Arriva in tribunale il caso di una coppia sposata che potrebbe riaprire la discussione sui “doveri coniugali”. La moglie, una casalinga quarantenne, qualche anno fa ha intrapreso un rigido cammino religioso, che l’ha portata a fare voto di castità. Il marito, un operaio sessantenne, in un primo momento ha accettato la scelta della moglie, ma col passare del tempo, non tollerando più l’astinenza sessuale forzata e rimanendole a quanto pare fedele, ha deciso di chiamare in giudizio la moglie per chiedere la separazione con addebito. La difesa degli avvocati della moglie punterà sull’accettazione da parte del marito del percorso religioso della moglie.
Moglie fa voto di castità, marito chiede separazione con addebito
119 commenti
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Se in una coppia uno decide di non fare piu’ sesso, come anche se uno decide di farlo di continuo, mi sembra comprensibile lasciarsi e, se si e’ sposati, divorziare.
Tutta la mia solidarietà al marito.
Ok capisco che due sposati divorzino perchè non fanno più sesso, specie poi se la moglie è una bigotta invasata, ma perchè dovrebbero divorziare se lo fanno di continuo?
può darsi ke uno dei due non riesca a tenere il ritmo…;-)
gli avvocati della difesa della moglie non possono averla vinta, il fatto che il marito abbia accettato momentaneamente la scelta della moglie si può considerare nullo dal punto di vista probatorio, mentre invece i doveri dei coniugi sono fondamentali per l’aspetto giuridico in caso di separazione e divorzio.
Vorrei essere smentito su questo punto se è possbile.
Che io sappia (non che io sia ferratissimo in diritto familiare, ma comunque…) hai ragione
purtroppo la smania sessuofobica alimentata dalle religioni (soprattutto monoteiste) e recepita dalle pseudoreligioni come i vari comunismi radical-chic e nazismi di pancia(naturalmente solo per il popolo, non per i capi), e ben radicata nelle abitudini sociali di chiara derivazione medievale, fa si che il sesso nella coppia non sia considerato un dovere coniugale.
L’unico modo per spuntarla che ha quest’uomo (cui va tutta la mia comprensione), e’ di dimostrare che l’atteggiamento della moglie lede il benessere psicofisico dell’uomo, e deriva da un atto di plagio da parte di un’organizzazione settaria (ancorche’ largamente accettata).
Questa storia dovrebbe essere un monito per quanti intendono condividere la vita con una cattolica (o con un cattolico) e con superstiziosi in generale. Dovrebbe anche far riflettere sulla necessita’ di istituzionalizzare con carte bollate i sentimenti, tramite il matrimonio (che francamente mi sembra un modo del potere costituito per legarci per le palle al soffitto).
Ecco un’altra povera in spirito… lasci andare il marito per la sua strada e si faccia suora.
Mah…
si hai ragione, scelta discutibile e ambigua quella della moglie, non giuridicamente giustificabile.
secondo me è una scelta comprensibile, immagino che il marito non sarà così irresistibile da distoglierla dal suo progetto di castita 😉
sono curiosa di leggere cosa deciderà il giudice, ma non penso che ci siano i presupposti per l’addebito, perché la scelta di non avere rapporti sessuali non è stata fatta per trascurare, ledere o sminuire il marito, ma per effetto di un percorso spirituale di evoluzione personale, senz’altro incompatibile con la continuazione del matrimonio, ma non tale da giustificare un addebito.
bèh …secondo me vuole scopare con lo spirito santo…o meglio ancora con il confessore di fiducia….
su andiamo, non siamo volgari, qui si tratta solo di capire se è giuridicamente ammissibile un comportamento insolito e strano come quello della moglie.
Io non direi strano perchè credo sia giusto accettare ogni scelta individuale fin tanto che uno non fà del male al prossimo suo. In questo caso direi che, a causa della scelta ideologica della signora, è impossibile continuare il matrimonio. Ora, essendo stata lei a volere tutto ciò, penso sia giusto che si assuma fino in fondo le proprie responsabilità sapendo che non si può avere la botte del vino piena ed il marito ubriaco.
caro Stefano, come mai allora in alcuni casi la scelta della moglie se vuole abortire è penalizzata perchè ritenuta omicida dal marito cattolico, mentre esso sarebbe disposto anche solo idealmente ad accettare che la moglie faccia voto di castità?
Due pesi e due misure allora tentano il mio ragionamento razionale? E se il marito cattolico per esempio chiedesse alla moglie di fare l’amore spesso sarebbe ritenuto poco casto dall’attuale invito del papa ad essere casti ad una certa età?
La situazione che viviamo in Italia è anche una grave responsabilità del papa che continua a parlare di castità quando questa va contro al diritto naturale dei coniugi, questo pontefice criticava anche i dico e i pacs e sai come è influente prurtropo.
C’è a mio avviso una Costituzione che garantisce i diritti dei coniugi ma ci sono anche dei doveri, a prescindere della scelta che reputo irrazionale della moglie che fa voto di castità e deve assumersi le sue responsabilità.
Bisognerebbe anche sapere se è stata una scelta indipendente o se sia stata influenzata da qualche “padre spirituale”…
beh Claudio, allora darei ragione a balle, qui la spiritulità è nettamente contro il diritto naturale, carpisce la mente fragile della fede di un coniuge e la fa sragionare e di conseguenza si rovinano anche le famiglie più credenti.
Porca miseria, ma in cielo ha bisogno ancora di vergini da dare in promessa ai pasdarn islamici?
il marito ha diritto secondo me all’addebito (per danno biologico? e danni morali?)
http://www.studiolegalesantini.com/addebito_della_separazione/
Questi episodi sottolineano solamente quanto sia ridicola l’istituzione del matrimonio, così come è stabilità oggi.
Piu’ che altro e’ il divorzio che dovrebbe essere piu’ semplice e veloce, senza tanti piagnistei 🙂
concordo.
In ultima analisi il matrimonio è una forma di prostituzione legalizzata.
di fatto regola denaro e numeri di coiti
Questa è una dimostrazione di come il matrimonio sia un’istituzione sorpassata e adatta ai popoli culturalmente arretrati.
In Francia nel 2008 ci sono stati 263.000 matrimoni, 150.000 pacs e circa 120.000 unioni libere, desunte per presunzione dal fatto che dal 2007 la maggior parte dei bambini francesi nasce al di fuori del matrimonio.
Se l’incremento di Pacs continua al ritmo di 25-30.000 all’anno, nel 2011 i Pacs dovrebbero superare i matrimoni e tra 5-6 anni il matrimonio diverrebbe una minoritaria delle unioni annuali in Francia (Pacs+unioni libere), mentre tra 10-15 anni il matrimonio dovrebbe teoricamente ridursi ad una percentuale inferiore al 10% delle coppie francesi globali e quello religioso quasi scomparire.
Vive la France.
Già il punto è proprio questo, comunque spero proprio che il ritmo in Francia continui così.
Viva la France. Ahimè, il mondo mistico che ho studiato da anni ho sempre temuto che condizionasse le menti fragili dei fedeli, purtroppo questa campagna del papa contro i preservativi e le unioni di fatto e contro tutte quelle conquiste delle donne ottenute con battaglie e sofferenza, è diventata istigatrice di discriminazioni tra italiani credenti e verso gli italiani non credenti e sovversiva del diritto naturale.
i preti si sono appropriati del “matrimonio” se non erro intorno all’anno mille.
Era la fine del secolo VIII d.C. e il primo ad avere gli zebedei tritati dalla Chiesa (da lui stesso riformata) fu Carlo Magno, la cui vita sentimentale, tra amanti e mogli a “tempo” (eh, erano avanti…) era decisamente movimentata…
@ POPPER
Non ho compreso la tua replica…..a me sembra che nella sostanza diciamo la stessa cosa. Forse non sono in grado di capire bene. Puoi rispiegarmi, sempre se ti va, dove è il contrasto tra le nostre vedute? Io non trovo strano il comportamento della moglie. Dico che se un’individuo fà una scelta, deve poi assumersene la responsabilità ed in questo caso accettare l’addebito. Non può il marito pretendere rapporti sessuali se il cervello della donna è volato (consapevolmente o no) verso altri lidi. Non sò, tra l’altro, se hanno figli perchè allora entreremo in un bel ginepraio. Spero di essermi spiegato meglio.
Non c’è contrasto con te, solo un mio parere sul diritto della donna e il suo dovere verso il marito, quindi, che la donna sia stata strana nella decisione, non serena nel prendere tali decisione.
quando la moglie fa queste proposte è il caso di mostrargli i doveri verso il marito e di chiedere un incontro con uno psicologo che l’aiuti a ragionare in termini di diritto-dovere naturale verso il cnoniuge e correggere eventualmente quale errore di interpretazione del vangelo e se è stata indotta a fare questa scelta da un prete, poi sottoporre il prete ad una denuncia presso il tribunale ecclesiastico adducendo ad un tentativo di dividere quel che dio ha unito. secondo te stefano può essere preso insonsiderazione?
Si concordo. Tra l’altro la chiesa parla di indissolubilità del matrimonio. Però per quello che conosco io, quando un coniuge abbandona l’altro pe “sposarsi” con il “signore”, esiste (qualcuno mi smentisca se ne sà più di me) una specie di salvacondotto per legalizzare il tutto, in quanto la chiamata di dio, se accertata dalla sacra rota, è inattaccabile. Ripeto, se tutto ciò è vero sarebbe l’ennesima ipocrisia e privilegio della chiesa. Io come laico, vorrei che esistesse una legge ben precisa ma non credo ci sia, dove questa donna venga sottoposta a controllo da parte di uno psicologo. Una legge simile sarebbe però una lama a doppio taglio (dobbiamo ammetterlo) per chi si è battuto per il divorzio: sai tu che risse (appoggiate moralmente ed economicamente dal clero) ad ogni richiesta di divorzio? Vista la rarità di questi eventi, meglio che il tribunale dia l’addebito alla signora ed il marito si metta l’anima (ops!) in pace.
