Spettabile Unicoop Firenze,
mi chiamo Maurizio D’Ulivo, risiedo a Ponte Buggianese (PT) e sono vostro socio da molti anni.
Leggendo (con un certo ritardo) la lettera del Sig. Sergio Staderini di Figline Valdarno, pubblicata sulla Vs. rivista “Informatore Coop” del dicembre scorso sotto il titolo “Sacro e profano” (rubrica “Lettere”, pagg. 26-27) e la Vs. risposta in merito, devo dire di condividere in gran parte le argomentazioni del Sig. Staderini e di considerare dunque la Vs. risposta estremamente deludente sotto il profilo della laicità e, soprattutto, sotto quello della parità di trattamento verso tutte le varie convinzioni in materia di fede (ivi incluse quelle improntate a una visione atea o agnostica).
Ho trovato così sorprendente la Vs. risposta fornita al Sig. Staderini da ridurmi a sperare che essa sia frutto solo di una convinzione individuale di un componente della redazione della rivista e non rappresenti piuttosto la posizione dell’intera cooperativa: temendo di eccedere nel mio sbigottimento (un termine la cui probabile etimologia mi pare particolarmente appropriata al tema) ho fatto leggere la lettera in argomento e la vostra replica ad almeno altre 6 persone (tutte socie di Coop Firenze) e ho ricevuto commenti sostanzialmente coincidenti con i miei (quando non espressi in un modo che, eufemisticamente, potrei definire più spiccio…).
Il Sig. Staderini sostiene, nella sua lettera, la convinzione che gli ambienti e i punti vendita della Cooperativa che sono aperti al pubblico dovrebbero restare “neutrali” rispetto alle varie convinzioni e che l’inaugurazione di nuovi punti vendita non dovrebbe venir “sacralizzata” dalla puntuale presenza di religiosi cattolici (invariabilmente cattolici, aggiungo io): gli viene replicato solo che questo uso è invalso sin dagli anni ’50 (epoca delle contrapposizioni frontali collegate alla guerra fredda), che si tratta di “un atto di rispetto nei confronti di chi crede e una prova di convivenza da parte di chi non crede” e che l’atto della benedizione è solo un episodio della cerimonia inaugurale gradita a gran parte dei soci e che comunque non esclude nessuno.
Personalmente osservo che:
1) nessuno vieta di modificare (a mio avviso di migliorare) quanto accadeva negli anni ’50: a differenza di allora, le sfumature della società (verosimilmente riscontrabili anche all’interno del complesso dei soci della cooperativa) in materia di convinzioni (a)religiose si sono fatte molto più variopinte, al punto che non si può più ricondurre la situazione attuale a quel momento storico, ivi inclusi i “momenti di mediazione” che potevano essere efficaci allora, ma non necessariamente lo sono oggi nei medesimi modi.
Più che rivangare ciò che fu nel secondo dopoguerra (cosa che per la verità ha fatto, prima di voi nella replica, anche il Sig. Staderini nella sua lettera), credo che occorrerebbe ispirarsi a quei comportamenti che molto hanno a che fare con una reale equidistanza di fatto, da presidiare anche sotto il piano simbolico e comunicativo. Se si trattasse di fatti avvenuti in luoghi pubblici, potrei riferirmi ai principi costituzionali di uno Stato di Diritto (anzichè dello Stato Etico che l’Italia rischia di diventare nei fatti) o alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: molto più modestamente, trattandosi dei comportamenti di una cooperativa a cui i soci sono liberi di aderire o meno, mi richiamo al rispetto effettivo degli enunciati statutari.
2) ritenete che quello che, nella Vs. replica, voi definite un “atto di rispetto” sia dunque dovuto ESCLUSIVAMENTE ai credenti della religione cattolica, visto che solo essa viene coinvolta? Dunque, di conseguenza, che a essa debba essere riservato un ruolo di supremazia rispetto alle altre convinzioni in materia (a)religiosa? E in caso contrario, perchè allora non invitate alle inaugurazioni dei vostri punti vendita anche i rappresentanti delle altre confessioni e convinzioni effettivamente rappresentate sul nostro territorio (valdese, anglicana, diverse altre confessioni cristiano protestanti, buddista, musulmana in varie declinazioni, induista, atea e agnostica, per limitarmi a quelle che so certamente essere presenti e rappresentate in Toscana), per assicurare effettivamente un analogo “atto di rispetto” anche verso ognuna di esse? Non pensate che la convocazione anche di questi rappresentanti di convinzioni (a)religiose diverse dalla cristiano-cattolica potrebbe rappresentare “Un atto di rispetto nei confronti di chi crede” (a tali convinzioni “non cattoliche”, in questo caso) e “una prova di convivenza” che potrebbe abituare i fedeli cattolici all’idea che vi sono molti loro concittadini con idee diverse ma con pari diritti, anche quando si parla di dignità delle ripsettive convinzioni? La convivenza che giustamente auspicate, per essere reale e davvero equa, deve coinvolgere tutti quanti e non limitarsi ad ospitare, in via privilegiata, solamente un gruppo fra i tanti che costituiscono oggi la ns. società (oltretutto il gruppo meno bisognoso di conferme e di “ospitalità” in questo senso, poichè già detentore di numerose e potentissime leve di potere nel ns. Paese). E questo non solo per una necessità di integrazione verso i cittadini di altri Paesi che vivono in Italia, come giustamente sostiene il Sig. Staderini, ma anche per un dovere di parità di trattamento verso la generalità di cittadini (italiani e non) che non appartengono alla confessione cristiano-cattolica.
