Serra d’Aiello (CS), scandalo alla clinica “Giovanni XXIII” gestita dalla Curia

L’indagine della Procura della Repubblica di Paola (CS) sulla scomparsa di numerosi degenti ospitati presso la clinica “Papa Giovanni XIII” di Serra d’Aiello, gestita da don Alfredo Luberto e di proprietà della Curia di Cosenza, ha assunto dei risvolti macabri. Ordinata l’apertura di parecchi loculi, sono state rinvenute bare senza nome con resti che per il momento non è possibile identificare, di quelli che si sospetta fossero ex degenti della clinica, tenuti in condizioni indegne in una struttura fatiscente. L’identificazione è resa più difficile dall’alterazione delle cartelle cliniche degli ex degenti.
“La Repubblica” scrive di “silenzio complice di chi gestiva la clinica e di chi ci lavorava” e anche “dei politici che venivano eletti con i voti dei ricoverati, tutti residenti nell’istituto”. In particolare spicca la figura di don Alfredo Luberto: noto anche nelle Ultimissime (si vedano quelle del 10 marzo, del 17 luglio e del 6 novembre 2009) e condannato a sette anni di reclusione per truffa, falso e malversazioni, intascava i lauti contributi versati dalla Regione per ogni degente e viveva nel lusso. Aggiunge inoltre “La Repubblica”, segnalando una situazione generalizzata di omertà e favoritismi, che “quasi tutti a Serra d’Aiello avevano almeno uno o due parenti che lavoravano nella clinica”, “senza specializzazioni mediche nella quasi totalità dei casi”.

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