Il Trinity College di Hartford ha pubblicato American Nones: The Profile of the No Religion Population, con il quale è stato analizzato il segmento di popolazione in più forte crescita negli ultimi anni negli States: i non appartenenti ad alcuna religione. Secondo i risultati dell’inchiesta, rientrerebbe nella categoria un americano su sei (uno su quattro se si considerano credenze e comportamenti). I Nones sarebbero più giovani e più politicamente indipendenti della media. Più diffusi in alcune regioni (l’Ovest, il New England), è molto più facile che siano di origine asiatica, ebrea o irlandese: un terzo dei Nones ha antenati irlandesi, un quarto viene da una famiglia cattolica. Anche in questo caso è emersa la forte componente maschile di chi si è allontanato dalla religione.
USA, il profilo sociologico dei non appartenenti
36 commenti
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Sono più di quanti mi aspettassi…
ma la frase “un terzo dei Nones ha antenati irlandesi, un quarto viene da una famiglia cattolica.” è strana…
Un quarto è più piccolo di un terzo, ma gli irlandesi sono sempre stati cattolicissimi… se questi dati fossero giusti vorrebbe dire che molti irlandesi non erano cattolici.. il che mi sembra strano…
Il camino ineluttabile dell’ umanià, sta portando il mondo verso l’ unica verità : non c’ è alcun dio, sicuramente non quello/i professati dalle religioni, tra qualche secolo le nostre generazioni, guarderanno a noi come noi guardiamo le civiltà di duemila anni fa dove all’ interno di una stessa religione vi erano tanti dei, nel rispetto di quelle civiltà, la cosa ci fa ora sorridere, cosè faranno i posteri con noi.
@Sailor Sun
Presumo che considerino come irlandesi anche gli immigrati protestanit che arrivano dall’Ulster… anche se in realtà sono inglesi (come ci tengono a sottolineare ad ogni piè sospinto).
Indicativa la scelta del termine: i nones, i nessuno. Anche chi ha stilato il post, probabilmente senza volerlo, è caduto nella stessa trappola linguistica, usando l’espressione non appartenenti ad alcuna religione. Personalmente avrei preferito leggere, almeno qui, un’espressione del tipo liberi da religione.
Ricercatori non da poco nel campo della pedagogia (non chiedetemi quali, perché non ho una memoria così buona) sostengono che nella specie umana la verbalizzazione precede la concettualizzazione; ciò significa che il modo di pensare è direttamente indirizzato dalle parole disponibili nel linguaggio. Varrebbe quindi la pena di darsi da fare affinché diventino d’uso comune, almeno tra noi, alcune parole in grado di veicolare concetti che diano della libertà dalle religioni una connotazione positiva e non privativa.
@Aldo
Non so… vero che nones può essere negativo, ma se ci pensi un attimo, “disabile” ha acquisito una accezione negativa con l’uso che se ne fa. “Deficente” che significa semplicemente “colui a cui manca qualcosa” ha acquisito il significato di un insulto. Anche lo stesso ‘afroamericano’ può essere sputato con disprezzo.
Però, effettivamente, liberi da religione è più bello da sentire ^_____________^
Anche perché può esser contratto in ‘liberi’
non siamo noi i non credenti,,,,,,,,,, sono loro i CREDULONI
nones è usato come plurale della voce della tabella!
Tabella del tipo
|name| |age| |religion|
|foo | |bar| |Catholic|
|goofy| |goo| |none|
in questo caso intendeva dire “coloro che sono registrati nella tabella come None”
Giusto, Aldo; e giusto, Miro99.
Il fatto è che è ancora molto diffuso il concetto di individuo da identificare anche come appartenente a una religione. Io mi sono vista passare sotto il naso molti più conoscenti / amici che hanno cambiato religione di quanti non se ne siano liberati del tutto.
Non so se si tratta di una carenza culturale, di un’imposizione sociale o semplicemente di una “concessione” intellettuale, ma è come se molti, moltissimi non potessero fare a meno di un credo religioso (con tutto quello che concerne: rituali, miti, ecc.). Di conseguenza finiscono per risultare anomali quelli che invece non ne sentono il bisogno.
Un po’ come una certa emancipazione femminile di qualche annetto fa: sposarsi era OVVIO, anzi doveroso, imprescindibile se si voleva una vita normale, per cui chi viveva nel concubinato era considerato anomalo. Tutt’ora le donne che a una certa età non sono ancora madri o mogli sono viste come una sorta di anomalia.
