La Germania cerca sacerdoti italiani

Sacerdoti cercasi, almeno settanta, “per coprire tutte le comunità italiane sparse in Germania, soprattutto a Stoccarda, ma anche a Colonia, Francoforte, Monaco”. La richiesta è di don Pino Visentin, da vent’anni nel paese tedesco, secondo il quale “serve una guida spirituale italiana per mantenere alta l’identità nazionale e l’esperienza ci insegna che un religioso della stessa nazione della comunità riesce a contenere l’allontanamento progressivo dalla Chiesa, quello che i tedeschi chiamano Religioses Vakuum, vuoto religioso”. Ne dà notizia il sito di Repubblica, ricordando come il sacerdote abbia inviato 15.000 e-mail ai suoi colleghi italiani.

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50 commenti

Kaworu

mi sa che dovrà rassegnarsi ad importarli dalle filippine o giù di lì.

Triceratops

@don alberto
l’AltoAdige/Suedtirol? I tedeschi dell’SVP che giocano ancora alla piccola patria… meglio andare in Germania 🙂

roberta

con la crisi di posti di lavoro che c’e’ in giro questa e’ una notizia “”miracolosa””

don alberto

Eh sì, TRICERATOPS (mi pare tu sia di lì, vero?), come turista tutto ok, ma come locale penso che sarebbe dura.

andrea pessarelli

“Sacerdoti cercasi, almeno settanta, “per coprire tutte le comunità italiane sparse in Germania”
coprire… in senso zootecnico mi sa

Andrea

Buoni segnali, anche se già noti ormai da decenni.
Il progresso e quindi il benessere sono più forti di qualunque dio.

Ciao a tutti

rododentro

Cari pretazzi, si fa sempre più dura contrastare il normale progresso di una civiltà, che si chiede sempre più in chiave realistica e razionale come si è formato l’universo, le sue galassie e le decine di pianeti come la terra dove il caso e solo il caso a creato le basi di ogni forma di vita, quindi, per una sempre più migliore qualità di vita biologica ed etica, abbiamo bisogno di scienziati, non di venditori di fumo.

Sandra

Quindi per “mantenere alta l’identita’ nazionale” i ben 7 Istituti di Cultura Italiana in Germania non servirebbero a molto ( http://www.iic-colonia.de/germania.htm ).

Immagino che le comunita’ cattoliche bisognose di preti siano costituite da persone che non sono riuscite ad integrarsi dopo anni di lavoro all’estero. Per il futuro penso sia meglio aiutare gli emigrati a costruirsi una nuova identita’, fatta di contatti con le persone del luogo e di buoni corsi di tedesco, piuttosto che ritrovarsi tra italiani intorno a un anziano prete, pieni di nostalgia e di amarezza per l’identita’ perduta. E non si vede perche’ questo lavoro di accoglienza non si possa far fare proprio ai sacerdoti tedeschi, che quindi potrebbero avere una funzione anche di integrazione sociale. E’ una proposta ghettizzante per gli italiani, e certo non di apprezzamento per il ruolo della chiesa cattolica tedesca.

Daniela

il discorso di questo prete è pietoso e antiquato, ma perchè diamine si ostinano ad associare l’identità nazionale con l’identità religiosa, ma dove vivono. Questi sono discorsi vecchi, tipici di culture ferme e stantie.

Chiericoperduto

Ma don Pino Visentin lo sa che in Italia i sacerdoti italiani hanno la media di 70 anni, fanno 3 parrocchie contemporaneamente?
Per quanto anticlericale possa essere e quindi tentato di spedirglieli tutti, umanamente non mi pare il caso di far fare le valigie a parroci che magari hanno passato 50 anni nel loro paesello. Questo credo che varrebbe anche per una persona che dopo 40 anni di lavoro il datoro di lavoro gli dicesse: ora ti sposto in una nostra sede all’estero!
Si rassegni Visentin ad importare preti filippini come facciamo qui in Italia e se fossero veramente coerenti con il vangelo, ascolterebbero la parola del loro signore indipendentemente se esce dalla bocca di un prete italiano o da un prete filippino. Non siamo tutti figli di dio?

