Svizzera, niente velo islamico per cestista esordiente durante partite di basket

La questione del velo entra anche nel mondo del basket: ProBasket, la federazione elvetico-tedesca di basket ha disposto che una giocatrice di origine irachena e di religione islamica (Shura Al-Shawk, dello Stv di Lucerna) non può portare il velo durante le partite, pena la sconfitta a tavolino della squadra. La ragazza, diciannovenne, è un’esordiente che dovrebbe giocare per la prima volta proprio il mese prossimo.
Tale misura è stata presa in quanto il regolamento della federazione internazionale di basket (Fiba) prevede l’assoluta neutralità religiosa e politica durante le partite, escludendo la possibilità di indossare simboli di qualsiasi tipo. La Commissione federale contro il razzismo critica la decisione della ProBasket, appellandosi alla “libertà religiosa” della ragazza. Il bollettino della Chiesa cattolica di Lucerna esprime una linea simile.

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31 commenti

Kaworu

neutralità significa non mettersi nulla che rimandi alla religione.

tra le altre cose il velo in uno sport di contatto mi sembra un modo per autocastrarsi.

tomaraya

evvai probasket. da anni le squadre isrealiane di basket giocano le coppe europee e non ho mai visto un giocatore ebreo scendere in campo con la kippà.

Macklaus71

Il basket è uno degli sport più movimentati e dinamici, che richiede la più completa libertà di movimento. Qualcuno potrebbe gentilmente dirmi come DIAMINE SIA POSSIBILE giocare a basket con il velo??? Sarebbe come nuotare indossando uno zaino pieno di sassi.

Marco C.

“La Commissione federale contro il razzismo critica la decisione della ProBasket, appellandosi alla “libertà religiosa” della ragazza.”

Classico esempio di megalomania dei religiosi. A casa mia valgono le mie regole e devi rispettarle, mentre le tue regole (Probasket) a casa tua non devono valere e devono valere ancora le mie.

“Il bollettino della Chiesa cattolica di Lucerna esprime una linea simile.”
Tra antilaici e antidemocratici ci si intende appieno, a quanto pare.

Giuliana

Ma quale liberta’ religiosa? Se decide di giocare a basket deve rispettare le regole, altrimenti rinuncia!

peppe

Il corano non obbliga i muslim a giocare a basket… si trovi un altro sport in linea con la sua fede, che so… la lapidazione.

Asatan

Il regolamento e il contratto prevedono la neutralità religiosa e politica, quindi il divieto di indossare simboli politici e regliosi. Non ti piace? Non firmi un contratto evai a fare un’altro lavoro. Più semplice di così.

Kaworu

@peppe

potrebbe essere quindi una promettente atleta del lancio del peso, visto che il movimento per scagliare sassi si può sempre perfezionare 😆

Sergio I

Il velo di per sé non può essere considerato un simbolo religioso. Tuttavia una ragazza che si presenta col velo sarà subito identificata come musulmana – cosa che ad alcuni può dare fastidio. E il razzismo non c’entra per niente: chiunque si distingua per qualsivoglia motivo viene percepito dall’ambiente come diverso, è la reazione più naturale del mondo.
Paradossale è che chi si distingue o intende distinguersi pretenda di essere considerato perfettamente uguale agli altri. (Ovviamente non incoraggio la discriminazione dei diversi: semplicemente costato una cosa, che il diverso si vede).

Infine un’osservazione. Nessuno di noi oserebbe entrare in una moschea senza togliersi le scarpe oppure tracannare una bottiglia di alcol in pubblico, in modo ben visibile. Visitando quei paesi ci conformiamo agli usi locali: per non dare scandalo, per non farci notare, per quieto vivere.
Forse è un consiglio per chi viene a vivere da noi: non provocate per poi fare gli offesi. Per convivere tranquillamente qualche volta bisogna fare delle concessioni, dei piccoli compromessi (persino in un condominio).
Io sarò pure un represso, ma mi adeguo per quanto possibile e se non mi costa troppo. Qualcuno dirà che sono un vile. Vabbè.