Nella cattolicissima Italia affermare di essere “religion-free” suscita spesso dibattiti. Ma anche qui è ora di farsi sentire, perché mi sa che non siamo proprio pochini pochini…
Colgo la proposta di *Aldo* per cercare subito di applicarla al termine che ovviamente più di altri qui interessa: ateo. Non per riprendere un dibattito ‘interno’ (o per riprenderlo solo in parte) che presumo si trascini dalla nascita di UAAR, ma soprattutto per vedere come si possano far diventare d’uso comune alcune parole.
Come la parola ateo. Anch’io – come presumo la maggior parte di quanti si professano atei (con gli agnostici il discorso, proprio sul piano linguistico, può essere diverso) – intendo l’alfa ‘privativo’ (ecco da dove potrebbe derivare un primo equivoco) nel senso non di privazione, ma, appunto, di liberazione. Con la precisazione – che personalmente ritengo indispensabile – che poi ‘teo’ debba essere inteso non tanto, non solo, come il dio delle religioni, quanto come tutto ciò che ne svolge di fatto sulla psiche umana le stesse funzioni e dalle quali ci si intende liberare. Quindi il termine a-teo, se preso alla lettera, rispetto a ciò che ogni ateo dovrebbe intendere, può avere significati o equivoci o riduttivi. La soluzione ideale sarebbe trovare un altro termine dove invece queste componenti equivoche o riduttive non comparissero.
Ebbene, quando sorgono questi problemi, di solito, in ossequio alla democrazia, si ‘indice un sondaggio’, con implicito che il termine scelto sarà quello più proposto. Questo – come nel caso dei referendum – può diventare un cattivo uso della democrazia in quanto la quantità potrebbe prevalere sulla qualità. Ora, come si potrebbe conciliare qualità e democrazia? Non vedo altra scelta che mettere il più possibile i votanti nella condizione di conoscere cosa è veramente in ballo. Discorso poco più che teorico se riferito ai referendum o anche semplicemente alla votazioni politiche, praticabile invece in un caso come quello che riguarda la parola ateo. Se non è rinvenibile un termine che esprima quanto detto, o si inventa un neologismo, o – questo il mio parare – si adotta quello che già c’è però avendo ben presente quali sono i suoi limiti e come superarli. Per cui ogni ateo può poi usare questo termine facendolo diventare ‘di uso comune’ in questa accezione. Facendolo così diventare pian piano di uso comune in questa accezione, sia pure per combatterlo, anche da chi ateo non è.
Applicato coerentemente tale discorso alla notizia, di per sè molto molto interessante, è però facile immaginare come suoni generico – per un ateo – il riferimento a quanti semplicemente non aderiscono ad alcuna religione. Non perchè, ripeto, non sia importante questo dato per un ateo, anzi, ma perchè lo leggerebbe con la necessaria capacità di distinzione.
Senza magari esaltarsene più di tanto.
Nello studio c’è un dato inquietante: il 61% dei Nones crede nell’evoluzione dell’uomo.
Sì, esatto, solo il 61%, e solo il 33% ne è sicuro e risponde “definitely” (per completezza: il 9% non risponde).
Tra il “general American public”, invece, quelli che ci credono sono il 38% (17% di “definitely”).
Sono scoraggiato…
@Aldo “None” vuol dire nessuna affiliazione, cioe’ “not any of such (choices)”. Se avessero chiesto chi era ateo, pochi avrebbero risposto.
Ho tradotto di seguito la definizione di Nones fornita nel report citato dal post.
Dal report emerge anche che il 12% dei Nones crede all’oroscopo!! (contro l’11% degli adulti) e il 17% nega l’evoluzione dell’uomo da altre specie animali (contro il 36% degli adulti).
“Chi sono esattamente i Nones? “None” non e’ un movimento, ma un’etichetta per un gruppo di persone che non si identifichano in alcuna della miriadi di opzioni religiose sul mercato religioso americano – gli irreligiosi, i non religiosi, gli anti-religiosi, e gli anti-clericali. Alcuni credono in Dio, altri no. Alcuni partecipano occasionalmente a riti religiosi; altri non lo faranno mai.
