Una nuova recensione è stata inserita nella Biblioteca del sito UAAR. Il libro recensito è Vivere senza Dio, scritto da Ronald Aronson (Newton Compton 2009).
Nuova recensione sul sito: “Vivere senza Dio”, di Ronald Aronson
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Forse il titolo più corretto sarebbe vivere senza religione, sono contrario a dare alle varie chiese l’esclusiva dell’idea di un Ente Supremo o Dio come lo si voglia chiamare.
Può anche esistere un Principio, scientifico e non, alla base di tutto, ma chi è in grado di conoscerlo ?
Le chiese dicono invece di conoscere il pensiero di Dio nei dettagli e questa è la vera bestemmia e il grande inganno e se ne servono per esercitare potere e realizzare un impero economico per i poveri ufficialmente, ma la gestione è molto riservata anzi segreta e i fedeli di base non possono fare i “revisori dei conti”.
Cattolici non vi dico di non credere, ma almeno controllate i conti, se le ricchezze della chiesa servono davvero per aiutare i poveri o per fare spesso l’automobile nuova al parroco ed altro, e dove finiscono milioni di euro scomparsi (Santa Casa di Loreto).
Credenti SI, sciocchi NO !
Ma questa frase del papa non equivale a quello che dixiamo noi, compresa la croce come simbolo?
Il ‘potere’ in senso cristiano ‘non si impone mai, e rispetta sempre la nostra liberta”. Lo ha affermato Benedetto XVI.’Ad ogni coscienza’ si rende necessaria ‘una scelta’, ha sottolineato il Papa all’Angelus recitato a Piazza S.Pietro, nella domenica che la liturgia dedica alla figura di Gesu’ Cristo Re dell’universo. Il segno ‘paradossale’ del ‘potere’ regale di Gesu’ – ha spiegato il pontefice – e’ la Croce, che indica ‘la vittoria della volonta’ d’amore di Dio Padre’.
Nella recensione, mi sembra vi sia un refuso nell’ultimo periodo del primo paragrafo (un “sono” di troppo).
Il discorso secondo il quale le associazioni laiciste sono tendenzialmente incapaci di fare proselitismo, mi sembra trovare, in effetti, un certo riscontro nel “modus vivendi” dell’UAAR.
La recensione sembra contenere un difesa d’ufficio dell’UAAR, di fronte a tale discorso, ma forse meriterebbe anche una valutazione sulle possibilità di migliorare la politica comunicativa dell’associazione.
Non vorrei essere frainteso: le azioni condotte di recente con gli ateobus e con la sentenza crocefisso mi sembrano il segno (positivo) di una maggiore orientamento dell’UAAR verso un’azione comunicativa capace di ampliare la visibilità ed i consensi.
Ma per spingere molti ad aderire, penso non ci si possa presentare con auto-qualificazioni (“atei ed agnostici”) che, al di là del giusto orgoglio, recepiscono le qualifiche che i teisti dispensano, spregiativamente, ai miscredenti.
Oltretutto il termine “atei” appare anche molto incoerente: per un ateista tutti gli esseri umani sono “atei”, per cui appare assurdo, o meramente provocatorio, che un’associazione di ateisti si presenti con questa qualifica.
Inoltre la cacofonia dell’acronimo UAAR, ed il logo che del muro sfondato (che pare richiamare immagini di guerriglia urbana), sono elementi che vanno all’opposto del proselitismo.
Ovviamente è solo un’opinione tra le tante, e di valore del tutto opinabile, ma vorrei dire che almeno nel mio caso, se l’UAAR avesse un nome tipo “Laicità e ateismo”, avrei già aderito da un pezzo…
Per me non credente, la parola dio, è una parola di pura fantasia ( malata ), perciò non concepisco e rifiuto ogni concetto od altro che contenga tale parola, essa appartiene al mondo surreale dei credenti. Apprezzo le buone intenzioni dell’ autore. Sempre a mio avviso, avrei intitolato il libro : Vivere Senza.
Ahi,ahi, siamo già al ‘new atheism’? E al punto addirittura che c’è già anche chi ne parla ‘controcorrente’? E dire che pensavo non si fosse ancora arrivati veramente all’ateismo!