Maurizio

Naturalmente mi fa semplicemente ridere il pensiero di persone che ritengono di incontrare il favore degli dèi coprendosi il volto, o inginocchiandosi cinque volte al dì, o lapidando chi beve una birretta.
Ma mi domando: se un cestista si tatuasse un crocefisso sul braccio, si farebbe il medesimo rumore?

ser joe

Sarei curioso di assistere ad una partita di basket femminile di mussulmane con il burka.

Kaworu

@maurizio

mah credo che il tatuaggio sia una cosa diversa dalla maglietta per dire “I belong to Jesus”.

poi parliamo comunque di qualcosa di funzionale.

immagina una squadra di pallanuoto in burkini per dire.

avrebbe già perso ancora prima di entrare in acqua (già si aggrappano alla carne viva, figurati con la stoffa quanto è facile).

enrigol

No Sergio I, non sono d’accordo. Se io vado in un paese civile non dovrei aver bisogno di studiare le loro usanze locali per uniformarmi. Ovviamente studierò le loro leggi. Ma se il mio comportamento diverso genera fastidio e disturbo negli autoctoni, questi sono fatti loro. Questo ovviamente significa che in paesi incivili preferisco non andarci…
Altrimenti avalli il ragionamento di chi dice: ehi, voi omosessuali, siatelo pure, ma per favore non in pubblico che ci date fastidio. Che fai vestito di viola in teatro, porta male! E’ entrato il papa, inginocchiati come tutti!

Ciò detto altra cosa è una federazione sportiva, quando accetti di giocare accetti delle regole scritte ben precise. Così come quando entri in un paese ne rispetti le leggi, ma non le usanze, le tradizioni, le superstizioni

Fri

Chissà perchè nessuna federazione di nessuno sport ha mai messo in questione l’abitudine di portare catenine con crocifissi al collo o di farsi il segno della croce prima della partita.

Kaworu

su questo hai ragione fri, ai mondiali di atletica era un florilegio di ‘ste cose.

che poi era divertente vedere atleti di varie nazionalità farlo… chissà su che base decideva poi dio per farli vincere 😆

Sandra

Fri,
penso che se il velo non e’ il segno distintivo di uomini e donne musulmane: e’ un simbolo di sottomissione della donna, simbolo che noi donne occidentali associamo alle nostre nonne o alle vecchie fotografie di povere emigrate, o suore. Se portassero un simbolo al collo, o un bracciale, o un colore particolare non avrebbero suscitato questa avversione.
Sono d’accordo che manifestazioni di fede in campo o magliette che evidenziano il proprio credo religioso o politico sarebbero tutte da eliminare.

Sui compromessi per quieto vivere, sono d’accordo con Sergio I.

Sergio I

@ Enrigol

«Così come quando entri in un paese ne rispetti le leggi, ma non le usanze, le tradizioni, le superstizioni.»

Studiare le leggi di un paese, in cui vai magari solo in vacanza e non per stabilirtici, mi pare eccessivo. Le usanze invece si conoscono o s’imparano in fretta.
Non rispettare le usanze in un paese di cui sei ospite genera subito conflitti: ne vale la pena? Del resto anche se sei ospite in casa altrui, perfino di un amico, non puoi fare ciò che ti pare, anche se si usa dire: fa’ pure come fossi a casa tua, per mettere a suo agio l’ospite.

«Ma se il mio comportamento diverso genera fastidio e disturbo negli autoctoni, questi sono fatti loro.»

Come dire: sono loro degli stronzi, si arrangino, io me ne frego: non mi sembra un comportamento civile, educato e rispettoso. Sono anche fatti tuoi, se vuoi convivere, sentirti accettato e star bene.

Insomma, un po’ più di psicologia, di tatto, di elasticità. Adattarsi un po’ alle usanze locali poi non costa tanto. Altra cosa sono invece le tradizioni e le superstizioni: non sono assolutamente tenuto a seguirle e rispettarle. Però se certe tradizioni non le sopporto farò bene a evitare certi posti.