I Nones vengono facilmente fraintesi. Da una parte, solo una piccola minoranza e’ atea. Dall’altra non e’ nemmeno corretto descriversi come “non chiesizzati” o “non affiliati” considerando che ci sono teisti e persone in “ricerca religiosa” che sono temporaneamente tra congregazioni. Un’altra assunzione scorretta e’ che una grande porzione di Nones siano antirazionalilsti che propongono New Age o idee soprannaturali. Come mostreremo, e’ piu’ probabile che siano scettici razionalisti.”
@ Sandra
Non è esatto il dato sull’oroscopo: il 12% dei Nones risponde che forse l’oroscopo può prevedere il futuro. Quelli che rispondono che ne sono sicuri sono il 5% (comunque troppi).
I dati per tutti gli adulti sono rispettovamente l’11% e il 6%.
Visto che se ne parla riporto la distribuzione delle credenze tra i Nones:
atei: 7%, “hard agnostics”: 19%, “soft agnostics”: 16%, deisti: 24%, teisti: 27% (non rispondono: 7%).
Non ho mai sentito le traduzioni letterali di hard/soft agnostic (sono usate?), comunque sono, rispettivamente, coloro che sostengono che è impossibile sapere se esiste dio, e quelli che dicono di non saperlo.
Da notare il 27% che crede in un dio personale, il che spiega forse il dato sulla credenza nell’evoluzione 😉
Pochi o tanti non credenti, laicità comunque
@alessandro
oops, e’ vero, scusate. Le percentuali di chi crede all’oroscopo sono 12% forse e 5% si’ tra i Nones, l’11% per il forse% e il 6% si’ tra gli altri. E d’accordo con te, troppi.
Del resto una mia conoscente atea crede all’influsso dei cristalli sulla salute.
@ Ivo Mezzena
Un laico, ad esempio, che crede seriamente agli oroscopi, come laico non è che mi convinca molto. Lo potrà essere, laico, nel senso letterale termine, ma crede pur sempre in qualcosa che non si discosta molto dalla magia… anche se – per giustificare tutto il tempo che ogni rete televisiva risarva agli oroscopi – ogni tanto viene intervistato un oroscoparo che spiega senza ridere come si fa a interpretare gli astri.
miro99: “non siamo noi i non credenti,,,,,,,,,, sono loro i CREDULONI”
Bravissimo, hai colto appieno lo spirito del mio commento. Che questa sia la strada.
Terrificante come ancora si giudichi o semplicemente classifichi una persona sulla base delle proprie “credenze”.
Solo gli americani possono dare importanza a tali boiate, loro che hanno persino religioni come the Church of Satan, Scientology, Wicca o Westboro, tutte “religions” e non “cults” in quanto ufficialmente denominate “chiese”.
La parola religione maschera quindi la paura folle degli americani nei confronti del fantasma comunista, più immaginario che reale.
Laddove il Maccartismo non muore mai…
Da come li descrivono non possono dirsi né atei e né agnostici, ma semplicemente persone a cui del tema religione frega ben poco
o.t.
ho letto che in Italia non distribuiranno di film Ipazia di Alejandro Amenabar… secondo voi perché?
“Anche in questo caso è emersa la forte componente maschile di chi si è allontanato dalla religione.”
A commento di questa frase, mi sembra possano essere di interessante queste informazioni.
La recente ricerca ha mostrato come il cervello si sia evoluto in stretta connessione genetica con la placenta. L’evoluzione di entrambi è stata indirizzata da quella che viene chiamata “la lotta dei sessi”. Infatti con la comparsa della viviparità (l’embrione si sviluppa all’interno del corpo materno che fornisce protezione e nutrimento) gli interessi dei due sessi entrarono in forte contrasto. Al maschio conveniva che quell’embrione che portava i propri geni crescesse molto risucchiando quante più risorse possibili dalla madre, mettendone anche a rischio la salute. Alla femmina non conveniva certo che quel figlio fosse la sua unica chance di riprodursi; le conveniva limitare le risorse che investiva in quella gravidanza per potersi assicurare la possibilità di averne altre. Questa battaglia venne combattuta a suon di geni, cioè cercando di far prevalere geni che favorissero o l’uno o l’altro interesse. Il primo campo di battaglia fu ovviamente lo sviluppo della placenta: i geni paterni tendevano a produrre una placenta ipertrofica per ricavare più risorse dalla madre; quelli della madre ne riducevano le dimensioni per bilanciare la ripartizione di risorse fra quel figlio e quelli futuri. Il secondo campo di battaglia fu lo sviluppo del cervello dell’embrione: i geni del padre tendevano a produrre nel neonato un cervello che determinasse dei comportamenti finalizzati a continuare a risucchiare risorse dalla madre (grande voracità, continue richieste di cibo ed attenzioni…). La strategia dei geni materni, al contrario, favoriva lo sviluppo nel figlio di un cervello meno egoista e capriccioso, più comprensivo.
