Esattamente cinquant’anni fa, il 4 gennaio 1960, moriva in un incidente stradale Albert Camus, premio Nobel per la letteratura nel 1957. Molti suoi libri hanno affrontato temi che costituiscono ancora oggi un profondo motivo di riflessione per i non credenti di tutto il mondo: dalla figura del medico Rieux, un ateo che si prodiga per i malati ne La peste, al problema del suicidio e del senso della vita ne Il mito di Sisifo, alla libertà e alla ribellione contro le istituzioni (anche religiose) ne L’uomo in rivolta.
50 anni fa moriva Albert Camus
64 commenti
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Le mie prossime letture.
Anche le mie
e’con il massimo rispetto verso gli atei che rivolgo loro questa domanda sperando di caprci qualcosa:si puo’ considerare un miracolo la nascita di un bambino (bello o brutto che sia poi il miracolo)?.poi chiedo cosa prova un ateo quando guarda l’infinito o ascolta un concerto per violino di beethoven ? ci sara’ pure un particolare senso mistico in cio’ oppure sono io che sentendo dentro qualcosa sono fuori della normalita’ mentale? a part quanto sopra ci sono moltissime cose sulle quali voi avete anche ragione,ma poi pero’ prevale in me il fatto che credere non costa nulla e forse (egoisticamento) conviene credere o no? .saluti a tutti con molta stima ed affetto.
No, non si può considerare “miracolo” la nascita di un bambino.
Non c’è mica bisogno della religione/fede perchè un bambino nasca u.u
Più che altro come si fa a definire miracolo una cosa così scientificamente compresa?
E succederebbero milioni di miracoli ogni giorno? Mah.
“Prevale in me il fatto che credere non costa nulla e forse (egoisticamento) conviene credere o no? .saluti a tutti con molta stima ed affetto”.
Accettare acriticamente gli insegnamenti altrui,cara Cher,perche’ il tuo “credere” significa
questo,costa invece parecchio,perche ti mette alla merce di personaggi come gli
Ayatollah attuali,con le conseguenze che vediamo,o di personaggi analoghi nella nostra
storian passata,con guasti analoghi anche se ormai dimenticati dai piu’.
Credere per convenienza poi,come pretendeva Pascal, e’ un’assurdita semantica :
si puo’ far finta di credere, per convenienza,ma non credere.
Se qualcuno ti offrisse un milione di euro per credere nella Befana,riusciresti a crederci?
io ho due figli ,e le loro nascite sono state in assoluto i momenti piu’ belli della mia vita….
ma non c’e bisogno di scomodare la religione per affermare questo….
ne per ammirare le cose belle….quando ascolto un pezzo di Mozart rimango stupefatta
di fronte alla sua genialita’,come rimango stupefatta di fronte alle scoperte scientifiche,
ai libri scritti con talento,di fronte a uno scenario naturale …..ammiro l’intelligenza ,la bellezza,le buone qualita’…non trovo necessario un aggancio al soprannaturale per farlo
Ma davvero credi che i non credenti (non mi piace il termine ateo in quanto dal valore dell’alfa privativa significherebbe “senza dio”, ma si può non avere una cosa che non esiste?)
Siano persone diverse a tal punto di essere incapaci di provare emozioni pari alle Tue?
Io adoro i bambini, amo tutti gli animali compresi quelli che molti non sopportano (quali topi e scarafaggi – con le dovute distanze naturalmente!)
Credo che non tutti i credenti siano capaci di provare le emozioni che provo io quando ascolto la nona sinfonia o il piano concerti n° 5 di Beethoven. (che tra altro non era un vecchio bacucco come di possa credere ma ebbe le p… di mandare al diavolo il suo imperatore e grande estimatore di Napoleone della prim’ora; vedi la terza sinfonia “Eroica”)
Sono i credenti che hanno la convinzione nel soprannaturale, non chi ha i piedi per terra e prende la vita per quello che é, e cerca di godere di tutto quello che la vita stessa offre, sentimenti compresi sicuramente più puri in quanto non inquinati da fantastiche immagini soprannaturali con le loro presunte legge … divine.
Ti voglio infine dire che quello che hai scritto è un insulto inaudito, spero Ti renda conto delle assurdità che hai detto.
