UAAR su “Vanity Fair”

Il numero in edicola oggi del settimanale Vanity Fair contiene, alle pagine 191-194, una lunga intervista di Gabriele Romagnoli realizzata nella sede UAAR a sei esponenti dell’associazione “che, come dicono i suoi iscritti, “non dovrebbe neanche esistere””.

Archiviato in: Generale, UAAR

79 commenti

rosAtea

Per la cronaca, secondo gli ultimi dati Audipress Vanity Fair ha in media 1.086.000 lettori alla settimana, appartenenti per lo più alla classe media e con un diploma di scuola media superiore.
Certo, sarebbe stato meglio Famiglia Cristiana con i suoi 2.746.000 lettori, ma per il momento ci accontentiamo!!

don alberto

ricordo a tutti quelli che si sono autoinvitati
nella mia parrocchia, che li aspetto
Domenica prossima 13 settembre
alle 12.30, per pranzare insieme.
adesioni al 3335227908 entro le 18 di venerdì 11.

roberta

@ Paul M.
e poi come farebbe a disfarsi dei cadaveri? e l’alibi che va a farsi friggere con l’invito
pubblico?non mi sembra un delitto ben congegnato….^__^

Focaral

Gabriele Romagnoli! E’ uno dei giornalisti di cui leggo piu’ volentieri gli articoli!
Bellissimo il suo libro “Non ci sono santi” (Che non parla di religione ma della societa’ italiana).

Paul M.

Per l’alibi e’ ok….per il movente non ci sarebbero dubbi!!! 😉

Paul M.

@roberta
Visto che con te sembra non avere orecchie da mercante…spiega al caro don che su questo forum di ateacci non vanno postati numeri di telefono personali e bisogna restare il piu possibile IT!

frank

Su questo sito la pubbicità è gratuita!!!!!!!!!.
Un altro modo per fare proselitismo?

roberta

@ Paul M.
credo che don alberto legga tutti i commenti,non solo i miei…

Stefano Grassino

Paul M. scrive:

9 Settembre 2009 alle 10:49
OCCHI CHE IL DON CONDISCE AL CIANURO!!!!!

Si accontanta di condire con abbondante olio di ricino. Niente cadaveri, niente galera, molta soddisfazione e plauso di Silvio.

Stefano Grassino

Quando lo saprà cenerentola (quella che indossa le scarpette rosse di Prada) andrà su tutte le furie. Ah le femmine!!!!!!

Paul M.

@Stefano Grassino
…Di questi tempi, Vanity Fair e’ pur sempre meglio di niente! 😉
Poi non e’ la solita paginetta/manifesto/volantino….Qui si tratta di un’intervista! 😉

roberta

vediamo se va bene cosi’…
caro don alberto,il signor Paul M.le fa notare che in questo forum non sono graditi i dati
personali e gli OT
e in questo caso sono OT pure io, quindi rimedio dicendo che Vanity Fair e’ una rivista che
mi piace,e penso abbia una buona visibilita’..

Paul M.

@roberta
…Grazie Roberta. Gentilissima ed impeccabile come sempre 😉

Stefano Grassino

@ Paul M.

Guarda che a me Vanity Fair va benissimo. Non male come rivista tra le tante che ci sono e poi magari se tutti i giorni “Famiglia Cristiana” “Il Foglio” Etc. Etc. parlassero di noi dicendo pure peste e corna dell’associazione.

puric

la chiesa cattolica è incredibile!
riesce a usare addirittura i siti degli atei e agnostici razionalisti per fare proselitismo (mascherato da cena, e anche quella non è una novità, visto che Gesù aveva invitato Giuda & co.)

Chiericoperduto

Se riusciamo a far uscire un nostro articolo anche su Il Giornale, Libero, Avvenire e La Padania, siamo in paese veramente libero.

Paul M.

@Stefano Grassino
OK, ok….scontata!
P.S: OTTIMO IL SITO! 😉

stefani f.

mah vanity fair? il nome è tutto un programma…
avrei capito l’entusiasmo se si fosse trattato di Nature o altro.