Stefano, ti volevo rispondere con il nome POPPER ma non mi è stato possibile inviarltelo, non capisco come mai; non ho violato il regolamento.
Comunque è complicato e grazie ai codici morali ristrettivi della Chiesa, ma pare che anche l’avvocato del diavolo in vaticano ha trovato la scappatoia per rendere nullo un matrimonio (sacramento con tanto di messa), come se non fosse mai avvenuto.
per quanto siano aberranti i motivi per cui la moglie non vuole fare sesso col marito, ancora più aberrante è il concetto di “dovere coniugale”, che altro non è che una forma legale di coercizione sessuale.
quel che è aberrante è il voto di castità e che ci sia stato un prete dietro a tutto questo.
pienamente d’accordo con te HCE
Il “doveri coniugali” non sono dei veri e propri obblighi di legge, ma morale, in quanto se un marito costringe la moglie non consenziente ad avere un rapporto sessuale compie un reato di violenza.
Ma è giusto che la legge riconosca che se c’è un prolungato rifiuto ad avere rapporti sessuali con il coniuge, questo configuri un valido motivo di separazione con addebito
non sono tanto d’accordo, anche se il criterio non è l’obbligo di soddisfare puntualmente il volere sessuale del coniuge: qui si parla di subordinare la libera volontà di avere o meno rapporti sessuali ad un contratto.
e questa forma giuridica ha un nome in lingua volgare: prostituzione.
Allora non sposarti. Non vuoi fare con un uomo che sposi quello che faresti normalmente se lo ami pur non essendo sposata. allora che ti sposi a fare? il matrimonio da dei privilegi alla coppia e ai singoli come appartenenti alla coppia, l’unico motivo per cui socialmente debba essere permessa questa concessione di maggiori privilegi è il maggior valore che si riconosce a questo rapporto basato sull’amore diciamo, e se praticamente non ti va di fare quello che questo amore dovrebbe comportate tanto vale che decadano i privilegi punto.
Se c’è un rapporto d’amore il dovere non deve esistere. Il dovere esiste sul posto di lavoro e nei confronti della società in cui viviamo. Se tra due persone ci si vuole bene, il desiderio sessuale è automatico così come l’astinenza di una notte o più non è un problema quando capisci che l’altro non stà bene.
Si è vero, Stefano, il termine dovere, seppure legale, è opprimente a volte, fa nascere sentimenti di rivendicazione in alcuni momenti della vita insieme e di rinfacciamento reciproco di ciò che si è dovcuto fare per il partner.
Esatto. Non si può costringere nessuno ad un rapporto sessuale non voluto, non c’è matrimonio che tenga.
Al contempo capisco il marito che vuol separarsi.
Tutta la mia solidarietà al marito!! 😉
Chiamatelo come vi pare: matrimonio, convivenza, PACS… tutto questo non ha senso se non si tromba!!! 😉
Signori, non facciamici illusioni, siamo animali razionali, evoluti, emancipati, progretiti, ligi alla legge costituzionale che ci siamo dati in una democrazia, ma non abbiamo trasceso la nostra animalità, l’abbiamo solo addomesticata per mezzo della legge e dell’educazione.
La castità è solo di facciata e nessuno fino ad ora ha avuto l’onore divino di eludere la legge biologica, quindi, diritto o no di culto, rimane il dovere responsabile di mutuo soccorso e ciò non significa solo mettere il cerotto sul dito del marito o pulirgli il sedere, o probvvedere economicamente, vuol dire anche farlo biologicamente felice.
Secondo me la moglie ha l’amante ed ha escogitato questo trucco…
Tutto può essere.
mah, mi sembra eccessivo, più che altro perchè in questo modo sta rendendo le cose molto complicate e intricate, se avesse un’amante la cosa più scaltra che potrebbe fare sarebbe destare meno sospetti possibili, e quindi lasciare le cose come stanno, ossia: continuare a farlo col marito (magari con meno frequenza).
Sappiamo quanto la religione (purtoppo) sia pericolosa per l’equilibrio mentale di una persona, infatti credere ciecamente nell’esistenza di un essere sovrannaturale che tutto può e che da delle leggi da seguire porta le persone a fare cose che una mente razionale non concepirebbe neppure (per fortuna).
Credo che la poveraccia davvero non voglia più fare sesso.
Parlare del sesso come dovere coniugale mi fa venire i brividi. Io credo che il sesso, in un rapporto di coppia, faccia parte integrante del rapporto stesso. Nulla vieta che i due possano decidere di farlo in modo “particolare” o di non farlo affatto (anche questa secondo me è perversione).
Nulla sappiamo poi delle voglie della moglie. Magari, semplicemente non ha più voglia di fare sesso con suo marito per mille motivi che noi non conosciamo e non siamo neanche tenuti a conoscere.
Detto questo, se il sesso viene a mancare, improvvisamente, per scelta di uno dei due, allora è chiaro che le condizioni iniziali di convivenza, vengono a manacare, creando una situazione che non è più quella di una coppia felice e legata nell’amore. E se il motivo è solamente religioso (e quindi futile), allora è giusto che paghi la moglie, ma per favore non parliamo di DOVERI coniugali. Stiamo parlando del PIACERE di stare insieme alla persona che si ama e che si e’ scelta come partner di vita.
Io escluderei la liceità dell’addebito. La donna ha fatto un suo percorso che l’ha portata a quella scelta. Se il marito è d’accordo non ci sono problemi (inizialmente sembra aver accettato la scelta).
Poi ci ha ripensato e ha preferito la separazione che è la cosa più logica in questa situazione.
Dovrebbero separarsi con le buone, senza avvocati e risarcimenti.
L’addebito risulterebbe dal non aver voluto più la moglie ottemperare al “dovere coniugale”. Ma questo concetto è ormai superato di fatto, anche se forse il contratto di matrimonio prevede ancora implicitamente o esplicitamente l’obbligo dei rapporti.
Secondo la morale cattolica i rapporti sessuali sono obbligatori, anche perché il rifiuto indurrebbe il coniuge a commettere peccati contro la morale (autoerotismo, rapporti extra-matrimoniali, prostitute).
Ma che i rapporti debbano essere obbligatori è ormai assurdo. Se l’altro non ci sta (più) ci si separa senza tante storie e tanti addebiti. L’evoluzione personale è un fatto incontestato.
La morale cattolica è ancora e sempre in ritardo sull’evoluzione dei tempi.
Già hia ragione, non dovrebbe esserci nessun addebito
ascoltate, non riesco più ad inviare i post con il nome POPPER e ho dovuto usare un altra e-mail di riserva
Vorrei ritornare al nome Popper se è possbile, altrimenti proseguo con Karl
ma la signora di quale chiesa fa parte?
non mi pare che quella cattolica inviti alla castita’….c’e’ chi ne sa di piu’???
Neanche a me piace l’idea che, se uno dei due coniugi sceglie a un certo punto l’astinenza, debba pagare un addebito per “lesi doveri coniugali (sessuali)”. La frequenza dei rapporti sessuali coniugali non dovrebbe essere regolata dallo stato, nemmeno indirettamente.
Come molti hanno ben chiarito, in un rapporto di amore tra due persone non c’è bisogno di doveri, perchè si tratta di un rapporto di fiducia e stima che non ha bisogno di essere regolato se non dal bene che si prova per l’altro (che se è reale è sempre la cosa migliore).
Nel momento in cui questo rapporto si incrina per i più svariati motivi (qualunque essi siano) è essenziole permettere che i due si dividano e seguano ognuno la propria strada.
Altrimenti si creerebbero situazioni di tensione che sarebbero deleteri e a lungo andare potrebbero sfociare in atti di violenza.
Non bisongna dimenticare però che stiamo parlando dei regolamenti del matrimonio, ossia un’arcaica e irriazionale forma di unione voluta dalla chiesa.
E’ ovvio che ci si trovi di fronte a dei controsensi.
La cosa più giusta è che se uno dei due coniugi intede finire il matrimonio esso cessi e basta, infatti se solo il volere di uno dei due cambia, la stesa unione non ha più ragione d’essere.
Per quanto riguarda l’addebito è ovvio che serva invece un giudice che valuti caso per caso la validità della richiesta.
Non mi sembra molto complicata la faccenda da un punto di vista del ragionemento.
Ciò che invece la rende tale sono le leggi arcaiche che ancora regolano i rapporti tra le persone in questo altrettanto arcaico paese.
Due persone decidono di mettersi assieme.
Di solito perchè si amano.
Condividono casa, cibo, letto. Condividere significa “dividere insieme”, mettere insieme le due vite per un determinato o indeterminato periodo.
Amare invece è un intricato insieme di piacere di stare assieme, di unirsi, di volersi bene, di rispettarsi, di copulare, di aiutarsi, di sostenersi, di volersi vicini.
Ad un certo punto, una delle due decide che non vuole più con-dividere il letto.
Non si tratta di pura copula.
Si tratta di rifiutare il contatto fisico, la carezza, il bacio, la tenerezza, l’affetto, la passione, il desiderio dell’altro.
La castità è diversa dall’astinenza: la castità è nel pensiero, prima che nel corpo.
E’ il rifiuto di manifestare l’amore all’altro, non solo della copula.
E’ rivolgere ad altro (dio) l’amore coniugale, fatto di affetti e di calore.
Da questo momento la coppia non è più coppia perchè uno dei due non concede più segnali affettivi visibili all’altro.
E’ il deserto degli affetti.
