All’ospedale torinese delle Molinette è tutto pronto: da ottobre, una volontaria laica offrirà il suo conforto e la sua assistenza morale ai pazienti che ne faranno richiesta. Il progetto è frutto di una convenzione tra l’ospedale e l’Uaar che descrive così l’assistenza morale non confessionale: «aiuto competente e accurato fornito dagli individui atei e agnostici che, all’interno del nosocomio, si interrogano sulle domande esistenziali, come il senso della malattia, della vita e della morte». Anche di questo si discuterà al primo meeting nazionale dei non credenti italiani, in agenda per sabato prossimo, 19 settembre.
«L’assistenza morale non confessionale […] va assimilata, dal punto di vista giuridico, all’assistenza spirituale religiosa – prosegue la convenzione – dal momento che le convinzioni non confessionali in materia di religione sono anch’esse estrinsecazione della libertà di religione protetta dall’articolo 19 della Costituzione. […] L’assistenza morale agli atei e agli agnostici, pertanto, dev’essere considerata come parte integrante dell’assistenza sanitaria generale».
Spiega Raffaele Carcano, segretario generale della Uaar: «Atei e agnostici affrontano generalmente la morte con meno paura dei credenti, ma lo stato di infermità suscita sempre una condizione di difficoltà». Alle Molinette erano state già messi a disposizione dei pazienti non cattolici assistenti religiosi di numerose confessioni e la cosiddetta stanza del silenzio. Mancava solo l’assistenza laica, che adesso allinea l’ospedale torinese a molte strutture di diversi paesi del Nord Europa.
Comunicato stampa UAAR
Per la prima volta in un ospedale italiano, assistenza laica per atei e agnostici
58 commenti
Commenti chiusi.
Scusa Raffaele ma se nella stanza c’è un crocefisso cosa si può fare?
Questa non mi spiace affatto.
anzi, penso che potrebbe aiutare realmente poter parlare con qualcuno che non picchia sempre sulla vita oltre la morte e sul dio che, seduto sul trono, ti giudica se sei degno del suo infinito (?) amore.
E’ davvero un ospedale molto avanti, confermo per esperienza diretta.
Questa è una GRANDE notizia! Auguro al nostro paese che questo sia il primo passo di una lunga serie di servizi laici resi ai cittadini che non si riconoscono in alcuna confessione religiosa e – perché no? – fruiti anche dai credenti.
Io ritengo di non aver bisogno di alcuna assistenza psicologica.
Casomai ripongo tutte le mie aspettative nella scienza e nella ricercA MEDICA.
Per il resto penso che la morte non sia altro che il ritorno allo stato di prima che io nascessi e sviluppassi la consapevolezza di esistere.
E’ il dolore, la sofferenza, quello che io temo: per questo penso che la scienza medica debba offrire risposte sempre più pronte ed efficaci.
Io ritengo di non aver bisogno di alcuna assistenza psicologica.
Casomai ripongo tutte le mie aspettative nella scienza e nella ricercA MEDICA.
Per il resto penso che la morte non sia altro che il ritorno allo stato di prima che io nascessi e sviluppassi la consapevolezza di esistere.
E’ il dolore, la sofferenza, quello che io temo: per questo penso che la scienza medica debba offrire risposte sempre più pronte ed efficaci.
Vorrei, comunque, aggiungere, che . per chi lo ritenesse utile, l ‘iniziativa va comunque plaudita e trovo encomiabile l’operato dell’UAAR.
@ Decida
Neanche io… Però, penso che se mi trovassi a soffrire per qualche malattia incurabile (corna) preferirei avere una volontaria laica con cui parlare piuttosto che un prete.
Mi sembra una iniziativa giusta, però eviterei nei comunicati frasi come ‘Atei e agnostici affrontano generalmente la morte con meno paura dei credenti’, credo che sia solo un modo per inasprire il conflitto, oltre che una generalizzazione un po’ superficiale e francamente superflua, dato che nella grave malattia la morte non è certo il solo problema, anzi!
Parere mio, ci mancherebbe.