il senso di stupore e di meraviglia verso le bellezze di questo mondo, o in generale i fenomeni naturali, sono cio’ che caratterizza l’essere umano, sia che creda in divinità sia che non creda in tali essere soprannaturali
il credente in divinità per me riduce la meraviglia, introducendo un agente soprannaturale con superpoteri (onniscienza, onnipotenza, onnipresenza, …) che muove tutti i fili, e che pero’ eredita dagli esseri umani le loro caratteristiche (voglia di essere amato e venerato, volonta’ di comandare e guidare i comportamenti altrui, …)
In ultima analisi di invito a considerare che chi si proclame credente in una o più divinità, automaticamente diventa ateo nei confronti delle migliaia e migliaia altre divinità esistenti, esistite e che esisteranno quando le attuali non saranno più venerate
“Io sono ateo, ma quando sento questa musica mi sento più vicino a Dio”
sms di un ascoltatore di di radiotre
trovo interessante la prima parte dell’intervento:
sono ateo ma provo esattamente lo stesso senso di stupore e meraviglia che può provare un credente di fronte alla meraviglia dell’universo. Tuttavia non ho bisogno di trovare un autore per l’opera che ho dinnanzi, esattamente come non ha autore una roccia scolpita da acqua e vento o la simmetria di un cristallo. Quando sento Mozart invece non posso che apprezzare la grandezza dell’uomo, che è giunto fino a creare dei…
trovo piuttosto banale, per non dir sciocca la motivazione per cui credere sia più conveniente…
1) se un presunto dio esistesse saprebbe di questo atteggiamento egoista e ti punirebbe
2) addirittura questo presunto dio dovrebbe riconoscere l’onestà intellettuale di chi ammette di non credere e divrebbe premiarla
cmq su in questaitalia conviene essere cattolici e di destra e sicuramente paga di + che non esserlo, e in iran conviene essere un integralista piuttosto che un dimostrante… ma non so perchè ma continuerò a stare dalla parte + scomoda…
Non cambiamo le carte in tavola.
Togli la vita dopo la morte e le religioni non servono più a nulla.
Gli dèi e le religioni servono solo come polizze sulla vita eterna.
Di tutto il resto non gliene frega niente a nessun believer.
Altrimenti mi spieghi perchè non sono tutti biologi e cosmologi?
Io la penso come Mark Twain quando diceva: “Oh bhè, prima di nascere sono stato morto per miliardi di anni e la cosa non mi turbava affatto.”
“Altrimenti mi spieghi perchè non sono tutti biologi e cosmologi?”
Francamente ogni tanto fanno comodo anche i dentisti e gli idraulici.
“Oh bhè, prima di nascere sono stato morto per miliardi di anni e la cosa non mi turbava affatto.”
stupenda questa mi piace
Twain: “prima di nascere sono stato morto per miliardi di anni e la cosa non mi turbava affatto”.
Il che mette in forse l’opportunità di imporre la vita (e la sofferenza, sia quella spicciola sia quella estrema, intrinseca nell’esistere) a chi non ce l’ha, ovvero a quei figli per i quali ogni genitore dichiara di nutrire un amore sconfinato. Lo dimostri lasciandoli dove (non) sono.
Ciao,
volendo semplificare un po’ la questione per non essere prolissi, i sentimenti che si provano osservando la nascita di un bambino, un bel paesaggio, o ascoltando una musica grandiosa (meraviglia, l’ha giustamente definita Roberto) sono sentimenti profondamente umani. Il problema sta nel fatto che tu (credente) gli attribuisci una provenienza divina, e quindi arrivi a pensare che un non credente (come me) non sia in grado di provarli. Errore. Ovviamente un non credente è in grado di provare gli stessi sentimenti: è una questione di sensibilità. E la sensibilità è cosa assolutamente umana.
Pensare che un non credente non sia in grado di avere la stessa sensibilità di un credente, ti assicuro, è piuttosto limitante. E attenzione, seguendo lo stesso percorso, alcuni arrivano a sostenere che i non credenti non possono raggiungere gli “standard morali” di un credente, altro errore.
La riproduzione umana è un fenomeno biologico perfettamente comprensibile. Esattamente come la minzione di un vacca.
L’infinito? Di che ordine, numerabile, non numerabile? 😛
Le sensazioni che si provano ascoltando musica sono fenomeni che avvengono all’interno del nostro cervello. Misticismo sarebbe continuare a credere nell’esistenza effettiva di realtà soprannaturali anche quando finisce l’ebbrezza della musica (posto che l’ascolto abbia coinvolto così tanto).
Douglas Adams disse: se vedi un bel giardino, devi per forza pensare che vi siano le fate?
La nascita di un bambino è un’esperienza emozionante, stupenda, vedere il proprio figlio crescere ogni giorno riempie il cuore di gioia, tutto ciò non è un miracolo, è la vita, è il nostro mondo.
Così come un concerto di violino di Beethoven è null’altro che una componente nel mondo in cui viviamo.
In questo mondo esiste il piacere, il dolore, l’emozione per quanto intensa e sublime, esiste il caldo, il freddo, ciò che ci piace e ciò che non ci piace.
Non c’è bisogno di pensare alle fate quando vedi un bel giardino e non c’è bisogno di pensare a un vecchietto con la barba bianca che vive su una nuvola quando vivi una bella esperienza.
Credere costa, costa molto di più di quanto tu possa immaginare.
Certo che sono miracoli, ma non serve nessun creatore perché avvengano, e tanto più miracoloso è il fatto che tali miracoli avvengano di per sé, senza cause, scardinando il principio di causa effetto.