In genere la gente sta bene coi propri simili, cioè con gente che ha più o meno la stessa mentalità, vedute e concezioni della vita simili. Gli uaarini si troveranno a disagio con parroci di campagna e fraticelli che magari vogliono anche convertirli.

c.j.

forse non centra al 100% con questo articolo, ma cio’ che segue ha comunque a che fare con la svizzera italiana, l’informazione e l’incredibile differenza tra la svizzera e l’italia riguardo all’odio creato in italia dal vaticano nei confronti delle diversità:

Oggi, questa mattina (giovedi 27 agosto 2009) il telegiornale della svizzera italiana ha dato notizia dell’ondata di profonda omofobia che dilaga in italia, a seguito dell’incendio di un locale gay a Roma. (rsi.ch http://la1.rsi.ch/home/networks/la1/telegiornale.html?po=fbda8a2a-25fc-4cbb-a43e-c3c8cfbca817&date=27.08.2009#tabEdition non so se sia possibile visionare dall’italia questo link, comunque basta digitare rsi.ch poi cliccare su informazione poi informazione tv poi telegiornale poi edizione delle 12:30 guardate ai minuti 04 e 45 secondi, fino ai 6 minuti e 20 secondi) incredibilmente questa notizia è stata data dalla televisione svizzera… ma sul tg1 …assolutamente nulla!!! Il giornalista del tg1 ha parlato di notizie ridicole verso metà edizione come la notizia di una donna americana che colpiva con la scopa dei giornalisti in usa, ma della notizia dell’incendio alla discoteca gay a Roma (che si trova in Italia e non in Svizzera…) neanche l’ombra. Questa si chiama:

C E N S U – R A I

VERGOGNA! Che schifo di paese fascista è diventato l’Italia? Qualcuno sa rispondere? Che schifo.

Chiedo all’UAAR, sempre attenta alla libera informazione e ai diritti DI TUTTI I CITTADINI ITALIANI di fare un articolo su questo scandaloso avvenimento, e sul fatto che sia stata una televisione svizzera a riportare quanto accaduto in italiano, e non il TG1. Grazie

Asatan

@Sergio I

Il velo islamico E’ un simbolo di religioso visto che è prescritto dal corano come obbligatorio per dimostrare la propia virtù e appartenenza all’islam.
Lo portano per dimostrare la propeia appartenenza all’islam, non perchè è di moda.

Sergio I

@ Asatan

Una volta per tutte: il velo non è prescritto dal Corano, come ho sentito dire da studiose islamiche dell’islam.

Non so quando sia nata questa moda o usanza. Sicuramente per tante donne islamiche non è un simbolo religioso, ma fa parte dell’abbigliamento tradizionale a cui si può essere molto legati. Io giro da cinquant’anni col pullover e non ho cravatte: è il mio modo di vestire e non vorrei girare con giacca e cravatta.

Per il velo io sarei più tollerante, meno o per niente per il burqa. Teniamo però presente che una donna “costretta” a togliersi l’orribile scafandro si sentirà a disagio perché le abitudini sono una seconda natura. Avranno bisogno di supporto psicologico.

Ivo Mezzena

chi è religioso vuole a tutti i costi esprimere la propria castrazione mentale, la propria idiozia, la propria schiavitù.

roberta

se una religione imponesse ad esempio di camminare scalzi,gli atleti potrebbero gareggiare
senza calzature?

ignazio

Vogliamo fare una prova? Troviamo una giocatrice (o giocatore) di basket svizzera disposta ad indossare una maglietta con scritto: “IO SONO ATEA” e vediamo cosa succede.
Voglio proprio vedere a quale … liberta si appellano.
Speriamo che la FIBA non molli!

Dalila

x Ivo e Paul M.

Come dire: “Sono uno schiavo ma sono FIERO di esserlo!”

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