Però un bravo psicologo è sempre super partes, e offre sempre punti di vista alternativi, per cui l’assistenza laica si riduce ad una competente assistenza psicologica, questo con buona pace di quelli che parlan di religione atea…
Scusate il commento OT. Avevo scritto in un altro post ma si e’ perso nel mare degli altri commenti (la discussione era abbastanza “accesa”).
Si parlava di obiezione di coscienza dei farmacisti. Io mi chiedevo se posso rifiutarmi di farmi curare da un medico cattolico, per esempio perché, essendo il medico cattolico, potrebbe rifiutarsi di darmi una medicina o farmi una terapia tirando in causa l’obiezione di coscienza. A me non sembra una cosa tanto strampalata, ma neanche tanto fattibile in Italia purtroppo.
Voi cosa ne pensate? Magari lo si potrebbe mettere nel testamento biologico?
Che gli atei affrontino la morte, che per loro apre le porte al nulla, con più serenità dei credenti mi pare una affermazione paradossale!
@BOB
anche per i credenti la morte apre loro le porte al nulla, solo che si illudono diversamente.
@bob
vuoi mettere la serenità di sapere che non ci sarà nulla rispetto al dilemma del cattolico “finirò all’inferno o finirò in paradiso?”?
Ma per favore…. come si può dire come ognuno di noi (ateo, agnostico, cattolico, buddista…) affronterà il momento della propria morte o di quella di un proprio caro?
Chi pensa di avere fede, l’avrà anche nel momento della morte? Chi pensa di non averla, non avrà qualche dubbio alla fine?
Come possiamo sapere o prevedere!
Smettiamola di ‘fare il tifo’ su temi di questa drammaticità!
@Bob
Non so cosa penserò in punto di morte. Adesso sto meglio pensando che non ci sarà niente, piuttosto che (come facevo da cattolico) pensare che finirò all’inferno per una scelta non mia.
Nell’assurda ipotesi che esista qualcosa dopo la morte mi seccherebbe finire all’inferno. E’ malissimo frequentato, così pieno di preti, vescovi, frati, suore papi, sedicenti cristiani e religiosi in generale. E’ per questo che si dice che i soldi non te li porti dietro … te li fregherebbero in un attimo!
Mi sembra importante, perchè si riconosce la veridicità dell’affermazione che anche un non credente è capace di farsi delle domande esistenziali, sul senso della vita, su quello della morte ecc.
così come la legittimità della scelta di non farsi queste domande, naturalmente. Si spezza dunque l’equivalenza domanda di senso=religione.
Nessuno di noi può prevedere cosa accadrà quando saremo consapevolmente vicini alla morte. Comunque sia, anche la nostra rabbia, la nostra disperazione, e infine la nostra rassegnazione di fronte alla morte avrà pari dignità. C’è anche chi da non credente può pensare che ciò che verrà dopo di noi, e che a noi sarà collegato, sebbene non ne avremo coscienza, debba rispettare ciò che siamo stati.
E’ un grave errore sostenere che l’assenza della credenza in un dio o in una vita oltremondana impedisca all’individuo di concepirsi oltre la morte. Ciò che abbiamo detto, ciò che abbiamo creduto, ciò che abbiamo fatto ha un valore che va oltre la nostra esistenza biologica. Altrimenti, come potremmo pensare alcunchè, se coloro che sono morti non ci avessero lasciato l’eredità dei loro pensieri? Perchè essere laici o democratici se non risconosciamo come importanti e degne di valore non solo le idee – elaborate da chi ora non c’è più – ma perfino la volontà di chi le ha espresse. Questo è vero quando diciamo per es. che i padri della Costituzione avrebbero voluto questo o quest’altro. Non solo che hanno detto questo o quest’altro.
Se penso che un mondo più laico è un mondo migliore, il fatto che in un dato paese tradizionalista si dia forma ad un atto legislativo che aumenti le libertà individuale migliora il mondo indipendentemente da se io lo vengo a sapere o meno.
Certo, manca laspetto consolatorio della vita oltremondana, quell’attaccamento all’individualità, alle sensibilità personale a cui la religione intende dare continuità. Ma non si capisce per quale motivo questa continuità sarebbe il fatto che da un senso ad una vita. Essa semmai rimanda la domanda del senso alle nebbie dell’aldilà e dei suoi misteri divini.