Emanuela

Sì ma quanta gente legge Nature? E poi Nature è publicato anche in lingua italiana?? O__o

Stefano Grassino

stefani f. scrive:

9 Settembre 2009 alle 13:40
mah vanity fair? il nome è tutto un programma…
avrei capito l’entusiasmo se si fosse trattato di Nature o altro.

Solo due anni fà, le interviste rilasciate dall’uaar negli ultimi sei mesi di quest’anno, sarebbero state considerate pura follia. Un pò di apprezzamento per quei poveracci del CC per favore…………………….e dei vari uffici stampa, ovviamente.

DONVS

Apparire su Vanity vuol dire solo sputtanarsi! Non sarebbe meglio che la Margherita Hack
rilasciaase le sue interviste a Cronaca Vera, un settimanale più diffuso, veramente popolare e pieno di storie pecorecce!

stefani f.

vabbè ragazzi ho espresso un’opinione che rimane personale 😉 Nature è consultabile in lingua italiana solo sul web daltronde non sono molti gli italiani che lo comprano ma sono tanti quelli che comprano VF 😉 non me ne vogliate ma non vedo motivi di particolare esaltazione.

zautern dee ikonoblasta

Uno dei rotocalchi più infimi sia in Italia che all’estero!
Che ribrezzo……………. il peggio del peggio della “letteratura” da parrucchiera!
Neanche adatto per farci evacuare sopra la mascotte casalinga…….
A quando un’intervista anche su tutti i rotocalchi più patinati e decerebrati editati dal tiranno-nano-dux?

Acquistare visibilità non significa necessariamente gettarsi a capofitto anche in un pozzo nero!

strangerinworld

vanity fair non è pessimo come il nome lascerebbe pensare
per essere una rivista molto diffusa non è assolutamente conformata al potere vaticaliano, tutt’altro

hexengut

Guardate che su Vanity Fair scrivono, tra gli altri, Odifreddi, Lerner, Bignardi e che, nome a parte, vengono assai spesso trattati temi seri

Bruno Gualerzi

Ho dato un’occhiata su Google all’ultimo numero di questo Vanity Fair. Nel sommario non ho trovato traccia dell’intervista realizzata nella sede di UAAR, ma probabilemte non si ratta del numero giusto o io non so cercare. In compenso ho trovato, assieme a rubriche di Mentana e Lerner, persone indubbimente serie, tanto di oroscopo con lettori e lettrici che chiedono consigli per i loro problemi all’oroscoparo che risponde mettendo in relazione Giove con Saturno, tanta moda, tanto gossip, tanti amori fra i Vip. Niente di male, per carità, ma mi chiedo che tipo di lettori ha questa rivista.

Stefano Bottoni

@ don alberto

A parte la distanza, il 13 settembre sono invitato a una festa bdsm, e avendo già partecipato in passato certamente sarà molto più divertente. Comunque saluti!

Emanuela

Sì ma se vogliamo che le battaglie dell’UAAR diventino popolari e conosciute da tutti bisogna scrivere per forza su giornali che arrivano a un vasto pubblico. Altrimenti come pensate di raggiungere gli italiani? Scrivendo su Lancet? E non ci dimentichiamo che metà della stampa italiana è in mano al cainano piduista…

Neoalfa

@Bruno Gualerzi

Ottimo target direi. Che senso ha pubblicare l’intervista su riviste lette in maggioranza da chi la pensa già come noi?
Stiamo cercando di espandere il nostro punto di vista non raccogliere pacche sulle spalle.
Conquista la casalinga di Voghera e controllerai il mondo.

ser joe

Ma don Alberto lo sa che c’è ancora da pagare L’ULTIMA CENA?