3) l’atto della benedizione cattolica (in perfetto parallelismo, seppur nelle notevoli differenze delle caratteristiche dei contesti di riferimento, con l’esposizione dei crocifissi all’interno dei luoghi pubblici) non offende nè esclude certamente nessuno: però ha, altrettanto certamente, una valenza simbolica fortissima che finisce con il riaffermare continuamente che, fra le varie convinzioni in materia (a)religiosa, il simbolo di una sola di esse viene imposto a tutti quanti. Non mi si venga a fornire la solita scusante spesso utilizzata (di fatto, un paralogismo) che il crocifisso è un simbolo di amore valido per tutti (inclusi i non cristiani): perchè se è vero che il crocifisso è simbolo di amore per un cristiano, è altrettanto vero che ogni altro essere umano con convinzioni differenti deve anch’egli avere un’uguale libertà di scegliersi il simbolo di amore e di solidarietà in cui meglio si riconosce, rispettando quelli altrui ma senza che gliene venga imposto uno da parte del gruppo dominante (sempre meno numericamente, ma sempre più come esercizio del potere di fatto), soprattutto quando tale imposizione viene fatta nei luoghi di vita comune e condivisa.
Da socio di Unicoop Firenze mi aspetto (e, nonostante questo episodio, confido nella cooperativa affinchè sia possibile raggiungerlo) molto di meglio sotto il profilo della laicità, della parità di trattamento per le varie convinzioni (a)religiose, della neutralità rispetto a queste stesse convinzioni: anche per quanto concerne gli aspetti simbolici e della comunicazione esterna.
Se, come suppongo, Unicoop Firenze dispone di un Sistema di Gestione per la Qualità basato sulle norme UNI EN ISO 9001, 9004 o su altre norme consorelle, vi prego di considerare questa mia comunicazione alla stregua di un “Reclamo del Cliente”.
Riporto in poscritto il testo della lettera del Sig. Sergio Staderini e della replica pubblicata da parte di “Informatore Coop”, a cui faccio riferimento in questa mia, per la dovuta completezza di informazione.
Con i migliori saluti,
Maurizio D’Ulivo
P.S.: testo della lettera del Sig. Staderini e della replica pubblicata, già citate nella e-mail;
” SACRO E PROFANO
L’altra mattina, recandomi alla Coop per un’operazione allo sportello prestiti-soci, ho notato dietro le spalle dell’operatrice due immagini religiose. Alla mia osservazione che l’ambiente non dovrebbe esibire immagini “sacre” poichè a quello sportello si rivolgono tutti i soci, laici tout court, laici cattolici e laici diversamente credenti, non credenti, agnostici e razionalisti, l’addetta si è giustificata dicendo che i santini erano un lascito della benedizione pasquale. Comincio a dubitare che il problema sia più generale, in special modo per una cooperativa che ha la sua storia sociale, politica e culturale. Dopo l’episodio mi è venuto in mente il numero dell’Informatore del gennaio scorso ove alle pagine 32 e 33 un servizio fotografico illustra l’inaugurazione di un supermercato. La foto principale ritrae la benedizione di un religioso cattolico. A mio giudizio essendo la struttura di interesse cittadino, il protagonista principale se non esclusivo del tutto, doveva essere il Sindaco, oppure dell’incombenza doveva essere incaricato il nostro Presidente. Attenzione: nella fattispecie, nulla vietava di invitare il rappresentante della comunità cattolica, insieme ai rappresentanti di altre comunità, o gruppi sociali, eventualmente presenti nella zona, ma senza che alcuno avesse il potere di sacralizzare l’inaugurazione con il proprio sigillo, inevitabilmente di parte. Lascia ormai l’amaro in bocca vedere ilpiano inclinato alla ormai totale subordinazione di un movimento che ebbe una sua autonomia culturale e politica degna d’ammirazione. Riflettiamo e guardiamo oltre le contingenze: mancando di rispetto alla Costituzione rischiamo di non assumere, contravvenendo alla nostra storia, l’indispensabile atteggiamento di totale neutralità dovuto a persone d’altre latitudini, religioni e tradizioni, rendendo così più difficile per questi cittadini la loro integrazione a parità di diritti e di doveri. Sergio Staderini – Figline Valdarno (FI)”
La replica di Informatore Coop:
“Rispettiamo l’opinione del socio, ma non la condividiamo. Abbiamo in archivio centinaia di foto degli anni ’50, in piena guerra fredda e lotta politica frontale: anche allora era un punto d’orgoglio dei cooperatori avere il sacerdote a benedire una nuova struttura. Un atto di rispetto nei confronti di chi crede e una prova di convivenza da parte di chi non crede. L’inaugurazione di una nuova struttura, cioè il taglio del nastro, è fatta sempre da un rappresentante del Comune. La benedizione è solo un episodio della cerimonia, gradita da una larga parte dei nostri soci, e non ha mai avuto il significato di un’esclusione degli altri”.