Questa battaglia iniziata circa 170 milioni di anni fa è continuata fino ad oggi ed ha permeato la struttura del nostro cervello. I geni di origine materna e paterna controllano in modo qualitativamente e quantitativamente diverso le sue funzioni. In generale ruolo prevalente dei geni materni produce un cervello più empatico, più emotivo, con maggiore tendenza a vedere “intenzioni e significati” in ogni cosa e quindi più magico, superstizioso, mistico, religioso … Al contrario un prevalere dei geni paterni produce un cervello più “materialista”, sistematizzante e meno credulone
quando pubblicano le stesse statistiche italiane? Sono ansioso di vedere smentito quel fantasmagorico 90% di scolari che chiedono l’ora di religione a scuola.
1 su 6, ossia, quasi 50 milioni di Americani.
Evvaaaiiiii ………………
1 su 4 poi sarebbero circa 70 milioni.
Da notare la forte presenza di irlandesi, segno inequivocabile delle terribili tragedie alle quali l’ estremismo cattolico ha sottoposto quel popolo e ancora lo fa, considerando che ancora oggi l’ aborto è vietato per qualsiasi motivo e se critichi la religione ufficiale ti becchi fino a 25.000 Euro di multa, in base ad una normativa approvata di recente.
Gli Irlandesi spero che riscoprano i loro dei celtici come Shamain, per contrastare l’invasività cattolica nell’isola di smeraldo.
Perfettamente d’accordo con Aldo e miro99.
Riguardo al 90% degli scolari che richiedono l’ora di religione (@ Brian di Nazareth), credo la percentuale purtroppo sia ancora più alta: nelle nostre scuole si è quasi “costretti” a seguire l’ora di religione (cattolica), perchè mancano reali alternative a questa nella maggioranza degli istituti italiani.
Comunicazione: quest’anno nella mia scuola di servizio gli studenti “che non si avvalgono” vengono spalmati nelle altre classi. Coi tagli dovuti alle azioni di governo non era possibile fare altrimenti. Valutate voi questa “alternativa”, io non esprimo commenti.
“…una mia conoscente atea crede all’influsso dei cristalli sulla salute.”
Questo non é niente: nel gruppo “Laicità dello Stato” su Facebook mi é capitato di trovare un paio di ATEI XENOFOBI (per fortuna erano gli unici; in generale il gruppo tende più o meno a seguire lo stesso orientamento dell’Uaar)!!!! Una delle innumerevoli riprove di come la mente umana non abbia limiti al peggio.
@ Lara,
Per quanto mi riguarda, nel caso di mio figlio solo la metà della classe partecipa al “catechismo scolastico”. Nella classe della figlia invece, 4 su 5 sono assenti perché l’ora di religione è l’ultima, e molti preferiscono andarsene a casa.
Certo, come campione statistitico non è valido, ma io mi domando spesso se questo liceo pieno di eretici e miscredenti è una fortunata anomalia isolata, oppure il fenomeno si ripete in altri istituti.
@ Lorenzo
Una mia amica si definisce profondamente atea ed è non solo xenofoba ma simpatizzante di Adolf Hitler…
@ Brian di Nazareth
Quando ero liceale, tutti seguivamo l’ora di religione, io inclusa (ora di dialogo-dibattito-cazzeggio) eppure molti di noi erano e sono tuttora atei.
Il liceo pieno di miscredenti non è una fortunata anomalia, penso piuttosto che laddove il giovane si ribella, c’è anche un genitore censore-castratore…
“La parola religione maschera quindi la paura folle degli americani nei confronti del fantasma comunista, più immaginario che reale.”
L’unico problema con la tua teoria della religione negli Stati Uniti è il fatto che questa diversità caotica di piccole sette esiste da secoli in Nordamerica come in Inghilterra e nel resto del mondo anglosassone. La maggior parte di queste sette hanno radici europee. E’ il frutto della Riforma. Voltaire a fatto il contrasto tra l’Inghilterra e la Francia, dicendo che la Francia ha una religione e 500 salse, l’Inghilterra ha 3 salse e 500 religioni.
