Lo pischiatra Vittorino Andreoli, già autore di uno studio sui sacerdoti italiani per Avvenire, ha spiegato oggi a Radio Vaticana la differenza tra atei e non credenti. “L’ateo è colui che non solo non crede in Dio, ma nega anche che esista e quindi in qualche modo ritiene che chi ci crede sia un illuso o uno che compie degli errori di valutazione – ha spiegato – Il non credente si differenzia dal credente semplicemente perché gli manca l’esperienza diretta di Dio e quindi per dirla alla Pascal “non basta voler credere per credere”, è importante quell’incontro ma quell’incontro può accadere fra un minuto e allora la distanza fra credenti e non credenti è di un attimo”. Andreoli, che si dichiara non credente, ha riproposto anche la sua descrizione del sacerdote contemporaneo: “è una delle poche figure che rappresenta una coscienza che sembra staccata dalla logica di questo mondo che è tutto legato al successo e al denaro. Insomma, è uno specchio in cui sia i credenti che i non credenti possono specchiarsi e quindi meditare. […] Per me è sempre una figura che merita grande attenzione, una figura di particolare interesse per i non credenti e questo mi pare che sia in logica con il messaggio del pastore che deve cercare le pecore che non sono nel gregge”. A detta di Andreoli, oggi “c’è un grande bisogno di sacro”: le inchieste disponibili mostrano tuttavia dati che vanno nella direzione opposta.
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