Il senso invece è qui ed ora, e lo sarà anche quando non ci saremo più.
@ bob
il nulla un morto non lo percepisce!! io non mi pongo proprio il problema del dopo vita visto che non ci sarò… sono molto più interessata a godermela l’esistenza…voi cattolici ve fate troppe P.I.P.P.E mentali!! se solo provaste a vivere senza adorare quotidianamente la statua di un uomo con un pannolone inchiodato in un pezzo di legno forse potreste vivere più rilassati!
@ BOB
Hai scelto la via più facile, credere a ciò che qualcuno ha inventato, quasi quasi ti invidio.
Sono ateo, e sono psicologo. So cosa significa ‘accompagnare’ attraverso la sofferenza coloro che stanno in una condizione di vero, profondo disagio.
Personalmente mi sento forte di fronte al pensiero della morte; ma ora sono qui, e ne sono distante, almeno credo… Chissà come sarà essere vicino al confine?
E in ogni caso il pensiero del dolore mi spaventa. Avere qualcuno vicino in quel momento sarà fondamentale. Un amico, una persona cara, o qualcuno che condivide con me il modo di concepire la vita e la morte; senza infingimenti, senza inganni, senza promesse consolatorie: nudi, di fronte al dolore, di fronte al precipizio del nulla.
Mi semba una bella iniziativa, per quanto mi riguarda mi offro volontario anch’io a prestare assistenza a chi ne avesse necessità…
Mi associo alle riflessioni di Claudio285 perchè mi sembrano appropriate alla delicatezza dell’argomento; come sono comprensibili i dubbi di Butchers. Certo l’UAAR ha fatto bene a difendere il principio e il diritto ad una assistenza spirituale in fine vita anche per i non credenti. Ma credo che sarà molto difficile per l’associazione trovare le persone giuste, volontarie, per garantire questo tipo di assistenza in ogni ospedale d’Italia. Non è compito facile assistere i morenti, sofferenti e coscienti; ci vuole una forza d’animo, una saggezza, una preparazione anche psicologica seria per essere realmente d’aiuto al morente e anche per reggere le emozioni personali . Non è dono di tutti, anzi forse di pochi. Dove e quando le si trovano, queste persone siano le benvenute. Ma bisognerà stare attenti a non cadere in una sorta di imitazione di quel che fanno i religiosi in queste circostanze, o magari fare peggio. Forse l’UAAR potrebbe impegnarsi anche su un altro fronte, quello del personale ospedaliero, i medici e gli infermieri, che quotidianamente assistono fisicamente con le terapie mediche il malato, perchè siano preparati ed educati a svolgere anche una funzione di sostegno e aiuto spirituale e morale, o semplicemente di umana comprensione per tutti i loro assistiti, credenti e no. E tra le loro “mansioni” possa essere prevista anche questa. Forse nei casi più fortunati c’è già chi lo fa spontaneamente. Ma non mi sembra sia proprio la regola.,
Il fatto è che negli ospedali pubblici e convenzionati, nessun credo o fede deve entare ufficialmente, ma solo bravi medici e psicologi, laici e professionali nel loro momento lavorativo, poi nel privato ognuno è libero delle sue scelte, sul suo comodino, il paziente può mettere il santino che vuole, ma sulle pareti, nulla di nulla. Anche se è fuori argomento, chiederei alla UAAR, se fosse possibile inviare una lettera al Milionario, affinchè Jerry Scotti se la finisse col solito dio vi benedica, almeno dicesse prima: per chi ci crede.
Non so, mi sembra una cosa inutile, il sostegno psicologico dovrebbe già esserci all’interno di un nosocomio, e in quanto psicologico e non spirituale dovrebbe già essere aconfessionale, e quindi andare bene per credenti e non.
Piuttosto mi preoccupa quanto si creano forme parallele a quelle religiose, però in matrice agnostica e/o atea, perché vuole dire che si sta andando nel paradosso di costituire una sorta di religione atea di fatto, il che è una contraddizione d’intenti.