Bruno Gualerzi

@ Neoalfa
Se fosse per me la casalinga di Voghera (ma esiste ancora?) sarebbe senz’altro da preferire al lettore di questa rivista, almeno per l’dea che me ne sono fatta… ma, appunto me ne sono fatta solo un’idea. E la comunicavo per saperne di più.
Dimenticavo. L’idea che me ne sono fatta – ripeto solo l’dea senza alcun riscontro oggettivo – è di uno che sa già di cosa tratta l’UAAR… ma se ne frega.

hexengut

Bruno Gualerzi:il numero di Vanity Fair con l’intervista UAAR è uscito oggi in edicola e ha piccole inchieste e articoli non spregevoli, dal caso Boffo all’omosessualità ecc. Gli oroscopi non mi sconvolgono punto anche perché mi sembrano ironici e divertenti. In compenso rispetto ad altri giornali “da parrucchiere”, il livello mi sembra davvero dignitoso (niente a che vedere con i “Chi” berlusconiani”) e comunque concordo sia con Stefano Grassino che con strangerinworld e Neoalfa. Quanto ai tipi di lettori presumo si tratti di signore radicalchic: ben vengano! e ben venga comunque la diffusione del nome e delle idee UAAR. E un grazie a chi, nel caldo romano, si è preso la briga di fare e concedere l’intervista.

hexengut

Concordo anche con Emanuela. E faccio un’ eccezione a me stesso per don Alberto, ringraziandolo per l’invito che ho trovato simpatico: sarei venuto volentieri ma in questo periodo mi è proprio impossibile.

Sandra

Uhhh, le signore radical chic o le casalinghe di Voghera? Si sta proprio raschiando il barile.
Non ho mai comprato Vogue, mi sono limitata a dare un’occhiata al sito, non ho trovato l’intervista, e sara’ magari anche interessante: il problema e’ che questo tipo di riviste si trovera’ da un parrucchiere per signore radicalchic, mentre Chi per un parrucchiere di Voghera, la sostanza e’ che sono riviste da sfogliare, e temi importanti sono appena sfiorati, per lo meno di chi legge, se non di chi scrive: la mia opinione e’ queste riviste affianchino all’evidente superficialita’ del magazine un certo spessore che liberi senso di colpa per avere buttato un paio di euro e contribuito al disboscamento mondiale per un mucchio di carta piuttosto inutile, di cui una buona meta’ probabilmente di pubblicita’ trendy.
E’ anche vero che se maometto non va alla montagna… ma a me non piace, per andare in montagna, devi mettere gli scarponi e fare fatica. A me non piace la cultura svenduta, la riflessione non puo’ mischiarsi a gossip e oroscopi e psicologia un tot al chilo, finisce che l’ateismo diventa una cosa di moda, una specie di superstizione al contrario: il fine giustifka sempre i mezzi? Ma forse io sono una signora snob.

Manlio Padovan

Anch’io la penso come Sandra e mi viene in mente la gloria postuma concessa a Mike Buongiorno come colui che avrebbe unificato l’Italia dandole una cultura moderna!

hexengut

Sandra: tanto per cominciare non si parlava di Vogue ma di un’altra testata. E poi, sì, sei una snob. Facile criticare e prendere le distanze. Darsi da fare, no? E che insopportabile, orribile frase quella sulla “cultura svenduta”!! la cultura non va superficializzata e ridotta a wikipedia ma guai, guai a considerarla uno strumento d’élite! la cultura, in una società civile,deve essere diffusa, con i mezzi e le parole ogni volta più consone all’uditorio. La cultura è il patrimonio precipuo dell’umanità e ridurla a una salottiera poprietà di eletti è semplicemente vergognoso. E mi spiace sentirtiti parlare di scarponi e di fatica in montagna perché la montagna è una cosa bella. Se mi sbaglio su di te, avanti, datti da fare e, per esempio, vieni ad aiutare a raschiare i barili… o a regalarne di nuovi.

Werewolf

Concorod con hexengut. Perché in genere in questo paese, ma anche nel mondo, c’è un analfabetismo scientifico e culturale (causa, parer mio, del fatto che vi sia una maggioranza di credenti nel mondo) che lascia basito chiunque abbia un minimo di istruzione superiore alla media? Perché la cultura, in senso ampio, viene diffusa senza renderla comprensibile ad un uditorio non preparato. Sono pochi i divulgatori che riescono a farsi comprendere aldilà delle proprie ‘torri d’avorio’, e questo ha gravi conseguenze non solo sulla preparazione culturale in generale della gente, ma anche sulla consapevolezza, non solo culturale, ma anche politica, della gente.