Dice bene il sig. Maurizio d’Olivo:
“Se, come suppongo, Unicoop Firenze dispone di un Sistema di Gestione per la Qualità basato sulle norme UNI EN ISO 9001, 9004 o su altre norme consorelle, vi prego di considerare questa mia comunicazione alla stregua di un “Reclamo del Cliente”.”
In un sistema certificato ISO al reclamo del cliente deve (quasi) obbligatoriamente seguire un’azione correttiva che sarà utile andare a verificare.
A meno che il reclamo non venga catalogato come “infondato”.
Ma questo dipende dal responsabile della Qualità che potrà essere contattato fra qualche giorno per informazioni.
Bella lettera e bella iniziativa.
Squallida la replica COOP.
caro amico, come purtroppo siamo costretti a convivere con l’inquinamento del territorio, dell’aria e dell’acqua, disgraziatamente dobbiamo subire pure l’inquinamento religioso; per me
altrettanto deleterio di quelli citati.
ti faccio un esempio di come la contaminazione è penetrata profondamente pure nella pubblica amministrazione riportando parte di una m.l. del comune dove risiedo; precisando ke lì, dal dopoguerra ad oggi, ha governato una giunta “di sinistra” eletta con percentuale
altissima di voti. ecco il testo:
“In questo volume xxxx parla da profondo conoscitore del territorio e
approfondisce una parte di storia di Pontassieve. Al centro c’è la
vicenda dell’edificazione della Cappella di via Roma, che fu
costruita in seguito all’evento Sacro evento verificatosi nella
chiesa di S. Michele nel 1855 quando, l’Immagine della Madonna
Addolorata – come raccontano le cronache – fu vista da numerosi
fedeli versare lacrime. Attraverso la ricostruzione delle vicende
storiche della costruzione della Cappella della Misericordia, xxxx
racconta del legame fra la Confraternita Misericordia e la Parrocchia
di S. Michele Arcangelo di Pontassieve e dell’impegno civile e
religioso di tutta una comunità, …………”
come vedi, più di una notifica comunale, pare un bollettino diocesano.
quindi non rimane ke il dilemma: rassegnarci o lottare!
Se poi piazzeranno un banco per la vendita di crocifissi, diranno che “Non olent”.
Beh, con la fuffa natalizia ci si va già assai vicino…
Bravo, Maurizio. E’ un bell’esempio di come tutti noi dovremmo chiedere il rispetto delle posizioni non cattoliche.
Ne approfitto per rilanciare, per chi come me sarà coinvolto, un’iniziativa nazionale per evitare che, almeno nelle nostre case, ma, se possibile, anche in tutti i posti privati, la Chiesa possa esporre i drappi per il Corpus Domini in giro per la città, senza neanche dover richiedere, come tutte le persone normali, autorizzazione alla Polizia Locale.
La Coop è, pur sempre, un’azienda privata: i comuni no.
Per i distratti.
Coop sponsorizza da anni il Meeting di Comunione e Liberazione che non è propriamente espressione della teologia della liberazione. Sarà un caso o c’è una spiegazione?
Concordo con tutto cio’ che e’ stato scritto da Maurizio! 😉
Complimenti per la puntuale risposta alla Coop, che a quanto pare non rispetta pienamente il proprio statuto.
Dopo aver perso la fallacci come cliente…
Ci sono le elezioniiiiiiiiiiii………….
Conosci una cattotalebana piu’ cattotalebana della Fallaci???
Pensare che aveva cominciato tanto bene la sua cariera…
Un peccato che sul finire, se la sia rovinata.
“Un atto di rispetto nei confronti di chi crede e una prova di convivenza da parte di chi non crede.”
——-
Proprio una perla, non c’è che dire. Insomma: chi crede va rispettato, e chi non crede deve dar prova di saper convivere. 2 a 0. Bravi; viva la parità.
hai ragione, si rimane sbigottiti davanti ad un tale esempio di convivenza a senso unico; il credente ha i suoi diritti e chi non crede ha il diritto/dovere di rispettare le convinzioni del credente ma non deve imporre la sua visione di non credente a chi crede.
mi viene da vomitare.
No, caro stefano f., il non credente non può neppure proporre la propria visione del mondo! (altrochè provare ad imporla).
che schifo… mi chiedo, perchè dobbiamo essere considerati cittadini di serie B?
Nelle COOP che frequento non ho mai visto simboli religiosi, anche se all’inaugurazione di un nuovo centro COOP era intervenuto anche il Vescovo.