Sono d’accordo con l’autore che occorre puntare a persuadere la gente e non semplicemente ad attaccare frontalmente le religioni… ma per quanto ne so non vedo come questa sia ‘una tradizione da recuperare’. Se mai si tratta di ripensarla questa ipotetica tradizione al di fuori delle dispute accademiche e, come dice Cracano, partire dalla considerazione “che è difficile attaccare qualcuno senza cercare di spiegare prima quali sue posizioni sono considerate errate”. E certo, per questo, occorre (e qui si può anche rispolverare il vecchio Marx) unire ‘teoria e prassi’, ma io credo che in questa prospettiva sia proprio la teoria che latita nel senso che l’ateismo è ancora troppo giovane per essersi veramente liberato dalla pesante eredità del pensiero magico-religioso. E’ questo, a mio parere, il principale ostacolo da superare, per il quale occore prima di tutto passare per un momeno autocritico che ritengo indispensabile non tanto per ‘recuperare’ il passato, ma per elaborare nuove strategie alla luce del mondo attuale.
Naturalmente affermo questo non avendo letto il libro, ma gli argomenti sollevati dalla recensione credo possano anche solo per se stessi stimolare la riflessione
Va bene, a quanto pare il sottotitolo non è dell’autore, bensì di qualche zelante curatore italiano. Ma posso dire che quel “La soluzione definitiva al problema della fede”, in bocca ad esponenti di un movimento che (generalmente) si proclama paladino del dubbio e dell’intelletto critico, suona tanto pretenzioso da sfiorare il ridicolo?
Con buona pace del recensore, non trovo affatto ambizioso che qualcuno sostenga di aver già trovato le grandi risposte.
In quanto ciascuno di noi vive senza pensare al suicidio, implicitamente dispone di tali risposte. Tutt’al più, Aronson riesce a renderle esplicite, il che non mi sembra poi così ambizioso.
@ Tafano
Ma guarda che ‘la soluzione definitiva al problema della fede’ consiste proprio nell’aprire a quel dubbio e a quel pensiero critico che la fede religiosa come tale, fin che sussisterà, combatte come ‘relativismo’. Per cui il ‘definitivo’ potrebbe certo anche configurarsi – e qui non hai tutti i torti – come a sua volta un atto di fede, ma solo se non fosse in funzione di questa apertura.
Questa recensione è una cattiva notizia per chi crede ma buona per me, soprattutto perchè di un dio ne posso fare anche a meno, tuttavia è bene fare informazione filosofica corretta così da invogliare nel credente la parte di lui che ragiona ancora e, invece che sfidarlo, trovare con lui un percorso e una disciplina mentale che aiuti sempre meglio l’uso della ragione ed evitando di arrivare agli scontri di civiltà.
Il credente prenda atto che in filosofia, se si vuole discorrere con un interlocutore agnostico, ateo o razionalista, si deve avere una mente disciplinata e non si deve essere qualunquisti e superficiali o dogmatici, quindi, tutto ciò esige l’uso della ragione e non il dogma della fede.
D’altro canto, da parte mia vi è l’apertura possibilista verso il credente e sarei disposto anche ad evitare in un primo momento di parlare dell’inesistenza di un dio, tuttavia mi aspetto che il credente non si intestardisca a volermelo far credere con elaborazioni teologiche che non sono affatto di natura filosofica ma solo dottrinali. Bene! possiamo ancora dialogare in termini filosofici?
Quanto siamo competenti noi e quanto lo sono i credenti? Tuttavia non è una competizione, ma un dialogo ed insieme si può percorrere un cammino di scoperta di noi stessi e di conoscenza di noi stessi ed è da qui che inizia ogni idea e ipotesi esistenzialista, poiché se privi di conoscenza di noi stessi, allora non si dovrebbe neppure affermare che in fondo tutti credono a qualcosa, e questa frase è semplicemente il risutato dell’ignoranza su noi stessi e da inizio ad ipotesi fantasmagoriche tipo quelle di Anselmo d’Aosta.
I dialoghi ascoltati rivelano molta cultura che però non viene capita da molti.
Le associazioni laiciste esistono da molto tempo, ma mentre in passato erano esigue e sconosciute anche se di livello sulturale elevato, oggi invece si sono moltiplicate e partono dal basso.
In passato inoltre la laicità era spesso imposta dall’alto, oggi c’è una richiesta di laicità popolare che per la prima volta riesce ad apparire in TV e chiede l’istituzione di luoghi adeguati per i matrimoni civili e i funerali civili, quando mai prima ?