E’ la siccità del cuore. Mancano tutte le forme invisibili e visibili e dell'”amor” e del “velle bene” (vedi Catullo).
Questa donna si è fatta cameriera e lavandaia, ma ha perso ogni caratteristica della compagna, della cum-pagna, cioè di colei che fa la strada di questa vita con te.
Una domestica non è una compagna.
Ecco perchè i giudici – e la giurisprudenza è piena di precedenti sempre a favore del coniuge “all’asciutto” – daranno ragione al marito.
Non perchè lei non copula (infatti in caso di operazioni chirurgiche invalidanti le sentenze sono invece a favore delle mogli: proprio perchè manca la volontà di ledere gli affetti), ma perchè lei rifiuta la base dello stare insieme: il volersi bene attraverso le manifestazioni di affetto.
Infatti lei può benissimo dire di amare ancora il marito, ma senza manifestazioni d’affetto fisico – dal bacio alla carezza, dall’ascolto al semplice stringergli la mano – restano parole vuote.
Parole pretesche.
Ripetiamo per i duri d’orecchio: castità NON è astinenza, è il livello infernale dell’astinenza.
Al di là della terminologia scelta (“voto di castità” anziché “voto di astinenza”), sei sicura che quella donna avesse scelto di rifiutare i gesti d’affetto (addirittura “stringergli la mano”?) e non semplicemente i rapporti sessuali?
Sì, se è cattolica.
L’astinenza è fisica e può derivare anche da una malattia, da un incidente esterno, da una operazione chirurgica.
La castità è mentale. E’ totalizzante perchè prevede una serie di atteggiamenti ben regolati.
Non ho sottomano il libro, ma c’è proprio una letteratura specifica sulla castità cattolica.
E’ ben chiaro che i coniugi devono pregare insieme e vivere nella stessa casa, ma devono rinunciare alle manifestazioni fisiche di affetto perchè anticamera del peccato.
La castità cattolica è spietata: a parole tutta “ammmore”, nei fatti un deserto.
Così, a memoria, se ne parla in Deschner ma anche nella Storia della donna di Duby,
Adesso pesco nel Catechismo, ma ci metterò un pò.
Qualcosa al volo: notate che del VELLE BENE, cioè manifestare gli affetti, non si parla,
Catechismo, L’integrità della persona
2338 La persona casta conserva l’integrità delle forze di vita e di amore che sono in lei. Tale integrità assicura l’unità della persona e si oppone a ogni comportamento che la ferirebbe. Non tollera né doppiezza di vita, né doppiezza di linguaggio [Cf ⇒ Mt 5,37 ].
2339 La castità richiede l’ acquisizione del dominio di sé, che è pedagogia per la libertà umana. L’alternativa è evidente: o l’uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice [Cf ⇒ Sir 1,22 ]. “La dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e indotto da convinzioni personali, e non per un cieco impulso o per mera coazione esterna. Ma tale dignità l’uomo la ottiene quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine con scelta libera del bene, e si procura da sé e con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 17].
2340 Colui che vuole restar fedele alle promesse del suo Battesimo e resistere alle tentazioni, avrà cura di valersi dei mezzi corrispondenti: la conoscenza di sé, la pratica di un’ascesi adatta alle situazioni in cui viene a trovarsi, l’obbedienza ai divini comandamenti, l’esercizio delle virtù morali e la fedeltà alla preghiera. “La continenza in verità ci raccoglie e ci riconduce a quell’unità, che abbiamo perduto disperdendoci nel molteplice” [Sant’Agostino, Confessiones, 10, 29, 40].
2341 La virtù della castità è strettamente dipendente dalla virtù cardinale della temperanza, che mira a far condurre dalla ragione le passioni e gli appetiti della sensibilità umana.
2342 Il dominio di sé è un’ opera di lungo respiro. Non lo si potrà mai ritenere acquisito una volta per tutte. Suppone un impegno da ricominciare ad ogni età della vita [Cf ⇒ Tt 2,1-6 ]. Lo sforzo richiesto può essere maggiore in certi periodi, quelli, per esempio, in cui si forma la personalità, l’infanzia e l’adolescenza.
2343 La castità conosce leggi di crescita, la quale passa attraverso tappe segnate dall’imperfezione e assai spesso dal peccato. L’uomo virtuoso e casto “si costruisce giorno per giorno, con le sue numerose libere scelte: per questo egli conosce, ama e compie il bene morale secondo tappe di crescita” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 34].
2344 La castità rappresenta un impegno eminentemente personale; implica anche uno sforzo culturale, poiché “il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della stessa società” sono “tra loro interdipendenti” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 25]. La castità suppone il rispetto dei diritti della persona, in particolare quello di ricevere un’informazione ed un’educazione che rispettino le dimensioni morali e spirituali della vita umana.
2345 La castità è una virtù morale. Essa è anche un dono di Dio, una grazia, un frutto dello Spirito [Cf ⇒ Gal 5,22 ]. Lo Spirito Santo dona di imitare la purezza di Cristo [Cf ⇒ 1Gv 3,3 ] a colui che è stato rigenerato dall’acqua del Battesimo.
2346 La carità è la forma di tutte le virtù. Sotto il suo influsso, la castità appare come una scuola del dono della persona. La padronanza di sé è ordinata al dono di sé. La castità rende colui che la pratica un testimone, presso il prossimo, della fedeltà e della tenerezza di Dio.
2347 La virtù della castità si dispiega nell’ amicizia. Indica al discepolo come seguire ed imitare colui che ci ha scelti come suoi amici, [Cf ⇒ Gv 15,15 ] si è totalmente donato a noi e ci rende partecipi della sua condizione divina. La castità è promessa di immortalità.
La castità si esprime particolarmente nell’ amicizia per il prossimo. Coltivata tra persone del medesimo sesso o di sesso diverso, l’amicizia costituisce un gran bene per tutti. Conduce alla comunione spirituale.
QUINDI, IL MARITO DIVENTA UN AMICO, NON UN COMPAGNO.
Una chicca per intenditori… La purezza fisica
II. La lotta per la purezza
2520 Il Battesimo conferisce a colui che lo riceve la grazia della purificazione da tutti i peccati. Ma il battezzato deve continuare a lottare contro la concupiscenza della carne e i desideri disordinati. Con la grazia di Dio giunge alla purezza del cuore
– mediante la virtù e il dono della castità, perché la castità permette di amare con un cuore retto e indiviso;
– mediante la purezza d’intenzione che consiste nel tener sempre presente il vero fine dell’uomo: con un occhio semplice, il battezzato cerca di trovare e di compiere in tutto la volontà di Dio; [Cf ⇒ Rm 12,2; ⇒ Col 1,10 ]
– mediante la purezza dello sguardo, esteriore ed interiore; mediante la disciplina dei sentimenti e dell’immaginazione; mediante il rifiuto di ogni compiacenza nei pensieri impuri, che inducono ad allontanarsi dalla via dei divini comandamenti: “La vista provoca negli stolti il desiderio” (⇒ Sap 15,5 );
– mediante la preghiera:
Pensavo che la continenza si ottiene con le proprie forze e delle mie non ero sicuro. A tal segno ero stolto da ignorare che, come sta scritto, nessuno può essere continente, se Tu non lo concedi. E Tu l’avresti concesso, se avessi bussato alle tue orecchie col gemito del mio cuore e lanciato in Te la mia pena con fede salda [Sant’Agostino, Confessiones, 6, 11, 20].
2521 La purezza esige il pudore. Esso è una parte integrante della temperanza. Il pudore preserva l’intimità della persona. Consiste nel rifiuto di svelare ciò che deve rimanere nascosto. E’ ordinato alla castità, di cui esprime la delicatezza. Regola gli sguardi e i gesti in conformità alla dignità delle persone e della loro unione.
2522 Il pudore custodisce il mistero delle persone e del loro amore. Suggerisce la pazienza e la moderazione nella relazione amorosa; richiede che siano rispettate le condizioni del dono e dell’impegno definitivo dell’uomo e della donna tra loro. Il pudore è modestia. Ispira la scelta dell’abbigliamento. Conserva il silenzio o il riserbo là dove trasparisse il rischio di una curiosità morbosa. Diventa discrezione.
2523 Esiste non soltanto un pudore dei sentimenti, ma anche del corpo. Insorge, per esempio, contro l’esposizione del corpo umano in funzione di una curiosità morbosa in certe pubblicità, o contro la sollecitazione di certi mass-media a spingersi troppo in là nella rivelazione di confidenze intime. Il pudore detta un modo di vivere che consente di resistere alle suggestioni della moda e alle pressioni delle ideologie dominanti.
2524 Le forme che il pudore assume variano da una cultura all’altra. Dovunque, tuttavia, esso appare come il presentimento di una dignità spirituale propria dell’uomo. Nasce con il risveglio della coscienza del soggetto. Insegnare il pudore ai fanciulli e agli adolescenti è risvegliare in essi il rispetto della persona umana.
2525 La purezza cristiana richiede una purificazione dell’ambiente sociale. Esige dai mezzi di comunicazione sociale un’informazione attenta al rispetto e alla moderazione. La purezza del cuore libera dal diffuso erotismo e tiene lontani dagli spettacoli che favoriscono la curiosità morbosa e l’illusione.
2526 La cosiddetta permissività dei costumi si basa su una erronea concezione della libertà umana. La libertà, per costruirsi, ha bisogno di lasciarsi educare preliminarmente dalla legge morale. E’ necessario chiedere ai responsabili della educazione di impartire alla gioventù un insegnamento rispettoso della verità, delle qualità del cuore e della dignità morale e spirituale dell’uomo.
