La Biblioteca del sito UAAR si è arricchita dell’introduzione scritta da Roberto Saviano per il libro La rivolta degli angeli, di Anatole France. La pubblicazione è avvenuta per gentile concessione dell’editore Meridiano Zero.
L’introduzione di Roberto Saviano a “La rivolta degli angeli” di Anatole France
21 commenti
Commenti chiusi.
Ho letto l’introduzione….
Sembrerebbe un libro carino per chi ama il genere Fantasy e le storie di angeli, demoni, dèi e quant’altro.
Ora. Capisco che i demoni e lucifero, abbiano sugli atei un gran fascino in quanto “ribelli” a dio&c. ma francamente dei miti bibblici non me ne puo’ fregare di meno. 😉
L’introduzione di Saviano e’ ben fatta e analizza molto bene le peculiarita’ dell’autore, e il suo modo di scrivere basato sulla fantasia. Come gli sia venuto in mente di commentare questo libero, francamente lo ignoro.
Non acquistero questo libro (e quindi non lo leggero’), solo perche’, lo ripeto, non mi interessano le storie surreali, le favole ed i racconti fantastici.
Buona lettura a coloro che invece riterranno opportuno affrontare il libro. 😉
Fantasy?
Oh Santi numi! Anatole France fantasy, magari sul filone tipo Twilight eh!?
Non è una favola, né un testo fantastico. Questo romanzo è il non plus ultra del trattato ribelle. E Anatole France era uno dei più grandi ribelli del novecento nonché Premio Nobel per la letteratura.
😆
Giuro che non l’ho mai sentito nominare!
Vabbe’ allora magari mi informo meglio e ne approfitto per approfondire. 😉
Dev’essere colpa dell’orario e del commento di Saviano.
Chiedo scusa…beata ignoranza! 😆
Ciao
In effetti, non ho letto il libro di France, ma dalla recensione di Saviano non mi pare proprio che sia un romanzo Fantasy ed è estremamente chiaro che l’uso della mitologia bibblica è un pretesto per ragionare di tutt’altro. Da leggere anche solo per il fatto che, a quanto pare, tutti i libri di France furono messi all’indice dal Vaticano.
Lo metto nella mia lista dei desideri.
Se pragoni ancora ilg enere fantasy a Twilight ti strozzo. Vorrai mica dire che Tolkijen a Lewis sono sullo stesso piano di quel regolatore ormonale per ragazzine sfigate?
Osi dire che Bram Stoker è sullo stesso livello di quell’aborto di Ann Rice?
ARRRRRGH!!!! Anatema! 😆
@FRI
Ehm è quello che fà la letteratura fantastica: prende spunti immaginifici per usarli come metafora e analizzare altro. Prova a leggerti Philip K. Dick, Tolkjen, Clive Barker, ecc….
Le cacate stile Twilight sono patetiche imitazioni.
Conosco Philip Dick, ma Tolkjen proprio non lo reggo. Ho finito Lo Hobbit a malapena e il Signore degli Anelli l’ho piantato dopo le prime 10 pagine. Clive Barker non lo conosco, ma ho cercato i titoli e non mi pare un genere che mi possa interessare. Grazie del consiglio, comunque.
Si tratta di una chicca letteraria, impreziosita dalla notorietà dell’autore che firma la prefazione.Anatole France non aveva la forza e la sensibilità al sociale che aveva invece caratterizzato Zola e lo aveva anche fatto, pochi anni prima,schierarsi apertamente in difesa di Dreyfus. Tuttavia proprio in quest’operina si rivela la grande erudizione di France, figlio di un libraio antiquario. Ma anche se i riferimenti biblici e gnostici sono puntuali l’importanza del lavoro è l’ anelito alla libera conoscenza che, da Milton e il suo splendido Lucifero caduto in poi hanno caratterizzato quasi tutti coloro che si sono accostati al tema della rivolta angelica. Direi proprio che è un testo da leggere. Un po’ fantasy? sì, come il Paradise Lost, come la Bibbia.