Penso che atei e agnostici abbiano paura quanto chiunque altro nel momento della morte. La differenza è che non si fanno (o sperano di non farsi) dominare a tal punto dalla paura da cascare nelle trappole dei ciarlatani. Questi ciarlatani, spesso vestiti di nero, promettono improbabili salvezze in un altra vita, ma si fanno pagare caro in questa: fumo in cambio d’oro!
Un altro punto è che quando si parla di questi temi l’alternativa al punto di vista laico è sempre quello cattolico: vorrei ricordare che esistono religioni (per esempio il buddismo) in cui è l’esistenza è il male e solo la parte peggiore dell’uomo gli fa temere la morte; senso e fine di un’esistenza retta, in queste visioni del mondo, è accettare e cercare la pace del nulla. Per chi è stato malvagio in vita invece la punizione è continuare a vivere reincarnandosi.
Filosofie che danno un senso, un bel senso, al nulla dopo la morte esistono quindi da prima di cristo. La visione Atea-Agnostica-Razionalista può essere vista come una variante di queste filosofie (a mio modesto parere la variante migliore e più adatta ai tempi).
Sulla volontaria laica mi verrebbero un sacco di battute carine ma un pò sessiste.
Penso che in simili frangenti l’unico conferto efficace venga dalle persone che amiamo.
In ogni caso, si muore da soli. Sempre. Ciò fa della morte un attimo di infinita intimità con noi stessi. E non lo dico affatto con ironia: mio padre mi è morto fra le mani, mentre tentavo di rianimarlo. Dopo 3 anni di malattia e dipendenza da noi, fu un atto di libertà.
Era ateo.
Concordo per molti aspetti con moreno83.
Non per orgoglio di ateo, e nemmeno perchè sappia ora come mi comporterò in quel frangente… ma, proprio per le motivazioni addotte nella convenzione, il ‘conforto ateo’ non credo che debba essere istituzionalizzato, come non dovrebbe esserlo nemmeno il ‘conforto religioso’. Un luogo di degenza deve essere aperto a qualsiasi possibilità di conforto di qualsiasi natura, senza la necessità che ci siano persone ‘deputate’ ad offrirlo, mentre deve essere garantito, per quanto possibile, il rispetto rigoroso delle richieste del paziente. E se un ateo, quale che sia la sua condizione di paziente, chiede il conforto religioso, ha diritto di averlo, così come deve valere il contrario, senza che si apra una ‘concorrenza’ tra i confortatori giuridicamente riconosciuti.
Per me, in un certo senso, vale ciò che ritengo debba valere per testamento biologico, accanimento terapeutico, eutanasia ecc.: non debbono essere regolamentati.
La morte è una perdita dei sensi a tempo indeterminato, chi la subisce non è cosciente, inquieta e turba chi la osserva esternamente. Chi ha avut ha avut, chi ha dat ha dat.
A parte la battuta sulla volontaria laica, trovo l’intervento di MicheleB. (che ho letto dopo che avevo elaborato il mio) il più esistenzialmente probante, completamente da condividere.
@strozzapreti
QUOTONE MEGAGALATTICO! 😉
La lettera quantomeno andrebbe fatta! 😉
Sono dell’idea tangente a molti di voi riguardo agli ospedali laici.
Mi auguro che l’associazione proponga qualcosa di concreto sia per cio’ che concerne quest’iniziativa che reputo degna di elogi che per cio che concerne quella dei funerali civili. 😉
Bello il commento di Bruno delle 18.51, ma anche altri hanno detto cose interessanti e giuste. Darei però la palma a Michele B. per questa osservazione:
«Penso che in simili frangenti l’unico conforto efficace venga dalle persone che amiamo.»
Diffido dei professionisti del conforto. Nella migliore delle ipotesi sono competenti, corretti, affabili, premurosi, ma pur sempre degli estranei. Ognuno di noi vuole di più della correttezza formale, e il conforto vero te lo dà solo chi ti vuol bene, chi ti chiama per nome. Gli altri si distraggono presto (per correre da un altro e poi da un altro ecc.).
Insomma, qualcosa in questa iniziativa non mi persuade (vedi Bruno che l’ha detto meglio).