2527 “La Buona Novella di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura dell’uomo decaduto, combatte e rimuove gli errori e i mali derivanti dalla sempre minacciosa seduzione del peccato. Continuamente purifica ed eleva la moralità dei popoli. Con la ricchezza soprannaturale feconda, come dall’interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità dello spirito e le doti di ciascun popolo e di ogni età” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 58].
questo è un contenzioso interessante soprattutto alla luce della recente produzione giurisprudenziale che ultimamente quando c’è di mezzo la credenza religiosa palesa orientamenti da “religione di Stato” come criterio paradigmatico utilizzando come cavallo di Troia l’art. 8 della Costituzione 1° comma privilegiando sempre la tutela dell’esercizio fideistico a meno che tale facoltà non procuri nocumento a figli minori di età che però non mi risultano essere parti in causa. Perciò, anche se in linea generale in casi simili l’addebitazione alla moglie sarebbe abbastanza logica secondo la prassi civilistica non ci giurerei per quanto riguarda il caso di specie.
Il caso e’ semplice. Il matrimonio, contempla i rapporti sessuali. Se la donna non vuole piu’ avere rapporti sessuali, liberissima. deve pero’ avere l’addebito della separazione, in modo da non poter ottenere alimenti/mantenimenti ecc. Chi rompe paga e i cocci sono suoi.
Ecco, a me dà fastidio che il matrimonio, per legge, “contempli i rapporti sessuali”. La dimensione fisica dell’unione dovrebbe essere lasciata alla totale libertà dei coniugi, senza intromissioni da parte dello stato.
Al massimo, in casi come questo, si potrebbe certificare che a voler modificare unilateralmente la natura dell’unione (e dunque a portare alla rottura) è stata lei. Ma senza una preferenza “di stato” per una tipologia “fisica” di unione piuttosto che per un’altra.
Nel sito http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1208 un prete risponde così alla domanda sulla astinenza nel matrimonio:
“Caro Leonardo,
nei giorni passati è morto il Padre Paolino Beltrame Quattrocchi ed è stato messo in risalto che è stato il figlio della prima coppia di coniugi beatificati.
Ebbene, i suoi genitori, dopo che tre figli nell’arco di due anni comunicarono loro la volontà di consacrasi al Signore nella vita religiosa, fecero voto di castità.
Anche Jacques e Raissa Maritain ad un certo punto fecero voto di castità.
Addirittura il maatma Gandhi all’età di trent’anni decise di fare volto solenne di castità con sua moglie.
Certamente col matrimonio si ha diritto al rapporto coniugale.
Ma uno a questo diritto si può rinunciarvi.
Inoltre la vita affettiva si esprime anche in tanti altri modi, senza necessariamente passare attraverso l’atto sessuale.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo”
Vita affettiva = pregare e darsi a dio
La vita affettiva è la vita affettiva e non “pregare e darsi a Dio”.
E la castità è, per darne una definizione parrocchiale: “la virtù del dono di sè”.
Il livello “infernale” è l’esatto contrario di quello che dice Lei: un’astinenza senza castità.
Perchè rispondere io quando può farlo il santificando Wojitila?
Nelle donne sante si celebra la “Gloria della castità”, la “purezza intatta” del corpo naturalmente come con San Casimiro “La sua vita di purezza e di preghiera [visto? castità è preghiera, studia meglio i tuoi papi e non il pretucolo semianalfabeta di provincia] è un’esortazione per tutti voi [non certo per lui]”
Non contento si spiega meglio:
“il dominio dei desideri … alla radice …, in ambito meramente interiore, la purezza, l’astinenza dall’impurità e da quel che essa induce, la preservazione del corpo … in santità e decoro”
Aggiunge che “l’astinenza intesa nella sua totalità è invece l’unica strada per liberare l’uomo da siffatte tensioni [in risposta agli psichiatri che gli indicavano l’astinenza come causa di nevrosi]”
K. Deschner, La croce della Chiesa, pp. 307-308.
Ora vado a pranzo, magati torno più tardi con altre citazioni
C’è una cosa che non capisco: che male c’è nel fare sesso? Certo, se lo fai arrecando danno a qualcuno meglio evitare, ma se non ci perde nessuno, anzi, entrambi si divertono e si sentono meglio dopo, non vedo nulla di male nel sentirsi meglio, chi sta meglio ed’è felice è più disposto ad aiutare gli altri, rispetto ad una persona infelice.
L’obiettivo è il bene della popolazione: perchè allora vengono pronunciate dai religiosi frasi che mirano a renderci più infelici? Una società oppressa è più aggressiva! Dobbiamo volerci bene senza rinunciare ai piaceri biologici! Certamente chi non vuole fare sesso non è obbligato…Ma non è una cosa buona terrorizzare la gente come fà la chiesa.
Sicuramente ci sono situazioni in cui il sesso è male, come la prostituzione, la pedopornografia, lo stupro…Ma una coppia che vuole farlo non deve farsi condizionare dalla religione.
In sintesi, vogliamo il bene o il male dell’umanità? Io penso che il vero male da combattere siano le persone che consapevolmente arrecano danno agli altri, i veri “bastardi”, i criminali, i “capi” di alcune multinazionali che puntualmente violano i diritti umani….E potrei andare avanti.
La chiesa criminalizzando il sesso e la tavola ha dato il senso di colpa alla quasi totalità della popolazione: il100% mangia ed il 90% ha rapporti sessuali. Con il senso di colpa si domina, caro Francesco. E’ un ricatto sottile quello che faceva la madre di un’amico mio al figlio: se vuoi non andare a messa, io mica ti obbligo; sapessi però il male che fai alla tua povera mamma che per te ha tanto sofferto!!!!!!!!!!!!!!!!!!
secondo me è una bufala. Da quanto risulta su alcuni siti la donna sarebbe assistita da due avvocati, Anna Orecchioni e Giacomo Canzona, che sembrano specializzati in cause assurde di tutta Italia, spesso con protagoniste suore o preti, e che in molti casi paiono palesemente inventate per farsi pubblicità. vedi link: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2009/07/22/AMu1pulC-estive_avvocati_bufale.shtml
Questa potrebbe essere una bufala ok, ma nella realtà, queste cose accadono, non spesso ma accadono.
dan, grazie.
hai sicuramente risolto il problema.
Se lui dovrebbe rispettare le scelte della moglie…
Lei dovrebbe rispettare ed assecondare la buologia del marito…
Altrimenti divorzino perche’ uno dei due non rispetta le scelte o le esigenze dell’altro!
FINE 😉
BIOLOGIA e non “buologia” 😀
Anche se buologia ci stava lo stesso bene visto il discorso sulla castita’! 😉
Sorry…
In qualche chiacchierata venne fuori un discorso del genere.
Mi pare che più o meno risultò una cosa del genere: la cosa è fattibile, se tutti e due facessero voto di castità
Effettivamente che basti un semplice “consenso” dell’altro, mi pare un po’ poco.
Probabilmente c’è lo zampino non tanto della “Chiesa ufficiale”, ma di qualche movimento di esaltati.
Ho frequentato alcuni di quei movimenti.
(Poi mi sono salvata)
Potrebbe davvero essere così.
Continuo le citazioni da Deschner, p. 189 del volume citato.
Il matrimonio dev’essere “ordine sacro”, “servizio salvifico”, servizio solenne” […], “un perpetuo servizio a Cristo” […], gli sposi devono diventare “strumento di santificazione reciproca”, “Corpus Christi mysticum”, “il Cristo vivente” […], devono vedersi l’un l’altro “sempre più nella prospettiva di Dio” […].
31 Marzo 1970, il Motu Proprio del papa parla del matrimonio e in nessuna riga compare la parola Amor, in compenso nomina circa 40 volte Legge, Dovere, Obbedienza, Norma…
P. 190: i coniugi cattolici “possono rinunciare più facilmente all’unione coniugale piena e al piacere ad essa connesso”.
La moglie devota non amerà un marito godereccio, anzi lo “dovrà disprezzare e persino aborrire” come un satiro “sfrenato”.
Il matrimonio dev’essere “ordine sacro”, “servizio salvifico”, servizio solenne” […], “un perpetuo servizio a Cristo” […], gli sposi devono diventare “strumento di santificazione reciproca”, “Corpus Christi mysticum”, “il Cristo vivente” […], devono vedersi l’un l’altro “sempre più nella prospettiva di Dio” […]
Cosa c’è di così orribile in queste cose?
Forse sarebbe meglio se Lei non partisse in quarta, e si dedicasse ad approfondire il vocabolario per evitare di pensare, p. es., che la purezza sia il non fare, non toccare ecc, invece che il fare con retta intenzione, o la castità sia una malsopportata astinenza invece che fare per la gioia dell’altro.
Tra l’altro il rapporto coniugale (quello carnale, tanto per essere chiari) è di fatto “materia” del sacramento del Matrimonio.
Ahi noi!! Ma conosci la tua teologia, quello che scrivono i tuoi caporioni?
E’ la tua santa cattolica apostolica chiesa che blatera di matrimonio giuseppino, inteso nel senso di Giuseppe e Maria (quelli là, quelli del presepio).
Vediamo cosa son capaci di scrivere i tuoi padroni (dalla ex-teologa cattolica Ute Ranke Heinemann che insegnò teologia)
Teologo Haering, 1967: PECCATO CONTRO L’IMPUDICIZIA, p. 321.
1) sguardi,
2) toccamenti, escluse le cure agli ammalati, che bisogna per forza toccare
3) discorsi [perfino parlare del corpo]
4) letture [dai romanzi rosa ai romanzi erotici]
I fidanzati non possono toccarsi MAI e nemmeno baciarsi.