Anthony Logan

Vogue e Vanity Fair sono stessa cosa e sono pienamente d’accordo con Sandra.

La cultura è cultura e non oroscopi e consulenze di matrimonio.

DanielaG

permettetemi una domanda: ma l’avete letta l’intervista? No perché state giudicando una rivista e non il contenuto dell’intervista che è invece ben fatta e che potrebbe far riflettere tutte quelle persone che hanno hanno comprato questo “orribile” rotocalco.

detto questo voglio fare i miei complimenti all’uaar e al giornalista che mi piace tantissimo e leggo con piacere su la repubblica

Asatan

@Hexengut e Warewolf

Mi fà ridere chi si barrica nella sua torre d’avorio concionando di “vera cultura” e schifa in toto qualunque cosa non venga da canoni elitari.
Fossero vissuti nel medioevo avrebbero appeso per il collo gente come Othon Deganson oppure i missenager. CAvoli cantavano di cose profane e popolare, mica cultura sacra aulica 😀

Pubblicare su riviste come NAture è inutile innanzitutto perchè NON trattano argomenti inerenti all’UAAR e poi perchè i loro lettori già sanno certe cose. Se si vuole arrivare ad una vera integrazione paritetica bisogna fare capire che l’assioma ATEO=MALVAGIO è falso, per farlo occorrono mezzi di comunicazione a contatto con vasti pubblici.

Lorenzo Galoppini

Ragazzi, mettiamoci in testa una cosa: con lo snobismo, la spocchia, il massimalismo, l’èlitarismo, le interpretazioni cervellotiche, gli atteggiamenti da “duri e puri che non accettano compromessi” e simili, l’intransigenza eccessiva (senza offesa, come sempre, ma non riesco proprio a fare a meno di vederli in alcuni interventi), e senza una buona dose di senso della realtà, non si farà mai un solo passo in avanti. Ovviamente non pretendo di far cambiare idea a nessuno, volevo solo dirlo e aggiungere che, per il bene della nostra causa, sarebbe l’ora che ce lo stampassimo tutti quanti nel cervello.

Werewolf

Oh, Asatan, allora siamo d’accordo. E’ più meno quello che dicevo poco fa. Tra parentesi, anche se OT, sperando di non dimostrare ignoranza: non erano ‘minnesanger’? Gloria perpetua a quei grandi poeti, comunque.

hexengut

Werewolf. Grazie, condivido appieno. Anthony Logan.La cultura è la cultura, la mamma è la mamma, signora mia non ci sono più le stagioni di una volta… Che cosa c’entra, tra l’altro, di grazia, la cultura con l’utile diffusione di un messaggio? o siamo davvero tutti tanto stupidamente snob (e mai come in questo caso si rivela esatta l’etimologia = sine nobilitate) da ritenerci superiori? superiori a chi? a chi legge i settimanali di moda o le gazzette sportive? ma come diavolo si può pensare una cosa simile? Ma, poiché viene criticata la sede del messaggio UAAR, domando, a voi colti: quali testate vi sembrano più opportune? secondo i vostri criteri vanno escluse, perché banali, Rai, Mediaset e altre testate generaliste; i quotidiani perché o di parte o finanziati da lobbies; i settimanali perché al di sotto delle quindicimila copie non sopravvivono a meno che non siano anch’essi finanziati da partiti o lobbies o che rientrino nel genere da voi tanto deprecato. Restano le collane delle accademie e degli istituti scientifici, che hanno tirature al di sotto delle mille copie e un ristrettissimo pubblico di lettori. Ciò che conta non è la sede ma la coerenza del messaggio proposto ed il numero delle persone raggiunte. Quale poi possa essere l’esito del messaggio né io né voi siamo in grado di conoscerlo; ma sappiamo invece che da due anni a questa parte finalmente l’UAAR sta uscendo, sia pur faticosamente, da una sorta di ghettizzazione in cui atteggiamenti come il vostro la farebbero ricadere.

tomaraya

uno dei motivi per cui la sinistra non piglia più tra i lavoratori è per via del suo insopportabile snobismo verso tutto ciò che è pop e per la sua insopportabile aria da “so tutto io”.
prossimo obiettivo carcano in prima pagina sulla gazzetta dello sport!!!!

hexengut

grazie a Daniela G, ad Asatan (bella la citazione musicale!), a e a Lorenzo Galoppini. Buona serata

giorgio

ma dai, ragazzi.