Questa comunque è l’ennesima dimostrazione di come dal 1922 l’alle catto-fasci-comunista sia stato e con i suoi “derivati” sia ancora il pricipale puntello del clericalismo, sia pure in proporzioni diverse.
nella mia toscana questo atteggiamento veniva chiamato CATTOCOMUNISMO, ora dopo il crollo del muro non so se si dice sempre così! 😀
Non ho capito bene la questione: la Coop è un ente privato, può anche costruire una chiesa al suo interno se le norme di sicurezza lo permettono. A meno che mi sia perso qualcosa non si può pretendere dal supermercato un comportamento laico.
Allora la Coop può anche costruire una moschea dentro il supermercato e farlo inaugurare da un Imam, vogliamo arrivare a questo ?
Se il proprietario della Coop vuole far inaugurare il supermercato da un iman è un suo diritto. La Coop è pagata dai soldi dei suoi clienti, se io non sono suo cliente non c’è motivo perchè mi lamenti se tengono una processione religiosa all’interno.
Tutt’altra questione è quella delle istutuzioni pubbliche, che invece devono necessariamente essere laiche, poichè pagate con i soldi di tutti ed enti statali.
Un socio però può chiedere il rispetto delle norme statutarie.
sono i soci della cooperativa a protestare, ne hanno pieno titolo
@ myself
Quando ho aderito a Coop ho prima letto lo Statuto: perchè questo impegna sia me che aderisco che la cooperativa.
Poichè lo Statuto di Coop è esplicitamente improntato alla laicità e al rispetto della pari dignità di tutte le convinzioni, ho scelto di aderire perchè lo ritengo molto garantista sotto questo aspetto.
Questo mi dà dei doveri, ma mi conferisce anche il diritto di chiedere un’attenta adesione allo Statuto da parte di tutti i componenti interni, sia individuali che rappresentativi.
Un plauso all’iniziativa di Maurizio D’Ulivo. Se azioni come le sue si ripetessero sistematicamente, per forza di cose, passerebbe il concetto che esistono “sensibilità” e culture diverse, meritevoli pariteticamente di rispetto, per cui comportamenti consolidati da secoli di conformismo opportunistico dovrebbero essere cambiati.
Di nuovo un grazie a Maurizio D’Ulivo, con la speranza che tanti altri si associno al suo esempio, abbandonando la comoda posizione omertosa ed opportunistica del “farsi gli affari propri”…………tra l’altro questi sono proprio “affari propri”.
Anche la coop….non ci rimane piu’ niente in cui credere.
Esselunga?
IKEA !!!
ikea?! sei un tarlo e mangi il legno? 🙂
IKEA=Ambasciata di Svezia 😉
Non si tratta di “credere”, ma di “presidiare”: in democrazia e nel diritto le buone regole sono indispensabili (e Coop le ha: i suoi Statuti societari sono molto chiari), ma serve anche l’attenzione quotidiana e il contributo di tutti per aderirvi nel miglior modo possibile.
Io non mi aspetto nè pretendo l’infallibilità: so che posso sbagliare, so che anche gli altri soggetti talvolta possono non essere impeccabili; molte di queste situazioni non sono irrimediabili ma le si può sanare, intervenendo seriamente, quando si riesce a individuarle (eventualmente anche a seguito di una lamentela o di una segnalazione).
Unicoop Firenze può intervenire in modo concreto nel proprio “cerimoniale” di inaugurazione dei punti vendita (e magari nelle risposte che fornisce alle lettere dei propri soci, pubblicati sulla sua rivista mensile): se lo farà, avrà dimostrato ai miei occhi che la mia fiducia nell’impegno della cooperativa ad lavorare per aderire sempre meglio ai suoi princìpi statutari era ben riposta.
Per la par condicio sarebbe bene invitare anche qualche stregone tutto pieno di penne che, al momento della inaugurazione di un supermercato, compia una danza rituale attorno alle casse come auspicio per il buon andamento degli incassi. Il bigottismo non si combatte sigmatizzandolo, bensì ridicolizzandolo.
«Abbiamo in archivio centinaia di foto degli anni ‘50»
embe’?
[il sacerdote che benedire una nuova struttura è un] «atto di rispetto nei confronti di chi crede e una prova di convivenza da parte di chi non crede»
traduzione: è un privilegio per chi crede nelle gerarchie cattoliche e un sopruso per tutti gli altri
«La benedizione è solo un episodio della cerimonia, gradita da una larga parte dei nostri soci, e non ha mai avuto il significato di un’esclusione degli altri»
per te che scrivi, forse
Condivio Roberto!! Inoltre:
una prova di convivenza da parte di chi non crede
più che altro la definerei una prova di SOPRAVVIVENZA in Italia per chi non crede o crede in altre religioni!!!!!!!!
Scusate ma se leggete con attenzione trovate fior fiore di articoli giornalistici soprattutto su “Il Fatto” che descrivono i legami affaristici fra Coop e CL (Comunione e Liberazione)… tempo fa scrivevo sul blog del Fatto:
E’ interessante anche sapere che esiste una vera e propria cupola affaristica, sotto la quale ci sono cooperative bianche e rosse. Un momento evidente è stato durante l’ultimo congresso annuale di CL a Rimini, dove si sono visti Bersani e dirigenti di Coop rosse. Senza falsi pudori sono stati ammessi grandi affari nel passato e si augurava altrettanto in futuro. Sarà un caso ma sulla rivista Nuovo Consumo, mensile dei soci Unicoop Tirreno di ottobre 2009, a pagina 26 è apparso un articolo intitolato “Valori condivisi” con esaltazione di encicliche papali e pure la foto della copertina dell’enciclica di papa Ratzinger “Caritas Veritate”. Puro caso? O segnale forte e chiaro per stimolare buoni affari?