La castità dei coniugi richiesta da Giovanni Paolo II si basa sui testi dei teologi che scrivono ” Sulla strada che conduce all’atto esteriore completo stanno sguardi impuri, toccamenti, abbracci e baci, in cui è insita la forte inclinazione ad andare avanti fino al culmine”., p. 320
“è quindi PECCATO VENIALE toccare leggermente e fuggevolmente le dita, le mani, ol volto di una persona dell’altro sesso senza cattiva intenzione e desiderio sessuale e pericolo di cedere al piacere sensuale, […]” sempre p. 320
E siccome la tua chiesetta si basa su quel santo di Agostino, ricorda che la preghiera a dio piace di più se non è contaminata dalla carne (De fide et de operibus, 6,8)
1967, è un po’ vecchiotto, non ha niente di più recente?
Giovanni Paolo 2° si basa di più sulla Santa Scrittura che sui teologi che cita Lei.
La mia chiesetta si basa su Gesù e non su sant’Agostino.
Allora Lei (spagnolo? Deve avere un titolo che La sdoppia, bleah) non è cattolico.
La Chiesa cattolica si basa sulla Patristica, sugli Atti degli Apostoli, sui grandi teologi medioevali santificati, sugli scritti papali. E solo dopo sul Vangelo.
Lo ripeto, tu non sei cattolico. Sei solo un frequentatore di parrocchie provinciali con preti poco preparati, che hanno studiato in seminario quattro righe del breviario e del libro della messa, nulla conoscono del Credo cattolico e parlano da eretici.
Ma alla chiesa fa comodo così.
CATECHISMO
III. L’interpretazione del deposito della fede
Il deposito della fede affidato alla totalità della Chiesa
84 Il deposito97 della fede (« depositum fidei »), contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, è stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. « Aderendo ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera costantemente nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni, in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si crei una singolare unità di spirito tra Vescovi e fedeli ».98
Il Magistero della Chiesa
85 « L’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo »,99 e cioè ai Vescovi in comunione con il Successore di Pietro, il Vescovo di Roma.
86 Questo « Magistero però non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio ». 100
87 I fedeli, memori della parola di Cristo ai suoi Apostoli: « Chi ascolta voi, ascolta me » (Lc 10,16), 101 accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori.
I dogmi della fede
88 Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell’autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione.
89 Tra i dogmi e la nostra vita spirituale c’è un legame organico. I dogmi sono luci sul cammino della nostra fede, lo rischiarano e lo rendono sicuro. Inversamente, se la nostra vita è retta, la nostra intelligenza e il nostro cuore saranno aperti ad accogliere la luce dei dogmi della fede. 102
90 I mutui legami e la coerenza dei dogmi si possono trovare nel complesso della rivelazione del mistero di Cristo. 103 « Esiste un ordine o “gerarchia” nelle verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristiana ». 104
NOTE
(96) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 9: AAS 58 (1966) 821.
(97) Cf 1 Tm 6,20; 2 Tm 1,12-14.
(98) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 10: AAS 58 (1966) 822.
(99) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 10: AAS 58 (1966) 822.
(100) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 10: AAS 58 (1966) 822.
(101) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 20: AAS 57 (1965) 24.
(102) Cf Gv 8,31-32.
(103) Cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 4: DS 3016 (nesso dei misteri); Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 25: AAS 57 (1965) 29.
(104) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 11: AAS 57 (1965) 99.
(105) Cf 1 Gv 2,20.27.
(106) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 12: AAS 57 (1965) 16.
(107) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 12: AAS 57 (1965) 16.
Il sesso non puo’ essere obbligatorio. pero’ un rapporto tra uomo e donna e’ basato sul sesso, altrimenti non avrebbe senso. Quindi il matrimonio non esiste piu’ e ognuno per la sua strada. Il tutto senza alimenti ecc.
i simpson sono il miglior esempio di matrimonio ben riuscito, altro che matrimonio in chiesa
…esistono anche gli asexuals per motivi non religiosi, costoro hanno gli stessi diritti e lo stesso riconoscimento sociale di quelli che sono asexuals per voto di castità? Credo di no, lo stesso pensiero cattolico li bolla, tra le righe, come “egoisti”.
Comunque io guardo con favore al matrimonio senza sesso, è la forma più razionale di matrimonio che possa esistere, una pura associazione di vita domestica, fondata sull’amicizia, la stima e il rispetto reciproco. D’altronde ho sempre pensato che il sesso nel matrimonio sia di una banalità e di uno squallore tremendo.
Guarda io trovo assurdo sentire commenti di persone che ritengono che l’unica base e condizione irrinunciabile in una coppia sia il sesso. Amore, rispetto, fiducia, complicità, ecc…. niente solo la ficcata conta.
I signori maschi dovrebbero riflettere che se a alle loro compagne non và di fare sesso con loro o lo fanno mal volentieri, la responsabilità è delle pessime e noiosissime performance fornite.
Certo la religione, come scusa, è più socialmente accettata del mal di testa o della brutale verità (caro con te mi annoio).
Dopo 1 anno o 2 gli uomini diventano terrificantemente noiosi a letto.
Quelli cattolici, no.
Ritenere che fare godere l’altro sia un gesto santo che fa piacere al Signore, ha la sua importanza.
daniela g.
Come no, invece le donne sono tutte delle bombe. Con la chiacchiera pero’
@ il marmocchio
Vale anche la chiacchiera -nascosta- degli altri, ex compresi? 😀
Mai detto nulla, io!
Se non hanno figli (e nel post non è specificato) risolverei la questione “alla pari”: ognuno per la sua strada senza colpe e senza doveri. Se hanno figli, le cose cambiano e non poco, perché coinvolgono altre persone. In quel caso l’addebito potrebbe avere un senso.
Mi sembra impossibile che il “voto di castita'” di quella signora sia stato ispirato dalla Chiesa Cattolica. E se lo fosse stato da qualche prete “fai da te”, dovrebbe essere ben facile otenere dal Vescovo la smentita della liceità cattolica d’un simile consiglio ad una persona sposata. Le cose cambierebbero se il marito solennemente avesse pronunciato (ma in modo pubblico e solenne, che si possa provare) analogo voto, insieme alla moglie: in tal caso non avrebbe diritto di lamentarsi.
Non esiste (si tranquillizzi @Stefano Grassino) alcuna norma ecclesiastica per la quale il matrimonio sacramentale si possa annullare a causa di una sopravenuta vocazione alla castità di uno solo dei due coniugi senza il consenso dell’altro. Tra l’altro, se una simile, pazzesca, norma esistesse, sarebbe facilissimo ottenere annullamenti: uno fa solennemente voto di castita’, ottiene l’annullamneto e poi … Il Papa mica gli puo’ mandare dietro gli Svizzeri con l’alabarda a sorvegliare che sia effettivamente casto …
Quanto al “dovere coniugale”, mi sembra che questa idea sia oggi respinta proprio dalle corenti di pensiero che si autodefiniscono “progressiste”. Che a ritenerla valida si sia rimasti soltanto il sottoscritto e gli iscritti all’ UAAR?
Saluti.
visto ke, come i preti, noi non dovremmo infilarsi nel letto degli altri; mi pare ke
con questa notizia, le ultimissime stiano scivolando verso il gossip.
cosa ke, a mio avviso, sarebbe opportuno evitare.
Considerando il post di dan del 27 dicembre 2009 alle 4:46,
mi pare si stia scivolando verso la creduloneria.
daniela g.
Tutta questa storia mi fa pensare ad un mio amico (che frequento ancora) la cui moglie è precipitata in un bigottismo tale che, pur continuando a far sesso (almeno così mi racconta il mio amico), ha riempito la camera da letto di immagini sacre, crocifisso, rosari enormi e lumini vari, a tal punto che il marito ha seri problemi ad avere rapporti sessuali in quell’ambiente che gli sa tanto di cimitero.
Provi a vestirsi da conte Dracula e immagini di deflorare una vergine.
Hahahahaha
Dalila, grazie dell’approvazione.
Ero in crisi di autostima …
Siccome questa notizia è molto più interessante di quel che sembra a prima vista, ovvero un fattaccio di “rosa”, ma riguarda il concetto di vita a due che la Chiesa impone alle sue pecore più schiavizzate, riguarda il controllo del corpo e delle sue pulsioni interiori, la sottomissione dell’essere umano ad un’ideale verginità spirituale – in questo caso non più fisica, ma da ripristinare con l’astinenza.
Ricordo che i rapporti sessuali sono sconsigliati alle donne in menopausa perchè non possono più avere figli e quindi il coito non ha più ragione di farsi. Lo scopo del matrimonio cattolico è la riproduzione (una botta > un figlio), quindi la vecchia sterile non deve più accoppiarsi.
Teologia a supporto di quest’abominio:
Sant’Agostino, Contra Iulianum, 3, 21: “…e si astine eda ogni rapporto matrimoniale se non permane più alcuna probabilità di una gravidanza, com’è il caso delle persone anziane.”
E da lui fino ad oggi.
Sul “matrimonio senza unione carnale”: San Tommaso lo definisce “il più santificante” (Guy Betchtel, Le quattro donne di dio, p. 20)
Papa Innocenzo III scrive nel De contemptu mundi “Si sa che l’accoppiamento non si svolge mai senza prurito [avranno le pulci?] della carne, il fermento del desiderio, il fetore della lussuria.”, p. 71. Ah, che bello per la chiesa il coito matrimoniale…
[Vediamo se Massimiliano F. contesta anche i suoi papi]
E i confessori italiani?