FaberIptius

@ Sandra: hai pienamente ragione

@ andrea pessarelli: molto divertente! 😀

Matteo

Basti pensare alla capitale Berlino e paragonarla alla nostra. Loro hanno Wowereit, noi alemanno. Li l’ età media è estremamente più bassa, le giovani coppie vengono aiutate, la civiltà è realmente multietnica. E’ ovvio che in un contesto simile il bigottismo e la pretaglia finiscono per scarseggiare. Sono la prova che più una civiltà progredisce e si accultura, più la pretaglia comincia ad annaspare.

Marco

Qualcuno conosce i dati statistici tra parrocchie e preti nei paesi europei quali Italia, Spagna, Germania, Francia, Austria, dove la presenza del cattolicesimo è significativa?
Sarei interessato a conoscerli

Rothko61

La parte interessante della notizia, secondo me, è che il sacerdote ritenga che l’allontanamento progressivo dalla chiesa sia un problema di nazionalità o linguistico.
Invece, il Religioses Vakuum c’è in tutto il mondo occidentale, per fortuna.

Andrea

@Matteo
La tua analisi però non è corretta in tutte le sue parti, nel senso che per fortuna dell’umanità e soprattutto degli italiani, anche qui da noi la “vocazione” non riesce più ad arrivare a destinazione come in passato. Evidentemente il troppo smog non permette alla vocazione di attraversare l’atmosfera e raggiungere il giovine in questione. Non credo sia tanto la multietnia che porti alla “mancata vocazione”, quanto invece il benessere e l’istruzione; proprio il benessere e l’istruzione sono il peggior avversario che un dio possa avere, e non esiste dio capace di vincerle. Non è un caso che in Italia la religione sia più seguita in meridione dove l’istruzione solo di recente comincia a dare i suoi frutti e dove l’occupazione (e quindi il benessere) è bassissima.
Se poi vogliamo dirla tutta, la vocazione in passato veniva imposta con la forza, tutte le grandi famiglie dovevano avere almeno un prelato al loro interno, ora la cosa è un pochino cambiata, ve lo immaginereste Lapo Elkann vescovo?

Ciao a tutti

Andrea

Mi sono distratto e non ho aggiunto che pure nelle famiglie povere e soprattutto numerose era facile che si venisse costretti a farsi prete o suora, perchè comunque il prete ha la certezza di mangiare anche quando chi gli sta intorno muore di fame.

Ciao a tutti

vitus

@ Stefano Grassino

per carità! Vivo in Germania e la finokkia in talare della comunità cattolica di Offenbach è più che sufficiente!
Se c’è qlcs di buono in questo paese – pochino, per la verità – è proprio il Religioses Vakuum

jan hus

@Matteo
anzichè “pretaglia” preferisco chiamarli “pretume”, fa rima con pattume 😉

Lorenzo A.

già mi immagino con quale clamore e con che enfasi i giornali esalteranno il gesto di straordinaria apertura e modernità della chiesa quando decideranno di ordinare delle donne prete.

è solo questione di tempo.

stefano

malgrado tutto mi sa che dovranno rassegnarsi ad importarli dall’india o dalle filippine…

maurice

L’età media dei sacerdoti diocesani in Italia è ormai di 60 anni.

In Italia il 40% di chi esce dalla parrocchia (per pensionamento, per invalidità o per decesso) non viene sostituito. In alcune regioni la situazione è drammatica: nelle Marche e in Piemonte le uscite sono 3 volte le entrate.

I preti diminuiscono in tutta Italia. Oggi sono poco meno di 32 mila i sacerdoti diocesani.