Falloppio, per come tratta i dipendenti Esselunga dovrebbe sparire immediatamente…
Sulla Coop, francamente non ho pù parole… sono semplicemente delle marionette.
Maurizio D’Ulivo la coop sei tu, chi può inc……..ti di più? Se andiamo a scavare dentro le coop tiriamo fuori pure l’amichetto di d’alema detto il nano, ci scommetti?
Si tratta di considerazioni a cui non posso dare risposta perchè, da semplice socio non del tutto consapevole delle dinamiche interne alla cooperativa, mi manca qualsiasi informazione in merito.
Sempre da semplice socio, non sono probabilmente in grado di fare valutazioni complessive: intervengo solo su ricadute mirate e che posso toccare con mano, come quella in argomento, dove posso sperare di potermi esprimere in modo sufficientemente solido.
Io ho segnalato quello che, ai miei occhi, deriva da un problema di carattere generale nel Paese ma che, nello specifico, trova riferimento nei princìpi sanciti nello Statuto sociale della cooperativa (che, a differenza delle dinamiche interne, conosco per averlo letto al momento della mia adesione e riletto, nella sua versione nel frattempo aggiornata, per formulare il mio reclamo) e nel modo in cui questi vengono applicati in contesti ben circoscritti: la mia valutazione sulla vicenda specifica sarà definita solo quando avrò potuto valutare il modo in cui Unicoop Firenze affronterà la questione.
ti faccio i miei complimenti per l’impegno e la serieta’ con cui lo porti avanti
Sono socio COOP e voglio prodotti laici con tanto di marchio di garanzia, altrimenti cambio supermercato !
Inoltre La COOP è pure cara.Meglio i supermercati BILLA come prezzi e qualità!!!
“…punto d’orgoglio avere il sacerdote…”
Avere un prete a una inaugurazione è difficile come invitare un barbone al ristorante: pensi che rifiuta?
Noi ci lamentiamo della poca laicità della COOP, ma sentite questa:
IN PARLAMENTO NON CI SONO CROCIFISSI !
Intendo il parlamento italiano non quello europeo.
I parlamentari pro-crocifisso non lo vogliono in Parlamento, però lo vogliono nei luoghi pubblici per imporlo ai cittadini-sudditi.
Inoltre se si entra nell’aula della Corte Costituzionale non si vede il crocifisso, ma una volta c’era !
Indovinate durante quale Presidenza è stato rimosso dopo lavori di manutenzione e non più ricollocato “per dimenticanza”.
La notizie mi mi sono state riferite da fonte certa e nota, e comunque sono facilmente verificabili.
Su questo tema non sono d’accordo con molti commenti su un punto: la coop è una azienda privata nella quale lavorano singoli dipendenti. Tra questi dipendenti, ci sono diversi che sono seguaci di una religione? Credo debbano essere liberi di porre i simboli della loro religione nel luogo in cui lavorano. E’ nei luoghi pubblici che questi oggetti non devono essere messi! Poi sull’inaugurazione, ok: che viene a fare il prete?
Senza offesa ma un cooperativa che per statuto ratifica la parità fra i soci dovrebbe evitare certe cadute di stile.
Nei luoghi di lavoro poi NON dovrebbero esserci crocicchi, santini e similia. Non si vede perchè parte degli assunti o la dirigenza debbano imporre a tutti certe porcate.
Sai che bello per tutti i non cattolici lavorare coi san pii, san franceschi e cadaveri inchiodati appesi alle pareti.
Caro Macklaus fai due errori fondamentali.
Il supermercato è il luogo pubblico per antonomasia.
I dipendenti di un supermercato, in una società multietnica come la nostra, possono essere di decine di fedi diverse. Cosa facciamo, una bacheca ove ognuno piazza il suo logo religioso?
Gli affari sono affari: dio (quello più in voga) fa vendere e loro sono bravi bottegai.
Anche nel paese dove vivo nel 2008 è stata inaugurato un nuovo supermercato coop e anche lì hanno fatto benedire il tutto dal prete locale (persona infima con il quale ho avuto il dispiacere di parlare a causa del rumore assordante delle sue campane e che mia ha “gentilmente” ricordato che non posso farci niente tanto lui può fare quel cavolo che vuole visto che la legge lo protegge e che se ne avessi parlato in giro avrei avuto tutto il paese contro). Ho mandato una mail di protesta a Coop Estense ma, a differenza di questo caso, non si sono neppure degnati di rispondermi.
non è proprio così, ci sono vincoli anche per la rumosità delle campane.
nel mio paese, ad esempio, dopo le lamentele di un cittadino non suonano più le campane delle ore durante la notte e quelle del quarto d’ora (vabbè, qui esageravano proprio) neppure di giorno.
comunque sia, gli campanii per le funzioni religiose ci sono ancora, anche se in misura meno invasiva.