Simpaticamente nel 1970 d.c. (millenovecentosettanta dopo cristo) consigliavano agli sposi due baci: uno al mattino quando il marito esce di casa, uno alla sera quando rientra – e casti, per carità “non quei baci sensuali, carnali”, p. 77
e se il marito rientra anche per il pranzo?^__^
Se si polemizza con la Chiesa Cattolica di oggi, non ha senso citare questo o quel Santo Padre dell’antichita’ o del Medio Evo: bisogna vedere che cosa la Chiesa insegna nel nostro tempo. E l’insegnamento attuale della Chiesa, in fatto di rapporti matrimoniali, e’ che questi sono sempre leciti, purche’ compiuti nel modo che di per se’ sarebbe idoneo alla generazione e senza che la generazione stessa sia artificiosamente impedita. Non ha alcuna rilevanza morale il fatto che siano molto probabilmente o certamente infecondi per cause naturali (periodo infecondo, gravidanza in atto, malattia, eta’). Quindi la polemica con la Chiesa perche’ insegnerebbe (oggi, non al tempo di S. Agostino!) che i rapporti matrimoniali sono leciti soltanto in vista della procreazione e’ destituita di ogni fondamento.
Saluti.
Saluti.
Lo fanno sulla tavola.
Cesare B.
Ma sai cos’è la teologia?
Sai cos’è la patristica?
Sai che nessun papa può annullare i testi dei predecessori?
Sai che San Tommaso e Sant’Agostino sono i fondamenti teologici per l’intepretazione del Vangelo?
Nessun sacerdote, papa, teologo piò cancellare ciò che è stato scritto dai predecessori soprattutto se santificati, in quanto ispirati dallo Spirito Santo.
Ciò che valeva per Tommaso vale per Ratzinger. Ciò che valeva per Pio XI vale per Ratzinger, ciò che valeva per Innocenzo III vale Ratzinger.
Vuoi citazioni moderne?
Giovanni Paolo II,
La «concessione» paolina di astinenza tra i coniugi nella dinamica spirituale della teologia del corpo
Udienza Generale ” 14 Luglio 1982
1. Durante le nostre precedenti considerazioni, analizzando il settimo capitolo della prima lettera ai Corinzi, abbiamo cercato di cogliere e di comprendere gli insegnamenti e i consigli, che san Paolo dà ai destinatari della sua lettera sulle questioni riguardanti il matrimonio e la continenza volontaria (ossia l’astensione dal matrimonio). Affermando che chi sceglie il matrimonio «fa bene» e chi sceglie la verginità «fa meglio», l’Apostolo fa riferimento alla caducità del mondo – ossia a tutto ciò che è¨ temporale.
[…]
2. Pure il matrimonio è¨ legato con la «scena di questo mondo», che passa; e qui siamo, in un certo senso, molto vicini alla prospettiva aperta da Cristo nel suo enunciato circa la futura risurrezione (cf. Mt 22,23-32; Mc 12,18-27; Lc 20,27-40). Perciò il cristiano, secondo l’insegnamento di Paolo, deve vivere il matrimonio dal punto di vista della sua vocazione definitiva. E mentre il matrimonio è¨ legato con la scena di questo mondo che passa e perciò impone, in un certo senso, la necessità di «chiudersi» in questa caducità , l’astensione dal matrimonio, invece, si potrebbe dire libera da una tale necessità. Proprio per questo l’Apostolo dichiara che «fa meglio» colui che sceglie la continenza. Benché la sua argomentazione prosegua su tale strada, tuttavia si mette decisamente in primo piano (come già abbiamo costatato) soprattutto il problema di «piacere al Signore» e di «preoccuparsi delle cose del Signore».
3. Si può ammettere che le stesse ragioni parlano in favore di ciò che l’Apostolo consiglia alle donne rimaste vedove: «La moglie è¨ vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è¨ libera di sposare chi vuole, purchè ciò avvenga nel Signore. Ma se rimane così, a mio parere, è meglio; credo infatti di avere anch’io lo Spirito di Dio» (1Cor 7,39-40). Quindi: rimanga nella vedovanza piuttosto che contrarre un nuovo matrimonio.
4. Mediante ciò che scopriamo con una lettura perspicace della prima lettera ai Corinzi (specie del capitolo 7), si svela tutto il realismo della teologia paolina del corpo. Se l’Apostolo nella lettera proclama che «il vostro corpo è¨ tempio dello Spirito Santo che è in voi» (1Cor 6,19), al tempo stesso egli è pienamente consapevole della debolezza e della peccaminosità alle quali l’uomo soggiace, proprio a motivo della concupiscenza della carne.
[…] Nel capitolo 7 della prima lettera ai Corinzi troviamo un chiaro incoraggiamento all’astensione dal matrimonio, la convinzione che «fa meglio» colui che si decide per essa; […]
7. Per ora, continuiamo a rivolgere l’attenzione alle altre frasi dello stesso brano del capitolo 7 della prima lettera ai Corinzi, in cui l’Apostolo rivolge agli sposi le seguenti parole: «Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perchè satana non vi tenti nei momenti di passione. Questo però vi dico per concessione, non per comando» (v. 5-6). E un testo molto significativo, a cui forse occorrerà fare ancora riferimento nel contesto delle meditazioni sugli altri temi.
[…]
Egli [San Paolo] interpreta l’insegnamento sulla continenza, sulla verginità , parallelamente alla dottrina sul matrimonio, conservando il realismo proprio di un pastore e, al tempo stesso, le proporzioni che troviamo nel Vangelo, nelle parole di Cristo stesso.
[…]
10. Ciò che qui di solito definiamo come teologia del corpo si dimostra come qualcosa di veramente fondamentale e costitutivo per tutta l’ermeneutica antropologica – e al tempo stesso ugualmente fondamentale per l’etica e per la teologia dell’ethos umano. In ciascuno di questi campi bisogna ascoltare attentamente non soltanto le parole di Cristo, in cui egli si richiama al «principio» (Mt 19,4) o al «cuore» come luogo interiore e contemporaneamente «storico» (cf. Mt 5,28) dell’incontro con la concupiscenza della carne – ma dobbiamo ascoltare attentamente anche le parole, mediante le quali Cristo si è richiamato alla risurrezione per innestare nello stesso irrequieto cuore dell’uomo i primi semi della risposta alla domanda circa il significato di essere «carne» nella prospettiva dell’«altro mondo».
La prossima volta, please, chiedo ai bigottoni di essere almeno capaci di controbattere con citazioni testuali dei papi stessi. Altrimenti non mi degno di rispondere.
per Roberta
San Tommaso lascia la scelta:
a) un bacio veloce
b) un bacio ad occhi chiusi
c) un bacio sulla guancia
ma solo dopo mangiato, per evitare di accendere altri appetiti.
Temo sarebbe un po’ lungo citare i cinque cicli di udienze sulla Teologia del corpo e sul Matrimonio di Giovanni Paolo 2°.
Può sempre leggerseli.
Integralmente.
daniela g.
“Siccome questa notizia è molto più interessante di quel che sembra a prima vista, ovvero un fattaccio di “rosa”, ma riguarda il concetto di vita a due che la Chiesa impone alle sue pecore più schiavizzate…”
prima di tirare delle conclusioni su quello che la Chiesa impone, dai un’occhiata qui:
dan scrive:
27 dicembre 2009 alle 4:46
secondo me è una bufala. Da quanto risulta su alcuni siti la donna sarebbe assistita da due avvocati, Anna Orecchioni e Giacomo Canzona, che sembrano specializzati in cause assurde di tutta Italia, spesso con protagoniste suore o preti, e che in molti casi paiono palesemente inventate per farsi pubblicità. vedi link: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2009/07/22/AMu1pulC-estive_avvocati_bufale.shtml
Appunto.
Si possono basare proprio sulla struttura mentis cattolica.
Il secolo XIX?
Il giornale di clerico-destra?
Senza sesso siamo finiti.
Tutta la vita ruota attorno al sesso: se questo è vero in generale, figuriamoci all’interno di una coppia sposata!
Le scimmie Bonobo fanno sesso anche a scopo “ludico”, senza fini procreativi; tra queste scimmie è pratica comune anche l’omosessualità.
Casi di accoppiamento fra esemplari dello stesso sesso sono stati riscontrati anche fra i leoni.
Questi animali agiscono per istinto e si comportano quindi secondo natura, senza che nessuno li giudichi per le loro azioni.
Anche l’uomo, in quanto animale, ha bisogno del sesso: la castità è un abominio, molto più della clonazione umana per esempio.
Anche i preti più ligi al dovere, se non stuprano i bambini, si “sfogano” di notte con delle polluzioni. E’ il loro corpo che agisce, in barba a tutti i propositi assurdi che hanno fatto quando sono diventati ecclesiastici.
Vi consiglio il libro “Fare l’amore” di Eric Berne: tra i vari argomenti, si parla anche di come l’astinenza possa provocare dolori alla schiena a causa dell’accumulo di stress.
Conclusione: la moglie ha torto marcio senza possibilità di appello.
ahahaha le scimmie bonobo sono pericolose anche se esilaranti da vedere…io avrei paura a restare sola e nuda in una stanza in compagnia di un bonobo 🙂
A Cesare B.
Mai sentito parlare del privilegio paolino e del privilegio petrino?
Il primo credo si riferiva alla possibilità di sciogliere un matrimonio se uno dei coniugi si opponeva alla conversione al cristianesimo dell’altro. Il privilegio petrino invece consisteva nell’autorizzazione a sciogliere un matrimonio, anche religioso, se uno dei coniugi sceglieva la vita religiosa consacrata: l’altro era in tal caso autorizzato a risposarsi. Ovviamente tale istituto fu usato ed abusato da monarchi cattolici e ortodossi, che per poter cambiare moglie senza litigare con la chiesa, come successe a Enrico 8° di Inghilterra, costringevano la prima moglie a richiudersi in convento. Mi sembra che dopo parecchi abusi la Chiesa abolì o sospese il privilegio petrino, ma non ne sono sicuro.
Non solo.
Orribili episodi recenti hanno visto protagonisti giovani handicappati ai quali è stato proibito il matrimonio religioso per l’impotenza generandi, passati anche nelle Ultimissime di questi due ultimi anni.