Quando ascolto l’adagio finale della terza di Mahler non sono in grado di trattenere lacrime di perfetta felicità e piacere, non mi è mai passato in mente che Dio centri qualcosa, forse sono più da tirare in ballo milioni di anni di evoluzione del nostro sistema nervoso.
In quanto al credere che non costa niente, ricordati che credere significa abdicare alla propria ragione, accettare il principio dell’uomo come essere privilegiato anziché appartenente alla famiglia dei primati e filogeneticamente legato a tutte le forma di vita del pianeta, credere è un atto profondamente irresponsabile perché significa delegare ad altri la definizione di bene o male (quando in realtà le zone grigie non mancano), credere significa accettare la devastazione del pianeta perché tanto poi si va in paradiso.
Ma sopratutto credere è un atto di superbia ed arroganza abissali…
Quando farà più caldo stenditi su un prato in montagna, di notte, a guardare le stelle e pensa all’enorme fortuna di poterle vedere e sapere che sei tu che le guardi, è tutto quello che hai e se ci pensi bene non puoi chiedere altro.
Buondì, solo una cosa: per me il nostro cervello è capace di profonda razionalità e altrettanto profonda irrazionalità, la prima la chiamo scienza, la seconda immaginazione, fantasia, eccetera. E siamo capaci di immaginare cose stupende che ancora non esistono per “crearle” (la musica di Mozart ne è un esempio) e cose che non esistono (ad esempio il dio che il nostro cervello ha immaginato con i suoi mezzi, cioè antropomorfico sia nell’aspetto fisico che nei processi che avrebbe messo in moto), ma partiamo sempre da lì, dall’ammasso di neuroni che abbiamo nella scatola cranica e non da altro.
Il senso del mistico per noi può avere un altro significato che non si deve necessariamente ricondurre ad un’entità soprannaturale. Magari più semplicemente è nella nostra natura di esseri umani provare emozioni, sentimenti, di complessità e profondità che a volte è difficile descrivere col linguaggio delle parole. Se vuoi chiamare quel qualcosa che senti Dio fallo pure. Però non trasformare sentimenti in parola da cui far nascere un regno, pretendendo poi che abbia dominio su tutti con leggi di uomini che adornano la parola di sofismi così da nascondere uno scopo che è un vigliacco dominio di uomini su uomini.
scusa, ma che c’entra con Camus?
Io penso di potermi definire agnostica, ho una mia spiritualità ma non sono credente, e di figli ne ho quattro, dei quali il primo sopravvissuto (non senza problemi) ad una nascita prematura a 26 settimane, eppure non mi pare di aver mai assistito a miracoli. Oppure dipende dalla definizione di “miracolo”. Perchè se parliamo di una valenza spirituale, cioè di qualcosa che tocca le corde più profonde dell’essere umano, commuove e stupisce, allora moltissime cose sono un “miracolo”. A volte anche cose terribili, proprio perchè non ne capiamo il perchè, il senso, e non possiamo neanche essere sicuri che ce l’abbiano, un senso. C’è chi ha una sensibilità di questo tipo e chi no, dipende dal carattere e in una certa misura dall’educazione.
Ma da qui a parlare di miracoli come di eventi fuori dall’ordinario voluti da un Dio personale, di cui si pretende di conoscere la bontà, la giustizia e l’onnipotenza, ne corre parecchio.
Può essere che siamo parte di un tutto a livello spirituale, così come siamo parte della natura a livello materiale, ma non possiamo in nessun modo saperlo con certezza, nonostante quello che dicono le religioni rivelate. Ma questo non toglie nulla alla bellezza degli eventi naturali.
Se un Dio personale esistesse e avesse voluto che lo conoscessimo veramente, stai tranquilla che avrebbe potuto essere più chiaro e meno criptico di come pretendono le religioni!
O tu con i tuoi figli ti rendi misteriosa e solo vagamente conoscibile, senza spiegare il perchè di premi e castighi improvvisi, solo per dar loro la possibilità di provarti che ti amano comunque?
😉
Cara Cher, l’idea della fede come scommessa sempre vinta è un’idea vecchia e poco convincente per un ateo. Così come tu senti qualcosa ascoltando Beethoven (ma molti di noi sentono qualcosa ascoltando Beethoven!), di norma noi atei proprio non riusciamo a sentire nulla di mistico in ciò. E’ proprio un fatto di “idem non sentire”… Un ateo razionalista non potrà mai accettare una verità solo perché conveniente. Il vero s’impone come tale, non è qualcosa che si accetta in seguito alla somma algebrica dei pro e dei contro.
facendo finta che non fossero domande retoriche:
la nascita di un bambino è un evento naturale, conseguenza di alcuni particolari scambi di fluidi tra due esseri umani sessualmente maturi e di sesso opposto. spero che la mamma ti abbia raccontato qualcosa in merito.