A Hexengut. Sono lieto di comunicargli che la sua visione del serpente trova il consenso… del cardinale Ratzinger! In “Creazione e peccato” ( Edizioni Paoline 1986 ) alle pagg. 50-51 afferma: “La figura del serpente è desunta dai culti orientali della fecondità. Esso rappresenta quindi anzitutto le religioni della fecondità, che furono per secoli la vera tentazione d’Israele, il pericolo di infrangere l’alleanza e di immergersi nella generale storia religiosa dell’epoca. Attraverso i culti della fecondità il serpente dice all’uomo: Non attenerti a questo Dio lontano, che non ha nulla da darti; non attenerti a questa alleanza, che è così lontana e ti pone tanti limiti; immergiti nella corrente della vita, nella sua ebbrezza e nella sua estasi, così parteciperai personalmente alla sua realtà e alla sua immortalità”. Ringraziando per la correzione fattami, devo però dichiarare di avere inteso la scena finale di “Sognavo l’Africa” proprio in questa ottica. Di Ratzinger vorrei dire: non piace agli atei, ma chamalo fesso!
Quanto alla “Rivolta degli angeli” dico che, grazie alla segnalazione UAAR, lo rileggerò volentieri. Come cattolico ( o meglio: aspirante tale… ) non dovrei esprimere consenso verso un libro messo all’Indice. Tuttavia penso non sia privo di utilità. A mio parere una motivazione non secondaria dell’ateismo odierno consiste nella convinzione che il pensiero religioso sia un magazzino di macerie catechistiche noiose e stantie. Al contrario, nel suo “taglio” di storia e antropologia delle religioni è una serra lussureggiante di elementi mitico-simbolici. La Chiesa Cattolica da secoli ha preferito offrire ai fedeli una “angelologia” e una”demonologia” ridotte e concentrate “all’osso”per evitare deviazioni nei fedeli; in realtà lo studio dei “padri della Chiesa” ( specialmente quelli greci, più sottoposti all’influsso orientale ) dimostra come la Dogmatica “ufficiale”si sia costituita su un terreno di confronto-scontro con la gnosi che offre larghi motivi di interesse. Basta rivedere “La via lattea” dell’ateo Bunuel, che attinse ai succhi della religiosità mistico-simbolica della Spagna. Visto che siamo nell’ambito delle letture “sulfuree”agli atei meditativi e bibliomani segnalo “Il diavolo” dell’ingiustamente dimenticato Papini: libro con l’elemento “eretico” dell’apertura alla conversione finale di Satana, ma con molteplici elementi di vicinanza alla sensibilità gnostica.
“A mio parere una motivazione non secondaria dell’ateismo odierno consiste nella convinzione che il pensiero religioso sia un magazzino di macerie catechistiche noiose e stantie. Al contrario, nel suo “taglio” di storia e antropologia delle religioniE’ UNA SERRA LUSSUREGGIANTE DI ELEMENTI MITI-SIMBOLICI”
Non mi ergo certo a rappresentante dell’ateismo odierno, in quanto esistono vari modi di essere atei senza per questo che si debba essere considerati ortodossi o eretici (uno dei vantaggi, rispetto ai credenti, dell’essere atei (^_^)), perciò esprimo un parere sul passo riportato dal tuo intervento che si rifà ad un mio modo di essere ateo.
In breve, e consapevole che questa tesi andrebbe ampiamente articolata e motivata, cosa che ho cercato di fare nel mio sito. Proprio per chi, come me, considera la funzione dell’ateismo fondamentalmente quella di liberarsi (poi dirò subito cosa propriamente intendo con questo ‘liberarsi’) dal dominio di un pensiero magico-religioso che come tale, almeno per me, non riguarda solo le religioni storiche… questi riferimenti a ‘elementi mitico-simbolici’, FATTI IN UN CONTESTO FIDEiSTICO, ne condizionano negativamente il significato.