Sempre a cercar lite!

Adesso che il discorso si faceva interessante.

hexengut

tomaraya: d’accordo sull’analisi e su Carcano in gazzetta!

Sandra

hexengut,
abbiamo mai mangiato insieme? Ho semplicemente espresso un’opinione: mi sembra un giornale di “immagine”, su cui personalmente vedrei meglio una pagina con la campagna “ateobus” piuttosto che un articolo. Sara’ anche perche’ ci scrive la Bignardi che ho visto in un’intervista, per me deludente, a Erri De Luca. Ma magari mi sbaglio, e migliaia di persone accorreranno a visitare il sito uaar e iscriversi. Se questo e’ lo scopo, auguri.

La cultura non ha niente a che fare con le torri d’avorio, mio nonno era ateo, si era sposato in comune e non aveva terminato le elementari, e nonostante questo la lettura di un VF non avrebbe rivoluzionato il suo pensiero come si favoleggia qui per le radicalchic. Altrove si parlava di fede e giochi, e una delle poche frasi che mi sono arrivate di mio nonno era proprio questa “Vuoi un gioco? Ma ce l’hai gia’, il piu’ bel gioco del mondo: il tuo cervello”. Perche’ oltre che non istruito, non era nemmeno ricco. Nel senso di denaro, i soldi a vf non li avrebbe sprecati. Ma era un uomo molto ricco, e anche molto colto. Secondo me.

E’ vero che bisogna adattarsi all’uditorio, ma bisognerebbe assicurarsi prima della disponibilita’ dell’uditorio a un discorso “impegnato”, e poi assicurarsi che il messaggio passi in modo corretto, e di questo dubito. Pensi davvero che una riflessione profonda possa scaturire da un’intervista su un vanity fair? Questi giornali devono vendere, riempire le pagine per dare l’impressione che un certo contenuto faccia da contrappeso alle tante pagine di pubblicita’. Non c’e’ nessun impegno a divulgare cultura, e’ questione di aumentare le vendite. Per me l’ateismo non e’ niente a cui ci si avvicina per una lettura su un giornale di moda. Ma io non sono un giornale e nemmeno un’associazione, che deve mostrare i numeri, per mia fortuna.

E poi scusami, ma come fa ad essere un oroscopo “ironico e divertente”? Un imbroglio e’ un imbroglio e basta.

Lorenzo Galoppini

“Pensi davvero che una riflessione profonda possa scaturire da un’intervista su un vanity fair? […] Per me l’ateismo non e’ niente a cui ci si avvicina per una lettura su un giornale di moda.”

Va bene, ma sempre meglio di niente. Al punto in cui siamo, se con questo discorso contrastiamo ogni minima possibilità di farci conoscere e diffondere le nostre idee…..non mi sembra molto saggio. Io guarderei più alla sostanza e alla realtà che non ai principi astratti. Rispettabili, d’accordo, ma purtroppo finchè si pretende la ‘perfezione’, per così dire, é difficile combinare qualcosa. Preferibile qualche volta adeguarsi, anche se, lo so, la parola può sembrare brutta.

