Il direttore di ‘Avvenire’ Dino Boffo si difende, scrivendo in una lettera al suo quotidiano che l’informativa pubblicata da ‘Il Giornale’ che lo riguarda sarebbe in realtà “un’emerita patacca”. Boffo inoltre avrebbe ricevuto una telefonata dal ministro dell’Interno Maroni, che lo avrebbe rassicurato sul fatto che non ci sono “fascicoli” particolari su di lui e le sue abitudini sessuali in mano alla Polizia. Per questo Boffo ventila la possibilità di una querela contro ‘Il Giornale’.
Curiosità: Boffo esprime i suoi dubbi citando tra l’altro un commento di un utente de ‘Il Giornale’ “che ha trovato spazio anche sul sito dell’Uaar” (ma pare sia stato rimosso dal sito de ‘Il Giornale’) in cui si parla di “incredibile quantità di strafalcioni ed inesattezze giuridiche” (tra i commenti all’Ultimissima del 28 agosto).
Intanto, ‘Il Giornale’ continua la sua campagna, riportando parte di quello che viene presentato come il casellario giudiziario di Boffo, nel quale si legge: “1° reato) Molestia alle persone Art. 660 C.P. (Commesso nel Gennaio 2002 […]”. Berlusconi, che secodo alcuni avrebbe pilotato la campagna contro Boffo, afferma di non aver mai parlato con Feltri o con i suoi collaboratori.
Su ‘Repubblica’ Giuseppe D’Avanzo afferma che non esistono “informative” come quelle citate da Feltri allegate ai fascicoli giudiziari e che ciò potrebbe essere confermato “già domani quando il procuratore della Repubblica di Terni, Fausto Cardella, rientrerà in ufficio e verificherà direttamente gli atti”. Potrebbe trattarsi “soltanto di una ‘velina’ che qualcuno manda a qualche altro per informarlo di che cosa è accaduto a Terni, in un ‘caso’ che ha coinvolto il direttore dell’Avvenire“.
Un articolo di Lorenzo Salvia su ‘Il Corriere’ ipotizza che le frasi su Boffo pubblicate da ‘Il Giornale’ non provengano da una “informativa” giudiziaria ma da “una lettera arrivata alla Fondazione Toniolo, ente culturale di grande importanza per la Chiesa e per la Cei”, “una lettera anonima nella quale si diceva che Boffo aveva frequentazioni omosessuali e che, come tutte le lettere anonime, la fondazione ha deciso di cestinare e ignorare”. Salvia riporta ciò che sostiene Boffo sulla vicenda che lo riguarda: egli avrebbe scelto come collaboratore, verso la fine del 2000, “un ragazzo che era ospite della Comunità Incontro, il centro di recupero per ex tossicodipendenti fondato da don Piero Gelmini”. “Sarebbe stato proprio quel ragazzo” continua Salvia “a fare quelle telefonate insistenti alla signora di Terni che poi ha querelato per molestie il direttore dell’Avvenire. Boffo avrebbe deciso di proteggere il ragazzo preferendo chiudere la vicenda nel più breve tempo possibile. E sarebbe stato questo a spingerlo a patteggiare davanti al giudice per l’udienza preliminare di Terni e pagare l’ammenda”. Le telefonate sarebbero partite dal cellulare di Boffo, utilizzato invece dal giovane. Versione non confermabile dall’interessato, dato che il giovane è morto di overdose. Anche il marito della signora molestata, per un certo periodo, sarebbe passato nella Comunità Incontro in quanto tossicodipendente.