Verso la fine di gennaio è stata diffusa la notizia di uno studio, condotto dall’Università di Padova su 64 pazienti e pubblicato sulla rivista Current Alzheimer Research, secondo il quale la religiosità rallenterebbe la progressione dell’Alzheimer. In particolare, il gruppo di pazienti con “basso livello di religiosità” avrebbe avuto una perdita delle capacità cognitive del 10% in più rispetto agli altri con un livello di religiosità più alto. Uno degli studiosi che ha condotto i testi, il professor Enzo Manzato, ha affermato non solo che – prevedibilmente – “gli stimoli sensoriali provenienti da una normale vita sociale rallentano il decadimento cognitivo”, ma ha aggiunto che “sembra essere proprio la religiosità interiore quella in grado di rallentare la perdita cognitiva”. Intervistato in merito, Manzato aveva persino affermato che: “Non si tratta quindi di una ritualità cui si associano determinati comportamenti sociali, bensì di una vera e propria tendenza a ‘credere’ in una entità spirituale”.
Guido Romeo, giornalista del “Il Sole 24”, scrive sul suo blog che in realtà, leggendo il paper originale della ricerca in questione, le conclusioni sono un po’ diverse da come sono state presentate dai media, che hanno parlato di scoperta sensazionale. Per prima cosa, i ricercatori “hanno trovato un’associazione e non una correlazione” tra l’essere religiosi e la progressione più lenta dell’Alzheimer e non “un legame causale netto come invece titolato nel comunicato”. Gli autori, inoltre, “sono molto chiari e onesti nel dire che, purtroppo, non hanno gli strumenti per isolare l’importanza delle interazioni sociali nel rallentamento della malattia”, quindi ad esempio quanto incida la credenza in sè. Inoltre, lo stesso professor Manzato, che ha fatto certe dichiarazioni sui media, “non è nè ‘primo autore’, nè ‘ultimo nome’ (le posizioni solitamente riservate a chi ha effettivamente svolto la ricerca e chi l’ha supervisionata, tipicamente il capo del laboratorio), quindi forse non è il più titolato per spiegare il significato di questi studi”.
Romeo parla esplicitamente di “balla”, dato che ricercatori, al contrario di ciò che ormai è stato diffuso a livello mediatico, non hanno trovato correlazione tra livello di religiosità e progressione dell’Alzheimer.
Religiosità rallenta Alzheimer? La bufala corre sul web
67 commenti
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Effettivamente puzzava un po’ di bufala…
Supponiamo per un attimo che la correlazione possa essere vera.
Ora, o l’effetto è puramente cognitivo o è mediato dalla divinità.
Se è cognitivo, nel senso che pensare e provare certe emozioni rallenta l’Alzheimer, non rimanda né prova alcuna realtà esterna, non più di quanto accadrebbe se a rallentare la malattia fosse l’amore per l’unicorno.
Se invece l’effetto è un premio, una grazia che la divinità concederebbe ai suoi devoti, beh, allora questa divinità, nel migliore dei casi non è un granché (10% di differenza), nel peggiore si dovrebbe chiedergli perché non eviti il problema alla radice piuttosto che vantare effetti così trascurabili.
Perfettamente d’accordo 😉
Il discorso, nella seconda ipotesi, potrebbe essere allargato ovviamente a tutto il secolare e irrisolto (e irrisolvibile) problema della teodicea.
Sbagliate. Il punto è: voti per la DC? Allora ti faccio la grazia.
“Romeo parla esplicitamente di “balla”, dato che i ricercatori […] non hanno trovato correlazione tra livello di religiosità e progressione dell’Alzheimer.”
A me questo basta…. 😉
Beh non è un mistero che la religiosità può funzionare da placebo, specie nelle sindromi legate al sistema immunitario il quale notoriamente è sensibile agli influssi psicosomatici. Quindi, anche se fosse vero, embè?
comunque,se c’e’ un tipo di religione che elimina la cellulite e i peli superflui,
fatemelo sapere…
Io ho sempre letto il contrario, cioè che le attività mentali ripetitive (come la preghiera) e la mancanza di attività intellettuale creativa (mancanza causata ad esempio dalla fede cieca in qualcosa) favoriscono l’avanzare della demenza senile.
La sapevo piu’ o meno anchio cosi’….. 😉
Caro myself ma devo insegnarvi proprio tutto!!!!!!!!
“le attività mentali ripetitive (come la preghiera) e la mancanza di attività intellettuale creativa (mancanza causata ad esempio dalla fede cieca in qualcosa)” sono il segno che sei già fuori di testa. Altro che avanzamento.