Lorenzo Galoppini

@ tomaraya

E’ uno dei vizi “storici” più antichi della Sinistra, che ci portiamo dietro almeno dal ’68 e sul quale si potrebbe scrivere un libro, vizio eminentemente ideologico (e quindi ben poco razionale) e vero e proprio freno al suo sviluppo e al suo consenso elettorale presso le masse; e questo ancora non vogliamo capirlo. Fra l’altro lo snobismo culturale dalla Sinistra si é poi diffuso, in qualche misura, anche in altre aree, non necessariamente di sinistra, come sinonimo di intelligenza e raffinatezza intellettuale.
Eh sì, al mondo ci sono ancora troppi luoghi comuni e pregiudizi da vincere. 🙁 L’Uaar può dare il suo contributo anche a questo.

darik

in italia (e nel mondo) non mancano gli atei!
manca il denominatore ke li unisce, li indirizza e magari guida e coordina; anzi, non manca proprio; l’uaar c’è! però manca di visibilità; e ogni tentativo per ottenerla è encomiabile.
far sapere ai non credenti ke esistiamo è necessità primaria dell’associazione; non per la propria esistenza, ma per il suo sviluppo e per il raggiungimento delle mete ke si prefigge.
ben venga quindi vanity fair (ke non sapevo nemmeno esistesse) e qualunque altra fonte di diffusione; magari facendo pubblicità negativa.
il parlate male di me, ma parlatene….è sempre attuale.

stefani f.

ragazzi ariscusate l’opinione mia personale ma apparire su un gossip jurnal (questo è vannity fair) è il massimo…del minimo.
molto meglio il porta a porta tramite volantinaggio e mi offro come volontario 😉 non voglio che il buon nome dell’ateismo venga trattato come una love story fanciullesca tra una velinata e l’ultimo flirt di un calciatore di grido.
ripeto, si doveva evitare.

stefani f.

x darik

ma voi pensate che i lettori di una rivista gossippara siano davvero interessati al pensiero ateo, ammesso che sappaino cosa signifiki il termine o cosa sia davvero l’ateismo? per me state facendo confusione fra il diffondere e il propagandare! la propaganda si può fare anche usando i certelloni pubblicitari, la diffusione radicale passa purtroppo attraverso una cultura di fondo che la società italiana è ben lontana dall’avere sviluppato! ecco perchè gli atei o agnostici, nonostante siano milioni anche in italia, mancano di coordinazione e iniziativa e non basta un articolo su vf per cambiare le cose, io per esempio non sarei sceso a compromessi nemmeno per le scritte atee sui bus di genova…

Paul M.

Onestamente se l’UAAR trovasse spazio sulla “GAZZETTA DELLO SPORT” o sulle riviste di “RICAMO E CUCITO” non ci troverei niente da ridire…Anche se con l’ateismo centra poco e niente, resta la visibilita’ e il farsi conoscere a tutti i livelli. 😉
Non ci serve avere un target di persone alte, magre, belle, brutte, bionde o more…il nostro target e’ L’Italia intera! 😉
I temi e le campagne UAAR riguardano TUTTI i cittadini e quindi anche parruchhiere, signore snob, meccanici, sportivi, professori e professionisti di vario genere. 😉
Ben venga quindi Vanity Fair o Vogue o La Gazzetta dello Sport o Focus o quant’altro! 😉

@stefani f.
Lascia stare se l’italiano medio conosca o meno l’ateismo…Fagli sapere che esistiamo per tutelare i suoi diritti di cittadino laico intanto, e poi a spiegargli cos’e’ l’ateismo ci pensiamo noi invitandolo a ragionare! 😉

hexengut

Sandra. Il problema non è la disponibilità dell’uditorio a raccogliere un messaggio e tantomeno quello di “una riflessione profonda”da parte dello stesso. Il problema, e il fine, è quello della veicolarizzazione del messaggio. Se non capisci questo e se continui a parlare dell’incapacità di raccogliere un “discorso impegnato” (brrr!…) da parte di un uditorio che non giudichi alla tua altezza, temo proprio che tra noi ci siano vertici d’incomunicabilità. E, con tutto il rispetto per tuo nonno che, pur non essendo acculturato era, appunto, colto, sì, non abbiamo mai mangiato insieme e, considerata la tua spocchia, non ci tengo proprio.