Se lo scampanio diurno rispetta il livello di pressione acustica previsto per quella zona e per l’orario diurno (6-22) dalla mappatura comunale del territorio, è legittimo.
Se supera tale limite, lo scampanio diventa illegittimo e, se il superamento viene accertato dagli organismi di vigilanza della ASL (con strumenti tarati e personale abilitato alla misurazione), la conseguenza è un provvedimento teso alla di rimozione del problema e la contestazione delle violazioni del caso.
In fin dei conti, quanto si applica la logica (direttamente e senza favoritismi per questo o quello), le conclusioni sono chiare, eque e comprensibili per tutti.
ammazza biondino avete un parroco esaltato 😆 Anche i quarti d’ora.
In merito alle campane per quel mi riguarda se rispettano i limiti imposti per decibel e non esagerano con la frequenza non danno fastidio…. il problema è che ormai le campane vere sono merce rara, usano quei nastri simil-campana che producono un’orrida cacofonia.
So di essere controcorrente. L’opposizione alla benedizione inaugurale o la richiesta di rimozione di simboli religiosi non fanno altro che generare un sentimento di contrasto nei confronti di chi chiede un cambiameto radicale di costumi acquisiti per anni. Penso sia più utile e vantaggioso per la causa atea fare in modo che questi atti formali “benedizioni” o questi oggetti di culto, perdano di significato e vengano considerati per quello che sono. Misere scenette e fetticci in entrambi i casi privi di senso.
Condivido!
Non escludo che possa funzionare, ma osservo che sinora la puntuale presenza di benedizioni, ad esempio nelle cerimonie pubbliche, ha invece finito con l’assefuare i più al fatto che la presenza del prelato cattolico (ovviamente solo di questa religione) sia connaturata all’evento.
Personalmente, opterei ovviamente per cerimonie pubbliche dove la componente (a)religiosa sia del tutto assente, perchè ritengo che le convinzioni di fede debbano esercitarsi su altri piani.
Se però, per mantenere la presenza del prelato cattolico a queste cerimonie, si scegliesse di garantire l’equità invitando a partecipare anche esponenti di altre convinzioni (religiose e non), credo che ci sarebbe per il pubblico un’occasione in più per distinguere l’opportunità delle azioni, in un ventaglio di comportamenti che, a seconda dei casi, potrebbe andare dall’abbandonarsi a riti scaramantici variamente assortiti a una presenza più discreta, comunque evidente ma molto meno folkloristica…
Sarebbe più accettabile ma per me la presenza di un prete è sempre incomprensibile. Si inaugura un’aereo ed il prete lo va a benedire come se i progettisti e chi lo ha costruito non contassero nulla. Come se le leggi della fisica non esistessero perchè l’aereo vola poggiandosi sulla mano di un’angelo. Da qui l’esigenza dell’8X1000 alla ccar che deve fare lo stipendio all’angelo. Ma che vadano a farsi benedire i preti e chi va loro dietro……………………………….
una bella iniziativa!
grande iniziativa!
Non sono in grado di riscontrare in assoluto se Unicoop Firenze sia molto o poco laica: anzi, tenderei a supporre che lo sia a sufficienza nei fatti concreti della quotidianità, perlomeno per quel che posso constatare da semplice socio, ma che però, nei momenti simbolici come quello dell’inaugurazione di un nuovo punto vendita, si lasci condizionare troppo dal cerimoniale pubblico (dove il prelato di turno ha sempre un posto d’onore, e credo che questo sia addirittura sancito da una sorta di protocollo di estrazione diplomatica) e, di conseguenza, finisca per invitare il sacerdote cattolico sempre, gli altri mai o quasi.
Come ha detto qualcuno dei commentatori a questa “Ultimissima”, Unicoop Firenze è un soggetto privato, ancorchè si tratti (unitamente alle altre cooperative aderenti alla Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue), di un soggetto di rilevanza assoluta a livello nazionale e con un numero enorme di soci: in quanto soggetto privato, è certamente libero di affermare i valori che meglio crede.
Questi valori e princìpi sono infatti affermati nello Statuto di Unicoop Firenze, dove in svariati passaggi si parla di uguaglianza, pluralismo ed equità, senza contare che tale statuto introietta e fa completamente propri anche gli enunciati dello Statuto più generale della Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue, che è ancora più esplicito sotto questo aspetto e che richiama inoltre la Carta dei Valori dove, ancora una volta, si trova l’affermazione dei suddetti princìpi: vi è dunque una base di partenza molto solida, anche tenendo conto della quale non ho alcun problema a continuare a essere socio di Unicoop Firenze.
Proprio perchè socio consapevole di quanto affermato in Statuto, mi aspetto dunque che tali princìpi, cui anch’io ho aderito quando mi sono iscritto, vengano effettivamente tradotti in atti concreti SEMPRE: anche in occasioni di scarsa ricaduta concreta e immediata, ma di alto valore simbolico come l’inaugurazione di un supermercato.