INVECE SAREBBE STATO INTERESSANTE
APPROFONDIRE LA RICERCA PER STABILIRE
QUALE CREDO RELIGIOSO OFFRA
MAGGIORI GARANZIE DI SUCCESSO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
😆
Anche le parole crociate rallentano l’alzheimer.
E’ quello che penso anch’io: se anche la correlazione con la fede fosse confermata, bisognerebbe guardare cosa fanno in pratica i fedeli: magari hanno piu’ rapporti sociali o si sentono piu’ tranquilli e protetti. Tutto cio’ non dipende dalla fede ma da come vivi la vita! Questi presunti vantaggi non renderebbero la religione meno falsa, ne’ si potrebbe decidere di credere a seconda di cosa si correla alla religiosita’.
Mi sembra l’ennesimo ricatto morale che l’inquisizione (=ccar) attua approfittando delle disgrazie altrui.
Anche i fedeli della “Church of the Flying Spaghetti Monster” rientrano fra quelli che beneficiano del rallentamento della progressione dell’Alzheimero solo quelli di alcune religioni??
Anche i fedeli della “Church of the Flying Spaghetti Monster” rientrano fra quelli che beneficiano del rallentamento della progressione dell’Alzheimer o solo quelli di alcune religioni??
Di sicuro è meglio un bel piatto di matriciana che una preghiera.
bucatini e non spaghetti pero’….e il guanciale (non la pancetta)
deve essere ben croccante…
Come al solito il credente non vede l’ora di stravolgere i dati scientifici per avallare le sue paturnie
a me la religiosità mi fa sempre più girare le palle!
Ottimo quindi in caso di subtorsione testicolare… purchè te le faccia girare in senso inverso, se no si strozza il funicolo spermatico ed è peggio 😆
C’è un errore di battitura: “legame casuale” va corretto in “legame causale”.
Posso sembrare pignolo, ma il concetto cambia molto.
quoto!
L’avevo pensato anch’io
Ho corretto il refuso, grazie per la segnalazione.
ma sì, la religione contrasta l’alzheimer.
per diretta concorrenza visto che sono molto simili.
ma il polacco aveva beccato il parkinson, pertanto non e’ che la religione sia un toccasana, verso le malattie neurodegenerative.
Immagina se al tedesco venisse l’Alzheimer.
mi ricorda questo
http://www.phdcomics.com/comics/archive.php?comicid=1174
Secondo me c’è una terza variabile: non è che i fedeli si ammalano meno, è che lo danno meno a vedere perchè la condizione di partenza non è dissimile dalla malattia.
Acidone!!!!!!!
Più o meno quello che ho pensato non appena letta la news…
Una verità quasi contabile: se non ci sono capacità cognitive in partenza, è difficile riuscire a ridurle.
Secondo me si tratta del principio dei vasi comunicanti: i danni dell’alzheimer vengono mascherati dalla religiosità, e viceversa… Uno che sembra in preghiera, rapito dall’estasi (no ecstasi), sprofondato nella meditazione in realtà è solo rimb… 🙂
…di fatti tutti quelli in Alzheimer sono stati atei sfegatati, ma ci facciano il piacere!
Complimenti per i post…non avevo capito ma mi avete aperto gli occhi: Veronesi aveva ragione!! La fede (nel materialismo) impedisce di ragionare! P.S.: i commenti di Manzato sopra riportati sono perfettamente congruenti con il paper, la storia sull’ordine degli autori è… non si può dire, il regolamento me lo vieta.
Prova a parafrasare: anche un ottuso come te dovrebbe riuscire a trovare qualche parola alternativa per descrivere cosa sarebbe la storia degli autori.
provo: una daddariata
Questa parola non è nel vocabolario
Fri, ma che perdi tempo?
Godel, quello vero, era matto come un cappellaio fatto di fumi d’acidi: manico ipocondriaco e afflitto da manie di persecuzione [che sia per questo stato scelto come nick dal novello Davide cattolico?], decise che lo volevano [chi? i cattivoni comunisti? gli atei? i marziani?] avvelenare e si lasciò morire di fame nel 1978.
Quindi si “eutanasiò” da solo…
Ecco un “sano” pensatore cattolico, capace di dimostrare dio. Suicidandosi.