Sia mai che due si sposino solo perchè si amano e non possono generare figli…
lacrime e sangue scrive:
“La Chiesa cattolica si basa sulla Patristica, sugli Atti degli Apostoli, sui grandi teologi medioevali santificati, sugli scritti papali. E solo dopo sul Vangelo”
“Sai che San Tommaso e Sant’Agostino sono i fondamenti teologici per l’intepretazione del Vangelo?”
Lei dovrebbe dedicarsi quanto meno ad approfondire i termini, prima di copiaeincollare a casaccio.
Perché francamente, che non si degni di rispondere, è per me solo tempo risparmiato.
Come al solito senza citare nessun testo a conferma di quello che Lei – spagnolo o doppia personalità? Neanche la netiquette conosce – ritiene la Verità
Dormi, dormi, bel bambino, dormi dormi, ninna nanna, ninna oh…
per Nathan
Can. 1143 – §1. Il matrimonio celebrato tra due non battezzati, per il privilegio paolino si scioglie in favore della fede della parte che ha ricevuto il battesimo, per lo stesso fatto che questa contrae un nuovo matrimonio, purché si separi la parte non battezzata.
Il cd “privilegio petrino” invece è questo, e, come vede, non c’entra niente con la consacrazione religiosa (diffidi molto di chi parla per sentito dire):
Can. 1148 – §1. Il non battezzato che abbia contemporaneamente più mogli non battezzate, ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica, se per lui è gravoso rimanere con la prima di esse, può ritenerne una qualsiasi licenziando le altre. Lo stesso vale per la moglie non battezzata che abbia contemporaneamente più mariti non battezzati.
Can. 1149 – Il non battezzato che, ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica, non può ristabilire la coabitazione con il coniuge non battezzato a causa della prigionia o della persecuzione, può contrarre un altro matrimonio, anche se nel frattempo l’altra parte avesse ricevuto il battesimo, fermo restando il disposto del can. 1141.
PRIVILEGIO PAOLINO:: possono essere sciolti i matromoni validamente celebrati tra non battezzati, anche se consumati, quando ricorrono 3 condizioni:
1) uno dei coniugi si converte alla fede Cristiana e riceve il battesimo (anche se aderisca ad una comunita’ eretica, apostata o scismatica)
2) l’altro, rimasto infedele, si separa dal coniuge convertito, cioe’ si rifiuta di coabitare con lo stesso
3) interpellato dall’Ordinario del luogo, di regola dopo il battesimo del coniuge convertito, per comunicare se anche egli voglia ricevere il battesimo o, almeno, voglia coabitare pacificamente con la parte battezzata, si astiene dal rispondere, oppure risponde negativamente
Non puo’ aver luogo lo sciogliemnto se la parte battezzata abbia offerto, dopo il battesimo, una giusta causaper separarsia quella non battezzata, per esempio commettendo adulterio.
PRIVILEGIO PETRINO: riguarda il caso tra un battezzato in una confessione acattolica ed un non battezzato.
Anche se il matrimonio e’ stato consumato, e’ possibile far luogo al suo scioglimento se concorrano 3 requisiti:
1) uno dei 2 coniugi si converte alla fede Cattolica
2) e’ accertata l’impossibilita’ di ricostruire la comunione di vita coniugale
3) sussite una giusta causa.
Quanto a “Lacrime e sangue” (che per fortuna è ateo), i testi che cita non dimostrano affatto che la Chiesa condanni la sessualita’ nel matrimonio, ma soltanto che ritiene lo stato di perfetta castita’ (del singolo o della coppia consenziente) ancora migliore.
Quali, poi, siano le dottrine della Chiesa Cattolica che devo credere4 se voglio non considerarmi eretico, non lo domando a lui, ma al Magistero attuale della Chiesa.
Per conoscerlo basta leggere il Catechismo che, in fatto di sessualita’, condanna, piu’ o meno gravemente, un sacco di cose, ma non l’intimita’ delle persone regolarmente sposate, anche in caso di infecondità naturale.
Se volete polemizzare con la Chiesa, polemizzate con la Chiesa come e’, non come vorreste che fosse, altrimenti fate come quel pugile che si scusava di non aver mai colpito l’avversario dicendo: “Non stava mai fermo!”.
Saluti.
Cattolici, cattolici, ma siete allergici alla bibliografia? I testi scritti dei vostri padroni non li leggete se non nei pezzi che vi interessano?
“Con il termine magistero della Chiesa, la Chiesa cattolica indica il proprio insegnamento, con il quale ella ritiene di conservare e trasmettere attraverso i secoli il deposito della fede, ovvero la dottrina rivelata agli apostoli da Gesù.
Il magistero può essere ordinario o straordinario. Il magistero ordinario è la modalità normale con cui la Chiesa comunica il suo insegnamento: esso si può esercitare tramite encicliche, lettere pastorali, altri atti scritti, o attraverso la predicazione orale da parte del papa e dei vescovi.
Il magistero straordinario, invece, consiste in un pronunciamento di un concilio ecumenico o di uno ex cathedra del papa, che definisce una verità di fede di natura dogmatica secondo le forme dettate dal dogma dell’infallibilità papale.”
CATECHISMO http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c3a3_it.htm
PARTE TERZA
LA VITA IN CRISTO
SEZIONE PRIMA
LA VOCAZIONE DELL’UOMO:
LA VITA NELLO SPIRITO
CAPITOLO TERZO
LA SALVEZZA DI DIO:
LA LEGGE E LA GRAZIA
ARTICOLO 3
LA CHIESA, MADRE E MAESTRA
2030 È nella Chiesa, in comunione con tutti i battezzati, che il cristiano realizza la propria vocazione. Dalla Chiesa accoglie la Parola di Dio che contiene gli insegnamenti della « Legge di Cristo ». 254 Dalla Chiesa riceve la grazia dei sacramenti che lo sostengono lungo la « via ». Dalla Chiesa apprende l’esempio della santità; ne riconosce il modello e la sorgente nella santissima Vergine Maria; la riconosce nella testimonianza autentica di coloro che la vivono; la scopre nella tradizione spirituale e nella lunga storia dei santi che l’hanno preceduto e che la liturgia celebra seguendo il santorale.
2031 La vita morale è un culto spirituale. Noi offriamo i nostri « corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio » (Rm 12,1), in seno al corpo di Cristo, che noi formiamo, e in comunione con l’offerta della sua Eucaristia. Nella liturgia e nella celebrazione dei sacramenti, preghiera ed insegnamento si uniscono alla grazia di Cristo, per illuminare e nutrire l’agire cristiano. Come l’insieme della vita cristiana, la vita morale trova la propria fonte e il proprio culmine nel sacrificio eucaristico.
I. Vita morale e Magistero della Chiesa
2032 La Chiesa, « colonna e sostegno della verità » (1 Tm 3,15), « ha ricevuto dagli Apostoli il solenne comandamento di Cristo di annunziare la verità della salvezza ». 255 « È compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime ». 256
2033 Il Magistero dei Pastori della Chiesa in materia morale ordinariamente si esercita nella catechesi e nella predicazione, con l’aiuto delle opere dei teologi e degli autori spirituali. In tal modo, di generazione in generazione, sotto la guida e la vigilanza dei Pastori, si è trasmesso il « deposito » della morale cristiana, composto da un insieme caratteristico di norme, di comandamenti e di virtù che derivano dalla fede in Cristo e che sono vivificati dalla carità. Tale catechesi ha tradizionalmente preso come base, accanto al Credo e al Pater, il Decalogo, che enuncia i principi della vita morale validi per tutti gli uomini.
2034 Il Romano Pontefice e i Vescovi « sono i dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita ». 257 Il Magistero ordinario e universale del Papa e dei Vescovi in comunione con lui insegna ai fedeli la verità da credere, la carità da praticare, la beatitudine da sperare.
2035 Il grado più alto nella partecipazione all’autorità di Cristo è assicurato dal carisma dell’infallibilità. Essa « si estende tanto quanto il deposito della divina rivelazione »; 258 si estende anche a tutti gli elementi di dottrina, ivi compresa la morale, senza i quali le verità salvifiche della fede non possono essere custodite, esposte o osservate. 259
2036 L’autorità del Magistero si estende anche ai precetti specifici della legge naturale, perché la loro osservanza, chiesta dal Creatore, è necessaria alla salvezza. Richiamando le prescrizioni della legge naturale, il Magistero della Chiesa esercita una parte essenziale della sua funzione profetica di annunziare agli uomini ciò che essi sono veramente e di ricordare loro ciò che devono essere davanti a Dio. 260
2037 La Legge di Dio, affidata alla Chiesa, è insegnata ai fedeli come cammino di vita e di verità. I fedeli hanno, quindi, il diritto 261 di essere istruiti intorno ai precetti divini salvifici, i quali purificano il giudizio e, mediante la grazia, guariscono la ragione umana ferita. Hanno il dovere di osservare le costituzioni e i decreti emanati dalla legittima autorità della Chiesa. Anche se sono disciplinari, tali deliberazioni richiedono la docilità nella carità.
2038 Nell’opera di insegnamento e di applicazione della morale cristiana, la Chiesa ha bisogno della dedizione dei Pastori, della scienza dei teologi, del contributo di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà. Attraverso la fede e la pratica del Vangelo i singoli fanno un’esperienza della « vita in Cristo », che li illumina e li rende capaci di discernere le realtà divine e umane secondo lo Spirito di Dio. 262 Così lo Spirito Santo può servirsi dei più umili per illuminare i sapienti e i più eminenti in dignità.