a seconda delle condizioni, può essere una buona cosa o anche no.
i miei occhi hanno capacità limitate, e vedono oggetti solo fino ad una certa distanza (finita). quindi “guardare l’infinito” è una locuzione priva di senso.
tuttavia, e suppongo ti riferisci a questo, ci sono alcuni panorami particolarmente suggestivi che mi fanno dubitare che lasciare questo pianeta in balia degli esseri umani sia una buona idea.
talvolta l’esperienza di ascolto della musica genera sentimenti intensi, piacevoli o meno. trattandosi di opera degli esseri umani, quando l’esperienza è piacere questo risolleva la mia opinione sugli esseri umani.
non c’è niente di anormale in te, solo modi diversi di interpretare le stesse sensazioni (e interpretazioni che a loro volta influenzano la percezione delle sensazioni). va tutto bene finché non pretendi che il tuo modo di interpretare la realtà e le tue sensazioni debba per forza essere assunto da altri.
“credere non costa nulla”??? non direi proprio. credere è una scelta legittima (ognuno si fa del male come preferisce), ma mi preclude la possibilità di fare pieno uso delle mie facoltà razionali. questa non è esattamente la mia nozione di “gratis”.
“ci sono alcuni panorami particolarmente suggestivi che mi fanno dubitare che lasciare questo pianeta in balia degli esseri umani sia una buona idea.”
Ho una piccola obiezione:senza esseri umani ad apprezzarli,il termine “panorami suggestivi”
perderebbe ogni significato,ti pare?
Senza nessuna coscienza ad apprezzarli non vedo che differenza ci sarebbe tra le Fonti
del Clitumno e la discarica comunale.
hai anche ragione. o forse hai dimostrato che essere umani è già abbastanza contraddittorio senza necessità di amici immaginari.
In base a quali convinzioni non provate puoi affermare che uno yak, un pinguino o un cobra non sarebbero in grado d’apprezzare (alla loro maniera) un panorama e di ritenerlo magari anche suggestivo? E’ assai probabile che il loro “gusto” non combaci col nostro, ma questa è tutt’altra faccenda.
17 anni fa nascevo io XD
bene…dobbiamo gridare al miracolo o ti bastano gli auguri per il compleanno? ^___^
Bastano gli auguri.. per il momento :p
Angurie!!!!
Purtroppo ignoro le opere di Camus ,ma di lui so questo:
durante la sanguinosa guerra di indipendenza algerina rifiuto di prendere posizione,
adducendo motivi ben precisi:
“Come persona civile non posso che appoggiare il desiderio di indipendenza degli Algerini,
d’altra parte come cittadino francese ho dei doveri irrinunciabili verso il mio paese.
Ma entrambe le parti stanno commettendo crimini inaccettabili,e se ne appoggiassi una
sarei costretto a passare sotto silenzio i suoi crimini, stigmatizzando solo quelli della parte
avversa.
Per la mia coscienza questo sarebbe insopportabile”.
Conoscete molti intellettuali o presunti tali ,nella storia recente,nazionali o esteri,capaci di
ragionamenti simili?
Si tratta di una presa di posizione interessante, ma – mi si consenta – un po’ pilatesca… Mi pare che il buon Camus si sia limitato, seppur “filosoficamente”, a lavarsene le mani.
Mentre lo slogan di tanti intellettuali nostrani “Ne’ con le Brigate Rosse Ne’ con lo
stato “dimostrava una precisa presa di posizione e una coraggiosa assunzione di
reponsabilita’,vero?
Come oggi il loro infischiarsi caldamente delle malefatte di Gheddafi,Bin Laden,
Iran,Corea del Nord ecc e’ dovuto a disinteressate convinzioni idealistiche,vero?
Mi sembra inoltre che la scelta di Camus gli permetteva,mantenendo una
posizione “super partes”,di stigmatizzare le colpe di entrambe come pure di illustrare e commentare le loro ragioni ,senza vincoli di sorta.Di adempiere insomma ai
suoi doveri di intellettuale.
Scusate se e’poco.
Ma ti pare di poter rispondere a un mio commento civile con tanta villania? Chi ha mai difeso gli intellettuali italiani? E chi ha mai pensato di contrapporli a Camus? Del resto, potrei ribaltare la domanda sulla base delle informazioni che fornisci: per quale motivo un Camus che critica entrambi gli schieramenti in campo dovrebbe essere superiore – perché non trovare un corrispettivo adeguato significa essere superiori – agli intellettuali italiani che, analogamente, non presero posizione per l’una o l’altra parte? Dal momento che sei tu che fornisci i dati e chiami in causa i personaggi, mi pare doveroso che sia tu a dover spiegare questa differenza di trattamento.
E magari questa volta fallo senza arroganza, dimostrando di aver compreso che era mia intenzione portare avanti un dialogo costruttivo.