@ bruno: “Mi semba una bella iniziativa, per quanto mi riguarda mi offro volontario anch’io a prestare assistenza a chi ne avesse necessità…”
Io ho frequentato il corso per l’assistenza laica ai degenti, a Milano, ma non essendo psicologo ho capito solo in parte. Se sei interessato contatta il circolo di Milano, saresti prezioso.
@ moreno 83: “mi preoccupa quanto si creano forme parallele a quelle religiose, però in matrice agnostica e/o atea, perché vuole dire che si sta andando nel paradosso di costituire una sorta di religione atea di fatto, il che è una contraddizione d’intenti”
Non sono d’accordo.
ci sono svariati momenti nella vita di una persona, atea o credente che sia, nei quali gradirebbe dei “servizi”, quali: assistenza morale ai degenti, matrimonio, funerale, ricorrenze, festività ed altro. Le religioni ed i relativi fedeli lo hanno capito, e sanno dare, a modo loro, quei servizi, ma noi non lo abbiamo ancora fatto. Inutile dire che stiamo regalando alle religioni uno “spazio”: sfruttando una nostra lacuna, loro fanno i servizi anche per noi, ma a modo loro, facendoci sembrare loro fedeli.
Ateo convinto e naturale idiosincrasia verso figure religiose e ruoli religiosi (preti, suore, papi ecc)…cio’ nonostante sono un po’ disturbato dai commenti dei drittoni materialisti: ritengo che sia comunque incivile ed irrispettoso trattare i cattolici come dei poveri idioti che credono a babbo natale…quando al diritto di un supporto laico, sono felice di vedere che il dato per scontato (in un paese che fisicamente ingloba una ‘cosa’ come il Vaticano) piano piano si sveli…
io la trovo una cosa utile ed encomiabile, parlando per esperienza personale, reputo che l’ospedale un luogo particolare e che la malattia ti renda fragile e indifesa, e quando non c’è la tua famiglia o i tuoi amici e sei in cerca di un sostegno, un aiuto qualificato e per di più laico, senza le irritanti esternazioni religiose, può essere davvero un’ancora di salvezza. Tutto qui.
cri cri cri…il grillo parlante
ma la moderazione non puo’ fare niente?
La Roberta è irritata!
Che mangi la frittata!
roberta, devi mandare una mail alla moderazione del forum 😉
FINALMENTE UNA OTTIMA NOTIZIA. MA DEVE ESTENDERSI A TUTTI GLI OSPEDALI.
@ Kaworu
tu che sei esperta in materia:qual e’ quel disturbo che porta chi ne e’ affetto a parlare in rima?
Mark Twain diceva:
“Sono gia stato morto per miliardi di anni prima di nascere,in futuro semplicemente tornero’ ad esserlo.
Perche dovrei aver paura della morte?”
Epicuro molti anni prima diceva:
“Finche sietevivi la morte non c’e’,e quando ci sara la morte non ci sarete piu’ voi.
Quindi perche averne paura?”
Io trovo molto piu simpatici questi discorsi che quelli di qualunque libro sacro.
@TUTTI
IGNORATELO…ovvio che tutti sappiamo di chi sto parlando. 😉
@roberta
così a naso direi “trollite acuta”. si cura con il ban, di solito 😉
Trovo che sia un’iniziativa utilissima. Non tutti possono contare sull’assistenza o l’appoggio dei familiari, e in piu’ non in tutte le situazioni i familiari sono in grado si fornire un sostegno: anche loro stanno per subire una perdita, e nel caso di persone con figli giovani, sono i malati che si ritrovano a preoccuparsi per chi sopravvivera’ loro. Quindi penso che una figura finalmente non religiosa in questo frangente sia piu’ che benvenuta. Era ora. In altri paesi (solita Olanda) queste cose sono realta’ da molto tempo:
http://www.humanistischverbond.nl/diensten/geestelijk
Come si puo’ leggere in fondo alla pagina che ho linkato, vengono indicate le tariffe per questa assistenza: perche’ bisogna anche rendersi conto che, se si vuole seguire il “modello” italiano dell’assistenza spirituale cattolica (paga Pantalone) per estenderlo a quello umanistico o ateo, prima o poi bisognera’ accogliere, cosi’ come fanno appunto in Olanda, le richieste in questo senso di ebrei, islamici e indu’. Quindi, forse, e’ meglio fare due conti, prima di trovarsi a pagare, oltre ai preti, altri stregoni, pardon, sacerdoti. Percio’…
Let’s go dutch! 🙂
@ Giulio69
La tua osservazione è molto interessante: perché non farne una campagna???