Sandra

@hexengut,
Uno degli elementi della comunicazione e’ il canale. Lo stesso articolo su VF e sull’Economist ha un impatto diverso, sullo stesso lettore: a me un articolo sull’ateismo su VF fa lo stesso effetto che se dovessi trovare un articolo di tendenze di moda sull’Economist. A me, magari ad altri no, e se l’articolo rientra negli obiettivi dell’Uaar, va bene cosi’, non e’ che la mia vita cambi se una tipa legge l’articolo mentre le tagliano i capelli e ora del phon e’ atea!

Il mio poi non era un invito, era solo per dire che la tua reazione a una semplice differenza di vedute mi sembra sopra le righe, dato che non conoscendo il mittente, esprimere o meno simpatia e’ un’informazione priva di senso.

Trovo appropriato l’appunto di stefani sulla propaganda, forse meriterebbe eventuali approfondimenti.

@Fri
niente male l’oroscopo. Secondo me qui qualcuno e’ dell’ariete…poi dicono che sono tutte frottole….

Anthony Logan

@hexengut
“Anthony Logan.La cultura è la cultura, la mamma è la mamma, signora mia non ci sono più le stagioni di una volta…”

Te ne manca un’altra… ma non te la dico (sempre sulla mamma)

o siamo davvero tutti tanto stupidamente snob…

tu l’hai detto

Bruno Gualerzi

A proposito di snobismo. Lo sapevate che oltre allo snobismo esiste anche lo snobismo dell’antisnobismo, e poi lo sbobismo dell’antisnobismo delle snobismo, e lo snobismo dell’antisnobismo dello snobismo dell’antisnobismo… e così via?
E a proposito del giudizio su Vanity fair e dello snobismo, come la mettiamo?

Anthony Logan

@Bruno Gualerzi

E’ come la superca22ola con scappellamento a destra…

hexengut

Sandra. A me sopra le righe e non pertinente in un blog sembra una frasetta adolescenziale come “abbiamo mai mangiato insieme?”. Oltre al fatto precipuo che il tuo primo intervento non era una “semplice divergenza di vedute” ma una sparata, sostenuta da motivazioni che non mi appaiono condivisibili, in nome di una presunta superiorità culturale (e quest’ultima, assieme all’uso del termine snob, è una cosa che mi irrita molto). PS: sono scorpione. Attenzione: in cauda venenum. Comunque sempre disponibile a un dialogo pacificatore, magari in altra sede, per non annoiare qui.
Anthony Logan. A parlare per prima di snobismo è stata Sandra, non io. Non so se tu sia snob ma presuntuoso sì: la cultura è condivisione, te l’ha mai detto nessuno? e, tra l’altro, l’ironia e soprattutto l’autoironia sono buoni esercizi mentali e culturali; senza bisogno, a fronte di un incipit scherzoso, di tirare in ballo le madri altrui. Altrimenti, a questi livelli, davvero servono corsi accelerati di bon ton.
Bruno Gualerzi: presumo tu intenda sia ora di piantarla e sono d’accordo. Ma in tutto ciò rinnovo il mio grazie ai volontari uaar.

don alberto

Caro PURIC, assolutamente nessun proselitismo:
qualcuno di voi si è autoinvitato da me da un pezzo.
Ho indicato un giorno possibile per venire.
Ciao.

Lorenzo Galoppini

Non so quanto Vanity Fair possa definirsi una rivista di gossip; per un certo periodo mia madre era abbonata, l’ho sfogliata anch’io qualche volta e quello che si può dire sicuramente é che, con tutti i suoi limiti, non si può comunque mettere sullo stesso piano di carta igienica come le varie Chi, novella 3000, Visto e altra spazzatura di cui non ricordo i titoli, altrimenti siamo di una superficialità, di un massimalismo e di un qualunquismo sconcertanti, sempre con tutto il rispetto per chi magari tende a farlo. Non c’é paragone fra i due tipi di riviste, per quanto vi si possa trovare del gossip anche in VF. Di sicuro su quelle sunnominate un articolo del genere sull’Uaar non comparirebbe mai, se non in toni molto probabilmente insultanti.

Anthony Logan

@hexengut

le tue lezioni valle a dare a qualcun altro.

In quanto a presunzione, penso non ti batta nessuno.

ti saluto

Commenti chiusi.