@Ulv
Chiedo scusa,mi hai male interpretato,ma la colpa e’ indubbiamente mia.
La mia rabbia non era certo rivolta contro di te,ma contro appunto una certa schiera di “intellettuali” italiani che ha imperversato in passato e imperversa ancora.
Perche’ a differenza di Camus la loro posizione “super partes” era pura ipocrisia.
Ricordi le “sedicenti brigate rosse”,la strage di stato”,l'”assurda teoria degli opposti
estremismi”,tanto per fare qualche esempio ?
Dopo la sconfitta di Pol Pot e le agghiaccianti immagini dei suoi massacri,ricordi
come Giorgio Bocca ammise di essersi “autocensurato” su quello,come su tanti
altri argomenti scottanti,al pari di tanti compari?
I mass media ebbero,per una volta,l’onesta di dare risalto alla lettera di una signora:
“Un’intera generazione si e’ formata con i vostrio scritti, ed ora confessate che
vi eravate “autocensurati” ?
La verita,signori,i giovani avrebbero voluto saperla allora!
Scuse accettate… 🙂
Ammetto di essere troppo giovane per ricordare quanto tu dici. Ho 26 anni, e i fatti che riporti posso averli appresi al massimo sui libri di scuola. Tuttavia, mi sento di concordare parzialmente con le tue posizioni. Ritengo anch’io vergognoso, infatti, che un intellettuale (ma potrei dire: chiunque) si autocensuri per far avanzare la propria idea di verità. Ho però delle obiezioni da porre:
1) per quanto commendevole, questa visione del mondo non avrebbe potuto essere facilmente sottoscritta al tempo degli eventi che illustri. Si tratta di un’interpretazione molto moderna che poco si adatta allo Zeitgeist della Guerra Fredda. Per me non è difficile prendere posizione contro quella partigianeria, ma se fossi vissuto negli anni ’50, posso dire che avrei seguito un principio di critica radicale? Ovviamente credo opportuno che chiunque si ponga questo interrogativo.
2) Tu tacci di ipocrisia gli intellettuali italiani che tentarono di assumere una posizione “super partes”, contrapponendoli a Camus. Tuttavia, non mi pare che tu abbia spiegato adeguatamente il perché di questa diversità di trattamento, e il perché la presa di posizione dello scrittore francese sarebbe sincera.
3) Dimentichi forse intellettuali come Calvino, che nel ’56 denunciò la brutalità della repressione comunista addivenendo a una rottura clamorosa col PCI. Probabilmente non fu l’unico.
Intellettuali contro corrente, per fortuna, esistono e sono esistiti anche da noi, io credo.
Come dici tu stesso,non hai potuto assistere a quegli avvenimenti,quindi accetterai
qualche precisazione.
La partigianeria di Bocca e soci non si svolse negli anni 50, ma in tempi ben piu’ recenti.
L’omicidio di Aldo Moro,che valse finalmente alle BR il riconoscimento “ufficiale”
delle sinistre avvenne nel 1975, e la caduta di Pol pot alla fine degli anni 70.
In tempi quindi successivi per esempio, ai movimenti del 68,quando chiunque
professasse idee di sinistra difficilmente ormai poteva ancora assumere la parte del martire senza appoggi e alla merce del potere di stato.
Sulla sincerita di Camus ovviamente non ho prove,posso solo lasciarmi influenzare
dal suo valore di scrittore,che lo pone un tantino piu’ in alto della maggior parte dei
nostri intellettualoidi.
Intellettuali contro corrente come dici giustamente sono esistiti ed esistono,ricordo
Oriana fallaci e Indro Montanelli ad esempio,ma non mi pare che abbiano mai goduto degli elogi delle sinistre,se non magari a denti stretti e solo per la loro
fama internazionale.
Hai perfettamente ragione nel collocare con più precisione gli avvenimenti di cui parli, ma ci tengo a sottolineare che, quando scrissi “anni ’50”, intendevo solamente esemplificare, e che allo stesso modo avrei potuto scrivere “anni ’60” o “anni ’70”. Del resto sono laureato in scienze politiche, e una seppur minima conoscenza della cronistoria italiana ce l’ho! 🙂
Credo del resto che tutto il periodo precedente alla caduta del muro, dominato da intellettuali formatisi in un’era di divisione ideologica nettissima e (a posteriori) insensata, sia stato terreno fertile per quella che oggi non possiamo fare a meno di considerare ipocrisia. Ed è ovvio che ciò ha riguardato maggiormente gli esponenti della sinistra: la destra, intenta a occupare il potere, si disinteressò quasi completamente della cultura, e non dovette mai affrontare quelle crisi di coscienza che gli intellettuali comunisti si ritrovarono a vivere, divisi come potevano essere tra la riprovazione per il “modello” sovietico e la (supposta) necessità di occultarlo al fine di diventare forza maggioritaria. Per questo motivo un personaggio come Montanelli non si trovò nella condizione di essere insincero: criticava la DC, ma si tappava il naso e la votava per non far salire al potere gli odiati comunisti, che criticava ancor di più. In fin dei conti le cose gli andavano bene com’erano. Sulla Fallaci, scusami, ma preferisco non dire nulla: non la conosco come giornalista, e sono convinto che negli ultimi anni di vita avesse mandato all’ammasso il cervello. E rilancio su Calvino: non solo si dimostrò un intellettuale contro corrente – e, ripeto, non fu l’unico a sinistra – ma fu anche un grande scrittore. Il che lo innalza fino a Camus.