Detto questo, non nego certo, non solo la suggestione, ma anche proprio lo spessore speculativo di questi ‘elementi’… e però ritengo debbano essere colti, certamente come espressione di un’esigenza insopprimibile propria della condizione umana, ma senza tutti quei ‘significati nascosti’ che dovrebbero evocare. Insomma, dovrebbero essere fatti oggetto di una lettura ‘atea’ come modo per liberarli dalle incrostazioni inevitabili quando li si accosta, inserendoli, che lo si volgia o no, nella prospettiva religiosa.
Come dicevo, questo discorso necessita di tanto altro, ma qui ci tenevo (anche perchè tanti amici atei non sono d’accordo) a chiarire un punto fondamentale: in generale la liberazione di cui parlo non significa in alcun modo negazione di un’esigenza ineliminabile dalla condizione umana (e anche qui ci sarebbe tanto da ‘spiegare’) che sta alla base del pensiero magico-religioso, ma dell’ilusione che questa esigenza possa essere veramente soddisfatta.
Esigenza che, a mio parere, tanti atei rimuovono, con tutta una serie di conseguenza negativa proprio per il pensiero ateo, perchè in questo modo si fa uscira dalla porta la mentalità religiosa, e quella rientra dalla finestra.
un classico della letteratura e del libero pensiero
l’eterna lotta della luce contro le tenebre sempre di attualità
Giovanni
Non ho mai letto niente di Anatole France (come di chissà quanti altri), ma, stando all’introduzione di Saviano, si tratta un autore da mettere senz’altro nella biblioteca ideale di una ‘civiltà’ atea’. Non so fino a che punto questa ‘rivolta degli angeli’, ovviamente una metafora, sia un riferimento letterariamente efficace per trasmettere il messagio che sta a cuore ad Anatole France, ma di sicuro il giudizio che ne esce circa la immensa stupidità della guerra che accomuna vincitori e vinti, il tema della teodicea, la ‘rivolta’ che non è fine a se stessa, ma che serve per riportare (o portare per la prima volta) l’uomo coi piedi per terra… ne fanno ai miei occhi uno scrittore pieno di interesse.
Che non leggerò perchè non sono mai stato un gran lettore – se non, in modo molto disordinato, in gioventù – e comunque ciò che ho letto fino ad ora mi permette, per le mie esigenze culturali, di vivere ‘di rendita’… ma anche perchè dopo tutti queste straordinarie ‘promesse’ che si ricavano dalla presentazione di Saviano… non vorrei restare deluso.
Vedrò di trovare qualche ulteriore riscontro, oltre che nei già letti, nei commenti che seguiranno.
questo romanzo secondo me non delude.certo,non è tra i più esplicitamente ribelli e “rivoluzionari” che io abbia conosca,ma rimane interessante.se trovo la prefazione di saviano,la leggo volentieri… di acquistare qualcosa di già letto in biblioteca non ho voglia
A proposito di libri fantasy, perché non contribuiamo a diffondere il divertente “sport”, già in voga da qualche tempo in tutto il mondo, di entrare in libreria/biblioteca e spostare la bibbia (et similia) nel reparto FANTASY. L’amico libraio Mario mi perdonerà…o magari lo farà lui stesso!
😆
Grandeee!!!…Potrebbe essere una bella idea!
Una sana protesta atea non violenta, rivolta all’affermazione della secolarizzazione e al ripudio dei testi sacri! 😉
Altro che sport, questa proposta e’ geniale!