Hai ragione lacrime e sangue, purtroppo talvolta mi faccio prendere la mano… interessante questo Godel, mi sembra che la sua descrizione si adatti perfettamente al Godel nostrano…
No, è tutta una montatura. Ti ha mai spiegato nessuno che esiste una differenza enorme tra correlazione e causa?
È una cosa di cui i medici si dimenticano spesso.
Se poi non è nemmeno un causalità vera e propria, poi su un campione di 64 pazienti, il buon manzato ha perso una gran occasione per stare zitto.
Fattelo dire da un fisico, la statistica è una cosa seria.
in effetti mi è capitato di spiegarlo… mai parlato di causalità, e nemmeno Manzato mi pare; comunque se vuoi parlare di statistica volentieri, per esempio potremmo divertirci a stimare (a spanne, s’intende) un limite superiore alla probabilità a priori dell’evoluzione neodarwiniana
per esempio potremmo divertirci a stimare (a spanne, s’intende) un limite superiore alla probabilità a priori dell’evoluzione neodarwiniana
Che è senz’altro più alta di quella che esista dio… essendo corredata di prove
@Kurt Godel
E vabbè, ma questo è trollaggio puro gratuito! Stai andando offtopic per buttare tutto in caciara. Non risponderò oltre
Attenzione! La statistica è una materia molto bella, ma se utilizzata in maniera impropria può portare a risultati assurdi. Se utilizzata in maniera impropria può far vedere che esiste anche una relazione fra l’aumento delle cicogne e quello delle nascita dei bambini, “dimostrando” appunto che i bambini li porta la cicogna!
Innanzitutto si parla della perdita di capacità cognitive del 10% in più nel gruppo con basso livello di religiosità rispetto a quello con alto livello di religiosità.
Domanda, come si fa a dare un significato quantitativo ad un fenomeno che è qualitativo? Mi spiego meglio, quali sono stati i criteri oggettivi utilizzati per valutare in maniera quantitativa l’andamento dell’Alzheimer? Perchè se si va a punteggi assegnati dagli operatori, il punteggio è simile al voto dato dai maestri di scuola. Anzi prendiamo proprio il voto agli studenti, visto che è una realtà che tutti conosciamo meglio e proviamo a trarne alcune considerazioni.
La prima cosa che osserviamo è che gli insegnanti, per quanto bravi ed onesti, sono intrinsecamente condizionati dalla propria idea soggettiva dell’alunno e che il voto è frutto di un’arbitrarietà sia pure mitigata dalla propria professionalità. La cosa la si può dimostrare confrontando il voto dato da due o più insegnanti agli stessi studenti e sugli stessi argomenti.
Non sto dicendo che si stravolge il giudizio (anche se a volte accade), ma che un 8 per un insegnante è un numero arbitrario che può valere 9 per un’altro o 6 per un terzo ancora. Ma il numero in questo caso non viene mai percepito come qualcosa di realmente oggettivo, ma come parametro orientativo circa la reale preparazione dello studente. In fondo uno studente preparato avrà un buon voto (quale non è possibile dirlo), mentr uno studente con delle lacune avrà un brutto voto. Che ci sia dell’arbitrarietà nessuno lo nasconde e nessuno in fondo si scandalizza, ma se questi numeri dovessero rientratre in un qualche studio statistico, allora sì che verrebbero utilizzati in maniera impropria, perchè non c’è nessuna garanzia di imparzialità di quell’8 o 9 o 6, condizione necessaria per l’utilizzo corretto degli strumenti statistici.
Allo stesso modo, non è possibile che un operatore dia un punteggio oggettivo alla progressione dell’Alzheimer, perchè intrinsecamente parziale e soggettivo, e pretendere poi di dare a quel punteggio un valore superiore, e cioè di oggettività.
In queste situazioni, le conclusioni possono dimostrare, in maniera del tutto casuale, che la religiosità e l’Alzheimer viaggiano in maniera indipendente, oppure che l’essere religiosi protegge dalla progressione della malattia, oppure ancora che il non essere religiosi e quindi più razionali rallenti la progressione. Tutto dipende da chi raccoglie le informazione, chi conduce la ricerca e come.
Mi riservo di leggere l’articolo originale e di provare a valutarlo per quelle che sono le mie reminiscenze di statistica e poi vi farò sapere. Se però fra noi dovesse nascondersi un vero statistico, per favore si faccia avanti. Anzi, invito Odifreddi a darci una mano in questo campo così affascinante, ma così complicato per i non addetti ai lavori.
Allora, Manzato non è nè il primo nè l’ultimo, non è il più titolato a spiegare il significato di questi “studi” ecc. Ma allora, di cosa stiamo parlando? Di qualcosa che non ha capito neppure lui.