Erano 69 mila (più del doppio) agli inizi del Novecento, a disposizione di una popolazione di appena 33 milioni di italiani: c’era 1 prete ogni 500 abitanti. Oggi la popolazione in Italia ha appena raggiunto i 60 milioni di persone, dunque c’è un prete ogni 2 mila abitanti

Le ordinazioni sacerdotali sono in caduta dal 1999: quell’anno erano 550, sono scese progressivamente fino alle 435 del 2003. Di questi 435 nuovi sacerdoti, ben 77 (quasi il 18 per cento!) sono stranieri.

Come andranno, dunque, le cose tra dieci, vent’anni?

Anche se continuassero a entrare ogni anno circa 500 preti, il calo sarebbe costante, a causa delle uscite. I 32 mila preti di oggi diventerebbero, secondo i calcoli statistici, 28 mila nel 2013, 25 mila nel 2023 (e di questi, 2 o 3 mila saranno stranieri). Le cose andranno peggio se continueranno a calare anche le ordinazioni.

In realtà le cose andranno anche peggio, e per una ragione non religiosa (il calo delle vocazioni), ma prettamente statistica: in Italia c’è una progressiva diminuzione demografica dei maschi. La previsione di 25 mila preti nel 2023 va ulteriormente abbassata a 23 mila preti. E questo a tassi di reclutamento costanti, mentre l’esperienza ci dice che il reclutamento cala.

Dunque la Chiesa cattolica continua dolcemente il suo cammino verso il declino.

Fonte: Fondazione Giovanni Agnelli

http://www.dongiorgio.it/pagine.php?id=1613&nome=religione

Stefano Bottoni

Il papa pubblicherà una nuova enciclica “Humana clonatio laecita est” e permetterà la clonazione umana, a patto che i bambini così nati entrino immediatamente in seminario. Così risolve ogni problema.
Semplice, no?

fab

Dobbiamo davvero fare di tutto per soddisfare questo bisogno primario dei poveri tedeschi.

Stefano Grassino

@ vitus

Il guaio sai qual’è? Questi stanno perdendo terreno da ogni parte ed allora cosa fà un esercito in ritirata? Riunisce le sue forze in un solo punto strategico e lì si difende a spada tratta in attesa di tempi migliori (sempre che arrivino). Questo luogo si chiama italia (poveri noi) onde per cui, vi preghiamo di accorrere in nostro aiuto o laici Europei. Invadete le vaticaliane terre.

Asatan

@Stefano Grassimo

Dai magari qualche bomba è vanzata dall’amministrazione Bush e Obama verrà a “esportarci la democrazia”. 😆

fabris

L’ adesione a una comunità religiosa in Germania comporta il pagamento in sede di dichiarazione dei redditi di un’addizionale IRPEF dell’8 – 9% a titolo di sostentamento per la chiesa in questione (cattolica, protestante o altro).

Chi si dichiara non appartenente ad alcuna confessione risparmia in questo modo diverse centinaia di Euro all’anno o addiritura diverse migliaia, se si guadagna molto e di conseguenza si paga più IRPEF.
Questo vale non solo per i cittadini tedeschi bensì per tutti i residenti che pagano l’IRPEF tedesca.

Chiaro allora che per certi aspetti c’è ancora più disaffezione.

Ve lo immaginate se in Italia lo Stato dicesse: Se non volete appartenere a nessuna confessione religiosa pagherete circa l’8% (per cento, non per mille!) meno di tasse?
Saluti da Amburgo

bruno dei

… Specie in via d’estinzione… da proteggere, come il koala e la tigre del bengala, in appositi recinti!

Stefano Bottoni

@ fabris

“Ve lo immaginate se in Italia lo Stato dicesse: Se non volete appartenere a nessuna confessione religiosa pagherete circa l’8% (per cento, non per mille!) meno di tasse?”