E’ un po’ difficile da spiegare agli italiani che sono abituati a una sola Chiesa
@ Rocco
Quantomeno essere abituati alla diversità in quanto tale potrebbe essere un piccolo passo avanti per il mondo italiota che è, da sempre, conformista e monolitico (pertanto poco propenso ad accettare altri modi di essere o pensare).
Se tali religioni hanno radici europee (e non solo), io direi piuttosto che si parla di deviazioni delle religioni stesse.
I primi ad emigrare nel continente americano furono proprio quelle persone perseguitate per cause religiose in Europa.
Non mi stupisco quindi se un folle qualsiasi un giorno decidesse di fondare la “Chiesa del chihuahua” o quella degli “adoratori del formaggio nero”.
So già che in America sarebbe un modo come un altro per classificare e controllare gli individui ed i loro comportamenti.
abbiate pazienza per l’O.T.
Un piccolo evento occorsomi di recente e che mi ha rallegrato non poco:
Ho iniziato da breve a lavorare in una azienda. Dopo che un mio collega aveva fatto una osservazione su come svlgere un lavoro gli ho chiesto scherzando:”bella idea, quasi illuminata, sarai mica buddhista?” La risposta, secca, è stata:”no sono ateo, non sono nemmeno mai stato battezzato!”.
Gli ho chiesto se era sicuro del suo essere ateo, l’ho sondato anche con cattiveria ma si è dimostrato saldo e convinto.
Si sta parlando di un giovanotto di quasi trent’anni, ed il luogo è il cattolicissimo veneto.
Se penso ai catechismi patiti da ragazzo ed a quanti cunicoli ho dovuto scavare per vedere la luce e liberarmi dai condizionamenti subiti provo quasi invidia…
@ El Topo
Il tuo O.T. è un buon segnale di speranza nelle nuove generazioni. Sono sempre più numerosi i ragazzi che rifiutano il catechismo, e molti fanno la comunione solo per beccare i soldi del regalo, per fare contenti i genitori, o per entrambi motivi. Non so quanto sia educativo lasciarsi corrompere, ma questa responsabilità è dei genitori.
@ Dalila
Se questa tendenza continua, i giovani ribelli troveranno sempre meno resistenza da parte dei genitori censori-castratori (mi auguro in via d’estinzione pure loro).
La buona notizia implicita nell’articolo e’ che stiamo crescendo di numero giorno dopo giorno… 😉
Il fatto che chi piu’ si e’ allontanato dalla religione, era stato ebreo o cattolico non mi stupisce per niente, anzi! 😉
Un caro saluto a tutti.
Paul: “Il fatto che chi piu’ si e’ allontanato dalla religione, era stato ebreo o cattolico non mi stupisce per niente, anzi!”
Sai perché non ti deve stupire? Perché si allontana da alcune altre (ehm… una in particolare) religioni viene condannato a morte. A volte, per fortuna, virtualmente. Ma tant’è.
@ Dalila
Magari esisterà veramente la chiesa del chihuahua! 🙂 Non sono lontani da quel tipo di chiese. C’è un’enorme ignoranza negli USA. Se non vai all’università rimani veramente ignorante come un cane perché al liceo non si studia. Il liceo in Italia è molto più completo e rigoroso secondo me. E’ facile convincere persone ignoranti a credere in qualunque ca..ata superstiziosa. Poi in realtà spesso le “chiese” in America sono veramente dei gruppi politici con una superficie di religione finta che si riuniscono per un comune interesse o addiritura per un hobby. Per esempio un gruppo anti-gay di estrema destra o anche un gruppo di progressisti di sinistra che vuole protestare contro la politica estera americana si organizzano come delle “chiese” per tre motivi: primo, ci sono vantaggi fiscali che i gruppi apertamente politici non hanno (niente tasse sulle chiese), secondo, la copertura delle “credenze religiose” li protegge dai critici esterni perché negli USA c’è la mentalità che bisogna “rispettare” le credenze “sincere”. Terzo, c’è ancora questa mentalità negli USA che per essere “normale” devi andare in qualche chiesa (non importa quale). per essere un bravo “member of the community”. È quest’ultima abitudine che spero sarà in via di estinzione, questa idea la vita degli atei/agnostici sia in qualche maniera strana o incompleta. Vedremo come andrà a finire, non sono molto ottimista x quanto riguarda gli USA però.