La frammentazione è un problema, riuscire a ridurla sarebbe utile, mi auguro che la cultura dell’orticello non prevalga sull’unione delle forze.
Io mi rendo conto che anche i semplici fedeli alla religione cattolica a volte vorrebbero essere dei modesti filosofi e li incoraggio ad prrofondire il significato di filosofia, ma essa non può essere asservita alla dottrina religiosa a cui viene chiesto solo di indottrinare le menti e non di farle ragionare; si purtroppo dovevo dirlo questo perchè in filosofia come nella scienza, gli unici comuni presupposti di riferimento sono le verità dimostrabili, cioè, che sono accettate da tutti non come dogmatiche ma come basi fondamentali su cui ragionare e riflettere e prevedono l’uso della ragione da parte di tutti e, al contrario di ciò che credono i credenti ufficiali quando forzano la filosofia a far ragionamenti teologici in modo unilaterale e che in ciò e causa di ciò il papa è giunto a condannare il relativismo multiculturale.
” Abbiamo bisogno di un dio quanto un pesce di una bicicletta ”
Giovanni Soriano
Mi trovo d’accordo con l’ultimo paragrafo della recensione: vale a dire che, secondo me, bisogna focalizzare il discorso sul “nostro” punto di vista e non polemizzare o discutere le tesi dottrinarie “loro”. Se voglio vendere un’auto nuova a qualcuno non comincio a discutere tutti i dettagli, i difetti e le scarse prestazioni della sua vecchia auto. Sarebbe una perdita di tempo enorme e inconcludente se l’interlocutore è convinto che sia ancora valida. E’ più convincente di mille parole fargli “fare un giro” sull’auto nuova… D’altronde è quello che hanno fatto loro per avere il sopravvento: mica si sono messi a discutere con i pagani sulla validità delle loro tesi. Si sono presi i loro templi sic et simpliciter. Avete notato il parallelismo tra la vicenda della sentenza sui crocifissi e la diatriba storica tra Simmaco e Ambrogio? Gli è andata di traverso perchè in pratica gli è stata imposta, nessuna discussione teologica, niente sottigliezze dialettiche. Le parti si sono invertite!…
“un’elaborazione personale rivolta direttamente a ogni essere umano almeno potenzialmente scettico. Dio non c’è, o comunque non possiamo sapere che c’è, e il senso da dare alla vita è dunque quello che ognuno di noi gli vorrà dare: e cercare risposte che non siano tratte da morali preconfezionate è un modo particolarmente gratificante di darle significato.”
Se di questo parla il libro di Ronald Aronson, sara’ il caso di dargli una sbirciatina perche’ e’ proprio come vedo io la questione “Dio”. 😉
Appena possibile lo ordino e me lo leggo.
Ciao a tutti! 😉
Anche se ognuno di noi ha la sua piccola personale sfumatura di non credente, sostanzialmente condivido il pensiero di Paul Manoni di cui apprezzo i suoi equilibrati interventi.
Bravo Paul, continua così.
@ Paul Manoni
Tre secoli fà ti avrebbero acceso un cerino sotto i piedi per questa affermazione.
Proporre una riflessione sull’inesistenza di dio non è un approccio filsoofico errato, resto del mio parere che è necessario che i profani della filosoofia tra i credenti accettino che si deve avere una disciplina mentale razionale e disincantata, vuoi anche agnostica, ma atea per me è ancora più inequivocabile.
Non voglio far perdere tempo al credente, lui ha già il suo pregiudizio sulla mia posizione atea, quindi, gli espongo il perche non posso dirmi cristiano e meno che mai cattolico.
Magari se lui poi accetta rispettosamente la mia razionalità, allora potrò anche io offrirgli il mio tempo libero per discutere sulla necessità di un chiarimento sul significato filsoofico di “ragionamento”, che non è affatto corretto chimarlo tale in questioni religiose essendo esse solo dottrine da credersi senza discuterle.
@ Popper
Va bene il confronto, ma nel tempo libero… Non vorrei vedere l’ateismo impantanato in una “sindrome di Pannella”: cioè tempi lunghissimi, disperati appelli, invisibilità mediatica… (con tutto il rispetto che ho per chi ha dedicato tutta la vita a battaglie civili, anche se non tutto io condivido).
L’ingerenza nella politica, l’avidità di denaro ecc. non sono argomenti che richiedono approfondimenti filosofici. Io non sono un teorico, penso che dio, a corto di denaro, si cercherà un’altra occupazione…