Succederebbe che i cattolici in Italia diventerebbero instantaneamente quattro gatti. La più grande apostasia della storia, che spettacolo!

takeshi

@ don alberto

Eh sì Don, fare il prete è proprio un “lavoro” come un altro eh? Aspirate anche voi alle varie sedi più o meno prestigiose. Apprezzate le comodità e gli standard di vita alti voialtri della setta degli stregoni intonacati e incipriati. Con la differenza che nel vostro “lavoro” i soldi vi vengono regalati perchè non combinate nulla tutto il giorno. Il cazzeggio non è un lavoro.

Corrado Luciani

Il problema di fondo è che la Chiesa non è adeguata ai tempi. Il parrocco può essere una figura importante per aggregare una comunità indirizzandola ad una etica, a vivere in armonia e a rafforzare il concetto di solidarietà verso i deboli, non perché altrimenti “Dio ci punisce” ma perché è effettivamente questo stile di vita che può renderci più felici. Qualcuno riesce a farlo nonostante una Chiesa con molti limiti. Mi chiedo se gli iscritti alll’UAAR sarebbero favorevoli ad una ipotetica società dove si destini “un 8 per mille” per il reclutamento di maestri spirituali svincolati da qualsiasi religione, che facciano una funzione analoga a quella dei parroci, o invece credono che la nostra ragione sappia guidarci è quindi sarebbe in ogni caso una perdita di soldi.

roberta

@ Corrado Luciani
naturalmente rispondo solo per me stessa
non credo che il mondo abbia bisogno di altri maestri spirituali,ma piuttosto che tutti noi
dovremmo essere piu’ consapevoli,piu’ responsabili,piu’ maturi
delegare le nostre scelte e i nostri dubbi a qualcuno “al di fuori” puo’ anche essere comodo
e rassicurante,ma non ci aiuta a crescere e a vedere il mondo come realmente e’
Anni fa ero una fervente cattolica, ora mi considero agnostica e questo, se vogliamo,
mi fa vivere con piu’ paure e piu’ incertezze,ma in compenso credo di riuscire
a “vedere ” molte piu’ cose adesso e a sentirmi molto piu’ libera (nel pensiero ovviamente)
per il momento non voglio rimettermi nelle mani di qualcun altro.ciao

lola

Che sciocchezza la chiesa adeguata ai tempi! La chiesa non è adeguata (nel significato di adatta, idonea) all’uomo; cosa importano i tempi?
Ogni volta che ho incontrato un bravo prete era in realtà “solo” una brava persona, perchè di persone stiamo parlando e non di regole derivate da entità superiori che, chissà come, dettano legge tramite il santone di turno (sì, perchè dalla pena di morte, ai preservativi, all’aborto, dio ha veramente parlato di tutto, rivelandosi un grande veggente…).
Rimando inoltre a quell’incredibile schifezza delle indulgenze. Ma davvero si continua su quella linea? I libri di storia sono già stati cambiati dall’era berlusconi o sono gli stessi e nessuno li legge più?

don alberto

“dovremmo essere piu’ consapevoli,piu’ responsabili,piu’ maturi”
Oddio, ROBERTA, ma proprio questo dovrebbe essere lo scopo della pastorale: fare sì che i laici sappiano giudicare e sgavagnarsela da soli, altrochè “delegare” le proprie scelte.

don alberto

NONMIRICORDOCHI, secondo la leggenda, nel 1300 si era sparsa la voce che chi fosse andata a Roma avrebbe avuto la remissione della pena (non della colpa): la “gran perdonanza”, e Bonifacio 8° ha ritenuto che: “Vox populi, vox Dei”.

L’indulgenza consiste nell’applicare a chi è stato perdonato (nella confessione) quanto alla colpa, anche la remissione della pena (da scontarsi qui -la penitenza- o nell’inesistente purgatorio), attingendo “al tesoro dei meriti di Cristo e dei santi”.

