Lombardia: i privati fanno incetta dei buoni scuola

Anche il Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia, elaborato dal Gruppo regionale di Rifondazione Comunista, di cui ha dato notizia un articolo di Chiara Paolin sul sito del Fatto Quotidiano, conferma la tendenza degli anni scorsi: in Lombardia sono gli studenti delle scuole private a fare incetta dei contributi regionali. Secondo il rapporto, “nell’anno 2008/2009, il 9% degli scolari ha consumato l’80% delle risorse assegnate allo studio, ovvero 47 milioni di euro finiti a pagare le rette di collegi e pie istituzioni per 98.392 ragazzi a fronte dei 12 milioni destinati al restante milione di studenti lombardi”.

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17 commenti

Paolo Garbet

Grazie Formigoni, e tranquillo, non finirai all’inferno, visto che è un luogo puramente immaginario.

Giagaz

E’ sempre una questione di soldi…
Comunque sono convinto che se agli italiani si mostrassero questi dati un piccolo colpo alla chiesaccia lo si darebbe. Mica per senso etico, ma perchè si toccano le tasche dei nostri connazionali, l’unica cosa a cui sono suscettibili!

Stefano Bottoni

Vero, ma a parte questo sito e pochi altri, più pochissimi giornali, conosci organi di informazione che diano queste notizie? Io vedo di diffonderle il più possibile, ma rimane una goccia nell’oceano.

fiertel91

Al referendum per il finanziamento delle scuole private l’Italia non s’è poi dimostrata particolarmente sensibile al tema. Non mi aspetterei alcun cambiamento ora.

Gio

Attenzione: secondo me qui non è ‘la chiesaccia’ a strafogarsi, ma più che altro Cielle …
Vi risulta?

Roberto Grendene

la scuola dell’infanzia (detta “materna” per bimbi dai 3 ai 5 anni) e’ scuola
Il diritto alla scuola e’ garantito costituzionalemente, sia essa dall’obbligo che non dell’obbligo
Eppure per la scuola dell’infanzia i comuni spesso fanno accordi con le “paritarie”, che in Italia vuol dir cattoliche, e dicono ai cittadini “andate li’, abbiamo fatto una convenzione”.

Il comune di Bologna dà 1.200.000 euro l’anno alle private cattoliche (sono cattoliche perche’ la convezione e’ con la FISM, manco con le singole scuole!). I genitori si trovano ad aver chiesto una scuola statale gratuita (loro diritto costituzionale) e si trovano a pagare per avere i figli a cui vengono insegnate le preghierine, con evidente violazione della loro liberta’ di coscienza (dicono qualcosa le motivazioni della recente sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso?)

Asatan

Per poi urlare dietro a chi si lamenta delle preghierine imposte “se non volevi gesuuuu dovevi mandarlo alla pubblica!!!!”

bismarck

Mi ricorda una battuta di re giovanni nel cartone animato di Walt Disney

bismarck

ops scusate:

Mi ricorda una battuta di re giovanni nel cartone animato di Walt Disney ROBIN HOOD :

“RUBA AL POVERO PER SFAMARE IL RICCO.”

robby

chi piange u murto futte u vivu,e chi li piange tutti campa 2 volteìììì comunque viva l uaar,siam piccoli ma cresceremoììì

IVAN IL COMUNISTA.

La distinzione tra pubblico e privato è arbitraria. La nostra società, di cui l’Italia fa parte, vede il dispiegarsi delle stridenti differenze sociali attraverso la lotta di classe. E’ pubblico allora, non ciò che è statale, ma ciò che le classi subalterne, in primis il proletariato, riescono a conquistarsi del patrimonio dello stato. Pubblico perché di massa allora. Quale che sia la forma, è sempre salario indiretto che viene sottratto o meno al proletariato. La forma di privatizzazione o esproprio, può essere una delle tante a cui assistiamo : dalla privatizzazione dell’acqua, a quella sanitaria, alle pensioni, ed infine alla “modernizzazione” della scuola in corso. Questa ricchezza espropriata, di fatto, è costituita dalle tasse ed imposte che il proletariato paga fino all’ultimo centesimo. Non è però per istanze legalitarie o etiche che si denuncia ciò. No. Quello che si dichiara recisamente, è che non solo le tasse sono pagate solo dai salariati, ma che essi, con il loro lavoro salariato, sono l’unica fonte della ricchezza generale e reale di tutta la società. Questo fatto, che può essere dimostrato scientificamente, sta alla base della ridistribuzione della ricchezza, e della lotta di classe conseguente. La tesi della scuola pubblica come un diritto garantito per legge, non trovò né trova la sua giustificazione in ipotetiche istanze laiche, ma nella forza di interessi interclassisti. Un paese come l’Italia uscito distrutto dalla guerra, con la questione sociale irrisolta, poteva venirne a capo solo con un consenso generale. Lo stato si accolla l’onere della spesa per l’istruzione della massa di analfabeti italiani, cosa che nessun privato, laico o religioso che sia, poteva affrontare. Lo stato nazionalizzò tutto, perché solo lo stato poteva spendere indebitandosi. Questo processo storico si è concluso agli inizi degli anni ottanta, mutandosi nel liberismo più frenato. Oggi, anche tale periodo è concluso ignominiosamente, e lo stato spendaccione è tornato di moda. Spendaccione non per tutti però, ma per chi ha la forza di spillare quattrini. Il finanziamento spudorato e contro la legge della scuola privata, avviene per l’incapacità del proletariato di disfarsi dei suoi presunti rappresentanti politici, di darsi una organizzazione politica coerente con i suoi interessi di classe storici e contingenti. La responsabilità politiche del vecchio PCI, e dei suoi avanzi extraparlamentari come il PRC, è dimostrato proprio dall’articolo in questione. Oggi lor signori si accorgono dello scandalo dei soldi date alle scuole dei preti! Dopo più di 60 di interclassismo e della conseguente politica contro il proletariato e dei suoi particolari interessi di classe in uno stato borghese e con una scuola pubblica, essi si stracciano le vesti per l’offesa laicità dello stato! Signore e signori del PRC, sappiate che la questione non è tra scuola pubblica e privata, ma tra proletariato e stato borghese. Voi non vi ponete dal punto di vista proletario, ma difendete lo stato che fa gli interessi della borghesia. Che fare? I comunisti, quelli veri, dovrebbero esigere il finanziamento delle loro scuole, creare delle scuole classiste. Dovrebbero, ma è chiaro che questo non si può fare dall’oggi al domani, soprattutto non può farlo il PRC. Certo, mi si dirà che le mie tesi sono “utopiche” ed “ideologiche”, cioè che possono essere realizzate da quel carrozzone che è il PRC. Ne convengo. Allora sentite questa, voi che state ai fatti. Il PRC si appresta a fare un’alleanza politica con L’UDC di Casini. Per cacciare l’innominabile, ovviamente. Voterete ancora per PRC?

Paul Manoni

Per fortuna che questa volta, a fare certi minuziosi calcoli, sono stati gli altri e non noi! 😉
Tutte le volte ci tocca passare per quelli che fanno i conti in tasca ai soliti furbetti del quartierino CCAR….Almeno stavolta no!

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