Più che giusto, Andrea e Paul. La Bibbia è anche un magnifico libro di Fantasy. Il pezzo forte indubbiamente è l’Apocalisse, dove ne succedono di tutti i colori; ma anche altri testi non sono da meno. Cito alla rinfusa: 1) La creazione: magnifico poema cosmogonico piaciuto, tra gli altri, a Michelangelo e ad Haydn;2) la caduta, storia del primo “bidone” su sfondo ecologico, con una perfetta drammaturgia: isso, issa e ‘o malamente; 3) distruzione di Sodoma e Gomorra con bombardamento atomico; 4) le piaghe d’Egitto, l’apertura del mar Rosso e colonna di fuoco a precedere: Oscar per gli effetti speciali; 5 ) peplum da cinecittà: Sansone e Dalila; 6) Saul, Davide e Salomone: che telenovela! 7) Resurrezione di Lazzaro: se ci sei, batti un colpo; 7) Miracoli di Gesù: prestidigitazione? 8) Passione e morte di Gesù: grand guignol; 9 ) Resurrezione: chi l’ha visto? 10 ) Pentecoste: teleconferenza con traduzione simultanea; 10 ) Giudizio universale: altro che “Forum”! Non è da dimenticare che la storia di Gesù è una pallida imitazione di quella di Superman, che ha genitori “putativi” perchè viene da Krypton, e una doppia natura: umana ( Clark Kent ) e celeste ( kryptoniana ). Ciò detto, rimane da ricordare 1) che critici illustri ( ad es. Nortrop Frye ) trovano nella Bibbia un insieme di testi magnifici per la ricchezza di “archetipi”; 2) che fin dai primi secoli della cultura cristiana ( e prima ancora, di quella ebraica ) si è messo a punto il metodo della interpretazione secondo “quattro sensi” , con straordinaria ricchezza di lettura; 3) che un testo che comunque ha ispirato la vita degli uomini a tutti i livelli della scala sociale, nel bene ( e voi direte anche nel male ) richiede comunque rispetto; lo stesso va detto in relazione alla quantità sterminata di opere d’arte, anche a livello artistico strepitoso, che ne hanno tratto ispirazione. Si invita a fare un confronto con l’arte dell’epoca secolarizzata, con progressivo, galoppante disfacimento della forma a partire dalle Avanguardie del ‘900. Se chiedeste il parere di Umberto Eco, il semiologo sommo, che giudizio ascoltereste da lui?
Questa è la seconda volta che intervengo su commenti di Florenskij, ritenendoli molto interessanti, ma per quanto mi sforzi di sintonizzarmi con le sue affermazioni e cercare di ribattere, lui non mi c.ga proprio. Per una volta, anzi due, che trovo un cattolico (o aspirante tale) col quale mi piacerebbe confrontarmi… niente da fare.
Devo proprio essere un ateo da quattro soldi.
Chiedo scusa a Bruno Gualerzi: dopo aver risposto a Hexengut non mi sono dato la briga di leggere di seguito, perciò non ho colto il suo intervento. non mi sarei mai sognato di “non c.gare” una persona che mi si rivolge. ( A proposito, Lei ha lo stesso cognome di un illustre critico musicale, Giorgio Gualerzi: è un parente ? ) Vedo di saldare il mio debito.
Quando una persona affronta i “massimi problemi” (Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Perchè c’è il mondo invece che nulla ?) e lo fa con l’impegno totale che richiedono, è degno di rispetto, qualunque sia la conclusione a cui approda. Questa intensità di impegno si spiega con la consapevolezza che dalla risposta derivano conseguenze imponenti sulla sua condotta di vita: perciò si sente il bisogno di confrontarsi con chi la pensa diversamente. Io ho avuto l'”imprinting” religioso in età infantile; questo non mi ha impedito di far lavorare il cervello a partire dall’adolescenza: perciò riconosco che gli atei meditativi ( da Lucrezio a Leopardi ) non hanno certo da giocare carte da poco! ( penso a Ivan Karamazov in dialogo con il fratello Aliosha ). Lo stesso atteggiamento hanno grandi teologi ciome De Lubac ( “Il dramma dell’umanesimo ateo”) e von Balthasar . Mi sto convincendo che la scelta del proprio “partito” ideologico-esistenziale avviene molto presto ( nel caso mio, a otto anni ); dopodichè si accumulano argomenti e controargomenti, anche molto raffinati, per rinsaldare quella scelta: come un P.M. che, avendo