Da socio, ho infatti il dovere di rispettare lo Statuto ma anche il diritto di chiedere che i princìpi in esso contenuti siano rispettati dalla cooperativa nelle sue varie espressioni e nelle varie occasioni che si presentano nella vita sociale.
Per questo ho scritto chiedendo di considerare la mia e-mail come un “Reclamo del Cliente”: perchè credo, Statuti alla mano, che ci siano le condizioni perchè Coop avvii, partendo dalla mia segnalazione, un processo di miglioramento che, anche nel cerimoniale delle inaugurazioni, tuteli più di quanto è accaduto sinora la pari dignità (che è anche pari opportunità di presenza, di visibilità e di eventuale azione) di tutte le convinzioni (a)religiose.
Se non avessi avuto fiducia nella potenzialità di Coop di intervenire su questi aspetti mi sarei semplicemente dimesso da socio: ho scelto invece la strada del “Reclamo del cliente” proprio perchè ritengo che un episodio che ho reputato non soddisfacente e non del tutto aderente ai princìpi statutari (non solo la “benedizione” solo cattolica, ma anche le argomentazioni della risposta all’altro socio che aveva scritto al mensile della cooperativa) possa essere l’occasione per avviare un’azione di miglioramento nella direzione che auspico.
Sono ovviamente interessato a osservare che cosa accadrà nel prossimo futuro, per trarne le mie valutazioni.
Lo slogan della Coop ‘ La Coop sei tu’ è un falso clamoroso. Lo si vede da quello che vendono: di tutto. Sempre attenti alle nuove tendenze: evidenziano i prodotti biologici, vendono i prodotti del commercio equo e solidale, ecc.
Poi mi dovrebbero spiegare come faccio a essere io la Coop quando accanto al caffè del commercio equo vendono e promuovono il Nescafè della Nestlé, che boicotto da una ventina d’anni. In un loro supermarcato in una cesta di offerte c’erano magliette della linea Solidal (che dovrebbero permettere un guadagno decente a chi le fa) e magliette ADIDAS (che invece notoriamente sfrutta i produttori).
Il problema è che il resto è peggio. Immagino che benedicano anche gli altri supermercati, specie se inseriti in un nuovo centro commerciale.
Sul fatto degli anni ’50, vorrei spezzare uno stuzzicadenti a favore della Coop. C’era stata la scomunica del comunismo, un rosso poteva far fatica a trovare lavoro, la tensione tra cattolici e comunisti (atei) era molto alta. Nonostante questo, forse proprio per questo aggiungo io, cioè per far vedere quanto i comunisti erano più aperti e democratici dei cattolici, si facevano benedire i nuovi supermercati.
I tempi sono cambiati e se la maggioranza dei soci non vuole la benedizione penso che la Coop si adeguerà tranquillamente.
Circola ancora un manifesto (ne ho la fotocopia) della curia vescovile di Piacenza di quegli anni (i ’50) in cui si afferma che, in esecuzione di un decreto del sant’uffizio, si doveva intendere scomunicato chiunque sostenesse il Partito Comunista in qualsiasi modo e “specie col voto” (il virgolettato riporta le parole testuali).
Era addirittura motivo di scomunica automatica il leggere la stampa comunista, e senza alcuna deroga (chissà che angustia dovevano provare i politici democristiani, costretti a leggere “L’Unità” per tenersi informati sullle mosse dell’avversario politico! 😀 ).
In un clima del genere, è possibile che vi fosse una necessità di trovare momenti di incontro e mediazione, anche a costo di far benedire una Coop; non solo: come scrive bamba, i comunisti avevano probabilmente l’interesse a dimostrarsi più aperti e a trovare una sorta di legittimazione da parte dell’avversario politico, e dal punto di vista delle gerarchie cattoliche la benedizione cerimoniale era probabilmente vista come un grimaldello per entrare negli ambienti della sinistra.
Oggi però la situazione è cambiata radicalmente: gli attori sociali da considerare sono molti di più, il movimento cooperativo non ha più alcun bisogno di legittimazione, non vi è nella società la conflittualità che vi era allora… non è necessario trovare momenti di mediazione e incontro fra due avversari, ma semmai di interpretare appieno un pluralismo sempre più articolato, riconoscendo ai vari agenti sociali un profilo di pari dignità sia negli enunciati che nei fatti.
Non si tratta di “non volere la benedizione”, come dice bamba: se proprio questa deve esserci perchè è gradita a molti, allora che si dia identico spazio e visibilità (nel rispetto degli enunciati statutari di Coop) anche agli esponenti degli altri gruppi sociali presenti sul territorio, quando tali gruppi siano costituiti intorno a una convinzione (a)religiosa: così avremo davvero un momento di integrazione complessiva.
Se questo non è possibile o viene ritenuto impraticabile, allora nessuno dovrebbe intervenire come portavoce di un’aggregazione religiosa, tantomeno officiandone i riti: senza eccezione alcuna.