Si chiama “eclettismo”. Non è una posizione pilatesca, è rivendicazione della propria autonomia di giudizio.
Ho sempre pensato che eclettismo significasse tutt’altro…
Ho detto e ribadisco ora che apprezzo l’autonomia di giudizio, lo spirito critico che indaga in tutte le direzioni senza partito preso. Tuttavia, non riesco davvero a sacralizzare il pensiero di coloro che criticano entrambi gli schieramenti in gioco. E’ una mossa spesso molto facile, talvolta più facile di quella di chi prende una posizione, seppur sofferta e con la consapevolezza della sua inadeguatezza. Tutto qui. Il confine tra chi esercita una critica a 360 gradi e chi osserva a 360 gradi dall’alto della sua torre d’avorio è molto labile, e io non sono così sicuro di riuscire a distinguere tra i due tipi d’uomo.
“i monaci sono come le scimmie, più salgono in alto più mostrano il c..o” – A. Camus (la peste).
“Leggo spesso che sono ateo, sento parlare del mio ateismo. Ma queste parole non mi dicono niente, non hanno senso per me. Io non credo in Dio e non sono ateo”. (Taccuini, 1 novembre 1954).
La parola “credente “ha sempre avuto significati diversi per persone diverse,come
tante altre,del resto.
Non vedo perche questo nojn debba valere anche per “ateo”.
Sia onore e gloria ad A Camus nato a Mondovi ( quello in terra d’ algeria cosi chiamato perche i cugini d’ oltralpe avevano la mania delle vittorie napoleonice), che ebbe a dire:
” le teste pensanti hanno il dovere di non stare dalla parte dell’ oppressore”
seriamente qualcuno mi sa dire perche si chiamano i francesi : cugini d’ oltralpe
non sembriamo nemmeno parenti (^__^)
salam aleikum
gigi
” le teste pensanti hanno il dovere di non stare dalla parte dell’ oppressore”.
Concordo pienamente.
Purtroppo l’unico modo di farlo e’ di non stare da nessuna parte,dato che gli oppressi di ieri
hanno la tendenza a diventare spesso gli oppressori di domani.
E cosi fece camus.
viva Camus, anche il suo teatro è bellissimo. Caligula è un’opera che merita di essere letta
“Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. Anch’egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare nè sterile nè futile. Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”.
In queste parole, che concludono ‘Il mito di Sisifo’, si condensano i motivi profondi della speranza: una speranza che non è fideistica attesa, ma vivo lavoro dell’uomo.
mi auguro che il sign.ignazio non pensi che io abbia voluto insultare qualcuno con quello che ho scritto,sarebbe per me un grande dispiacere.senza essere ripetitivo cerco di spiegarmi meglio:la nascita di un bambino non la collego assolutamente a nessuna religione.ma al fatto inspiegabile che basti uno spermatozoo a fecondare e “creare” una nuova vita.per quanto riguarda l’aspetto delle senzazioni che puo’ offrire la musica penso che (spero di riuscire a spiegarmi) se noi per assurdo potessimo avere due interpreti musicali con uguali caratteristiche fisiche,intellettive,culturali e con la stessa preparazione io penso che il credente interpreta piu’ profondamente un determinato brano che non il non credente.forse questo discorso non sara’ condiviso da nessuno (infatti fra i miei amici nessuno mi da ragione),ma io la penso cosi’.certo questi non sono dialoghi che si possono approfondire in questo modo.mi auguro di non avere mancato di rispetto a nessuno e rinnovo la mia simpatia affettuosita’ a tutti coloro i quali hanno voluto dialogare con me.ciao
io penso che il credente interpreta piu’ profondamente un determinato brano che non il non credente
Io, da ateo, adoro la musica classica, e a tanti miei amici cattolici non dice nulla. E poi, non so, questa voler ancorare tutte le cose belle ad un origine soprannaturale non ti pare…svilente, nei confronti della Natura stessa ? Tutto risponde (anche la musica) a leggi fisiche: siano esse state pensate da Qualcuno o radicate nella Natura da sempre, cosa cambia ? La musica è bella lo stesso.
Permettimi un paio di considerazioni personali:
1) “ma al fatto inspiegabile che basti uno spermatozoo a fecondare e “creare” una nuova vita.”