in cuor suo optato per un “teorema”, cerca di avvalorarlo e insieme di metterlo alla prova. Lei ha deciso, son so quando, che la religione coarta la libertà e la pienezza di vita dell’uomo: posso capirla, specie a proposito dell’etica sessuale e della bioetica ( su questo sono sul filo del rasoio, perciò sto studiando parecchio! ). D’altra parte mi sento di ricordarle il tema della sublimazione: coartare certe energie significa riuscire a “metterle in pressione” per portarle molto più in alto ( come il getto d’acqua da una canna di gomma quando si stringe l’imboccatura ). I mistici sono dei poveracci o dei superdotati? Della dimensione mitica, che io amo molto, direi che nella storia della cultura viene frequenata così spesso perchè l’uomo ha bisogno di darsi delle risposte e insieme di sondare il reale in tutte le sue sfaccettature dagli infiniti rimandi ( pensi a Escher). Questo non vuol dire che il mito non possa tradurre una realtà soggiacente molto più solida ( come nel caso dell’Androgino platonico: l’amore come desiderio di ricostituire un’unità originaria ). Freud, ateo rigoroso, non trovò altro modo per spiegare certe strutture profonde della psiche se non con il mito. Quanto alla realtà soggiacente a certi miti ( ritenuti pure favole ) della religione, la invito a esaminare la documentazione storico-scientifica relativa, ad esempio, ad apparizioni mariane e miracoli: credo che siano fenomeni molto più solidi di quanto la maggioranza degli atei pensa pregiudizialmente; comunque non sono da snobbare come irrilevanti. Come si chiama il suo sito?
Anche la mitologia greco romana ha contribuito a produrre opere incredibili. Basta pensare alle sculture di Fidia fatte 2000 anni fa, ai bronzi di Riace. Alla produzione letteraria geco-romana. Guardiamo anche quanto ci si sia ispirati in tutti i secoli all’Illiade e all’Odissea, dei veri best seller.
Nel rinascimento che noi ammiriamo è stato recuperato tanto di questa cultura e reinterpretato in termini cristiani visto che quella era la cultura dominante.
Gli artisti facevano le opere in funzione del datore di lavoro che era spesso la chiesa visto le ricchezze che possedeva e loro interpretavano il pensiero dominante, che era una sostanziale monocultura imposta. Solo che erano passati altri 1500 anni e l’uomo lentamente si evolve e quindi anche le tecniche e gli stili letterari. Se ci fosse stata un’altra cultura avremmo avuto opere su soggetti differenti. Penso ai templi induisti, all’Alhambra, ecc.
L’arte religiosa del ‘200-300 io la trovo brutta, così pure quella del periodo barocco, troppo kitsch.
Sull’arte moderna concordo sul giudizio negativo, ma non credo sia un effetto della secolarizzazione, semplicemente che la creatività umana è stata dirottata su altre cose.
La grafologia si basa sul concetto ( che ritengo esatto ) delle corrispondenza “inesorabile” tra espressione esterna e contenuto interno. Io sostengo, e non mi sembra per partito preso, che l’arte cristiana è all’apice della produzione di tutti i tempi e di tutte le aree culturali: unisce il livello stilistico dell'”umile” ( osservazione della realtà concreta, nella sua carnalità anche deficitaria, povera e corrotta) con il livello del “sublime” : il “sacro” luminoso e al di là della forma ( l’oro bizantino ). Su questo “Mimesis” di Erich Auerbach. Esempi: nel Francescanesimo fratello Sole e sorella Luna con il rozzo saio; in Caravaggio la luce dall’alto e le ambientazioni da osteria. La natura “ossimorica” dell’arte cristiana è resa al massimo grado nella dantesca “preghiera alla Vergine” che manda in visibilio Benigni: “Vergine / madre, figlia / del tuo figlio, UMILE / ed ALTA, più che creatura…” E’ una caratteristica originaria: Gesù ( l’archetipo della figurazione cristiana in quanto Uomo – Dio ) si aggira in un ambiente povero ( pani, pesci, barche, storpi, lebbrosi, viene frustato e crocifisso… ) e pronuncia parole sublimi. Per aver colto questo aspetto l’ateo Pasolini creò il più bel film sulla vita di Cristo:”Il Vangelo secondo Matteo”. Tra l’altro trasse la colonna sonora dall’opera di Bach: ebbene, è difficile trovare una musica che contemperi drammaticità del tormento umano con compassione e speranza in un esito pacificante come la corale “O Haupt voll Blut und Wunden”. Non lo dico solo io: lo dice il filosofo Hans Blumenbach in un’opera dedicata espressamente alla “Passione s. S. M.”