettera quella di Bruno potremmo considerare religiosi anche molti brand follower o membri di associazioni stringenti quali eserciti o certe corporazioni…
Per il resto continuo a ritenere sbagliato parlare del buddhismo come un tutt’unico: a voi la ccar e i valdesi paiono identici?
@Alessandro
Era una risposta alla domanda di Ivo : perchè la religione è sempre il primo freno della libertà?
Personalmente ho interpretato la notiza nel seguente modo:Per evitare che molti giovani thailandesi si facciano monaci solo perchè non trovano altri lavori (come avveniva da noi fino a cinquant’anni fa, quando la maggior parte dei preti/suore/frati prendeva i voti più per evitare di rompersi la schiena nei campi che per vocazione),questo monaco anziano sta tentando di imporre un regolamento più severo,nella speranza che solo chi ha una vera vocazione si faccia monaco.Speranza vana per conto mio,perchè solo quando un paese diventa economicamente agiato puoi avere la certezza che quei 4 gatti che prendono i voti lo fanno per fede e non per tornaconti economici.Allora però si apre un altro problema, e cioè che i preti sono troppo pochi per poter rifornire adeguatamente tutte le parrocchie.Insomma,le gerarchie ecclesiastiche non sono mai contente!
@ Third Eye
Infatti. Per quanto mi riguarda (per considerazioni che cerco di argomentare nel mio sito) parlo di religione, oltre che riferendomi alle religioni vere e proprie, ad una mentalità religiosa che può essere rinvenibile ovunque, compreso il mondo ateo. E compreso anche me stesso in certe circostanze, in quanto, io come ritengo più o meno tutti, sono erede di un pensiero magico-religioso di cui è estremamente difficile liberarsi. Tanto più quanto più si ritiene di esserne immuni.
In quanto al buddhismo, so benissimo – e ne ho accennato – che è un’espressiome generica per indicare in realtà esperienze anche le più distanti tra di loro, ma, per le ragioni che ho cercato di spiegare più sopra, pur sempre ascrivibili ad una cultura religiosa.