Come già faceva presente fiertel91, quanto sopra è già stato ampiamente studiato e compreso, di “inspiegabile” (personalmente ) non vi trovo nulla.
2) “per quanto riguarda l’aspetto delle senzazioni che puo’ offrire la musica penso che (spero di riuscire a spiegarmi) se noi per assurdo potessimo avere due interpreti musicali con uguali caratteristiche fisiche,intellettive,culturali e con la stessa preparazione io penso che il credente interpreta piu’ profondamente un determinato brano che non il non credente”
Se ti riferisci all’aspetto di profondità interiore generato dalla spiritualità che deriva dalla credenza in dio, e che ti fa interpretare qualcosa di così meraviglioso come una sonata o una sinfonia di Beethoven facendoti scaturire emozioni così intense e meravigliose che, a tuo dire, sono più profonde rispetto a quelle che proverebbe un non credente ti posso obiettare che tale percezione non si può definire più o meno intensa (profonda, per l’appunto ) ma semplicemente differente. Se tale profondità a te deriva da quanto ho poc’anzi scritto, a me (visto che proprio ieri pomeriggio ho avuto modo di apprezzare alcuni brani di Beethoven ) scaturisce dal rendermi conto di come un uomo abbia potuto comporre qualcosa di così straordinario e di come altri uomini abbiano potuto eseguirlo e farlo udire ai propri simili. E, mentre lo ascolto, il piacere e (esagero, forse ) l’estasi che ne derivano vengono dal mio profondo, dal mio essere, da me e solo da me in quanto persona senziente ed esistente e capace di introspezione ed autoanalisi, godendo di ciò con la ferma convinzione che il mio io interiore sia il risultato delle molteplici esperienze sensoriali che mi hanno accompagnato sin da quando ero nel grembo materno e che, elaborate dal mio cervello sulla base di processi puramente fisici e chimici hanno costituito gli elementi che compongono la mia psiche e che fanno di me un essere unico (non dimentichiamoci che tutte le sensazioni che prova un essere vivente, per quanto meravigliose possano essere considerate, sono costituite da scariche elettriche a livello neuronale e che è l’organismo dell’essere in questione che, interpretandole, riesce ad avvertirle 😉 ).
Per questo motivo l’ipotesi “per assurdo” che tu postavi è da considerarsi un paradosso in quanto due persone con eguali caratteristiche fisiche, intellettive, culturali e con la stessa preparazione (quindi anche con cervelli identici sia nella sostanza che nei contenuti – leggi: esperienze ) non potrebbero mai esistere, perché le esatte ed identiche esperienze sensoriali potrebbero derivare anche e solo dal fatto che entrambe occupino perennemente lo stesso spazio dimensionale (due persone identiche ma in due posizioni differenti, anche semplicemente una accanto all’altra, avrebbero comunque due esperienze sensoriali differenti, quindi non sarebbero più uguali ), ed in quanto due persone con eguali caratteristiche fisiche, intellettive, culturali e con la stessa preparazione non potrebbero mai essere l’una credente e l’altra no, in quanto dotate delle stesse informazioni e delle stesse esperienze anche in ambito teologico.
Ho risposto al tuo post di ieri ergo non mi ripeto e ti invito a leggerlo, qui posso solo ringraziarti di aver partecipato al forum, di solito ci vengono a trovare cattolici in malafede, che sfruttano lo spazio per proclami o insulti, mi sembra che tu voglia conoscere il punto di vista di chi non crede, bene mi pare che non ti manchino gli spunti per ragionarci un poco su…Ciao
Cher tu sei molto offensiva.
“l credente interpreta piu’ profondamente un determinato brano che non il non credente.”
Dunque siccome una persona crede alla favole che gli hanno raccontato fin da bambino sarà automaticamente un persona più profonda e migliore di una persona che queste favole le mette in dubbio.
Ti sei mai chiesta se invece non possa essere il contrario? Il credente accetta acriticamente tutta una serie di evidenti assurdità senza porsi dubbi e senza cercare altre risposte… un non credente arriva alle proprie convinzioni dopo aver messo in dubbio le favole e se stesso, indagando fuori e dentro di sè in cerca di risposta. Fra i dui che mai avrà maggiore profondità psicologica. Uno che accetta come vero tutto quello gli vien detto da un’autorità costituita o uno che mette in dubbio e analizza tutto?
Provocazioni a parte rifletti al fatto che fra scienziati, filosofi e artisti gli atei e gli agnostici hanno dato al mondo tanto quanto i credenti. Forse più che una questione di fede\non fede è una questione di talento innato (biologia) e del modo in cui ci si rapporta al mondo.
Poi rifletti anche sul perchè accettare acriticamente i dogmatismi che ti hanno insegnato da bambina (malgrado alcuni siano palesemente assurdi) ti renda una persona più profonda e migliore di me… magari fammi sapere la risposta.