Certo che il prof. Veronesi ha ragione! Sto Manzato è credente.
anche se fosse, il 10% su un campione di soli 64 pazienti mi sembra quasi una fluttuazione statistica dovuta al campione minuto
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Il regolamento, che va rispettato in tutti i suoi punti, è pubblicato alla pagina:
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Vi ringrazio per la collaborazione.
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Ma a nessuno è venuto in mente che nemmeno la correlazione implica una causa?
Se tutti i presbiti si alzano di notte a far pipì, non vuol dire che la presbiopia ti rovina i reni, sono semplicemente entrambi effetti dell’avanzare dell’età, il peggioramento della vista e l’insorgere di problemi alla prostata.
Quindi cose che hanno una correlazione altissima sono magari frutto di una terza causa, e non hanno un vero legame tra loro.
Peraltro la correlazione riportata dall’articolo non e’ proprio altissima!
Comunque nel reparto sopra citato sembra abbiano aggiunto tre pater ave gloria nella terapia dei malati di Alzheimer. Costa poco e non si sa mai! Magari non è un effetto sulle capacità del paziente, ma un miracolo come il sangue di S.Gennaro per gli ematologi. Non è stato però possibile risalire alla fonte della notizia
Quante se ne devono ancora sentire ?
“gli stimoli sensoriali provenienti da una normale vita sociale rallentano il decadimento cognitivo”,
Quindi è una smentita.
Perchè la religione non è una normale vita sociale, è affidarsi ciecamente a uno vestito da donna che dice di parlare per conto di uno che nessuno ha mai visto, lui compreso..
Ditemi se questo non è uno stato già grave di malattia mentale….
“Gli autori, inoltre, “sono molto chiari e onesti nel dire che, purtroppo, non hanno gli strumenti per isolare l’importanza delle interazioni sociali nel rallentamento della malattia”, quindi ad esempio quanto incida la credenza in sè.”
Allora perchè cavolo hanno condotto questa ricerca?
ogni ricerca a suo modo è importante.
la domanda è…. quali parametri hanno adottato per misurare la religiosità di una persona?
se esistesse una scala che misuri la religiosità, sarebbe bello sottoporre tanti vertici della gerarchia vaticana alla prova!
Ho scritto una breve analisi della studio farsa. Qualcosa di fatto così male non lo vedevo da tempo
http://thewolfsrestingplace.blogspot.com/2010/02/violentando-il-metodo-scientifico.html
A parte la questione dei 64 individui, che in alcuni campi (come la medicina) è tutto quello che puoi avere, per il resto non posso che essere d’accordo con te su tutto (specialmente sulla posizione degli autori…).
Mia zia nota baciapile e bigotta da 2 messe al giorno s’e’ beccata l’ alzheimer e in momenti di sospesa lucidita’ ha anche mandato affan il parroco. Credo che queta sia la prova che l’ alzheimer serva in casi di bigottismo a permettere alle persone bigotte di esprimere quello che il loro cervello avrebbe voluto sempre dire ma che la mente obnubilata dalla superstizione non ha mail alsciato dire. Amen
In ogni caso, meglio l’Alzheimer che la fede.
Non lo devi dire nemmeno per scherzo!
Parlo di me. Preferisco l’Alzheimer che essere un “fedele”.
Appena qualche ora fa ho trasportato in ospedale un donna anziana sofferente di suddetta malattia, ti ripeto he fede o non fede su tale disgrazia non si può e non si deve scherzare!
Giusto !
Sarebbe però un’occasione, per i credenti, per spiegarci, in casi del genere,
CHE FINE FA L’ ANIMA !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Questa ricerca me ne ricorda un’altra…
http://scritturalternativa.blogspot.com/2008/01/ricevere-preghiere-aiuta-la-guarigione.html
😆
Il 10% di 64 è 6, dato che i pazienti sono unità intere, e 6 è dell’ordine di grandezza della fluttuazione statistica su 64, anzi, un po meno. Se poi il 10% si riferisce alla differentra tra le due classi di evoluzione diversa, la cui somma totale da 64, di dovrebbe dedurre che tra i due gruppi c’ è una differenza di tre pazienti, su un valore intorno tra 35 e 30, che sempre minore della fluttuazione è.
In questo caso lo zelo di propaganda fide si innesta su un costume di fare statistiche purtroppo diffuso tra certi medici, che ha sempre suscitato ironie da parte di scienziati minimamente seri.