😉
la morte è una cosa seria… massimo rispetto per ogni iniziativa che non la banalizzi e che non lasci solo chi la affronta (per quanto sia possibile, visto che il morire è l’esperienza della solitudine estrema perchè personalissima). A prescindere da fedi o da altre convinzioni.
per una volta mi trovo d’accordo con fra pallino..
Bene per le Molinette, ogni tanto una buona notizia ma … Non date cibo al (caco)troll. I (caco)troll mangiano preghiere.
prepariamoci ad una feroce opposizione da parte della ccar.
il fine dell’assistenza religiosa negli ospedali è la raccolta di lasciti e donazioni, non permetteranno che qualcuno gli distragga la clientela.
Wow. Mi ricorda le puntate di Star Trek TNG quando qualcuno ci restava secco in infermeria.
@ BOB
Rosso di sera bel tempo si spera!
a morte è una cosa seria…
E’ semplicemente inevitabile: quello che non è serio è che le religioni si fondino sulla menzogna che la morte non sia la fine bensì un mezzo… e i preti si ingrassano.
sono molto contenta di questa iniziativa: come scriveva qualcuno, ateismo non significa il nulla, gli atei non sono persone vuote che non hanno bisogno di riti. l’essere umano ha bisogno di riti e momenti di passaggio x crescere.viviamo in una società non su un eremo: la cosa che non ho mai sopportato era assoggettarmi a riti non miei.io ho due bambini di 7 e 9 anni: voglio crescerli senza l’ipocrisia che ha caratterizzato la mia infanzia e che caratterizza la maggior parte delle persone che conosco ( che non credono, ma fanno fare tutti i sacramenti ai figli x’ lo fanno tutti e x’ non c’è un’alternativa!). allo stesso tempo non posso crescerli nel “nulla”: a loro dico sempre:”questo noi non lo facciamo perchè non crediamo in dio ,MA FACCIAMO QUEST’ALTRO”. così loro non si sentono degli outsiders, e non si sentono persi. ecco x’ ammiro uaar, le associazione umaniste, i comuni che offrono riti civili con belle sale x sposarsi, x i funerali, l’assistenza ai malati. non tutti hanno la fortuna di morire con chi gli vuole bene vicino, e non è giusto che i preti si presentino al capezzale di una persona impaurita e cerchino di convincerla che dio esiste! tante persone atee sono state convinte in punto di morte, tante altre hanno subìto un funerale religioso . e non è giusto!
“a loro dico sempre:”questo noi non lo facciamo perchè non crediamo in dio ,MA FACCIAMO QUEST’ALTRO”.
mamma mia… e poi ce l’avete con l’ “imposizione” del battesimo e dell’educazione religiosa… questa invece come la chiamereste? Neutra e matura proposta di libera presa di posizione di fronte ad ancora più “neutre” ideologie genitoriali????
@ Stefano Grassino
Nella Stanza DEL SILENZIO dell’Ospedale Molinette di Torino non potranno esserci simboli di nessun genere, un ambiente neutro insomma.
Inoltre, riguardo all’assistenza laica, è possibile la scelta di diverse opzioni, dalle più impegnative, come l’assistenza a fine vita, ma , in questo caso, l’ospedale chiede ai volontari la frequenza di un corso attitudinale tenuto da uno psichiatra dello stesso ospedale, oppure è possibile anche un’assistenza meno specifica e di sostegno anche pratico delle necessità del malato all’interno dei reparti.
Oh, che bello. 🙂
(L’assistenza umana in ospedale serve, eccome. A tutti. Provate a pensare che vi diagnostichino un cancro – vi assicuro che una chiacchierata con qualcuno vi fa bene. Atei, agnostici, cristiani e buddisti – certe cose sono una botta per tutti.)