2039 I ministeri vanno esercitati in uno spirito di servizio fraterno e di dedizione alla Chiesa, in nome del Signore. 263 Al tempo stesso la coscienza di ognuno, nel suo giudizio morale sui propri atti personali, deve evitare di rimanere chiusa entro i limiti di una considerazione individuale. Come meglio può, deve aprirsi alla considerazione del bene di tutti, quale è espresso nella legge morale, naturale e rivelata, e conseguentemente nella legge della Chiesa e nell’insegnamento autorizzato del Magistero sulle questioni morali. Non bisogna opporre la coscienza personale e la ragione alla legge morale o al Magistero della Chiesa.
2040 In tal modo può svilupparsi tra i cristiani un vero spirito filiale nei confronti della Chiesa. Esso è il normale sviluppo della grazia battesimale, che ci ha generati nel seno della Chiesa e ci ha resi membri del corpo di Cristo. La Chiesa, nella sua sollecitudine materna, ci accorda la misericordia di Dio, che trionfa su tutti i nostri peccati e agisce soprattutto nel sacramento della Riconciliazione. Come madre premurosa, attraverso la sua liturgia, giorno dopo giorno, ci elargisce anche il nutrimento della Parola e dell’Eucaristia del Signore.
II. I precetti della Chiesa
CATECHISMO, http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s1c2a2_it.htm
76 La trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi:
— Oralmente, « dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo »;
— Per iscritto, « da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l’annunzio della salvezza ».88
…continuata attraverso la successione apostolica
77 « Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i Vescovi, ad essi “affidando il loro proprio compito di magistero” ».89 Infatti, « la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi ».90
78 Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene sia ad essa strettamente legata. Per suo tramite « la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede ».91 « Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega ».92
79 In tal modo la comunicazione, che il Padre ha fatto di sé mediante il suo Verbo nello Spirito Santo, rimane presente e operante nella Chiesa: « Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce del Vangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo ».93
II. Il rapporto tra la Tradizione e la Sacra Scrittura
Una sorgente comune…
80 « La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine ».94 L’una e l’altra rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo, il quale ha promesso di rimanere con i suoi « tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20).
…due modi differenti di trasmissione
81 « La Sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino ».
« La sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano ».95
82 Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l’interpretazione della Rivelazione, « attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto ».96
Tradizione apostolica e tradizioni ecclesiali
83 La Tradizione di cui qui parliamo è quella che proviene dagli Apostoli e trasmette ciò che costoro hanno ricevuto dall’insegnamento e dall’esempio di Gesù e ciò che hanno appreso dallo Spirito Santo. In realtà, la prima generazione di cristiani non aveva ancora un Nuovo Testamento scritto e lo stesso Nuovo Testamento attesta il processo della Tradizione vivente.
Vanno distinte da questa le « tradizioni » teologiche, disciplinari, liturgiche o devozionali nate nel corso del tempo nelle Chiese locali.
Esse costituiscono forme particolari attraverso le quali la grande Tradizione si esprime in forme adatte ai diversi luoghi e alle diverse epoche. Alla luce della Tradizione apostolica queste «tradizioni» possono essere conservate, modificate oppure anche abbandonate sotto la guida del Magistero della Chiesa.
III. L’interpretazione del deposito della fede
Il deposito della fede affidato alla totalità della Chiesa
84 Il deposito97 della fede (« depositum fidei »), contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, è stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. « Aderendo ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera costantemente nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni, in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si crei una singolare unità di spirito tra Vescovi e fedeli ».98
Il Magistero della Chiesa
85 « L’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo »,99 e cioè ai Vescovi in comunione con il Successore di Pietro, il Vescovo di Roma.
86 Questo « Magistero però non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio ». 100
87 I fedeli, memori della parola di Cristo ai suoi Apostoli: « Chi ascolta voi, ascolta me » (Lc 10,16), 101 accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori.
I dogmi della fede
88 Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell’autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione.
89 Tra i dogmi e la nostra vita spirituale c’è un legame organico. I dogmi sono luci sul cammino della nostra fede, lo rischiarano e lo rendono sicuro. Inversamente, se la nostra vita è retta, la nostra intelligenza e il nostro cuore saranno aperti ad accogliere la luce dei dogmi della fede. 102
90 I mutui legami e la coerenza dei dogmi si possono trovare nel complesso della rivelazione del mistero di Cristo. 103 « Esiste un ordine o “gerarchia” nelle verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristiana ». 104
OGNI PAROLA DI PAPA, VESCOVO, TEOLOGO ACCREDITATO (NOn condiderato eretico) di ieri di oggi di domani è magistero della chiesa.
Quindi, ai cattolici ricordo che tutto quello che ho citato E’ magistero della Chiesa e che pertanto devono crederci.
Certo che siete noiosi. Dentro l’insieme delle vostre regolette ci si trova di tutto, che va bene per i lassisti come per i rigidi. Un menu pret-à-porter
Commento lunghissimo in approvazione: ci sono pezzi enormi del catechismo.
Qui in breve metto solo un frammento di un documento che invita i coniugi ad astenersi dal sesso:
“L’uso della sessualità come donazione fisica ha la sua verità e raggiunge il suo pieno significato, quando è espressione della donazione personale dell’uomo e della donna fino alla morte. Questo amore è esposto tuttavia, così come tutta la vita della persona, alla fragilità dovuta al peccato originale e risente, in molti contesti socio-culturali, di condizionamenti negativi e talora devianti e traumatici. La redenzione del Signore, però, ha reso una realtà possibile, e un motivo di gioia, la pratica positiva della castità, tanto per coloro che hanno la vocazione al matrimonio — sia prima, durante la preparazione, sia dopo, lungo l’arco della vita coniugale — come pure per coloro che hanno il dono di una chiamata speciale alla vita consacrata.”
“Il Catechismo della Chiesa Cattolica così descrive e, in un certo senso, definisce la castità: « La castità esprime la positiva integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale ».”
Chi lo dice? IO? No, mi spiace per i cattolici.
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
SESSUALITA’ UMANA:
VERITA’ E SIGNIFICATO
Orientamenti educativi in famiglia
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/family/documents/rc_pc_family_doc_08121995_human-sexuality_it.html
Il solito, vecchio, agostiniano contrasto tra agape cattolica e amor diabolico.
La “castità” NON il non-fare sesso, NON è astenersi dal sesso,
MA viverlo come il dono di sè.
La castità degli sposi non è astenersi-dal -sesso-nel matrimonio,
ma il viverlo il sesso bene.
Vaticano 2°, Gaudium et Spes 48:
“gli sposi [sono ripetutamente invitati dalla parola di Dio a nutrire e potenziare] la loro unione matrimoniale con un affetto senza incrinature.
Anche molti nostri contemporanei annettono un grande valore al vero amore tra marito e moglie, che si manifesta in espressioni diverse.
Proprio perché atto eminentemente umano, essendo diretto da persona a persona con un sentimento che nasce dalla volontà, quell’amore (=copula) abbraccia il bene di tutta la persona; perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità le espressioni del corpo e della vita psichica e di nobilitarle come elementi e segni speciali dell’amicizia coniugale.
…
Un tale amore, unendo assieme valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi, che si esprime mediante sentimenti e gesti di tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei coniugi anzi, diventa più perfetto e cresce proprio mediante il generoso suo esercizio.
…
Questo amore è espresso e sviluppato in maniera tutta particolare dall’esercizio degli atti che sono propri del matrimonio (=copula). Ne consegue che gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono vicendevolmente nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi.
Quest’amore …”
“unirsi in casta intimità”, vuol dire “copulare avendo innanzitutto a cuore la gioia dell’altro”
sì questo è noto, ma quando si parla di voto di castità si intende che uno ha preso l’impegno dell’astinenza sessuale, altrimenti anche i sacerdoti e gli altri religiosi potrebbero fare sesso nel modo “casto” su indicato, anche se, a mio parere, questa della sessualità “casta” è una contraddizione in termini che contrasta con la nuda e cruda realtà dell’istinto e delle dinamiche del rapporto sessuale.
E’ incredibile che qualcuno si impanchi a maestra e poi
confonda la castità-verginità/celibato, con la castità-virtù.
daniela g.
Prima di citare pezzi enormi del catechismo, si dedichi a studiarsi il signifihato delle parole, così tanto per non perdere tempo lei e non farlo perdere a noi.
“lacrime e sangue” o “furia cieca”?
Fa bene il marito a chiedere il divorzio, spero che glielo concedano. Ma pensa te… NOn poteva almeno trovare una scusa più valida, tipo ” Ti puzza l’alito”, oppure “Il tuo amico Beppe ce l’ha più grosso”? Ma dai…
Mi sono super-stressato a leggere tutti i post (alcuni poi…).
Posso dire chiaramente e semplicemente la mia idea?
Due persone che si sposano vuol dire che si amano, e ciò implica anche il rapporto sessuale (consenziente).
Una coppia di centenari difficilmente potrà ancora fare sesso, ma ciò non vuol dire che l’amore sia diminuito, si tratta di un mero fatto biologico.
Ma se parliamo di una coppia di persone ancora sessualmente attive, è contro la legge naturale (tanto sbandierata dalla chiesa, nevvero?) che non si faccia sesso.
Se una delle due non vuole più farlo, suo pieno diritto visto che non esiste più il “dovere coniugale”, ma ad ogni diritto corrisponde un dovere: in questo caso, quello di divorziare subendo l’addebito di colpa. Quindi niente casa, niente alimenti, niente affidamento degli eventuali figli.
Nel caso specifico, anche una visita dallo psichiatra non farebbe male.
Sì, Stefano, alcuni post sono pazzeschi, quelli di lacrime e sangue, per esempio che confonde la castità-verginità/celibato, con la castità-virtù, e non cita il Vaticano 2°, dove parla degli “sposi che si uniscono in casta intimità”.
daniela g.