Capisco che vi può sembrare un ragionamento da ubriachi, ma è consequenziale (appunto: alcolizzati all’ultimo stadio) a tutto il resto.

lola

da ubriaca a ubriaco:
fino a poco tempo fa non avresti scritto “inesistente” purgatorio…..

don alberto

Lo scrivo qui per voi per risparmiarvi la fatica di rispondermi

Andrea

@Corrado Luciani
Purtroppo non è opinione molto diffusa che l’etica insegnata dal prete sia in grado di far vivere meglio, non a caso nemmeno i preti seguono lo stile di vita che avrebbe insegnato (aggiungo: se fosse esistito) Gesù.
Ti faccio un esempio davvero banale ma evidente, l’umanità è più propensa a “L’amore è eterno finchè dura” piuttosto che a “Nessuno divide ciò che Dio unisce” (o qualcosa di analogo, non ricordo); ma ti dirò di più, credo sia impossibile dimostrare quale dei due modi di vedere il rapporto di coppia sia quello corretto, forse entrambi, a discrezione della coppia in modo del tutto soggettivo. Quindi quale etica ti sentiresti di dire che sia quella giusta da insegnare?
Per di più la chiesa, visti il suo passato e comunque anche il presente, non mi sembra un granchè di candidato ideale nell’insegnamento di “uno stile di vita”.
Aggiungo che, come già espresso da Roberta, non credo ci sia necessità di “maestri di vita”, sarebbe più che sufficiente una buona educazione civica.

Ciao a tutti

Matteo

@Corrado Luciani

Quando mai la chiesa è stata idonea o di beneficio nei confronti dell’ uomo? Ci siamo stancati di ricordare la sua storia e possiamo rimandare anche ai semplici manuali di storia per farvi un’ idea. Basta con questa storia dei bravi preti nonostante i limiti della chiesa. Come ha già ricordato qualcun altro i preti non sono altro che persone. Nel momento in cui diventano dipendenti della Chiesa vanno giudicati come soci di quella che è la politica e il pensiero del loro dipendente (che ovviamente si commenta da se). Mi risulta che una persona generosa o ben predisposta possa attivarsi socialmente anche non essendo un parroco o non facendo parte di comunità gestite come pecorelle (da cui estromettere minoranze quali gay e liberi pensatori)
La società ha bisogno di ben altro che un prete. La figura del prete è anacronistica. Rappresenta solo un peso dal punto di vista fiscale, sociale e culturale in un paese che dovrebbe definirsi laico.

don alberto

Cara ROBERTA, tu scrivi, e sembrerebbe esserci un legame:
“delegare le nostre scelte e i nostri dubbi a qualcuno “al di fuori” …
Anni fa ero una fervente cattolica, … ”

Mi permetterei di dissentire.
Fervente cattolico è, per fare un esempio conosciuto, De Gasperi che risponde picche al Papa sull’opertazione Sturzo.
Fervente cattolico è qull’adolescente che mi dà una mangiata di faccia da orbi, davanti ai ragazzini, perchè, secondo lei, il mio comportamento danneggia il gruppo.

da P.O. 9: “[i sacerdoti] non esitino ad affidare ai laici degli incarichi al servizio della Chiesa, lasciando loro libertà d’azione e un conveniente margine di autonomia, anzi invitandoli opportunamente a intraprendere con piena libertà anche delle iniziative per proprio conto”

Fervente cattolico non è insomma chi dice sempre “signorsì”, ma chi, ovviamente preoccupatosi di avere una adeguata formazione, sa anche dire “signornò”.

roberta

@DON ALBERTO
mi sono espressa male
non passavo le mie giornate in parrocchia o con la Bibbia in mano,ma credevo
fermamente in Dio e confidavo molto in lui.
poi sono successe diverse cose con le quali non sto a tediarti,e adesso le mie
idee sono molto diverse.forse ho solo aperto gli occhi
IL MONDO E’ CAOTICO,VIOLENTO,INSTABILE, E NON C’E’ NESSUNA
“ISOLA FELICE” in cui rifugiarsi.
beati voi che credete il contrario,di sicuro dormite meglio di me

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