E’ una decisione che in’associazione privata può anche essere presa a maggioranza, purchè rientri nei limiti previsti dallo Statuto: finchè lo Statuto della Lega delle Cooperative affermerà pari dignità e pluralismo, ritengo che una decisione tesa a sostenere la visibilità di una sola religione, senza considerare le altre convinzioni in materia di fede, debba essere rivista.
Oppure, sempre con la maggioranza prevista, può essere modificato lo Statuto affermando che la religione cattolica può godere di un trattamento di particolare considerazione: decisione che sarebbe legittima ma che mi costringerebbe a riconsiderare il grado di compatibilità fra le mie convinzioni e gli eventuali nuovi enunciati statutari.
Pure essendoci occupati marginalmente della questione, rimandiamo ad un nostro articolo ed alla successiva intervista al Presidente di Unicoop Firenze Campaini, in cui il plenipotenziario di Unicoop si dichiara vicino alle posizioni espresse mell’ulima enciclica da Benedetto XVI :
http://lavoratori-unicoop.blogspot.com/2009/12/unicoop-e-chiesa-sempre-piu-vicini.html
Troviamo inoltre interessante, segnalare anche questa notizia, collegata alla precedente :
http://lavoratori-unicoop.blogspot.com/2009/12/campaini-sei-proprio-sicuro-della.html
Saluti
LAVORATORI UNICOOP BLOG
lavoratoriunicoop@hotmail.it
Ma perchè dicono: La coop sei tu?
La cobenedizione, come apertura delle promozioni!
Impongono una pratica clericale, facendola passare per accettabile, in nome di una convivenza, scaduta, incompatibile con la laicità e la Costituzione.
La cosa più difficile da fare è combattere la stupidità e l’incompetenza e la paura e il timore e l’ignivia e l’arroganza e la presunzione e l’intrallazzo e l’ingordigia e l’ipocrisia e ……
“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare.” Albert Einstein
A quando i confessionali in prossimità delle casse? Sai che comodità per i fedeli? Potrebbero confessarsi sfruttando il tempo di attesa in fila alla cassa. E’ un’idea da proporre..
Buongiorno,
“Un atto di rispetto nei confronti di chi crede e una prova di convivenza da parte di chi non crede”.
Mi sento veramente offeso in qualità di ateo di essere trattato come “irrispettoso” o “inadatto sociale”, più che una risposta imparziale nel rispetto dei soci sembra un insulto alla “minoranza” che il Sig. Informatore Coop ritiene tale. Sono ancora socio Coop Lombardia ma ci metterò ben poco a dissociarmi e farne a meno di acquistare in questa cooperativa. Diffonderò questa notizia in altri circoli (anche religiosi) e si vedrà se la Coop preferisce rimanere sostenuta dalla sua “maggioranza”.
Grazie
“Un atto di rispetto nei confronti di chi crede e una prova di convivenza da parte di chi non crede”.
Mi sento veramente offeso in qualità di ateo di essere trattato come “irrispettoso” o “inadatto sociale”, più che una risposta imparziale nel rispetto dei soci sembra un insulto alla “minoranza” che il Sig. Informatore Coop ritiene tale. Sono ancora socio Coop Lombardia ma ci metterò ben poco a dissociarmi e farne a meno di acquistare in questa cooperativa. Diffonderò questa notizia in altri circoli (anche religiosi) e si vedrà se la Coop preferisce rimanere sostenuta dalla sua “maggioranza”.
Grazie
“Un atto di rispetto nei confronti di chi crede” = quindi un sacrificio da parte di chi non crede, cioè NOI.
“e una prova di convivenza da parte di chi non crede” = quindi sempre un sacrificio da parte nostra nei confronti di chi crede. Quindi ancora NOI.
Cioè, fatemi capire bene, cosa ce ne viene in tasca? Ci chiedono di fare due cose, senza nulla in cambio? Ci chiedono rispetto e di saper convivere, e nel frattempo ci insultano, ci danno la colpa di qualsiasi male della società, appendono il loro feticcio in ogni luogo pubblico. E’ il colmo! Questo si chiama avere la faccia come il xxxx!
Da parte di chi crede cosa viene? Rispetto? Tolleranza? Solo insulti, discriminazione, impostura, odio!
Vabbè, vorrà dire che alla coop non finirò a fare la spesa nemmeno per sbaglio, ora so la gente che la frequenta e che la gestisce. Continuerò a fare la spesa al LANDO.
La Lega Coop come parte del circuito PD è parte di quel blocco borghese di centrosinistra che governa per Confindustria, Mediobanca, Nato e…Vaticano! C’è qualcuno che, alla luce dell’azione concreta dei governi di centrosinistra, può smentire questo fatto con dei fatti? Qualcuno potrà dire che “sì, è giusto che l’unica alternativa alla destra sia una coalizione liberale, fedele al Patto Atlantico, che si trascini dietro, trasformandoli in modelli social-liberisti compatibilistici, pezzi e strutture della passata sinistra classista e antisistemica”, ma nessuno potrà negare che tale blocco da “real-politik” concertativa sia uno strumento nelle mani della tetrachia suddetta. E i risultati si vedono – non solo da questo fatto – anche negli ambienti Coop. (per non parlare della situazione sindacale ivi presente….)