. Tanto di cappello all’arte greca, che oltretutto raggiunse un livello tecnico prodigioso, ma esprime l'”alto”, non l'”umile-sublime”, e in questo senso è meno versatile e completa ( è anche vero che molto dell’arte antica è andato perduto per le distruzioni fatte da monaci fanatici ). Nell’arte greca lei trova qualcosa di paragonabile al “pathos” della Pietà di Michelangelo? L’arte induista e quella islamica mi sembrano a un gradino inferiore: si tratta della proliferazione lussureggiante di forme vegetali, da intrico di giungla ( induismo ) o astratte, da caleidoscopio ( islamismo ). I condizionamenti sociologici
( committenza ) ci sono, eccome: però tutti i soldi dei mecenati non possono creare nel subconscio dell’artista i prerequisiti culturali da cui si genera un’arte che tocca il sublime. Gli artisti del Rinascimento certo mutuarono forme e proporzioni dall’arte antica; però trasfigurarono l’umano e il superumano in umano-divino.
Bisognerebbe vedere se studiosi di altre culture danno lo stesso giudizio delle
opere cristiane: per esempio sento dire che noi occidentali comprendiamo a fatica le culture orientali troppo diverse dal nostro modo di vedere. Le persone che lei ha citato si muovono tutte all’interno della cultura cristiana dominante e, quindi, risentono del condizionamento culturale: noi occidentali vediamo tutto attraverso il filtro culturale cristiano (anche i non credenti ne sono inevitabilmente condizionati) che è stato molto invadente e ha cancellato parecchio delle tracce precedenti. Questo per esempio fa considerare a molta gente delle opere tutte le chiese, quando invece c’è anche tanta produzione scadente. Il Vangelo secondo Matteo mi è piaciuto, è originale, ma non mi ha dato quelle impressioni che dice lei. C’è molta retorica nella cultura cristiana.
Lei vede tutti questi aspetti perchè li filtra attraverso la sua visione del mondo.
Per quanto riguarda il confronto col mondo antico non è corretto confrontare
epoche diverse: il mondo romano del 4° secolo era in evoluzione e non sappiamo dove sarebbe arrivato dopo 1000 anni, tutte le culture si evolvono ed è indubbio che quella cristiana si è inserita nel contesto più evoluto dell’epoca. In sostanza per poter affermare che certe cose le poteva produrre solo la cultura cristiana bisognerebbe poter confrontare
più evoluzioni parallele.
Caro Florenskij, scusa se ti do del tu, ma di sicuro sono più anziano di te. Il post sta per chiudere, e non mi resta che rigraziarti vivemante per aver raccolto il mio invito (formulato in forma ironica, spero l’abbia colto, mentre del tutto sincero era l’attestao di stima. Che ovviamente rinnovo).
Spero, se continuerai a frequentare questo blog di avere altre occasioni per dialogare, anche se ci tengo a dirti subito che le mia cultura per tanti aspetti è o approssimativa o lacunosa… però sui certi temi eistenziali penso di potermi confrontare sufficientemente alla pari.
Qui voglio solo dirti che anche per me il mito racchiude in sè una ricchezza di significati che non finisce mai di essere ‘scoperto’ per un verso, mentre per altro verso ritengo la mitopoiesi una necessità ineliminabile dalla condizione umana… ma proprio qui per me sta il punto da chiarire. Comunque, se ti andrà di scorrerlo, ne ho parlato nel mio sito alla voce ‘Pensieri Circolari’, rintracciabile nell’indice. Per collegarti a quale basta cliccare sul mio nome presente in ogni intervento che compio sul blog.
Grazie di nuovo per la tua risposta.
(Sì, io e Giorgio Gualerzi siamo primi cugini, anche se ci incontriamo di rado. Sai, lui tiene (o teneva) una rubrica su Famiglia Cristiana… (^_^_))