“Il credente accetta acriticamente tutta una serie di evidenti assurdità senza porsi dubbi e senza cercare altre risposte…”
Questa frase è, invece, un complimento…
Perdonami, Cher, ma devo aggiungermi ai tuoi amici.
(ehm, un ripassino dei congiuntivi?)
cher: “io penso che il credente interpreta piu’ profondamente un determinato brano che non il non credente”
Be’, tieni presente che anche chi è sotto l’effetto di una congrua dose di acido lisergico interpreta più profondamente ogni aspetto della realtà, ivi compresa la musica, attribuendole pure un taglio che molto spesso assume caratteristiche mistiche. Ciò è dovuto esclusivamente a una particolare interazione di elementi chimici sul sistema nervoso, non all’intervento di una divinità, quale che sia.
Queste letture mi mancano….
Provvederemo al piu’ presto! 😉
Se conosci un poco il francese ti consiglio di leggerlo in lingua originale,Camus scrive in un francese molto scorrevole e chiaro. Non mi pare sia stato stato citato sin qui “L’etranger” (Lo straniero), un altro dei suoi capolavori…
Una cosa mi incuriosice . Vanno letto testi di Camus nelle scuole italiane ( in italiano ovviamente ) in quanto scrittore classico ? Ho conosciuto Camus al liceo classico dove sono andato ragazzino a l’età di tredici anni .
è senz’altro uno di quegli autori che non possono mancare in una biblioteca, da poco ho riletto il Mito di Sisifo dove la lucidità sull’assurdità della vita si concilia con l’etica della responsabilità e dell’impegno contro le ingiustizie e per la libertà; invita a guardare in faccia la realtà, senza facili consolazioni o illusioni, e poichè la vita non ha in sè alcun senso a crearne uno nostro (scusate la semplificazione massima)
radio 3 domenica ha dedicato la puntata che trovate qui e che potete scaricare:
http://www.radio.rai.it/radio3/podcast/lista.cfm?id=3130
secondo me molti credono in dio ,solo che (e anch’io sono daccordissimo) non e’ il dio che vorremmo fosse e cioe’ non e’ buono,misericordioso ecc.ecc.visto che molti fatti ci convincono che una volta creato l’essere umano questi viene lasciato al suo destino (se sei bello,alto ,ricco ecc allora nella societa’ seiil numero uno.diversamente vivi solo e ti senti abbandonato,per non parlare di chi perde il lavoro e nessuno ti aiuta anche se lo chiedi ……).sapeste quante volte mi sono domandato perche’ sono venuto al mondo? eppure io non ho mai chiesto nulla e sapeste quante volte n una giornata mi convinco che i problemi che mi circondano non riesco a superali e quante volte maledico la vita.pero’ cio’ non toglie che dio possa esistere anche ripeto se non e’ il dio che vorrei. e allora mi prende lo sconforto e mi ripeto perche’ non mi ascolti? io non sono un filosofo e le eventuali risposte datemele in maniera semplicissima. rinnovo i miei cordialissimi saluti!
Sei a quello che io definisco il terzo stadio, i primi due sono nell’ordine: la religione tradizionale (quella di nascita per intenderci) cui segue la religione alternativa (una religione di diversa origine, alternativa appunto). Il primo lo si supera non appena si riconosce la contradditorietà insita nel cattolicesimo (leggi il vangelo e vedi come viene sistematicamente mistificato e disatteso all’atto pratico dalla chiesa), ad esso segue la ricerca di un’alternativa (molti si fermano qui) rivolgendosi a religioni diverse, spesso si tratta di altre religioni cristiane ma può benissimo trattarsi di induismo, buddhismo tibetano o che so animismi di varia matrice. L’ultimo stadio, il più difficile da superare è quello in cui probabilmente ti trovi tu, quello del “personal Jesus”, un Dio personale a cui non costa nulla essere devoti e che in ultima analisi parla con la voce della coscienza, buona parte dei così detti credenti appartiene in realtà a questa terza categoria pur aderendo formalmente al cattolicesimo. A questo punto preciso brevemente che questa distinzione è basata sulla mia personalissima esperienza, nulla di scientifico, si tratta della mia visione delle cose. Detto questo ti invito a provare il profondo senso di libertà e di responsabilità che derivano dal superare il terzo stadio: Dio non esiste e Tu devi essere responsabile di te stesso, siamo già in paradiso, non esiste altra vita, la natura ragiona a specie, di regola sacrifica allegramente l’individuo a favore della specie così abbiamo una scadenza, ma ogni attimo che ti è concesso qui è unico ed irripetibile, singolare e meraviglioso, se lo comprendi veramente e te lo stampi in mente migliorerai di molto la qualità della tua vita ma senza fretta, tienti pure il tuo confortevole Dio personale, ma ricordati che fuori c’è l’universo intero che ti aspetta….